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U. FOSCOLO
Foscolo, Ugo (Zante 1778 - Turnham Green, Londra 1827), poeta italiano. Nato nell'isola greca di Zante, l'antica Zacinto, allora possedimento veneziano, Foscolo si trasferì a Venezia nel 1792; qui, a contatto con letterati allora famosi (Ippolito Pindemonte, Melchiorre Cesarotti, traduttore di Ossian), si formò una solida cultura e iniziò il suo apprendistato poetico. Le sue idee giacobine e rivoluzionarie lo costrinsero a ritirarsi nel 1796 sui colli Euganei e, dopo la rappresentazione della tragedia Tieste (1797), che gli valse una certa notorietà, fu costretto a riparare a Bologna nella Repubblica Cispadana, dove pubblicò l'ode A Bonaparte liberatore. Tornò poi a Venezia, dove era nato un governo democratico, ma le speranze di libertà vennero stroncate dal trattato di Campoformio (novembre 1797), col quale Napoleone cedette Venezia all'Austria. Amareggiato lasciò la città e si recò a Milano, capitale della Repubblica Cisalpina.
L'ORTIS
Fu la caduta delle
speranze in un rinnovamento politico da parte di Napoleone a ispirargli Le
ultime lettere di Jacopo Ortis (la prima edizione completa è del 1802 e quella
definitiva, la quarta, è del 1817), il primo romanzo italiano. Si tratta di un
romanzo epistolare orientato sui modelli di Jean-Jacques Rousseau (Giulia o la
nuova Eloisa) e di Goethe (I dolori del giovane Werther), ma con l'originale
inserzione della tematica politica, le cui radici stanno nella storia
contemporanea e nelle vicende autobiografiche cui si è fatto cenno. Il romanzo,
che presenta un autoritratto dell'autore e denuncia una forte sensibilità
preromantica, è stato definito dal critico letterario Mario Fubini una
'tragedia alfieriana in prosa': il protagonista, di fronte alla
tirannia di Napoleone, che gli toglie la patria, e alla tirannia delle convenzioni
sociali (incarnate dal padre di Teresa), che gli tolgono la donna amata,
afferma la propria libertà attraverso il suicidio, secondo il modello
alfieriano. Foscolo era tanto legato a questo testo, rimaneggiato nell'arco di
un ventennio, che negli ultimi anni di vita ancora meditava di riscriverlo.
I SEPOLCRI
A Milano conobbe
Giuseppe Parini, ormai vecchio, e frequentò Vincenzo Monti, lo scrittore più
autorevole nella Milano napoleonica. Qui, nel 1803, apparvero le Poesie di
Foscolo: dodici sonetti, di cui alcuni tra i maggiori di tutta la nostra
tradizione, e due odi, di impianto neoclassico. Dopo due anni trascorsi in
Francia, in occasione dell'estensione all'Italia nel 1806 dell'editto di Saint
Cloud, che imponeva la collocazione dei cimiteri fuori dall'abitato e una
regolamentazione egualitaria delle tombe, Foscolo compose il suo testo più
intenso, il carme, in 295 endecasillabi sciolti, Dei Sepolcri, l'unico testo
che non abbia avuto una composizione per interventi successivi. Pur muovendo da
una concezione materialistico-meccanicistica, l'autore celebra la funzione del
sepolcro nella storia dell'umanità sia sul piano individuale illusorio (si
tengono vivi i defunti oltre la morte), sia su quello storico oggettivo (il
sepolcro è una delle istituzioni che segnano il passaggio dell'umanità dalla
preistoria alla storia), sia su quello della funzione civile e politica (le
tombe dei grandi sepolti in Santa Croce), sia su quello del sepolcro come fonte
di poesia (mito di Omero), capace questa di trascendere il momento della
distruzione implicita nelle leggi della materia.
IL PERIODO INGLESE: LE GRAZIE
Quando gli austriaci
tornarono a Milano nel 1814, il Foscolo resistette alle loro proposte di
collaborazione e partì in volontario esilio attraverso la Svizzera (1815) verso
l'Inghilterra (1816). Qui riprese a lavorare a un poema, Le Grazie, che rimase
incompiuto in uno stato intenzionalmente (così oggi si interpreta)
frammentario. Esso voleva essere una sintesi totale delle tematiche foscoliane,
sviluppate attorno all'idea centrale della funzione civilizzatrice della
bellezza, capace di vincere non solo la barbarie della preistoria ma quella
immanente nella storia umana e, ancora, quella insediata in ciascuno di noi,
dunque capace di consolare l'uomo nel dolore inevitabile dell'esistenza. La
frammentarietà del testo, all'interno di un'intelaiatura logica chiara,
conferisce spessore ai singoli brani e apre a una modernissima ricerca
dell'analogia. Del resto lo sforzo continuo di Foscolo fu quello di dare
compostezza (e ordine e grazia) a una tensione conoscitiva e vitale che lo
apparenta, nonostante la sua poetica classica, alla dispiegantesi sensibilità
romantica.
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