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PLINIO IL VECCHIO
Assieme a Quintiliano, Plinio il Vecchio è lo scrittore che meglio rappresenta l'età dei Flavi, caratterizzata da un ritorno all'ordine e da una visione burocratica e amministrativa dello Stato romano. Egli si incarica di mettere ordine nel campo del sapere universale, applicandosi al lavoro letterario con la stessa diligenza di cui aveva dato prova come funzionario imperiale.
La sua principale opera è la Naturalis historia, un trattato di erudizione scientifica, con la peculiarità di essere la prima grande enciclopedia del mondo naturale.
L'opera è caratterizzata da una grande eterogeneità e manca di un principio ordinatore della propria materia: Plinio oscilla costantemente fra impegno critico e narrazione fantastica, fra la consapeolezza di un controllo delle fonti e l'orientamento favoloso dell'esposizione. Il mondo naturale, per lui, non è un universo di cui studiare le leggi ma un grande contenitore di mirabilia, un'arena di stupefacenti e teatrali bizzarrie.
Egli afferma di voler descrivere la natura nei suoi aspetti più umili; per questo utilizza una lingua tecnica e "rustica" e uno stile discontinuo, talvolta disadorno, talvola retoricamente elaborato, ma che trasmette una senzazione complessiva di sciatteria e goffaggine.
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