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I GIOVANI INCONTRANO LA VITA
"La vita è l'unione contemporanea dello spirito con quanto di più terrestre possa esserci e con quanto di più divino la mente umana posso concepire .I giovani sono nel mezzo di godere di questa comunione di terreno ed ultraterreno come in un turbine di profonda e inesauribile energia ed amore."
I GIOVANI SONO L'ESPRESSIONE PIU' ALTA DELLA VITA
La popolazione giovanile è quella più soggetta a stereotipi e a teorie.
E' vista spesso come un'unica grande categoria omogenea,perché molti di loro hanno finito per assumere tratti comuni a causa dell'influsso mediatico,ma la condizione adolescenziale non è generalizzabile.
Il giovane vive una situazione in cui predomina la scoperta del possibile,è portato quindi ad aprirsi verso persone e situazioni vissute come alternative,desidera un'autonomia di idee che si trasformano e rafforzano durante il processo di costruzione d'identità che ha inizio nell'infanzia.
L'adolescente si trova ad affrontare una crescita fisica,affettiva,sessuale e cognitiva e a vivere una situazione di instabilità dovuta ai conflitti che non possono e non devono essere evitati ma solo attenuati con la FAMIGLIA,il GRUPPO DEI PARI e i MASSMEDIA,che gli trasmettono messaggi tra loro contraddittori e gli propongono modelli e valori spesso differenti .Proprio questi conflitti potrebbero essere una delle cause del disagio del giovane,che non riesce a riconoscersi in una data personalità e ad esserne coerente.
La dimensione affettivo- emotiva
LA FAMIGLIA
Il primo nucleo affettivo con cui il bambino viene a contatto è la famiglia.
Essa costituisce infatti il suo primo vero legame ed è la prima fra le "agenzie di socializzazione". E' la struttura principale per la formazione dell'individuo nelle società tradizionali ed è l'ambiente sociale in cui l'individuo trascorre più tempo e fornisce gli strumenti fondamentali per l'interazione sociale,per l'inserimento e l'integrazione nella comunità più vasta,inoltre condiziona il rapporto con le altre agenzie di socializzazione.
Oggigiorno l'interpretazione sociale dell'adolescenza non presenta più quegli aspetti di contestazione dell'autorità del padre,della madre ,del ruolo dei genitori ,della scuola,dello stato .La trasformazione dei modelli ai quali si ispirano il nuovo padre e la nuova madre ha portato a un cambiamento della relazione tra genitori e figli .Da parte del genitore maschio,ad esempio,si nota come abbia assunto importanza il dialogo e la costruzione di rappresentazioni del mondo convincenti .La madre si trova molto spesso a svolgere delle funzioni paterne tradizionali:deve proporre modelli di identificazione ai figli e cerca di far capire l'importanza della cosa pubblica .La famiglia è quindi vissuta come un luogo di socializzazione per capire la propria identità e per avvicinarsi a delle risorse. La struttura della famiglia è inoltre cambiata: la diffusione del divorzio, la creazione di "famiglie allargate",la nascita di coppie omosessuali e multietniche hanno portato a importanti mutamenti sul piano sociale .Spesso queste trasformazioni hanno portato a un'instabilità di valori e di messaggi.
L' evoluzione della famiglia nella società contemporanea ha generato vistose conseguenze educative, tra cui il fatto che i genitori molto spesso ,a causa del lavoro (soprattutto dopo il raggiungimento della parità dei sessi) non possono essere fisicamente presenti per i figli .I bambini, ma anche gli adolescenti hanno invece ancora bisogno dell'appoggio della famiglia e della sua presenza fisica. Infatti i giovani contestano spesso uno stile troppo autoritario oppure uno stile del tutto incoerente o ancora, troppo permissivo. Oggi, inoltre, sono abbastanza frequenti le separazioni dei genitori, che costituiscono un importante cambiamento nella struttura familiare e che ha un importante impatto sui figli , per i quali sono importanti le spiegazioni con i genitori ed il dialogo con essi. E' una fase spesso di abbandono e di trasformazione dei ruoli, di presa di coscienza dei limiti della propria vita. Molto spesso è proprio il figlio adolescente a vivere più intensamente la situazione di cambiamento strutturale della famiglia. Spesso si sente in colpa o in parte responsabile del fallimento del matrimonio dei propri genitori.
Questa è ,per il giovane , una fase di conflitti , di desiderio di autonomia e costruzione di una propria identità separata. E' un momento in cui deve dimostrare le proprie idee e imparare ad esserne coerente, creare dei propri interessi, spesso diversi da quelli della famiglia di appartenenza.
MI DISPIACE (Laura Pausini )
Mamma, ho sognato che bussavi alla mia porta
E un po' smarrita ti toglievi i tuoi occhiali
Ma per vedermi meglio e per la prima volta
Sentivo che sentivi che non siamo uguali.
Ed abbracciandomi ti sei meravigliata
Che fossi così triste e non trovassi pace.
Da quanto tempo non ti avevo più abbracciata!
In quel silenzio ho detto piano:"mi dispiace!"
Però è bastato quel rumore per svegliarmi,
per farmi piangere, per farmi ritornare
alla mia infanzia e a tutti quei perduti giorni
dove d'estate il cielo diventava mare
ed io con le mie vecchie bambole ascoltavo
le fiabe che tu raccontavi a bassa voce
e quando tra le tue braccia io mi addormentavo
senza sapere di essere ancora felice!
Ma a sedici anni io però sono cambiata
Com'ero veramente adesso io mi vedevo
E mi senti' ad un tratto sola e disperata
Perché non ero più la figlia che volevo
Ed è finita li' la nostra confidenza
Quel piccolo parlare che era un grande aiuto,
io mi nascosi in una gelida impazienza
e tu avrai rimpianto il figlio che non hai avuto.
Non sopportavo le tue prediche per nulla,
e cominciai a diventare anche gelosa
perché eri grande, irraggiungibile e più bella.
Mi regalai così ad un sogno di passaggio,
buttai il mio cuore in mare dentro una bottiglia
e persi la memoria mancando di coraggio
perché mi vergognavo di essere tua figlia.
Ma tu non bussi alla mia porta
E inutilmente ho fatto un sogno
Che non posso realizzare
Perché al pensiero troppo pieno
Del mio niente perché l'orgoglio non mi vuole perdonare.
Poi se bussassi alla mia porta per davvero,
non riuscirei nemmeno a dirti una parola,
mi parleresti con il tuo sguardo un po' severo
ed io mi sentirei un'altra volta sola.
Perciò ti ho scritto questa lettera confusa,
per ritrovare almeno in me un po' di pace
non per chiederti tardivamente scusa
ma per riuscire a dirti "mamma,mi dispiace!".
Non è vero che di me io mi vergogno
E la mia anima,lo sento,ti assomiglia
Aspetterò pazientemente un altro sogno.
Ti voglio bene mamma,scrivimi,tua figlia.
La dimensione affettivo - emotiva
GRUPPO DEI PARI
L'adolescenza è una fase di conflitti, ma anche di nuovi equilibri e di nuovi adattamenti:scoperte, accettazioni , nuove condotte. Vi è infatti il gruppo di compagni che fornendo richieste e attivando identificazioni,costituisce una parte importante dell'io dell'adolescente .
Nel periodo adolescenziale le insidie sono ovunque ,con numerosi conflitti. La dimensione del gruppo, che sostituisce la nicchia protettiva familiare, le relazioni orizzontali con i coetanei , la funzione degli amici ,sono sempre state le esperienze cruciali dell'adolescente , per cui risulta evidente che la vita di gruppo è uno strumento al servizio del percorso evolutivo, un ambito in cui vengono elaborati valori, norme e mode. Inoltre il gruppo di coetanei ha funzioni consolatorie e liberatorie: la dimensione dei pari è uno strumento straordinario per la realizzazione del sé. Però è vero che esiste una qualità di dipendenza dalle relazioni con i coetanei per certi versi preoccupante. I ragazzi sono abituati a chiedere al gruppo di risolvere problemi cruciali che li attanagliano:la noia e la tristezza,quindi chiedono alla dimensione grippale di dimostrarsi divertente e consolatoria.
Il rapporto con i pari condiziona fortemente la crescita individuale del ragazzo, che avverte un forte bisogno di socialità. Questo rapporto che si instaura con i coetanei è spesso visto come un'alternativa all'educazione intenzionale impartita dalla scuola o dalla famiglia.
Gli amici sono una delle esperienze più importanti nella vita del giovane,
gli amici sono un rifugio, ma sono anche occasione di litigio, quindi di confronto e di crescita. Il gruppo di amici è una comunità in cui il ragazzo "testa" se stesso, si mette spesso alla prova e instaura legami profondi.
NOTTE PRIMA DEGLI ESAMI (A.Venditti)
Io mi ricordo quattro ragazzi con la chitarra
E un pianoforte sulla spalla,
come pini di Roma la vita non li spezza,
questa notte è ancora nostra.
ma come fanno le segretarie con gli occhiali a farsi sposare dagli avvocati?
Le bombe delle sei non fanno male
È solo il giorno che muore!
Gli esami sono vicini e tu sei troppo lontana dalla mia stanza.
Tuo padre sembra Dante e tuo fratello Ariosto,
stasera al solito posto, la luna sembra strana,
sarà che non ti vedo da una settimana.
Le mani sul tuo seno, è fitto il tuo mistero.
Il tuo peccato originale come i tuoi calzoni americani,
non ti fermare,ti prego,
le mie mani sulle tue cosce tese
chiuse come le chiese
quando ti vuoi confessare.
Notte prima degli esami, notte di polizia,
certo qualcuno te lo sai portato via,
notte di mamma e papà col biberon in mano,
notte di nonne alla finestra,
ma questa notte è ancora nostra
notte di giovani attori,
di pizze fredde e di calzoni,
notte di sogni,
di lotte e di campioni.
Notte di lacrime e preghiere,
la matematica non sarà mai il mio mestiere.
E gli aerei volano in alto,tra New York e Mosca ;
ma questa notte è ancora nostra!
Claudia ,non tremare, non ti posso far male..
Se l'amore è amore!
Si accendono le luci sul palco,
ma quanti amici intorno,
che viene voglia di cantare,
forse cambiati,
certo un po' diversi,
ma con la voglia ancora di cantare.
Se l'amore è amore!
La dimensione affettivo- emotiva
AMORE e AMICIZIA
Questa fase è caratterizzata dalla ricerca di amicizie intime dello stesso sesso (l'amico o l'amica del cuore). Il bisogno di affetto, di appartenenza e di stima vengono spesso incanalati poi nei legami di amicizia esclusiva,in flirt e amore.
L'amicizia è un'esperienza cruciale del giovane, spesso diviene un legame esclusivo
QUESTA PARTE LA DOVEREBBE FARE PAOLA..
L'amore è desiderio che attrae e unisce gli esseri viventi e coscienti in vista di un reciproco bisogno di completamento. La sua natura è paradossale. Nell'amato infatti si cerca contemporaneamente l'identico e il differente, l'altro se stesso e l'individuo diverso da sé, la fusione senza residui e il rafforzamento della propria personalità. L'amore presuppone l'incertezza, ha bisogno di essere continuamente in crisi e rassicurato. Cioè l'amore non coincide col possesso di qualcosa o di qualcuno, l'amore consiste con questa gioia mescolata a incertezza.
L'amore, soprattutto nell'età dell'adolescenza e della giovinezza è una grande forza a cui ci si abbandona.
Il problema dell'amore tra i giovani è quello di godere di una dimensione che non li isoli dagli altri, cioè di non trasformare l'amore in una specie di solitudine a due, in cui, se il mondo crolla, a loro non importa niente.
Oggi l'argomento dell'amore tra i giovani legato alla sessualità è particolarmente affrontato dalla Chiesa Cattolica, che sostiene che i giovani iniziano a corteggiarsi troppo presto e che proprio tra i ragazzi che hanno le loro prime esperienze amorose molto presto ci sia un'elevata percentuale di gravidanze "indesiderate". La Chiesa si schiera quindi contro il rapporto prematrimoniale perché esso non rispetterebbe la persona stessa e l'altro, quindi tra le due persone non sarebbe davvero amore.
La dimensione affettivo- emotiva
L'omosessualità
Una persona si definisce omosessuale quando prova sentimenti di innamoramento, desideri ed attrazione erotica nei confronti di altre persone dello stesso sesso. N on esiste ancora uno studio scientifico sul perché e sul come una persona diventi omosessuale o eterosessuale.
L'unica cosa di cui si è certi è che l'omosessualità non è una malattia, ma semplicemente una variante normale della sessualità umana. Già da molto tempo si è capito che è ingiustificabile considerare l'omosessualità come un disturbo, ma molta gente continua ad avere questo pregiudizio che porta gli omosessuali ad essere vittima dell'omofobia.
La società in cui la persona omosessuale vive è infatti una società fortemente omofobica ed eterosessista. A causa di questa condizione l'adolescente che scopre di essere omosessuale vive in una situazione di diversità e di sofferenza emotiva, che lo spingono verso l'isolamento sociale e che impediscono di venire allo scoperto (coming- out).
Un rapporto dell'Eurispes ci dice che il 49,2% degli italiani ritiene che l'omosessualità sia una forma di amore come l'eterosessualità . L'età del campione dimostra una variabile significativa: la percentuale degli intervistati secondo i quali l'omosessualità è una forma di amore come l'eterosessualità sale all'abbassarsi dell'età dei soggetti. La maggioranza degli intervistati tra i 18 e i 14 anni giudica nello stesso modo l'inclinazione per le persone di sesso diverso dal proprio e quella per le persone dello stesso sesso. Tra le mura domestiche, la netta maggioranza degli intervistati, se scoprisse di avere un figlio omosessuale sostiene che avrebbe una reazione tutto sommato non negativa: dopo una prima reazione di sorpresa, non avrebbe alcun tipo di problema. Una parte invece non accetterebbe assolutamente il figlio e le proprie scelte sessuali e una minima percentuale reagirebbe alla notizia con un totale rifiuto, considerando l'omosessualità del figlio come una malattia o un disturbo mentale. Le percentuali sembrerebbero rendere la visione che la società ha dell'omosessualità molto meno aspra rispetto alla realtà. L'ostilità nei confronti dell'omosessualità è così diffusa nella nostra società che la maggior parte dei giovani omosessuali ha avuto per genitori persone omofoniche e nel corso della propria vita ha incontrato persone vittima di questo pregiudizio. Durante il periodo di esplorazione della propria identità, quindi, gay e lesbiche sono già consapevoli della mancanza di approvazione del comportamento omosessuale. Il loro isolamento avviene secondo un modello ciclico. In un primo momento l'adolescente gay o lesbica non riesce a spiegare a se stesso la propria diversità ed è solo col trascorrere del tempo che diventa consapevole di provare attrazione e amore nei confronti di persone dello stesso sesso. Tale consapevolezza, dal momento che viviamo in un contesto omofobico, può compromettere in modo serio la conduzione della vita sociale di alcuni, che preferiscono isolarsi e vivere la propria omosessualità nella segretezza. Altri invece si nascondono dietro uno stile convenzionale, aumentando il divario tra "identità pubblica" e "identità privata e omosessuale". Durante l'adolescenza è frequente che il ragazzo non voglia che gli altri possano venire a conoscenza del suo orientamento sessuale; proprio per questo è molto più difficile per gay e lesbiche instaurare nuove amicizie, che sono minate dalla paura di essere rifiutati.
E' molto più facile invece avere una stretta cerchia di amicizie fidate, a cui ci si può rivolgere per parlare di sé e dei propri problemi.
L'omosessualità è sempre stata presente nella storia dell'uomo, ma per il giovane gay la vita, in ogni epoca, si rivela piuttosto difficile. In casi estremi il disprezzo della società può indurre al suicidio ,infatti Tremblay dimostrò ,in una ricerca, che per i maschi gay il tentato suicidio è sei volte più probabile che per i maschi eterosessuali .
L'accettazione piena dell'omosessualità si è realizzata su un solo piano, quello del linguaggio, soprattutto fra gli adulti,mentre i giovani vivono diversamente oggi l'omosessualità. L'82% di chi ha meno di 24 anni accetta pienamente gay e lesbiche, ma molti ancora non sono disposti ad accettare i matrimoni gay o le adozioni da parte di coppie omosessuali.
Accettati purché non chiedano di sposarsi o di adottare figli.
Gay si, ma ancora diversi.
La dimensione affettivo- emotiva
GIOVANI e RELIGIONE
C'èchi è rimasto integrato con il gruppo del Catechismo di quando era bambino, c'è chi ha capito di essere ateo e chi ancora di essere agnostico, o ancora chi pratica una religione diversa dalla propria famiglia di origine.
I giovani sono diversi tra loro, hanno molti valori comuni ma anche molte idee e modi di rapportarsi con la dimensione religiosa differenti.
I giovani ,statisticamente, sono meno credenti degli adulti, ma comunque sono moltissimi. Il sociologo Michele Rostan sostiene che i giovani italiani sono capaci di riconoscere le tradizioni religiose, di sceglierne una , di dire se sono credenti o meno, articolando le credenze a cui sono più vicini. Questo significa che la religiosità è una cosa presente nella vita dei giovani. L'interesse per il fatto religioso c'è.
Oggi gli oratori sono considerati come veri e propri luoghi per la formazione del giovane, "laboratori della comunità". Sono realtà complesse le cui attività possono essere ricondotte a tre nuclei che insieme che incontrano il giovane aiutandolo a sviluppare la sua personalità. Esso si compone infatti di attività fisica e corporea, di attività intellettivo- razionale ,attività affettiva -esistenziale. Importante è infatti è il ruolo occupato dal gioco e dalla festa, che vengono visti come espressione di se stessi e della propria gioia di vivere ma anche quello delle attività promozionali cioè le attività teatrali, sportive, culturali e di servizio. Sono attività anch'esse espressive, in quanto i ragazzi hanno modo di far capire quali sono i loro bisogni e interessi. La catechesi invece ha come contenuto la vita,non le verità da conoscere. Si cerca, attraverso il gioco o lo sport, di avvicinarsi al mondo giovanile e ai problemi ad esso connessi.
Tra i giovani c'è poi chi si considera agonistico. Non si interroga sull'esistenza di Dio, non crede di avere abbastanza prove per dimostrare che Dio esiste, ma neanche abbastanza prove per dimostrare che Dio non esiste. Molti altri invece giudicano l'esistenza di Dio del tutto impossibile, altri ancora, per motivi diversi, si avvicinano a religioni diverse da quella propria della famiglia di origine. E' un fenomeno in espansione quello delle numerose religioni alternative nate nel corso del novecento che coinvolgono numerosi ragazzi. Esse sono sette, spesso di derivazione orientale, frequentemente legate con l'esoterismo e mettono in atto pratiche di tipo magico- teurgico. Un altro fenomeno in espansione è quello legato al satanismo. E' una religione basata sull'adorazione di Satana e una caratteristica principale dei riti satanici sono gli abusi rituali intesi come abusi psicologici, fisici o sessuali, il cui scopo dichiarato è di creare intorno al Sabba un alone di malignità in grado di evocare più facilmente l'evocazione del demonio. Le varie correnti del Satanismo sono quasi tutte di derivazione americana ma col passare degli anni si stanno diffondendo molto velocemente tra i (sopratutto) giovani italiani. La più pericolosa e distruttiva tra le varie correnti è il Satanismo occultista: gli adepti riconoscono la visione descritta dalla Bibbia ma si schierano dalla parte di Satana, mettendosi al suo servizio. La cronaca nera italiana conosce molto bene i riti proposti dal Satanismo occultista e dal Satanismo acido, numerosi casi di ragazzi sfruttati psicologicamente e fisicamente si sono susseguiti nel corso degli anni.
Cultura giovanile
Che ne sarà di noi?
E' la domanda che molto spesso si pongono i giovani,a volte quando sono in gruppo, altre volte quando riflettono da soli su cosa faranno tra dieci anni, come saranno.
Sono tormentati dalle inquietudini, dalle insicurezze, dalla paura di non farcela, di non essere all'altezza. Sono i giovani, sono quelli che hanno l'impressione di non saper mai cosa fare della propria vita, del proprio futuro, che appare così incerto, a volte così vicino, altre volte così lontano.
Forse proprio per questo il film "che ne sarà di noi" di bla bla (NON CI RICORDAVAMO IL REGISTA,VABBè) ha riscosso tanto successo tra i giovani, che hanno bisogno di identificarsi, di riconoscersi nelle paure e nelle incertezze altrui , di avere dei modelli di comportamento che rispecchino la loro vita.
Questa infatti è la storia di un gruppo di ragazzi che dopo l'esame di maturità decide di iniziare un viaggio per conoscere meglio se stessi e quindi pensare più chiaramente al proprio futuro. Un futuro cosi labile e confuso, diverso per ognuno di loro.
E così si ritrovano a compiere un viaggio verso se stessi, che ha come apparente meta la Grecia. Chi credeva di essere follemente innamorato finisce per ricredersi, chi era destinato a vivere una vita
da perfetto studente nelle migliori università scappa in Turchia con una ragazza appena conosciuta e incinta, chi invece ,a parere di tutti, avrebbe condotto una vita scalmanata comprende finalmente quali sono i suoi valori, quelli per cui vale la pena vivere.
IL PROBLEMA DELLA DROGA E DELLA VIOLENZA
L'anima e la storia del gruppo che i ragazzi hanno condiviso inventa azioni stupefacenti per vincere la noia o la tristezza, adottando ,a volte, nuovi e trasgressivi comportamenti. Spesso è proprio l'eccessiva dipendenza dal gruppo e l'impossibilità di "dire di no" a portare il giovane a compiere comportamenti considerati devianti. Aumenta infatti la preoccupazione per la crescente diffusione di fenomeni come atti vandalici e aggressioni ,ma anche abuso di alcool e altre sostanze stupefacenti. Anche la famiglia può avere un ruolo determinante nei fenomeni di devianza,trasmettendo dei modelli aggressivi visti come vincenti.
Il bullismo,ad esempio ,è al centro dei lavori di un team di esperti selezionati dal Consiglio d'Europa per portare a termine un ambizioso progetto per la lotta e la prevenzione della violenza tra i giovani nelle sue diverse forme e manifestazioni. Il bullismo si può incontrare già nella scuola elementare, dove il cosiddetto "bullo" percepisce come vincenti i comportamenti diretti cioè aggressivi e quelli mediati, che consistono nell'emarginazione e nella ridicolizzazione di vittime "caratteristiche", cioè con tratti spesso comuni: i più deboli o emarginati.
Un'altra forma di devianza è la tossicodipendenza che avviene soprattutto nell'adolescenza e porta a una dipendenza fisica e psichica. La predisposizione psicologica di alcuni soggetti li rende più vulnerabili di altri agli effetti destabilizzanti del consumi di sostanze stupefacenti: in linea di massima appaiono come soggetti che hanno subìto processi educativi oppressivi o manipolatori che li hanno resi conflittuali e testardi oppure ripetute delusioni e squalifiche che hanno indebolito il loro senso d'identità.
L'obiettivo primario per evitare che un soggetto intraprenda un percorso sbagliato nella propria vita è quello di garantire un corretto sviluppo psicofisico del giovane eliminando, per quanto possibile,tutte le cause del disagio psichico ed ambientale. I campi di intervento dovrebbero essere rappresentati dalla famiglia, dalla scuola, dai servizi sociosanitari, dal mondo del lavoro. Risulta molto frequente rilevare genitori che si occupano poco dei propri figli,rimanendo in pratica assenti dalla loro vita, per motivi di lavoro o per desiderio di realizzazione della propria personalità al di fuori dell'ambito familiare. Questo vuoto emozionale ed educativo innescato dalla crisi della famiglia potrebbe in parte essere compensato dalla scuola. Il ruolo degli insegnanti è di primaria importanza per rafforzare l'autostima dei propri alunni migliorando le capacità individuali di far fronte agli eventi negativi della vita nonché nel consolidare i legami affettivi e solidaristici .Fondamentale risulta l'inserimento nel mondo del lavoro,ma anche lo sviluppo di attività sportive e ricreative potrebbero togliere dalla strada parecchi ragazzi sottraendoli al ricatto della micro e macrocriminalità. La prevenzione secondaria consiste nel riconoscimento dei primi segnali di un comportamento autolesionistico per intervanire prima che assumano rilevanza preoccupante. In quest'opera di screening devono essere coinvolti i familiari e tutte le figure professionali in contatto col mondo giovanile. L'aspetto fondamentale è rappresentato dal colloquio con l'adolescente, cercando di stabilire una relazione nella quale si realizzi la comunicazione delle esperienze del giovane. L'atteggiamento di comprensione e di disponibilità può favorire l'instaurarsi di un rapporto di fiducia. Quando sono individuati uno o più fattori di rischio è necessario esercitare un'azione di controllo su di loro stabilendo contatti con la persone disponibili nella comunità, in modo da seguire il giovane, non solo a livello individuale, ma anche nel suo contesto familiare e sociale. In ogni caso bisogna prestare attenzione a segnali comportamentali di allarme.
Molti comportamenti definiti devianti sono comuni a molti giovani a causa dell'influsso massmediatico, delle scene e dei modelli proposti.
le opinioni di alcuni ragazzi sulla droga.
DANIELE,19 ANNI
NON FUMA:
"Non bevo,non fumo sigarette e non ho mai provato una canna. Tutta roba che non serve a niente. Lo so dopo aver letto delle cose a riguardo su delle riviste e su internet e perché ne ho parlato con i miei genitori. E anche perché conosco tipi della mia età che si fanno le canne: sono sempre più intontiti, non riescono a studiare.Penso che molti fumino perché infondo stanno male, per fuggire dai loro problemi. Per distrarmi e rilassarmi preferisco il mio metodo:vado in palestra o a correre".
ROCCO,17 ANNI
POTENZIALE FUMATORE:
"Fare un tiro se capita? Perché no? Credo deva per farsi un'idea sull'argomento e parlarne con cognizione di causa. Prendere il vizio, quello no . Anche se molti dicono che non è vero io credo che si diventi dipendenti. Conosco un sacco di gente nel mio giro che non ha fatto una bella fine. Sono diventati indifferenti a tutto; a sentirli pare che farsi le canne sia il loro unico scopo nella vita".
CHIARA,18 ANNI,
EX FUMATRICE:
"A 15 anni per tre mesi di fila mi facevo almeno due canne al giorno:uscivo con un piccolo pusher del mio quartiere. Una sera ero talmente fuori che mi sono fatta tutti i ragazzi che c'erano. Il giorno dopo ho detto basta! Ho lasciato il mio fidanzato e non ho più toccato una canna. Ho amici che hanno continuato ma ormai siamo diversi. Loro ragionano come se avessero 15 anni, pensano sempre a fare casino, si trovano solo per farsi le canne e se ne fregano della scuola. Sono rimasti dei ragazzini. Penso che il fumo impedisca di crescere."
SIMONE,15ANNI ,
FUMATORE OCCASIONALE:
"Fumo quando capita. Se penso di smettere? Certo,quando sarò più grande ,avrò un lavoro e delle responsabilità.
Per il momento non c'è fretta. I miei lo sanno, gliel'ho detto io: non sono entusiasti, anche se mi hanno confessato che anche loro hanno provato alla mia età. Mio padre non me lo ha vietato, ma ha messo delle regole precise: solo durante il week -end ,solo la sera e no ad altre droghe. E io gli obbedisco, naturale."
PERCHE' LO FAI (marco masini)
Con questa pioggia nei capelli perché lo fai,
con questi occhi un po' fanciulli un po' marinai,
per una dose di veleno che poi dentro di te non basta mai.
Con le tue mani da violino perché tu lo fai,
tu che sei rosa di giardino dentro di me
come un gattino sopra un tetto, dimmi perché, perché lo fai?
Perché lo fai? Non rispondermi se non vuoi, perché lo sai
Che io vedo con gli occhi tuoi,
e se tu vuoi,
puoi non nasconderti dentro me,
finché non capirai!
Perché lo fai? Disperata ragazza mia!
Perché ti fai? Come un angelo in agonia!
Perché ti fai? Perché ti fai del male, perché ce l'hai con te?
Perché lo fai.e il domani diventa mai.per te.per me.per noi!
Più neanche la polizia. Io non ti lascio in questo nostro Vietnam, anima mia,
Come la gente che lascia che sia, disperata ragazza mia
Perché non vuoi che il mio amore ti porti via? Perché lo fai?
E il domani diventa mai.per te.per me.per noi!
Perché lo fai? Puoi rinascere quando vuoi!
Perché lo sai che io vedo con gli occhi tuoi!
Se tu volessi vivere io non ti lascerei
Se ritornassi libera,
se ritornassi mia.
e ci sei una macchina che va via
perché lo fai.e il domani diventa mai!
PROBLEMI ALIMENTARI
I mass media potrebbero essere una delle diverse cause che portano a gravi disturbi alimentari che colpiscono soprattutto i ragazzi tra i 13 e i 20 anni. Oggigiorno i mezzi di comunicazione di massa ci propongono un tipo di modello a cui ispirarci che portano,spesso , a malattie come l'anoressia, la bulimia o l'iperfagia e l'obesità.
Proprio il proliferare dei casi di anoressia e bulimia nei Paesi ad alto tenore di vita ha convinto gli studiosi di tale fenomeno che si tratti di una vera e propria "epidemia sociale". Tale fenomeno è esploso negli anni '70,
quando la pressione culturale, volta ad imporre il valore della magrezza ha incrementato il problema già esistente da secoli. Quotidianamente i mass-media ci propongono immagini di modelle filiformi prese come esempio di bellezza dalle adolescenti. Spesso invece quando il ragazzo pensa "mi manca qualcosa" è convinto di sentire questo vuoto nella sua corporeità, spera che cambiando il fuori cambi anche il dentro. Se le immagini di successo sembrano perfette, allora si deve essere a tutti i costi perfetti. Per capire cosa sono i disturbi alimentari,li analizzeremo caso per caso. Tra le malattie più diffuse c'è la bulimia, che consiste nel bisogno insaziabile di cibo, con una conseguente iperalimentazione ed obesità.
In condizioni normali, quando l'organismo ha bisogno di nutrimento, dal centro della fame parte un segnale che da la sensazione di fame e spinge a mangiare. Quando il bisogno è soddisfatto un secondo segnale chimico parte da dal centro della sazietà che ,se ignorato, diviene sempre più intenso fino a portare alla nausea. E' evidente che lesioni anatomiche dei centri della fame e/o sazietà possono portare ad un'alimentazione incontrollata: smodata ed eccessiva o ,al contrario, ad un'anoressia che, se grave, può causare la morte.
I fattori psicologici giocano un ruolo fondamentale nella genesi di queste gravi malattie, anzi ne sono la principale causa perché alterano in modo funzionale tutto l'equilibrio.
Molti psicologi hanno accertato che la bulimia (o l'iperfagia) rappresenta un meccanismo di compensazione nei confronti della "insicurezza". Momenti di stress psichico di varia natura possono portare a periodi di bulimia, perché il cibo a cui è, inconsciamente, associata l'idea della madre, da un senso di sicura protezione. Il mangiar smodato, svincolato dalla necessità vitale dell'alimentazione, è spesso sintomo di profondo e grave disagio psicologico. Come già detto, una conseguenza della bulimia e dell'anoressia potrebbe essere l'obesità. Al riguardo, il dottor Claudio
Gentili afferma che una delle principali caratteristiche della persona obesa è la scarsa collaborazione ,specie nel caso dei bambini e delle loro famiglie durante il trattamento. Essi vorrebbero che l'obesità regredisse subito: poiché questo non accade, danno la colpa alla loro costituzione ,riprendendo le vecchie abitudini alimentari. In genere l'obeso non ammette mai di mangiare tanto, in buona fede o perché si vergogna, visto che potrebbe essere oggetto di disapprovazione o addirittura di disprezzo.
Proprio per questo motivo sono necessari comprensione, rispetto di questi problemi, contatti frequenti e prove di simpatia e di tolleranza.
L'obeso non è in grado di controllare da solo,volontariamente la sua alimentazione ed attenersi a lungo ad un regime ipocalorico Proprio per questo è soggetto a gravi problemi ,soprattutto di natura cardio-respiratoria diminuire di peso è molto spesso vitale.
Attualmente le spiegazioni di questi disturbi sono molte e sono chiamati in causa fattori biologici, psicologici ma anche sociali: famiglie conflittuali e rapporti problematici con la propria identità corporea. La diffusione sociale tipica di questi disturbi fa presumere, tuttavia, che sia possibile per essi anche una vasta opera di prevenzione, sia nel campo di un'educazione alimentare come forma come forma di educazione alla salute e sia riconoscendo il proprio corpo come parte indissolubile di se stessi che deve essere amata, accettata e curata in modo armonico al di là delle sollecitazioni sociali spesso squilibranti.
"HO PENSATO:
DEVO ESSERE MIGLIORE,ALLORA FORSE MI VORRANNO BENE."
"Amata? Certo che sono stata amata! Su questo non potevo avere dubbi.
La mamma me lo diceva di continuo: io ti voglio tanto tanto bene e tuo padre ti pensa ogni momento .Su questo non potevo avere dubbi.
Il papà non c'èra mai, ma mi pensava, la mamma era sempre nervosa, ma mi voleva bene.
Me la ricordo mentre me lo diceva, con quelle due rughe in mezzo agli occhi. Sembrava preoccupata. Da che cosa non l'ho mai saputo. Io cercavo i suoi abbracci, lei mi teneva un po', ma senza stringere. Cercavo una conferma nel suo sguardo ma lei guardava altrove.- La mamma ti vuole bene - io non capivo, non sentivo il calore.
Ho pensato: devo essere migliore, più brava, più buona, più attenta. Stavo in silenzio per non disturbare, la musica soltanto con le cuffie ,a scuola tutti ottimo e distinto, nella mia camera sempre tutto in ordine.
La guardavo di nascosto per capire. La mamma qualche volta non mangiava, lei e papà non parlavano mai. Una volta ho visto che piangeva e l'ho abbracciata forte. Lei si è tirata indietro. -Va tutto bene- mi ha detto.- e' solo un po' di polvere nell'occhio. Ho pensato che era colpa mia. A tredici anni mi è cresciuto il seno. Odiavo quella cosa che mi scoppiava addosso. Mi guardavo e mi sentivo un mostro. Quando uscivo mi fasciavo stretta stretta, quasi non respiravo. Non volevo che la gente mi vedesse. Delle prime mestruazioni nessuno mi aveva detto nulla. Ho sentito una fitta nella pancia e ho pensato di morire. La paura mi ha lasciata senza fiato. Non ho mangiato niente. Mi piaceva quel buco nella pancia, sentivo solo quello e non pensavo a nulla.ancora non pensavo a dimagrire.A quattordici anni sono stata male,una febbre che non scendeva mai. La mamma mi metteva l'asciugamano freddo sulla fronte. Il papà mi portava i giornaletti. Sudavo,tremavo e non mangiavo. I dottori scuotevano la testa. La mamma mi faceva le spremute. Un giorno, tra i fumi della febbre ho visto lei e papà che si abbracciavano.Era la prima volta. Ero contenta. In primavera sono tornata a scuola, le compagne mi hanno fatto festa. La mamma mi preparava il cestino con la colazione. Ero magra, anche il seno si era un po' sgonfiato e nello specchio mi sembravo più carina. Nel cestino c'erano frutta e yogurt e un panino ogni volta diversoil primo che ho deciso :adesso basta era pieno di prosciutto e mozzarella. L'ho sbriciolato nella fontana della piazza, i pesci erano impazziti dalla gioia. Ancora adesso, se ci vado a fare un giro, ti giuro che mi vengono vicino!L'ho fatto tutti i giorni,per un anno. Il ripieno lo regalavo ai gatti.Ecco,quello è stato il primo gesto. Per un anno è andato tutto bene, poi però non sono stata troppo brava. Qualche volta la fame era terribile e mangiavo tutto quello che trovavo:pane,formaggio,frutta,scatolette.Una volta,mi vergogno a dirlo, ho mangiato pure la pasta cruda. Mangiavo e vomitavo. Poi andavo a correre al parco. Nessuno si è mai accorto di nulla. Mi si era gonfiato tutto il collo, i denti sono diventati neri. Ero brutta,così alla fine ho smesso.
Mamma e papà si sono separati .ma sono ancora troppo grassa. Non è colpa di nessuno, è solo colpa mia, che non riesco a essere più brava. Però io insisto.ce la posso fare a essere migliore.a dimagrire ancora."
Questa testimonianza è stata raccolta nell'autunno del 1998,all'epoca S.G. aveva 19 anni ,1,71 di altezza e 41 chili di peso. All'inizio del 1999 è scesa sotto i 40 chili ed è stata ricoverata per gravi disturbi renali provocati da un eccesso di diuretici. Attualmente è in psicoterapia.)
I GIOVANI e LO SPORT
Fisicità e psiche costituiscono un'unità inscindibile.
Il corpo rappresenta infatti il sostegno della propria identità e un tramite nella relazione con gli altri, per cui la natura dell'estetica corporea in dosi adeguate esprime sia una buona accettazione di sé, sia una cura attenta alla relazione con l'altro. D'altro canto la dimensione estetica può essere iperinvestita ed il corpo strumentalizzato, divenendo così un involucro fragile di un profondo vuoto interiore.
Il rapporto col proprio corpo può essere migliorato con lo sport visto come espressione dell'affettività e delle emozioni e della regolamentazione dei conflitti. Secondo Franco Frabboni, la vitalità fisica "espone l'esigenza di condurre una varia gamma di attività di movimento in modo da risolvere molteplici e positive risonanze all'interno della sfera intellettuale,
sociale ,affettiva della personalità" nelle dimensioni ludiche e sportive.. Pertanto l'educazione fisica viene intesa come qualcosa come è integrato con le altre sfere della personalità. Da una recente indagine è risultato che otto persone su dieci praticano sport per occupare il proprio tempo libero e per dare sfogo alle proprie tensioni e aggressività. Spesso ,tuttavia, la capacità di avvalersi dell'attività sportiva come contesto educativo è inadeguata in quanto in quanto né la famiglia, né la scuola sono in grado di indirizzare e far realizzare lo sport con strutture e spazi congruenti e con approcci positivi, che tengano legano lontani dall'agonismo.
Per la salvaguardia dello stato di salute dell'adolescente la pratica dello sport è indispensabile. Esso stabilisce regole da seguire, impegni e responsabilità da dover accettare ed è avvertito come evasione dalla realtà e dà al giovane la sensazione di libertà e di consapevolezza del proprio io. Alcuni sport sono in grado di unire i giovani, di creare situazioni sociali basate su interessi comuni. Nell'ambiente sportivo si definiscono situazioni psicologiche importanti che portano all'amicizia come pure all'espressione di ostilità controllata, nel significato di ostacolo, di avversario da superare, ma anche da rispettare. La pratica sportiva favorisce lo sfogo fisiologico dell'aggressività del ragazzo, aggressività legata al suo essere umano e, talora, accresciuta dai doveri familiari e scolastici ed allena il giovane ad utilizzare quest'energia per la sua economia psichica ,stabilendo limiti e regole, che insegnano l'osservanza dei diritti degli altri.
Ragazzi poco adattati all'ambiente sociale, timidi, timorosi, insicuri, traggono enorme giovamento da una regolare e controllata attività ginnico- sportiva ,talora imposta all'inizio, ma in seguito accettata con piacere.
E' possibile, così , attenuare sul nascere una deviazione nevrotica o addirittura risolvere le problematiche dell'adolescente trasferendo il complesso conflitto psichico del ragazzo nelle molteplici situazioni presenti nella competizione atletica.
I GIOVANI e LA MODA
Oggi la moda, soprattutto quella in voga fra i giovani, è basata sul "casual", sull'improvvisazione, sull'invenzione creativa che rifiuta regole e condizionamenti. Ma è una vera forma di libertà o anch'essa di condizionamento? La moda di per sé può essere considerata un condizionamento. Essa è l'impostazione di un gusto, di una scelta, di un modello ad un pubblico vario che accetta le scelte imposte proprio perché "vanno di moda". Ai giovani non piace farsi condizionare dal mondo adulto e preferiscono quindi dar vita a una moda più personale, nella quale ognuno di loro può riconoscersi. Sotto questo aspetto la moda giovanile è quindi sinonimo di libertà e indipendenza.
Una precisa scelta,però ,non diviene oggetto di moda se non diviene prodotto commerciale. Questo meccanismo a volte diviene una trappola per il giovane, perché sfrutta il suo desiderio di libertà, facendolo diventare oggetto di condizionamento. Gli adolescenti,quindi, credendo di non essere condizionati, lo sono forse anche più degli adulti, dai quali vorrebbero distinguersi, differenziando i propri stili di vita e riconoscendosi come generazione dotata di una propria identità. Bisogna osservare, però, che il fenomeno più rilevante che ha riguardato le mode giovanili è il loro assorbimento, tramite i mass-media, negli stili adulti. Così gli adolescenti rischiano di essere manipolati da una cultura giovanile estesa artificialmente per interessi commerciali, che vende "immagini" consolatorie e di trasgressione. In ogni caso sembra che questo condizionamento della moda sia una realtà che deve essere accettata come tale, cercare di sfuggire alla moda è quasi un'impresa impossibile, perché rinunciando alle sue costrizioni seguiremmo la moda di non seguire la moda e torneremmo a essere considerati come sempre, nel nostro modo di pensare e di comportarci.
La moda è un paradosso: nasce per differenziarsi ma in realtà porta alla massificazione L'educazione estetica è importante oggi per contrastare questa tendenza dei gusti e delle scelte e che porta alla trasformazione dell'arte in un semplice prodotto industriale da consumare come tutti gli altri. L'educazione estetica è invece protesa ad arricchire la sensibilità, mentre questo un tempo ,nelle scuole, era classificato come comportamento regressivo e contrario al disciplinamento morale ed intellettuale.
Oggi a scuola persistono atteggiamenti tradizionali come il primato del "fare" nella scuola primaria e del "giudicare" nella scuola secondaria. Nonostante l'affermazione della necessità di una formazione polivalente, viene mantenuto il primato della dimensione intellettuale, con degradazione dell' educazione estetica all'apprendimento di discipline artistiche.
QUESTO ed ALTRO SONO I GIOVANI.
Sono definiti gli eterni peter pan, i bambini che non vogliono crescere.perché pur avendo tanta voglia,a volte, di "sentirsi grandi" non riescono spesso a prendersi delle responsabilità, perché amano divertirsi e stare con gli altri, avere le proprie idee e ed esserne coerenti fino in fondo, fino alla fine. Perché basta una canzone a racchiudere un loro pensiero o un loro ricordo, perché quando guardano il cielo desiderano sentirsi infiniti.
Perché a volte sognano ed hanno dei desideri che fanno di tutto per realizzare. Perché vivono nella fase della vita più conflittuale, ma forse più bella e più profonda che c'è.
I GIOVANI e LA POLITICA
LUCIANA SI è DIMENTICATA DI DARMI LA SUA RELAZIONE SU QUESTO ARGOMENTO L'ULTIMO GIORNO DI SCUOLA.
Bè DEVO AGGIUNGERE I GIOVANI E I MASS MEDIA MA DEVO RIFARLO XCHè L'HO SCRITTO IO E IL MIO STILE è INCONFONDIBILE VISTO CHE SEMBRA Più UN ARTICOLO DI GIORNALE CHE UNA TESINA. SONO SICURA CHE LA PROF SI LAMENTEREBBE ,INFATTI Già IN QUALCHE PARTE DELLA TESINA QUANDO VEDI IL CAMBIO DI STILE SONO IO. NON MI SO ANCORA ADATTARE AI TRATTATI SCIENTIFICI, COME DICE LEI. CHE CI POSSO FARE? SCRIVO COSI' E SEMBRO Più UNA CRONISTA. TI AMO, CIAO
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