IL MALE: QUEL NULLA CHE
AFFASCINA
L'uomo, per natura, è solito ignorare il
significato intrinseco delle proprie azioni. Impegnati nel raggiungimento delle
numerose e valide mete che senza sosta ci poniamo per dare senso al nostro
vivere, spesso non diamo valore alle scelte che in ogni istante siamo costretti
a fare. Eppure, se ci fermassimo anche solo per un momento a pensare al valore
di ciò che stiamo facendo, ci renderemmo conto del fatto che ogni nostro
singolo movimento, ogni nostro singolo pensiero e ogni nostra singola parola
possono rientrare in due opposte categorie: il Bene e il Male. Perfino i gesti
più banali, cioè quelli che tutti i giorni compiamo senza nemmeno accorgercene,
sono associabili all'una o all'altra: preparare il pranzo è bene, mangiarsi le
unghie è male, fumare è male, mettere in ordine la propria stanza è bene,
eccetera. Certamente, se noi cercassimo di stabilire la bontà o la malvagità di
ogni nostro atto, finiremmo per impazzire (cosa che sarebbe chiaramente male).
Per questo motivo ci limitiamo a definire buone tutte quelle azioni che sono
moralmente positive, mentre chiamiamo cattive tutte quelle che vanno contro la
morale propria della nostra comunità. Sulla base di queste affermazioni il bene
e il male sembrerebbero essere strettamente legati all'etica. Tuttavia, se
consideriamo alcuni casi limite, possiamo individuare notevoli contraddizioni
in ciò. Uccidere, ad esempio, è sicuramente considerato dalla cultura
occidentale il crimine più turpe di cui un uomo possa macchiarsi; al contrario,
uccidere per difendere la propria vita o quella di altri in situazioni estreme,
come la guerra, si può non considerare tale. Dunque lo stesso atto, a seconda
del contesto in cui avviene e della finalità che lo determina, può assumere due
valori opposti. Il male assoluto allora non esiste? Su quali basi possiamo
definire un'azione malvagia? Il male è tutto ciò che non rientra nell'ambito
dell'etica? E' lecito giustificare il male? Su queste domande si sono affannati
filosofi di ogni tempo e paese, cercando di volta in volta di dare una
spiegazione che contenesse la risposta adeguata ad ognuna di esse. La questione
del male, ad ogni modo, ha sempre costituito la spina nel fianco di tutti i
sistemi filosofici fino ad ora elaborati; il suo carattere ambiguo e scandaloso
lo rende difficile da definire e interpretare razionalmente. La ragione, arma
unica della filosofia, non può che tremare di fronte alla forza di qualcosa che
non dovrebbe essere e che paradossalmente è radicato nel profondo dell'animo
umano. E' proprio per questo motivo che i filosofi hanno elaborato i più
ingegnosi stratagemmi con lo scopo unico di tappare quel buco nero e
terribilmente profondo che inevitabilmente andava ad intaccare i loro
ragionevolissimi sistemi: male come principio divino, male come non essere,
male come apparenza, male come oggetto del volere. Tutte queste geniali
definizioni non sono altro che umane reazioni al timore per qualcosa di
inspiegabilmente concreto: il male ci riguarda tutti.