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JEAN-JACQUES ROUSSEAU
E' considerato il massimo rappresentante della pedagogia del 700 l'anticipatore, l'iniziatore della vera pedagogia moderna.
Per Rousseau è più importante il sentimento che l'intelletto. E' per cui è un'illuminista molto atipico, su certe posizioni è più vicino al Romanticismo che non all'Illuminismo.
Nasce in Svizzera nel 1712 ed ebbe una vita travagliata. Fu abbandonato, fu cresciuto da uno zio, poi da un prete che a sua volta lo mandò a lavorare da un uomo molto violento, scappò. Viaggiò a piedi per tutta l'Europa, fu preso sotto l'ala protettiva di una donna, questo gli permise di studiare. Passò dalla religioni cattolica al calvinismo poi nuovamente a quella cattolica. Sposò una donna di umilissime origini dalla quale ebbe 5 figli. Ironia della sorte i figli non li educò Rousseau perché vennero cresciuti in un orfanotrofio. (Per questo motivo fu poi molto criticato da Voltaire)
Nel 1749 pubblica quello che caratterizzerà il suo pensiero. L'Accademia di Digione aveva indetto un concorso sul tema il progresso delle arti e delle scienze crea veramente progresso nella vita dell'uomo?.
In quel periodo tutti scrivevano qualcosa a favore del progresso, si era in pieno illuminismo.
Vinse Rousseau con una teoria completamente opposta agli altri. Secondo Rousseau l'uomo è buono e felice per natura, ed è la civilizzazione che l'ha corrotto distruggendo la sua primordiale felicità. Schierandosi così contro i suoi amici filosofi, i quali Voltaire in primis, esaltavano il lusso e il progresso materiale, visto positivamente come base sine qua non di uno sviluppo morale e fautore di felicità futura.
Questa tesi piacque molto e fu invitato a scrivere un altro articolo per spiegare meglio le sue teorie e le sue posizioni.
Molto sinteticamente il pensiero di Rousseau parte in origine le tribù primitive umane vivevano in una sorta di comunismo originario, gli uomini erano pochi e la terra era tantissima. La terra era a disposizione di tutti e non vi era una divisione della stessa. Nel corso della storia però gli uomini cominciano ad appropriarsi di parti del terreno comune delimitando delle parti. E' ovvio che gli uomini che arrivarono per ultimi non ebbero altro che lavorare per i proprietari terrieri perché non vi erano più terreni coltivabili a disposizione.
Rousseau sostiene che la proprietà privata è all'origine di tante discriminazioni sociali tra chi ha e chi non ha. Si identifica nel fatto che la persona migliore è quella che ha e quella povera non vale nulla.
Quindi le prime ingiustizie e discriminazioni sociali nascono, secondo Rousseau, dalla suddivisione dei terreni e quindi alla nascita delle proprietà private.
Idealmente bisognerebbe tornare ad una condizione di comunismo secondo Rousseau. Comunque si rende anche conto che è un'utopia perché è impossibile annullare ciò che si è arrivato ad avere e tornare a quella condizione originale.
Non potendo ritornare ad una condizione iniziale, bisogna fare i conti con quello che si ha e si deve cercare di migliorare la situazione.
Nella prima grande opera, IL CONTRATTO SOCIALE, Rousseau ipotizza uno
Stato di piccole dimensioni perché più facile da gestire. Ipotizza, l'elezione
a furor di popolo, una figura sovraordinata alle altre il quale dovrà
rappresentare veramente la volontà generale come somma di tutte le volontà, una
volontà generale a cui sottomettersi e con cui fare un patto perché
Rousseau ritiene che per creare questa volontà unanime bisogna partire dalle basi, lavorare sui bambini per rigenerare la società degli adulti. Bisogna lavorare a livello educativo.
Dopo il CONTRATTO SOCIALE nasce la seconda grande opera che è L'EMILIO. Forse la più conosciuta opera della pedagogia della storia. E' composta da 5 volumi. E' attraverso la storia romanzata di Emilio che Rousseau passa tutti i concetti educativi.
E' praticamente la storia di un bambino, Emilio, che è educato in campagna dal suo tutore JEAN-JACQUES.
Racconta nei dettagli la crescita di un giovane ragazzo chiamato appunto Emilio, cresciuto in campagna, il luogo che, per lui, è maggiormente congeniale alla natura umana, diversamente dalla città, dove rischierebbe di apprendere unicamente cattive abitudini sia dal punto di vista fisico che morale. Obiettivo dell'educazione, dice Rousseau, è come imparare a vivere, e questo si ottiene seguendo un guardinao in grado di mostrare la strada per un vita buona.
Ogni libro è dedicato ad una fase della vita di Emilio. L'età adulta di Emilio è raccontata nella novella di Héloise.
Quali sono i principi fondamentali della pedagogia di Rousseau?
Educazione secondo natura che significa non solo educare il bambino in un'ambiente naturale, spontaneo, lontano dalla civiltà ma significa anche un'educazione che rispetti la naturalità, la spontaneità del bambino. Non bisogna forzare i tempi ma aspettare che sia il bambino a lanciare un segnale. Bisogna adattarsi alle caratteristiche del bambino (in questo anticipa Piaget e altri);
educazione negativa ossia un'educazione che non inculca alcuna virtù, ma previene il vizio; non insegna la verità, ma preserva dall'errore consentendo il libero sviluppo della personalità.
Educazione indiretta significa che non bisogna insegnare direttamente ma il bambino deve scoprire da solo (anticipa l'autoeducazione della Montessori). significa togliere gli ostacoli che un bambino può trovare sul suo cammino. Questo permette al bambino di arrivare direttamente all'esperienza. Forse sbagliando ma dovrà rendersene conto da solo.
La crescita del ragazzo è divisa in tre sezioni:
la prima sino ai 12 anni circa, periodo in cui non è ancora possibile il pensiero complesso e i bambini, secondo Rousseau, vivono come animali;
la seconda va dai 10 o 12 anni sino ai 15, periodo in cui comincia a svilupparsi la ragione;
la terza va dai
Uno degli errori di Rousseau fu quello di spostare troppo in avanti certe tappe evolutive, forse anche perché veniva prima la sua pedagogia da quella sperimentale.
Secondo Rousseau abbiamo un'età dei sensi che è molto lunga. L'età della ragione comincia dopo i 12 anni. Certe materie sono introdotte più tardi perché ritiene che il bambino non sia in grado di comprenderle. In realtà, secondo Piaget, a 12 anni il bambino tende già al pensiero formale ma già a 7/8 anni il bambino compie operazioni mentali. Anche l'età del senso sociale Rousseau ritiene che avviene dopo i 15 anni.
Quindi un grave limite della pedagogia di Rousseau non è solo quello di aver spostato troppo in avanti certe evoluzioni ma anche di aver tenuto Emilio troppo solo ritenendo che lo sviluppo sociale e il senso morale sia spostato più avanti.
Dando anche poco spazio alle creatività, il senso artistico.
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