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Verga: antipopulistico o idealizzatore della "religione della famiglia"?
Due tesi a confronto:
Luigi Russo e Alberto Asor Rosa propongono due tesi radicalmente divergenti riguardo al romanzo I Malavoglia e più in generale sull'universo verghiano.
Il primo critico infatti attribuisce il sentimento ispiratore di Verga alla "religione della casa", affermando che gli uomini descritti dall'autore sono "silenziosi eroi del dovere, eroi dell'onore domestico, del lavoro e della fedeltà". Con il termine fedeltà egli intende una fedeltà di tipo religioso alla vita ed agli affetti familiari e delinea come custode di questi valori Padron 'Ntoni.
Alberto Asor Rosa invece dichiara che il Verga rifiuta le speranze progressive dando una rappresentazione critica della realtà, liberandosi quindi dagli impacci della mitologia populistica che si era diffusa in quel tempo.
Secondo il suo parere, infatti, Verga non assegna al popolo un posto di maggior importanza; proprio il rifiuto delle suggestioni socialiste porta l'autore al rifiuto di un'ideologia progressista.
Considerazione sulle due tesi:
Verga nella gran fiumana del progresso ha occhi soltanto per le lacrime, le sconfitte, i patimenti che esso costa; ha a cuore soltanto la sorte dei "vinti", di coloro, cioè, che hanno tentato l'ascesa e sono stati quindi sconfitti. Su tutta la scena delle vicende umane si stende, per Verga, l'ombra cupa di una sconfitta irrimediabile, e la vita dell'uomo, col suo carico di affetti, interessi, drammi e passioni, sembra precipitare in un nulla senza significato.
Ogni romanzo infatti ritrae una sconfitta patita su un diverso gradino della condizione sociale, dai miseri fino agli artisti raffinati ed ambiziosi.
Visione pessimista, dunque, che rovescia con crudele amarezza l'euforia positivista e rappresenta l'uomo come essere condannato ad un destino di immobilità e sofferenza.
In Libertà la rivolta selvaggia dei contadini, che fanno massacro dei borghesi, a Bronte nel 1860, non diventa rivoluzione e quindi nuovo ordine sociale: i contadini, dopo la strage, scoprono che non possono fare a meno dei "galantuomini" e si rassegnano alla restaurazione dell'ordine, subendo fucilazioni, processi e carcere.
Verga pessimista e antipopulistico:
In realtà nel mondo di Verga non c'è spazio per l'espansione dei sentimenti o degli ideali umani: appena essi si manifestano sono schiacciati, sopraffatti da leggi più dure e spietate, come quella dell'onore o, soprattutto, dell'interesse economico.
Per interesse ne I Malavoglia Mena avrebbe dovuto sposare Brasi Cipolla, per tutelare il proprio onore Alfio non sposa Mena, per aver macchiato l'onore della famiglia 'Ntoni non può tornare a vivere con i suoi cari.
Verga non lascia intravedere in nessuno tra i suoi testi una possibilità di riscatto economico o di redenzione sociale, o di compensazione ultraterrena per le sue creature: non c'è nessun Dio nel cielo di Verga.
Dai suoi racconti e romanzi emerge una rappresentazione cruda e polemica della società italiana in generale: la povertà delle masse proletarie, l'egoismo dei ricchi, la cecità dei governanti, l'estraneità del popolo allo stato.
Le pagine che egli scrive sono dunque dirompenti e accusatorie, ma solo perché rappresentano il vero e perché dipingono potentemente una reale condizione di arretratezza sociale e di disperata rassegnazione umana. Il suo atteggiamento è quindi antipopulistico; Verga, infatti non possiede nei confronti dei suoi personaggi quel tipico atteggiamento di pietà per le miserie degli umili tipico del secondo Ottocento, né ha fiducia in un possibile miglioramento delle condizioni di ogni uomo. La sua scelta di regredire nell'ottica popolare e di raccontare le vicende dal punto di vista della lotta per la vita, costituisce la negazione di ogni principio populistico progressivo.
Al mondo corrotto non c'è via di scampo, l'uomo si può solo rassegnare.
La chiave di lettura del romanzo I Malavoglia si può quindi trovare seguendo questa direzione, più che quella indicata dal critico Russo, perché appunto nessun mondo viene idealizzato dal Verga, proprio perché egli vuole rendere l'idea della situazione assolutamente negativa che si era creata nel suo tempo, denunciando in questo modo l'impraticabilità in un mondo dominato dalla lotta per la vita.
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