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La migliore sintesi critica mi pare quella data da Chadwick (ètudes sur rimbaud, Paris, 1960): "Se si procede ad un attento esame delle immagini connesse per Rimbaud ai vari colori, ci si rende conto che ogni serie si raggruppa attorno a un'emozione, e cioè che certe immagini sono legate ad un certo colore non direttamente, ma grazie alla mediazione dell'emozione associata a questo colore". Il nero è per tutti un colore funebre, prosegue il ciritco inglese, donde le immagini; il bianco è freschezza e purezza; il rosso, splendore e violenza (pourpres potrebbe indicare anche i colori del tramonto); per l'O, è piuttosto la forma della lettera che sembra aver determinato le sensazioni mistiche (tromba, cerchio dell'universo, occhi) dato che il blu e' il colore dei cieli qui enarrant gloriam Dei; il verde è un colore riposante, sempre associato alla quiete (paix) "suggerita dal lento movimento ritmico evocato da cycles e da vibrements divins des mers virides, come anche dall'immagine dei patis semés d'animaux e dal quel dotto sprofondato in una calma meditazione". In conlcusione: "Il suono delle vocali non fain sostanza precisare ed esagerare quello delle correspondances. Laddove Baudelaire si limita alla timida nozione generale che i colori e i suoni si rispondono, R. va più lontano." Precisando quale sensazione è suggerita da ogni colore.
Arthur Rimbaud - Disordine dei sensi
Riportiamo alcune prose tratte da "Una stagione all'inferno" e da "illuminazioni" (raccolte entrambe composte negli anni 1872-74). Si tratta comunque di "prose" particolari, sia perché internamente regolate, di frequente da esigenze di musicalità e da andamenti strofici che sono propri della poesia, sia perché fondate su rapporti analogici, sulla violazione dei nessi logici e delle caratteristiche tipiche della realtà o della verosimiglianza. Siamo di fronte cioè a folgorazioni che colgono aspetti inediti della realtà la stravolgono e la ricreano (come farà tanta pittura del Novecento)
Mattino (da "Una stagione all'inferno)
Non ho forse avuto una volta una giovinezza amabile, eroica, favolosa, da scrivere su fogli d'oro, - troppa fortuna! Per quale delitto, per quale errore mi sono meritato la mia debolezza attuale? Voi che pretendete che le bestie scoppiano in singhiozzi di dolore, che i malati disperano, che i morti fanno brutti sogni, tentate di raccontare la mia caduta e il mio sonno. Io, non so spiefarmi meglio del mendicante con i suoi perpetui Pater e Ave Maria. Non so più parlare! Eppure, oggi, credo di aver terminato la relazione del mio inferno. Era davvero l'inferno; l'antico quello di cui il figlio dell'uomo aprì le porte. Dallo stesso deserto, la stessa notte, sempre i miei occhi stanchi si ridestano alla stella d'argento, sempre, senza che si commuovano i Re della vita, i tre magi, il cuore l'anima, lo spirito. Quando andremo dunque, al di là delle spiagge e dei monti, a salutare la nascita del lavoro nuovo, la nuova saggezza, la fuga dei tiranni e dei demoni, la fine della superstizion, ad adorare -per primi!- Natale sulla terra! Il canto dei cieli, la marcia dei popoli! Schiavi, non malediciamo la vita.
Carreggiate (da "Illuminazioni")
A destra l'alba estiva desta le foglie e i vapori e i rumori di quest'angolo del parco , e le scarpate a sinistra mantengono la loro ombra viola le mille svelte carreggiate della strada bagnata. Sfilata di fantasmagorie. Infatti: carri carichi di animali di legno indorato, di pennoni e di teli variopinti, al gran galoppo di venti cavali da circo pezzati, e i fanciulli e gli uomini sopra le bestie più sbalorditi ve; -venti veicoli, bozzati, pavesati e inghirlandati come carrozze antiche o fiabesche, zeppi di fanciulli agghindati per una pastorale suburbana. - Anche bare che, irte di pennacchi d'ebano sotto i baldacchini color della notte, filano al trotto delle grandi giumente azzurre e nere.
Marina
I carri d'argento e di rame-
Le prue d'acciaio e d'argento-
Battono la schiuma,-
Sollevano i ceppi dei rovi.
Le correnti della landa,
Ei solchi immensi del riflusso,
filano circolarmente verso est,
verso i pilastri della foresta, -
verso i fusti del molo
Investito in un angolo da turbini di luce.
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