L'ORGOGLIO
DI ESSERE UMILI
"Di solito gli uomini quando sono tristi non
fanno niente: si limitano a piangere sulla propria situazione. Ma quando si
arrabbiano, allora si danno da fare per cambiare le cose."Malcom X
E' questo uno dei
più grandi assiomi della storia; quella storia che da sempre ci mostra umili,
derelitti, oppressi emarginati dalla società e ignorati dal potere costretti ad
esistere e non più a vivere. Li abbiamo visti trasportare massi sotto le
frustate, nel periodo egizio e ridotti a schiavi in quella Grecia che sarebbe
diventata la culla della nostra civiltà. Erano loro che divertivano i potenti
nel grande Impero Romano e quelli che morivano di malattie,pieni di
superstizioni nel Medioevo. E ancora li abbiamo ritrovati nel Seicento, quegli
umili di cui parlò Manzoni nel suo "Promessi Sposi", maltrattati, derisi e
abbandonati da tutti, forse anche da quel Dio in cui credevano ciecamente. Poi
venne il XIX° secolo e qualcosa iniziò a cambiare. La tecnologia aveva
apportato delle imponenti innovazioni, erano nate le fabbriche che richiedevano
manodopera e i contadini si videro costretti ad abbandonare le campagne per
recarsi in città. Costretti a orari di lavoro massacranti, chiusi in ambienti
bui e insalubri gli operai impararono a vivere a stretto contatto fra di loro,
impararono a confrontarsi e si resero ben presto conto, di fare parte di una
classe sociale che poteva diventare forte se animata dalla rabbia di secoli di
prevaricazioni. Fu forse quello il momento in cui gli umili smisero di piangersi
addosso e passarono all'azione. E forse ha ragione Malcom X, fu la rabbia, la
passione che permise a quegli uomini di cambiare così radicalmente le cose. Gli
operai erano ormai coscienti dell'importanza che aveva il loro ruolo
all'interno delle fabbriche ed iniziarono a scioperare chiedendo condizioni
migliori, nacquero i sindacati e poi i primi partiti socialisti, portabandiera
di quella classe che ormai pretendeva un ruolo anche in politica. Ben presto i
governi di destra, conservatori e tradizionalisti, persero ogni tipo di
consenso da parte del popolo e si videro costretti ad accordare concessioni se
non addirittura a cedere il potere alla nuova classe emergente. L'unica
prospettiva per portare a compimento questo progetto era la rivoluzione, attraverso
mezzi legali o violenta questo non aveva importanza, ma andava esercitata per
portare a un deciso cambiamento.
I temi che il 1800
ci propone sono gli stessi che animavano Manzoni, autore, come abbiamo
anticipato, del famoso capolavoro"I promessi sposi" che ha come protagonisti
gli umili del 1600. Per Manzoni gli oppressi della società dovevano avere
fiducia nella Provvidenza e in Dio che sta sempre dalla parte dei giusti. Per
questo motivo l'unica cosa che essi potevano fare era seguire una vita retta,
lontana dai guai e dagli intrighi delegando il potere ad un'autorità ed
investendo la chiesa del ruolo di mediatrice. Questo concetto viene ripetuto
più volte all'interno del romanzo, soprattutto dal personaggio di Agnese,
"saggia" popolana, secondo la quale solo la provvidenza può aiutare i deboli e
viene ribadito alla fine del romanzo, nel "sugo della storia", quando Manzoni
ci dice che nonostante tutti gli sforzi le cose non possono cambiare, gli umili
possono stare solo con gli umili, al di sotto dei potenti ed eternamente
ultimi. Egli dunque non crede che si possa operare un cambiamento ma
soprattutto non ha fiducia nelle rivoluzioni poiché teme la folla che per lui
rappresenta la follia, la perdita di controllo totale, la "bestia" indomabile
che porta alla distruzione. Manzoni è un cristiano convertito da adulto che
vorrebbe coinvolgere tutti nell'esperienza religiosa che lo ha toccato ma non
si rende conto del profondo bigottismo che pervade i suoi discorsi. Non capisce
che la provvidenza e lo stesso Dio non hanno mai sfamato nessuno, che i
cambiamenti sono possibili ma vanno desiderati, bramati con tutta la forza per
far sì che si avverino e l'unico modo è la Rivoluzione, la mobilitazione della
folla, la rabbia che si trasforma in azione. Manzoni è un uomo di ceto medio
che scrive, seduto nella sua villa di Brusaglio in Brianza e blatera di cose
che probabilmente ha solo visto di sfuggita. Parla di poveri e lui è ricco,
parla d'oppressi e non sa cosa sia l'oppressione, parla della provvidenza che aiuta
ma poi ci mostra, alla fine del romanzo, che in questa vita sono gli uomini e
non Dio a decretare chi merita rispetto. Ed è in questa vita che si ha fame e
si soffre, non in quella del cielo. Con Manzoni la religione diventa veramente
l'oppio del popolo come diceva Marx poiché viene utilizzata come contentino da
dare quando gli umili, gli emarginati iniziano a protestare per la loro
condizione. Allora si dice che chi soffre in questa vita verrà glorificato
nella prossima, che i tiranni saranno giudicati da Dio e pagheranno per il male
fatto mentre i deboli che hanno seguito la retta via riceveranno la vita
eterna. Queste cose nell'800 non sono più bastate e finalmente le persone
comuni hanno iniziato firmare delle pagine importanti di storia. Perché bisogna
ammetterlo, prima di questo periodo, il passato non è mai stato scritto dal
popolo ma solo da quei pochi che detenevano il potere. Purtroppo nei libri di
storia compare sempre e solo il nome del Re che ha vinto una guerra, mai di
quei soldati che sono morti combattendola. E' una realtà di fatto che è stata
posta in essere dal popolo stesso che, per secoli, si è limitato a piangere su
se stesso senza lottare per cambiare le cose. Gli umili non sono mai stati
delle vittime, lo hanno dimostrato con la Rivoluzione Francese, con la nascita
dei sindacati e dei partiti socialisti nell'800 e lo dimostrano tutt'ora quando
scendono in piazza per protestare, per far valere i loro diritti. I popoli
passivi vanno condannati, il silenzio è uguale alla morte perché è sempre
possibile fare qualcosa. Ce lo hanno dimostrato gli operai che oggi, dopo 100
anni, possono dire di aver vinto; ce lo hanno dimostrato le donne che
scendevano in piazza chiedendo il diritto di voto e che oggi siedono all'ONU.
Ma soprattutto ce lo dimostrano quando non si fermano, quando chiedono di più e
continuano a battersi mostrandoci che Manzoni sbagliava tutto, che le cose si
possono cambiare senza bisogno di scomodare Dio e la provvidenza ma
semplicemente grazie alla forza dell'uomo.