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Gabriele d'annunzio - il decadentismo dannunziano, rapporti con il decadentismo europeo, il teatro, la figlia di iorio, le laudi




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GABRIELE D'ANNUNZIO


IL DECADENTISMO DANNUNZIANO



Gli aspetti più significativi del decadentismo dannunziano sono:


  1. L'estetismo artistico, cioè la concezione della poesia e dell'arte come creazioni di bellezza, in assoluta libertà di motivi e di forme, sorto come reazione alle miserie e alle "volgarità" del Verismo.

  1. L'estetismo pratico, che ha un rapporto di analogia con l'estetismo artistico: anche la vita pratica deve essere realizzata in assoluta libertà, al di fuori e al di sopra di ogni legge e di ogni freno morale.

  1. L'analisi narcisisticamente compiaciuta delle proprie sensazioni più rare, sofisticate e raffinate.

  1. Il gusto della parola, scelta più per il suo valore evocativo e musicale che per il suo significato logico. Esso culmina i capolavori dell' ALCYONE. "Le due accezioni di decadentismo scrive W.Binni qui si distinguono: ALCYONE è il libro meno decadente di D'annunzio, se intendiamo con decadentismo malattia e perversione; è il più decadente, se si significa con decadentismo la nuova poetica come ricerca della musica".

  1. Il Panismo, ossia la tendenza ad abbandonarsi alla vita dei sensi e dell'istinto, a dissolversi e ad immedesimasi con le forze e gli aspetti della natura, astri, mare, fiumi alberi; a sentirsi, cioè, parte del TUTTO, nella circolarità della vita cosmica.

Tutto sommato, però, il decadentismo dannunziano ha carattere superficiale, sensuale e naturalistico, addirittura provinciale se lo si confronta con quello dei grandi poeti del decadentismo europeo.




RAPPORTI CON IL DECADENTISMO EUROPEO


E' vero che il D'annunzio assimilò le tendenze più appariscenti e superficiali del decadentismo europeo, come l'estetismo, il sensualismo, il vitalismo, il panismo, l'ulissismo ( inteso però come senso dinamico attivistico, come ricerca di esperienze sempre nuove ed eccezionali, e non in senso vittimistico, di perseguitato dal destino, come l'ulisse del Foscolo), ma ne ignorò il misticismo gnoseologico (ossia la concezione della poesia come strumento di conoscenza nel mondo ultra sensibile) ed il dramma della solitudine umana e dell'angoscia esistenziale. Tuttavia, nonostante questo limite vistoso, egli non solo divenne parte integrante del movimento decadente europeo, ma seppe creare un proprio stile di vita e di arte che va sotto il nome il nome di "Dannunzianesimo", un fenomeno culturale e di costume tanto diffuso che si può dire che è l'Italia largamente Carducciana della seconda metà dell' 800, successe, tra la fine dell' 800 e i primi del 900, un' Italia largamente Dannunziana nonostante l'accanita polemica degli oppositori e dei denigratori.


ASPETTI DI D'ANNUNZIO ROMANZIERE



Come romanziere, D'annunzio si libera gradatamente degli schemi del romanzo naturalista e psicologico ( presenti nelle prime opere) sotto l'influenza degli  scrittori russi Tolstoy e Dostoevoshij, e crea un nuovo tipo di romanzo, che si risolve in una sorta di lunga lirica in prosa, nella descrizione di sensazioni raffinate e di stati d'animo eccezionali, in uno stile elevato che rinuncia ai toni medi, tipici del romanzo moderno dell'800.



IL TEATRO



Al teatro il D'Annunzio si dedicò per invito dell'attrice Eleonora Duse con un programma ben preciso: quello di sostituire al realismo banale del dramma borghese un teatro di poesia, il cui, musica, danza e canto lirico creassero un'atmosfera reale attorno alle figure dell'eroe, tutti esseri eccezionali, super uomini. Anche per questo alcuni dei suoi drammi furono messi in musica dai più famosi musicisti del tempo, come Riccardo Zandonai (Francesca da Rimini), Ildebrando Pizzetti (la figlia di Iorio), Pietro Ma scanni (La Parisina), Claude Debussy (Le martyre de saint Sebastien). Altri drammi sono: La città morta, la gioconda, la gloria, la neve ecc. si tratta di opere enfatiche macchinose cerebrali, che svolgono drammaticamente i motivi dei romanzi, trasposti, però, in vicende storiche o mitiche.



LA FIGLIA DI IORIO



Per giudizio concorde della critica il capolavoro del teatro dannunziano è la Figlia di Iorio (1904), tragedia pastorale. La tragedia è ambientata nell'Abruzzo, un Abruzzo immobile, senza tempo e senza storia legato a superstizioni, usi e costumi immemorabili, che si tramandano inalterati di generazione in generazione. Questa collocazione remota il sentimento d'amore del poeta per la sua terra, contribuiscono ad avvolgere il dramma di un'atmosfera fiabesca e suggestiva,nonostante il potente realismo della vicenda.



LE LAUDI



Negli stessi anni in cui scriveva i romanzi e le tragedie, D'Annunzio compose la sua opera lirica più vasta e più celebre, le laudi del cielo, del mare, della terra e degli eroi, ispirata anch'esse, in gran parte, al mito del super uomo. Dovevano essere sette libri corrispondenti alle sette stelle della costellazione delle Pleiadi: Maya, Elettra, Alcione, Merope, Asterope, Taigete, Celeno. Ma il poeta ne scrisse solo quattro.


Maya è un poema a sfondo autobiografico, in quanto si presenta come una mitica trasfigurazione di un viaggio in Grecia realmente effettuato da D'Annunzio nel 1895. il poeta si rappresenta come il moderno ulisside, annunziatore di una nuova morale che riserva agli spiriti eletti il diritto di godere le gioie del mondo esaltate dalle conquiste del progresso.

Elettra contiene la celebrazione di poeti (Dante), artisti (Verdi, Bellini, Segantini) ed eroi della patria (Garibaldi) e la rievocazione delle glorie delle "città del silenzio"(Ferrara, Pisa, Ravenna, Lucca ). Sono le città italiane, che, avendo un passato glorioso, aspettano, raccolte nel silenzio che risorga la nova Italia a rinnovare la gloria antica. L'ispirazione collettiva dei primi due libri delle Laudi ci rivela un D'Annunzio esplicitamente come il poeta - vate del futuro dell'Italia "Imperiale".


Alcyone è il poema del sole e dell'estate in cui il D'Annunzio trasfigura e rappresenta liricamente momenti e sensazione dell'estate 190, trascorsa in Versilia. È giustamente considerato il capolavoro del D'Annunzio. Qui scompaiono l'enfasi, la tensione e la retorica reboante delle altre raccolte e la parola si fa musica e canto.


Merope contiene le canzoni e le gesta d'oltre mare, composte per la guerra di Libia.


Dopo la morte del poeta fu pubblicato un quinto libro delle Laudi, Asterope, che comprende i canti della guerra latina, composti durante la 1°guerra mondiale.



LE OPERE DELLA  MATURITA'



Tra le ultime opere del D'Annunzio ricordiamo le pagine autobiografiche raccolte in alcuni volumi, tutte notevoli perché ci rappresentano un D'Annunzio "diverso", più intimo, più sincero, più umano. Caduti gli orpelli fastosi e rutilanti delle opere giovanili, la parola si fa scarna, essenziale, incisiva, tutta vibrante della dolente e penosa umanità del poeta. Gli scritti più significativi di questa svolta sono : la contemplazione della morta (1912), il notturno (1921), le faville del maglio (1924-1928), il libro segreto (1935)




IL NOTTURNO



Il più famoso è il notturno, che raccoglie meditazioni e fantasie del poeta, convalescente per una ferita all'occhio destro, in seguito ad un incidente di volo, durante la guerra mondiale.

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