Tema sull'illuminista del settecento
Leggendo
numerosi romanzi di scrittori illuministi del settecento ho capito che chi
veniva considerato un'illuminista era un uomo in mezzo ad altri che lottava per
rendere più abitabile il mondo. Il compito civile attribuito al sapere stimola
gli illuministi nell'opera di divulgazione culturale. Ho
appreso che un'illuminista non deve avere sempre ragione lui, che tutto quello
che dice non sempre è giusto e non può non ascoltare le opinioni delle persone,
non deve parlare molto ed a vanvera come in "Dio" di Voltaire in cui Logomaco,
presuntuoso professore di teologia, in tutto quello che dice ha ragione solo
lui, mentre Dondinac, un vecchio semplice e buono, ascolta e risponde a
Logomaco ma non pensa e non vuole aver ragione però gli fa capire tramite una
storiella che chi parla a vanvera e pensa di aver ragione si sbaglia perché
molte volte non c'è l'ha. Sempre un altro romanzo di Voltaire, "Breve storia
della morte di Jean Calas" in cui nel
racconto un ragazzo si suicida ma la gente pensa che sia stato il padre a
ucciderlo perché si era convertito ad un'altra religione diversa da quella del
padre, ma non era così, comunque processarono e uccisero il padre che non
centrava niente solo perché la gente aveva dei pregiudizi nei confronti del
padre e senza prima conoscere i fatti e la verità dando subito la loro opinione,
perciò un'illuminista non può avere pregiudizi. L'illuminista non deve usare la
ragione per controllare e usare ai suoi fini le persone come nel romanzo "La
costruzione di una personalità" di P. Chonderlos de Laclos, in cui la marchesa
di Merteuil scrive una lettera che racconta la sua storia con il marito, che
era solo una falsa perché utilizza e inganna a suo piacimento il marito, a lei
piace ingannare gli altri, giocare con le convenzioni sociali e di prendere in
giro coloro che la circondano; perciò l'illuminista non deve né ingannare e né
utilizzare le persone per i propri scopi. Un'illuminista non deve essere come
gli yahoo, degli esseri che ho trovato nel romanzo di Swift "I viaggi di
Gulliver", che assomigliano agli umani, si odiano tra di loro, si azzuffano
anche senza motivo nonostante sono della stessa specie, litigano e si azzuffano
come fanno gli esseri umani; per cui un'illuminista non deve avere questi
atteggiamenti verso i propri simili. Invece un' illuminista deve comportarsi
bene con tutti che siano uomini o donne, dal romanzo pistolare "La virtù di
Pamela" di Samuel Richardson dove Pamela è una cameriera che è innamorata del
suo padrone il quale sapendo che lei è innamorata cerca di usarla per i suoi
scopi, ma lei alquanto fosse innamorata non cede alle lusinghe del suo signore
e quando lui cerca di violentarla lei scappa, Pamela poteva anche cedere ma pur
restava sempre il suo padrone e ha rispetto per lui fino alla fine ma ha anche
rispetto di se stessa ed è una ragazza dai sani principi; anche l'illuminista
deve aver rispetto degli altri e comportarsi bene con tutti. Nel romanzo di
Daniel Defoe "Robinson Crusoe" che parla di un uomo naufragato in un'isola
deserta, senza nessuno oggetto, senza cibo senza i beni che era abituato ad
avere e solo usando la sua ragione riesce ha risolvere o uscire dai problemi in
qui si trova e tornerà a casa; anche l'illuminista
come Robinson Crusoe si serve della ragione per risolvere i problemi.
Nell'ultimo racconto che ho letto "Candido" di Voltaire i personaggi del
romanzo discutono sul senso della vita e si fanno aiutare da un contadino molto
generoso il quale indica loro la strada giusta, alla fine scopriranno che ogni
uomo è capace/bravo a fare una cosa, ha un suo talento che bisogna esercitare e
magari metterlo al servizio di tutti; alla fine un personaggio concluderà il romanzo dicendo che ognuno deve coltivare
il proprio orto e anche l'illuminista deve farlo, deve prima scoprire il suo
talento, poi esercitarsi e infine metterlo al servizio degli altri e deve
essere generoso come il contadino.