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Romanzo breve edito nel 1945 all'inizio della carriera di Moravia che gli valse il suo primo premio letterario. In esso la storia di un'iniziazione sessuale: da una parte un ragazzo di tredici anni che è ancora bambino, dall'altra la madre, vedova, ma ancora fiorente e desiderosa di vivere. Durante una vacanza al mare i loro rapporti si guastano, si corrompono d'inquietudine e per il ragazzo sarà necessario approdare ad un'autentica crisi, una lacerazione che gli consentirà di ripartire poi a ricomporre il mondo, a farsi una ragione della vita.
In apertura il ragazzo ci appare fiero e geloso della madre con la quale vive alcuni giorni di un'estate al mare. Poi, mentre l'azione si svolge, geloso o infelice. La madre, infatti, ha fatto amicizia con un bellimbusto del luogo dando vita ad una tempesta che, in termini infantili, si addenserà e scoppierà improvvisa nel cuore di Agostino in un giro di breve tempo. A peggiorare la situazione, una latro fatto di non minor importanza: l'incontro di Agostino con una banda di ragazzi popolani, Berto, Tortima ed altri; tra questi, simbolo di depravazione e deus ex machina di ogni azione e pensiero spietati e volgari, il bagnino esadattilo (con sei dita) e omosessuale, Saro, con il suo piagnucoloso amante, il negro Homs.
Proprio questa banda nel modo più brutale, attraverso gesti espliciti e mimici di rappresentazione, darà consapevolezza ad Agostino di quella realtà del sesso che prima era rimasta come sepolta al fondo della sua coscienza.
Poi, agli occhi di Agostino, tutto parrà inspiegabilmente diverso: la figura, i gesti della madre si presentano al ragazzo accompagnati da fantasie erotiche, pur non trattandosi di una perversione, ma di un'attenzione morbosa che tende all'accertamento dei fatti narrati, ed ha in sé il senso di una rivalsa: il rancore di chi si rende conto di essere stato fino ad allora ingannato. Dall'altra parte la madre, ora madre e donna al tempo stesso, specie nelle sue noncuranti esibizioni domestiche (per lei Agostino rimane sempre il ragazzino innocente dei tredici anni), ella è la sola donna che il fanciullo abbia modo di avvicinare.
Sarà appunto questa sovrapposizione della donna alla madre, con il pericolo di cedere ad un desiderio edipico, che spingerà Agostino a varcare la soglia del casa chiusa del paese. "Conoscer una di quelle donne voleva dire tagliare definitivamente il sottile legame di sensualità sviata e torbida che tuttora lo univa alla madre." Respinto a causa dei pantaloni corti, Agostino viene bruscamente ribattuto in questa sua nuova solitudine di adolescente consapevole, e il romanzo termina senza un'apparente soluzione:
"Perché vuoi partire?" ella gli domandò ancora, "non stai bene con me?"
"Tu mi tratti sempre come un bambino," disse ad un tratto Agostino, non sapeva neppure lui perché.
La madre rise e gli accarezzò la guancia. "Ebbene, d'ora in poi ti tratterò come un uomo va bene così? E ora dormi è molto tardi."
Ella si chinò e lo baciò. Spento il lume, Agostino la sentì coricarsi nel letto.
Come un uomo, non poté fare a meno di pensare prima di addormentarsi. Ma non era un uomo; e molto tempo infelice sarebbe passato prima che lo fosse.
A fianco della tematica sessuale, nel libro è entrata per la prima volta, la realtà delle classi. Ecco dunque da un lato il proletariato (la banda del Saro) pieno di invidia, di amarezza e di crudeltà verso il borghese ricco (Agostino) e, dall'altra, il configurarsi di un'alienazione ai primi sintomi, quella appunto del borghese Agostino che, malgrado ogni sforzo, non potrà regredire a farsi popolano, e infatti, alla fine, sarà ributtato proprio nel suo originario ordine sociale.
Ma se per Agostino un più concreto e vitale contato con la realtà pare possibile solo attraverso il mondo della banda, quegli stessi ragazzi, temibili e violenti, ai margini della legge, sono poi a loro volta, se pure in modo diverso, anzi del tutto contrario a quello di Agostino, essi stessi alienati dalla vita. Attraverso la dura lotta per l'esistenza, ognuno di quei ragazzi si è fatto nemico a se stesso, agli altri, alla natura. Tutti, poi, pieni di invidia che è diventata odio e rancore tenace contro chi come Agostino già vive, e senza merito, nel loro "paradiso sconosciuto", l'"inferno borghese".
Ancora nei termini dell'odio-sarcasmo della banda, la scoperta di Agostino di un'altra alienazione a due facce: la propria assoluta ignoranza, dovuta ad un'educazione sbagliata circa le cose del sesso, e la degenerazione, sempre rispetto al sesso, dei ragazzi della banda: per i quali quella che dovrebbe essere la purezza lawrenciana del sesso è naturalmente ridotta a motivo di discorso osceno.
Quindi Agostino fallisce, sul piano dei rapporti diretti col suo prossimo, e infatti la sua storia finirà proprio con la solitudine che nasce dall'alienazione da ogni rapporto concreto e fattivo con gli altri.
Ma ora gli è apertamente offerta la dimensione del sogno: di quel "paese innocente" che sarà da ora innanzi il suo rifiuto, ma anche il suo rifugio. E che sarà la dimensione nuova del Moravia migliore:
Chissà che forse, camminando sempre diritto davanti a sé, lungo il mare, sulla rena bianca e soffice, non sarebbe arrivato in un paese dove tutte quelle brutte cose non esistevano. In un paese dove sarebbe stato accolto come voleva il cuore, e dove gli sarebbe stato possibile dimenticare tutto quanto aveva appreso, per poi riapprenderlo senza vergogna né offesa, nella maniera dolce e naturale che pur doveva esserci, e che, oscuramente, presentiva.
Appunti su: la figura del saro Agostino, |
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