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Luigi Pirandello -La follia come fuga dalla banale quotidianità-
Luigi Pirandello nacque il 28 giugno 1867 ad Agrigento (allora Girgenti) nella tenuta familiare denominata "CAOS" dal padre Stefano di origini garibaldine e da una madre di tradizioni antiborboniche. La famiglia viveva in una situazione economica agiata per il commercio e l'estrazione di zolfo. La sua infanzia non fu molto serena per l'incapacità di comunicare col padre, l'insonnia e la paura per gli spiriti, complice una educazione religiosa molto severa. Dopo la prima istruzione ricevuta in casa, ottenne il permesso dal padre di studiare al Ginnasio di Palermo, poi si iscrisse alla facoltà di lettere a Palermo, a Roma e infine a Bonn dove si laureò nel 1891 con una tesi, in lingua tedesca, sui suoni del dialetto agrigentino. Tornato a casa acconsentì a sposare Antonietta Portulano, figlia di un ricco socio in affari del padre, donna bellissima, ma di salute mentale cagionevole, con cui potè vivere a Roma.
Nel 1903 una frana distrusse
la miniera di zolfo dove il padre Stefano aveva investito anche la dote di
Antonietta Portulano e la donna, gia affetta da crisi isteriche e di gelosia,
impazzì e Luigi, disperato, dovette farla internare in un ospedale
psichiatrico. Nella grande guerra suo figlio fu catturato dagli austriaci e
ritornò a casa malato con i postumi di una grave ferita. Nel 1925 fondò
In un articolo del 1900 Pirandello formulò la teoria della "disgregazione dell'io" ovvero la teoria per la quale in ognuno di noi si può verificare una grava crisi d'identità che, porta all'esistenza di due o più personalità, ognuna con il proprio carattere, coscienza e intelligenza.
Per Pirandello ognuno di noi indossa una maschera che, costruiamo per noi stessi illudendoci di costruire la nostra individualità ma, prima la famiglia, poi gli amici e poi la società sovrappongono nuove maschere in modo da interpretare al meglio la parte che ci hanno assegnato. Ognuno recita la propria commedia e liberarsi delle maschere tramite la follia, ovvero vivere senza vedersi vivere, porta l'uomo a vivere una realtà più dolorosa, ma finalmente autentica.
La realtà è quindi un magma caotico, dove a causa delle nostre maschere noi crediamo di essere unici, ma l'esistenza delle altre maschere ci porta essere centomila (relativismo conoscitivo) e nessuno perché sotto la maschera c'è il nulla.
Non solo il comportamento può essere decodificato in tanti modi diversi, ma anche ciò che diciamo perciò per Pirandello è qui l'origine dell'incomunicabilità.
Come testimonia il suo premio nobel, Pirandello è stato un drammaturgo di fama internazionale. Il teatro di Pirandello ha 3 fasi:
●Teatro Futurista (che mette in scena testi brevissimi o addirittura inesistenti).
●Teatro del Grottesco (che mette in scena situazioni paradossali)
●Teatro Umoristico
Il Metal Teatro è il teatro nel teatro, un teatro che affronta i problemi e le tematiche del teatro stesso. Esempi sono "6 personaggi in cerca d'autore", "Ciascuno a suo modo" e "Stasera si recita a soggetto" dove la realtà a volte copia il teatro o gli attori sulla scena, rendono immortale la realtà.
Il Teatro dei Miti rende i valori della vita comunitaria, della religione e dell'arte, morti.
I personaggi Pirandelliani sono di bassa estrazione sociale, hanno un senso di frustrazione e di vuoto, crisi d'identità e difetti fisici o tic nervosi che testimoniano una sofferenza interiore. Essi sono anche i testimoni di una teoria, quella della "Lanterninosofia", dove si immagina di camminare con un lanternino che riesce ad illuminare solo ciò che ci circonda, quindi noi, tramite la religione o le ideologie cerchiamo di ingigantire la fiamma del nostro lanternino, ma quando questo cade siamo di nuovo al buio. La morte è quindi una salvezza dalle sofferenze perché spegne definitivamente il nostro lanternino. Abbiamo quindi, strumenti inadeguati di conoscenza.
La lingua è molto vicina al parlato.
LE OPERE
'Uno nessuno e centomila' è privo di intreccio, ma si svolge in prima persona seguendo la meditazione del protagonista Vitangelo Moscarda che un giorno, grazie all'annotazione della moglie, scopre di avere il naso che gli pende verso destra. Mostarda si chiede quindi quanti altri aspetti di lui non conosce e quanti diversi aspetti di lui conoscono gli altri. Ci sono dunque tanti Moscarda quanti sono quelli che lo vedono.
Egli si propone di distruggere il vecchio se stesso cancellando tutte le immagini che gli altri hanno di lui, ma nel tentativo di attuare questa operazione, si procura altre nuove maschere, dapprima quella di pazzo, poi quella di usuraio peggiore del padre e poi quella di adulterio. Solo con la follia alla fine riesce a liberarsi di tutte le maschere che gli erano state assegnate dalla società.
Pirandello ha rappresentato lo stato d'animo di chi si ribella alla serena accettazione dell'inesistenza di una verità assoluta e ne fa un dramma che può portarlo anche alla pazzia.
Nel "Il fu Mattia Pascal" il protagonista è un paesano nullafacente che, vinta una cospicua somma di denaro finge la sua morte e assunta l'identità di Adriano Meis si trasferisce a Roma per fare la bella vita. Qui, una zingara lo truffa e uno spagnolo lo offende ma lui non avendo i documenti non può, ne denunciare la truffatrice, ne sfidare a duello lo spagnolo. Per la vergogna finge una seconda morte e ritorna nel suo paese natale, dove però, tutto quello che aveva non è più suo: sua moglie si è risposata e il suo posto da bibliotecario è stato occupato. Quest'opera sottolinea come un uomo tenta di scappare "razionalmente" dagli schemi che ci impone la società, ma non può perché non è possibile sottrarsi alle sue regole.
In "Così è (se vi pare)" il signor Ponza s trasferisce con la moglie e la suocera in una nuova città. Affitta due appartamenti, uno per lui e la moglie e l'altro per la suocera. Questo provoca la curiosità della gente che chiede spiegazioni. Il signor Ponza sostiene che la suocera è la madre di una sua precedente moglie defunta e la suocera, impazzita, è convinta che l'attuale moglie del genero, sia sua figlia. La suocera sostiene invece che il signor Ponza è molto geloso della moglie e non vuole che subisca le influenze e le pressioni dalla madre. Nemmeno l'intervento del prefetto in persona riesce a far luce sulla faccenda e la diretta interessata, la moglie del signor Ponza quando compare per dare delucidazioni dichiara:-Io sono colei che mi si crede! Una frase emblematica del relativismo conoscitivo.
Nel "L'umorismo" lo scrittore espone, discute e codifica la sua poetica. La prima parte è storica, perché dedicata all'esame delle varie forme assunte dall'umorismo nel corso del tempo e ad analizzare l'opera di vari umoristi italiani e stranieri. Nella seconda parte, di carattere teorico, Pirandello distingue due stadi dell'osservazione del reale, che egli definisce 'avvertimento del contrario' e 'sentimento del contrario'.
L' "avvertimento del contrario" si ha quando ci accorgiamo di una stonatura nella realtà che ci circonda, e percepiamo in un comportamento o in un fatto un'incongruenza che ci sconcerta e ci induce a reagire in modo istintivo e immediato, come quando, vedendo una vecchia signora troppo truccata e vestita in modo inadatto alla sua età, ci mettiamo a ridere. Quando in un'opera la descrizione si limita a questa primo stadio si ha il comico.
Se però superiamo l'impressione superficiale e la trasformiamo in riflessione, all''avvertimento del contrario' subentra il 'sentimento del contrario': ciò accade quando ci soffermiamo a pensare 'perché' la signora agisce in quel modo, scoprendo che forse non prova nessun piacere ad agghindarsi così, e magari ne soffre, ma lo fa per un disperato tentativo di mantenere vivo l'amore del marito, più giovane di lei. Mettendo in luce tutto ciò, si fa umorismo.
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