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L'alfabeto sanscrito
Lo studio sistematico del sanscrito fu intrapreso nella seconda metà del XVIII secolo, come già detto in precedenza, da William Jones durante la sua permanenza a Calcutta.
Come vediamo dall'immagine, le lettere di questo alfabeto sono legate tra loro da una linea orizzontale che sottolinea la linearità dei significanti, alla quale sembrano "attaccate come panni su un filo" (Garcia Marquez "Cent'anni di solitudine")). In alcuni casi, la linea può collegare un intero sintagma (linearità del significante e parallela congruenza del significato).
L'alfabeto sanscrito è frutto di veri e propri linguisti dell'antichità, pertanto l'ordine e la classificazione delle lettere non è per niente casuale. Gli studi grammaticali sanscriti risalgono almeno al V secolo a.C. e sono molto accurati.
L'alfabeto sanscrito è diviso in :
10 vocali che comprendono a, i u, e le corrispettive lunghe a, , ;
r e l vocaliche (indicate con un puntino sotto), che possono cioè fungere da vocali (definite pertanto contoidi intensi), come nel caso della l nell'inglese little 'lɪtl/. Vengono anch'esse accompagnate dalle corrispettive lunghe.
4 dittonghi 2 brevi (e, o) e 2 lunghi (ai, au)
33 consonanti divise in 8 serie. Le 5 serie di occlusive sono elencate secondo il luogo di articolazione, dal fondo del palato (velari) fino alle labbra (labiali); ciascuna di queste 5 serie comprende in successione la consonante sorda, la sorda aspirata, la sonora, la sonora aspirata e la nasale. Le cacuminali comportano una retroflessione della lingua, come nel siciliano "padda" o "cavaddu".
Le 3 serie di fricative (sibilanti, semivocali e aspirate) sono anch'esse ordinate secondo il punto di articolazione.
L'ordine sopra elencato corrisponde proprio a quello in cui le lettere sono disposte nell'alfabeto. Esso ha dunque un ordine di esecuzione ben preciso, e ogni suono viene pronunciato appoggiandolo alla vocale "a".
La grammatica indiana infatti - contrariamente a quella greco-latina che curava principalmente la sintassi - ha puntato gran parte della sua attenzione sulla fonetica.
Le due specie di radici di Bopp
Franz Bopp, fondatore della grammatica comparata, sosteneva che le parole sanscrite ( e quindi quelle delle lingue col sanscrito confrontabili, le lingue indoeuropee) abbiano due radici: una verbale, che esprime oggetti, qualità o eventi (in pratica nomi, aggettivi o verbi) e non è indipendente; e una pronominale, che esprime il rapporto tra radice verbale e soggetto parlante. Tutti i significati delle desinenze, verbali o nominali che siano, sono legati al soggetto parlante (es. in da-da-mi, mi si ricollega al pronome).
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