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Grazia Deledda nacque a Nuoro nel 1871 e già all'età di 19 anni capì che la scrittura le avrebbe dato notorietà. Ella scrisse molti romanzi, quasi tutti di influenza verista, come "Canne al vento", "Marianna Sirca" ma uno dei romanzi più belli risulta essere "L'edera", scritto nel 1908 e basato sulla vita e in particolare sulla decadenza del patriziato sardo agli inizi del ventesimo secolo.
Protagonista della vicenda è la <<figlia di nessuno>> Annesa,adottata dalla nobile famiglia Decherchi quando era bambina e aiutante all'interno della sua famiglia adottiva. Annesa è una donna di quarant'anni dalla <<grazia infantile>> che è fidanzata da lungo tempo con Gantine, fratellastro di Paulu(il più giovane dei Decherchi).Paulu è innamorato a sua volta di Annesa che è oramai divenuta la sua amante. Personaggi non meno importanti sono gli altri membri della famiglia Decherchi, in particolare zio Zua, don Simone(nonno di Paulu), donna Rachele (madre di Paulu) e la piccola Rosa, la figlia che il giovane Paulu aveva avuto da donna Kallina, poco prima che questa morisse. La vicenda si svolge tra Barunei, la città sarda dove risiedono i Decherchi e gli <<oscuri luoghi>> della macchia mediterranea in cui si nasconderà Annesa.
Zio Zua era un vecchio militare che disponeva di una grande quantità di denaro ma per avarizia si rifiutò di aiutare i suoi parenti che erano sull'orlo della rovina; la causa principale di questo suo rifiuto era Paulu, considerato da lui la vera causa dello sfacelo della famiglia, a causa del suo vizio per il gioco e per le feste. L'avaro zio inoltre soffriva di asma e già da molto tempo aveva stabilito che tutto il suo denaro,al momento della sua morte, sarebbe stato ereditato dalla piccola Rosa, l'unica innocente di quella famiglia. Paulu, resosi conto dello stato in cui si trovava la sua famiglia, aveva già pensato molte volte al suicidio e di questo suo proposito ne era a conoscenza solo Annesa, fidanzata con Gantine ma innamorata del padrone, del quale era divenuta l'amante. Un giorno Paulu confidò alla sua amata che forse sarebbe riuscito a trovare i soldi necessari per salvare dalla rovina i suoi famigliari : si sarebbe recato ad Ozieri dove la sorella del parroco del paese gli avrebbe dato il denaro necessario. Purtroppo,giunto nel paese designato, Paulu si accorse che Zana, la sorella del parroco, era una donna <<equivoca>> e che quindi non si sarebbe mai abbassato a chiedere del denaro ad una donna del genere; si ripresentò nuovamente nella mente di Paulu il pensiero suicida, questa volta più nitido che mai: la sua morte avrebbe permesso a zio Zua di poter dare alla famiglia il denaro necessario. Tuttavia un'altra occasione si presentò per Paulu che, deciso a salvare l'onore della sua nobile famiglia, affermò che se non trovava il denaro non avrebbe più fatto ritorno a casa. Nel corso del lungo viaggio di Paulu, Annesa aveva meditato più volte sul come poter aiutare il suo amato e l'unica occasione che le si presentò avvenne nel corso di una notte temporalesca. Il vecchio zio Zua era solito svegliare Annesa nel corso della notte per chiederle un bicchiere d'acqua o un qualche aiuto per poter calmare il suo asma e ogni volta che si rivolgeva a lei lo faceva con arroganza e maleducazione; ma lei oramai si era abituata. Nel corso di quella notte le sembrò che zio Zua stesse peggio del solito e le parse addirittura che fosse morto. Questa sensazione le fece comprendere che l'unico modo per salvare Paulu era quello di uccidere il <<vecchio asmatico>> e far sapere a Paulu della morte dello zio il più presto possibile. Un'altra volta il vecchio si rivolse maleducatamente ad Annesa la quale trovò il coraggio e si precipitò contro il vecchio mettendogli le mani intorno al collo e dopo pochi secondi sentì morire sotto le sue mani il vecchio. Poco dopo l'omicidio, nel corso della stessa notte, Paulu ritornò con il denaro necessario ma Annesa non riuscì a confessargli l'atroce delitto che aveva commesso. Per Paulu le speranze di ritornare ad una vita migliore erano tante e aveva addirittura pensato di sposare Annesa una volta saldato il debito; Annesa non riusciva più a credere a Paulu che l'aveva anche allontanata dalla fede in Dio, l'unico rifugio ormai lontano che questa poteva trovare in seguito al suo terribile atto. Paulu invece credeva che questa sua fortuna fosse da attribuire, per la prima volta, a Dio il quale gli aveva anche permesso di trovare un lavoro nelle miniere.
Il mattino seguente fu Annesa stessa ad avvisare i Decherchi della morte del vecchio, fingendo di non averlo sentito chiamare durante la notte e di averlo trovato morto all'alba. La notizia circolò velocemente a Barunei dove le malelingue attribuivano la morte del vecchio a Paulu. Intanto i carabinieri erano alla ricerca dell'omicida e interrogavano continuamente i Decherchi. In Annesa si fecero vivi i momenti dell'omicidio ed ella decise immediatamente che la cosa migliore sarebbe stata abbandonare la sua famiglia adottiva e scappare. Per il suo progetto ottenne l'aiuto di un vecchio pastore da sempre a lei fedele, zio Castigu, che si propose di nasconderla dapprima in casa sua e successivamente in quei <<luoghi oscuri ma necessari per difendere una povera donna>>della macchia mediterranea. Il pastore chiese l'aiuto del parroco di Barunei, prete Virdis che da quel momento in poi riuscì a portare Annesa nuovamente sulla via della cristianità e a convincerla di confessare tutta la verità; avrebbe dovuto fare come l'edera, che non può vivere senza il suo tronco, cioè senza la sua famiglia e quindi salvare i suoi benefattori. Annesa promise di non recarsi mai più a Barunei, per non incontrare Paulu e per trovare un posto migliore dove vivere e poter assistere gli ammalati che veramente hanno bisogno di un albero per arrampicarsi come l'edera. Grazie a prete Virdis Annesa riuscì a trovare un'occupazione presso una famiglia borghese di Nuoro, ma le informazioni circolarono anche a Barunei e di queste ne venne a conoscenza anche Paulu, che oramai non amava più Annesa ma era sempre più convinto a sposarla per rimorsi, poiché ella aveva ucciso zio Zua per salvarlo. Così la donna decise di incontrare Paulu per un'ultima volta e spiegargli ciò che sarebbe stato della sua vita da lì in avanti: disse che sarebbe andata presso un'altra famiglia e che l'edera che essa rappresentava stava ormai soffocando l'albero dei Decherchi e che dunque era meglio che fosse stata strappata. Paulu insistette ma dovette cedere e lasciarla andare. Non appena la famiglia nuorese venne a conoscenza della storia di Annesa, la rifiutò e la donna da quel momento passò di famiglia in famiglia non senza essere maltrattata, finché un giorno non venne presa a servizio da un canonico chiamato Don Farfalla e riuscì ad espiare i suoi peccati assistendo i moribondi. Nonostante la voglia di Annesa di stare lontano dalla sua vecchia famiglia adottiva, Donna Rachele, oramai avanti negli anni la prega di ritornare da loro, poiché Don Simone era morto, Rosa molto malata e Paulu malato di tifo. Annesa accettò e dopo poco tempo fu costretta a sposare Paulu ma sentì che la sua vera opera di pietà cominciava proprio in quel momento: ella si sarebbe chiamata Annesa Decherchi e quindi l'edera si sarebbe riallacciata all'albero e lo avrebbe pietosamente ricoperto con le sue foglie poiché oramai il tronco era morto.
Il linguaggio utilizzato dalla Deledda non è di difficile comprensione: i dialoghi sono brevi e molto frequenti soprattutto nella parte relativa all'incontro tra Annesa e prete Virdis. Vi sono molti riferimenti alla Sardegna, dai nomi dei paesini ai proverbi e alle canzoni sarde, riportate in dialetto. Il romanzo è ricco di descrizioni paesaggistiche, soprattutto in riferimento alla casa dei Decherchi e alla macchia mediterranea.
Questo romanzo mi è piaciuto abbastanza soprattutto perché ancora una volta ho potuto comprendere che spesso le persone abbandonano un valore a cui tengono molto per l'amore di altre persone che invece non tengono per niente al medesimo valore, come la religione; il rapporto tra Annesa e Paulu ha portato la donna a discostarsi dalla fede solo perché l'uomo che credeva di amare più di ogni altra cosa era ateo e attribuiva lo sfacelo della famiglia a Dio. La religione è una tematica molto importante in tutto il romanzo e solo l'omicidio e il successivo ritorno di Annesa alla vita cristiana la riportano sulla giusta strada.
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