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L'IMPORTANZA DI UN BUON RAPPORTO TRA LA SCUOLA E LA FAMIGLIA
1. I PRESUPPOSTI DI QUESTO LAVORO
Questo mio lavoro ha avuto inizio da una riflessione sulla mia esperienza di studentessa ed educatrice: nel momento in cui la scuola accoglie un nuovo bambino deve accogliere necessariamente, insieme a lui, la sua famiglia. Purtroppo, però, sia come tirocinante sia nella mia esperienza lavorativa, mi sono imbattuta in situazioni in cui tale accoglienza non si è rivelata positiva e i rapporti tra le famiglie e la scuola non erano per nulla semplici e collaborativi. Le cause di questi rapporti difficili possono essere molteplici, e spesso non facilmente delineabili. Per questo motivo credo che gli insegnanti, in quanto professionisti dell'educazione, debbano attivarsi sia per arginare queste situazioni non semplici sia per prevenire l'insorgere di nuove, cercando ed utilizzando strumenti che li aiutino in questo compito. Partendo dal presupposto che è necessario che tra la scuola e le famiglie si creino dei rapporti di stima, fiducia e collaborazione, mi sono chiesta quali fossero gli strumenti che potessero facilitare ed accompagnare tali rapporti.
Nelle scuole in cui ho svolto il tirocinio, le principali occasioni per comunicare con le famiglie erano le assemblee, i colloqui individuali con i genitori, la documentazione esposta alle pareti e, nelle Scuole dell'Infanzia, anche il momento dell'entrata e dell'uscita quotidiana dei bambini dalla scuola.
Io credo che questi momenti/strumenti siano di fondamentale importanza, perché è qui che insegnanti e genitori si incontrano e iniziano a conoscersi, al fine di costruire una relazione significativa.
In alcune esperienze di tirocinio ho avuto a che fare con insegnanti che credevano nell'importanza della comunicazione con le famiglie: ad esempio, alle pareti di una sezione, ho visto dei cartelloni in cui si notava che l'intento degli insegnanti e dei bambini era spiegare agli altri il proprio lavoro, raccontando il processo attraverso il quale erano giunti a quelle conclusioni e non solo il prodotto finale. Inoltre, ho partecipato a colloqui in cui l'avvio della discussione da parte delle insegnanti non era "Suo figlio è." ma "Mi racconti il suo bambino. Che cosa ha notato di nuovo in lui?" per poi continuare con le proprie osservazioni, giustificate da dati tangibili e rimesse in discussione alla luce di quanto affermato dai genitori.
Queste esperienze hanno rafforzato la mia convinzione dell'importanza dei rapporti tra la scuola e le famiglie, tuttavia, mi sono trovata anche in contesti in cui i contatti con i genitori erano vissuti come normali routines da svolgere obbligatoriamente. Per quanto riguarda la documentazione, per esempio, mi è capitato di visionare elaborati esteticamente ineccepibili ma che non comunicavano nulla a chi era estraneo riguardo a ciò di cui si parlava.
Nella sezione in cui ho svolto l'ultima parte del periodo di tirocinio ho, invece, notato nelle insegnanti un continuo tentativo di avvicinare le famiglie sia nelle assemblee collettive, sia nei colloqui individuali. Ciò, a mio parere, è avvenuto attraverso un atteggiamento molto schietto ma anche aperto al confronto e alla condivisione con i genitori di esperienze, sensazioni e difficoltà.
Il rapporto scuola-famiglia è molto complesso e varia notevolmente a seconda delle scelte che le scuole e i singoli insegnanti fanno al riguardo; mi sento anche di dire che si differenzia molto da un ordine scolastico all'altro.
Il coinvolgimento emotivo e pratico delle famiglie, infatti, è tanto più forte quanto più sono piccoli i figli; inoltre, la possibilità che la Scuola dell'Infanzia offre di far entrare a scuola quotidianamente il genitore che accompagna e viene a riprendere il proprio bambino, facilita la conoscenza reciproca tra l'insegnante e le famiglie, conoscenza da cui può nascere una proficua condivisione e collaborazione.
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