1500. Un'epoca caratterizzata dalle corti
rinascimentali, dai valori cortigiani di decoro, fedeltà e bellezza, ma allo
stesso tempo dalla consapevolezza di un equilibrio turbato, di una condizione
di crisi e precarietà causati dall'intervento militare straniero. Tutti i
pilastri della vita cinquecentesca sono in decadenza: l'aspetto sociale, la
politica, la religione e il benessere. In questo momento storico in cui Ariosto
compone l'orlando furioso, i valori feudali sono ormai da tempo in crisi e
quasi decisamente tramontati. L'autore scegliendo di narrare della cavalleria,
da una parte guarda con nostalgia alla nobiltà di quella cultura, ma da
un'altra parte è fortemente deciso a rinnovare i vecchi valori. Lo stesso eroe
protagonista, orlando, non ha più l'integrità dei cavalieri medievali, ma è
percorso da una follia che ne rende inspiegabili le azioni. Il filone centrale
dell'opera ariostesca narra dell'amore provato da orlando nei confronti di
angelica, al punto tale di abbandonare la guerra tra cristiani e saraceni per
partire alla ricerca dell'amata. Dopo numerose vicende giunge in un bosco dove
scopre che, leggendo i nomi intagliati sugli alberi, angelica ha sposato
medoro, un soldato saraceno. È qui che inizia la pazzia di orlando, che
comincia a vagare distruggendo tutto ciò
che gli si presenta durante il cammino. Attraversato lo stretto di Gibilterra a
nuoto arriva in africa dove viene riconosciuto dall'amico astolfo. Quest'ultimo
con l'aiuto di un ippogrifo giunge Sulla luna dove è radunato tutto ciò che si
perde nel mondo per colpa degli uomini o della fortuna: la fama, le preghiere,
le lacrime e i sospiri degli amanti, i progetti e i desideri. Trova le corone
degli antichi re e i doni che venivano lori elargiti sperando che fossero
ricambiati con favori, ma in mezzo a tutto ciò non trova la pazzia perché è
tutta sulla terra. C'è un monte più grande degli altri con il senno delle
persone e qui oltre a quello di Orlando trova anche il suo e quello di tante
persone di cui non sospettava che lo avessero perso. La terra è per questo il
regno della pazzia, e pazzia è tutto quello che l'uomo vi compie. Forse proprio
questa ricerca con l'approfondimento dell'animo umano portano quest'opera ad
essere molto più vicino a noi più di quanto possiamo immaginare. Per Ariosto la
condizione umana appare dominata da forze oscure e misteriose che ne minacciano
l'equilibrio in assenza di un sistema di valori stabili e certi. I personaggi dell'orlando
rappresentano l'immensa varietà degli atteggiamenti dell'uomo investito dall'infinita
gamma dei sentimenti. Ariosto presenta la donna come un'opportunista che sa
usare gli uomini per i suoi scopi come fa Angelica, rendendola molto vicina al
modello di donna moderna, ma anche le altre protagoniste femminili dell'opera
possono essere considerate personaggi a noi contemporanei. Un esempio è brandimarte
che fa di tutto per il suo amore. Dall'opera si evince anche l'inutilità dei
valori terreni quali la fama, la ricchezza e la bellezza perché come ben sapeva
Ariosto, una volta morti, tutti tornano a pari livello sociale e i beni
accumulati in vita rimangono sulla terra. Sull'opportunismo Ariosto descrive la
situazione della corte in cui viveva, parlando dei comportamenti dei cortigiani
sempre alla ricerca di favori da parte dei potenti. Questo caratterizza
fortemente la sua vita, infatti rifiuta di seguire il cardinale Ippolito d'Este,
alle cui dipendenza aveva lavorato sin dalla morte del padre, in Ungheria sia a
causa delle sue condizioni precarie di salute, sia alla prostrazione di essere
trattato da servitore e vedere ogni giorno davanti ai propri occhi la
corruzione della corte. Per questo decide di accettare l'invito del fratello di
Ippolito, Alfonso d'Este, dove finalmente può dedicarsi alla sua vera passione,
la scrittura. Nell'orlando, oltretutto, vengono raccontate delle verità che
ancora oggi tutti noi viviamo: l'amore non apprezzato e non corrisposto, i
desideri perseguiti con affannosa tensione e mai appagati, l'inutile correre
degli uomini dietro le proprie illusioni. La pazzia, la vanità, le illusioni
dimorano stabilmente sulla Terra, mentre il senno e il raziocinio sono sulla
luna che simboleggia qualcosa di alieno e irraggiungibile. La follia resta tuttora
un evento perturbante e misterioso che scatena quegli istinti elementari
dell'animalità. È con questa animalità non mai del tutto redimibile dalle
convenzioni sociali e dai valori civili cha siamo chiamati a fare i conti in
ogni occasione della vita individuale e a volte in duri momenti della storia collettiva.
Per questo essa che ci spaventa allo stesso tempo ci affascina.