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Intervista a montale




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INTERVISTA A MONTALE

'Gli avvenimenti che fra le due guerre mondiali hanno straziato l'umanità li ho vissuti standomene seduto e osservandoli

[] Gli avvenimenti esterni sono sempre più o meno preveduti dall'artista; ma nel momento in cui essi avvengono cessano, in qualche modo, di essere interessanti. Fra questi avvenimenti che oso dire esterni c'è stato, e preminente per un italiano della mia generazione, il fascismo. Io non sono stato fascista e non ho cantato il fascismo; ma neppure ho scritto poesie in cui quella pseudo rivoluzione apparisse osteggiata. Certo, sarebbe stato impossibile pubblicare poesie ostili al regime d'allora; ma il fatto è che non mi sarei provato neppure il rischio fosse stato minimo o nullo. Avendo sentito fin dalla nascita una totale disarmonia con la realtà che mi circondava, la materia della mia ispirazione non poteva essere che quella disarmonia. Non nego che il fascismo dapprima, guerra più tardi, e la guerra civile più tardi ancora mi abbiano reso infelice; tuttavia esistevano in me ragioni di infelicità che andavano molto al di al di fuori di questi fenomeni []

Dopo questa premessa posso dirvi, in risposta alla vostra domanda, che io gli avvenimenti che fra le due guerre mondiali hanno straziato l'umanità li ho vissuti standomene seduto e osservandoli. Non avevo altro da fare. [] In definitiva, fascismo e guerra dettero al mio isolamento quell'alibi di cui esso aveva forse bisogno. La mia poesia di quel tempo non poteva che farsi più chiusa, più concentrata (non dico più oscura). Dopo la liberazione ho scritto poesie di ispirazione più immediata che per certi lati sembrano un ritorno all'impressionismo degli Ossi di seppia, ma attraverso il filtro di un più cauto controllo stilistico. Non vi mancano accenni a cose e fatti d'oggi. In ogni modo sarebbe impossibile pensarle scritte dieci anni fa. E perciò, a parte il loro valore, che non posso giudicare, debbo concludere che mi sento perfettamente a posto col cosiddetto 'spirito del nostro tempo'.


(Intervista radiofonica a Eugenio Montale,
raccolta in E. Montale, Sulla poesia,
a cura di G. Zarnpa, Milano, Mondadori, 1976)




EUGENIO MONTALE

Nel 1925 Montale, coerentemente con la propria posizione liberale, firma il manifesto degli intellettuali antifascisti. Nel 1927 si trasferisce a Firenze che appare al poeta una sorta di patria della cultura, intese come valore supremo da difendere contro l'ignoranza e la rozzezza del regime fascista. La sua opposizione si fa notare anche nella collaborazione di Solaria , una giovane rivista fiorentina : " salariano era una parola che negli ambienti letterari di allora significava antifascista e antitradizionalista ''. La succursale all'aperto della rivista finì col diventare il celebre Caffè delle " Giubbe Rosse '', dove Montale stringe amicizia con altri scrittori come Vittorini e Salvatore Quasimodo . Montale comincia a diventare un maestro e un punto di riferimento per i giovani letterari fiorentini . Mentre comincia a frequentare i tavolini delle Giubbe Rosse , Solaria deve chiudere a causa del regime . Nel '38 comincia a collaborale con riviste più vicino all'ermetismo come "Letteratura '' o " Campo di Marte '' e prende la dignitosa decisione di rifiutare la tessera del Partito fascista ; Proprio perchè non iscritto al partito fascista viene licenziato dal suo impiego di direttore del prestigioso Gabinetto Vieusseux .

Nel '44 ospiterà nella sua casa fiorentina Saba e Carlo Levi , costretti alla clandestinità perché ebrei . E a sua volta sarà costretto a nascondersi assieme a Mosca .

La vita per Montale è un vano susseguirsi di atti e di gesti , dietro ai quali sta il nulla , il vuoto assoluto . Per questo al Poeta l'esistenza appare come tragico esilio , impenetrabile mistero , cammino solitario . L'uomo travolto dall'incertezza metafisica , ossessionato dall'angoscia esistenziale ,dalla solitudine , ha come unico approdo la morte . Una simile concezione di vita fa sì che si trasformi in male di vivere . Per esprimere l'aridità interiore e l'angoscia esistenziale dell'uomo moderno , Montale si serve di un linguaggio che rifiuta ogni compiacenza retorica e si fa scabro e arido ,facendo risaltare l'essenziale . Per dare concretezza ai sentimenti , interviene l'oggettivismo tipico della lirica montaliana , che consiste nell'enumerazione di elementi tolti dal mondo reale , assunti però come oggettivi simbolici , che alludono cioè all'umana condizione di dolore . Questa tecnica è chiamata correlativo oggettivo e quindi viene usata per dare un'immediata traduzione sensibile alla concezione soggetiva : un aspetto concreto della realtà diventa emblema , come spesso succede per quel paesaggio ligure che esprime l'angoscia esistenziale .

Nel '56 pubblica un libro molto importante dal titolo " la bufera e altro '' . La bufera è anche il titolo della prima poesia del libro , dove lo sfondo apocalittico di un temporale , ovviamente non solo meteorologico , introduce l'addio di Cinzia . La bufera è ovviamente la guerra , ma non solo , è anche la fine del mondo ; la fine del mondo comporta anche la fine della poesia : la fine di un modo di vedere la poesia . Nel periodo in cui scrive il libro entra a far parte del partito d'azione , diventa giornalista , viaggia , di conseguenza ha un contatto più continuo e dinamico con la realtà .  E la prosa di questa realtà , comincia a entrare nella poesia . L'addio a Cinzia sarà anche l'addio all'ipotesi ,improbabile ma costante , di una poesia come strumento di conoscenza e di salvezza . Il testo che per primo battezza Cinzia è " La primavera hitleriana '' , dove viene presentata come figura salvifica che con il suo sacrificio sembra poter sottrarre il mondo dal disastro incombente del nazismo e della guerra . Cinzia ha un ruolo analogo a quello del Cristo nella religione cristiana e viene definita una donna - angelo . Nel libro "la bufera e altro '' , il poeta è ormai maturo e ripercorre la sua vita passata . Il tema della guerra è ricorrente nella "primavera hitleriana '' , dove vengono rievocati i campi di sterminio , i massacri razziali , il terrore delle coscienze e la tragedia della piegata primavera di quel 1943 , che è rimasto impresso nella mente dei sopravvissuti . Al grido di angoscia che si leva di fronte ad una realtà così disumana , per la prima volta si unisce la speranza di un domani migliore , favorita dal sacrificio di Cinzia : ".di un'alba che domani per tutti - si riaffacci , bianca , ma senz'ali - di raccapriccio , ai greti arsi del sud .'' .


















La primavera hitleriana

Folta la nuvola bianca delle falene impazzite
turbina intorno agli scialbi fanali e sulle spallette,
stende a terra una coltre su cui scricchia
come su zucchero il piede; l'estate imminente sprigiona
ora il gelo notturno che capiva
nelle cave segrete della stagione morta,
negli orti che da Maiano scavalcano a questi renai.

Da poco sul corso è passato a volo un messo infernale
tra un alalà di scherani, un golfo mistico acceso
e pavesato di croci a uncino l'ha preso e inghiottito,
si sono chiuse le vetrine, povere
e inoffensive benché armate anch'esse
di cannoni e giocattoli di guerra,
ha sprangato il beccaio che infiorava
di bacche il muso dei capretti uccisi,
la sagra dei miti carnefici che ancora ignorano il sangue
s'è tramutata in un sozzo trescone d'ali schiantate,
di larve sulle golene, e l'acqua séguita a rodere
le sponde e più nessuno è incolpevole.

Tutto per nulla, dunque? - e le candele
romane, a San Giovanni, che sbiancavano lente
l'orizzonte, ed i pegni e i lunghi addii
forti come un battesimo nella lugubre attesa
dell'orda (ma una gemma rigò l'aria stillando
sui ghiacci e le riviere dei tuoi lidi
gli angeli di Tobia, i sette, la semina
dell'avvenire) e gli eliotropi nati
dalle tue mani - tutto arso e succhiato
da un polline che stride come il fuoco
e ha punte di sinibbio.
                 Oh la piagata
primavera è pur festa se raggela
in morte questa morte! Guarda ancora
in alto, Clizia, è la tua sorte, tu
che il non mutato amor mutata serbi,
fino a che il cieco sole che in te porti
si abbàcini nell'Altro e si distrugga
in Lui, per tutti. Forse le sirene, i rintocchi
che salutano i mostri nella sera
della loro tregenda, si confondono già
col suono che slegato dal cielo, scende, vince -
col respiro di un'alba che domani per tutti
si riaffacci, bianca ma senz'ali
di raccapriccio, ai greti arsi del sud




UMBERTO SABA

Umberto Saba nasce a Trieste nel 1883 , da madre ebrea e padre cristiano : quest'ultimo abbandona la moglie mentre attende il bambino , lasciando al figlio un'infanzia malinconica che segnerà il suo carattere ; allo scoppio della prima guerra mondiale , si arruola , ma tuttavia non conosce la dura esperienza del fronte (viene dichiarato invalido) ; tornato a Trieste alla fine del conflitto , apre una piccola libreria e intrattiene rapporti di amicizia e di interessi letterari con Debenedetti , Montale e Penna . Nel '38 la sua vita viene sconvolta dalla promulgazione delle leggi razziali ; Saba è costretto a cedere formalmente la libreria al suo socio e amico Carlo Cerne e a scappare prima a Parigi , per poi tornare clandestinamente a Firenze , dove sarà aiutato dall'amico Montale . Fin dalla giovinezza , fu un accanito lettore ed estimatore di Nietzsche , Freud e Darwin . Formatosi da autodidatta sui grandi della tradizione , Saba sviluppa una poetica originale rispetto sia al dannunzianesimo sia allo sperimentalismo della poesia contemporanea , che ai suoi occhi appare vuota e inconcludente . Saba in effetti , è al di fuori di una linea poetica precisa , subisce ben poco l'influsso delle avanguardie letterarie , non condivide nulla né con il dannunzianesimo né con il crepuscolarismo , né incidono sostanzialmente nel suo modo poetico le esperienze di Montale e dell'ermetismo ; questo isolamento è favorito dalla sua origine ebraica triestina , ma è dovuto soprattutto alla sua diversità dai canoni poetici del primo novecento . Nel '21 pubblica il primo Canzoniere , ma solo nel '28 un articolo comparso su solaria "omaggio a Saba '' , lo metterà in luce .Nel '11 inviò al giornale " Voce '' un articolo col titolo provocatorio : "quello che resta da fare ai poeti '' , che poi non venne pubblicato . Secondo il triestino ai poeti resta da fare semplicemente la poesia onesta , intendendo per onestà la ferma determinazione di non travisare il proprio io e di non ingannare con false apparenze l'animo del lettore ; per questo apprezza Manzoni e polemizza contro D'Annunzio (poesia come compiacimento estetico ) . In lui la poesia pura non approda all'ermetismo ; anzi il suo programma è diverso dalla sinteticità analogica di Montale e di Ungaretti : preferisce un linguaggio attinto alla lingua parlata , usuale , semplice , ma non per questo dimesso ; un linguaggio concreto e non evocativo , non allusivo . Rifugge da intellettualismi e estetismi , cercando piuttosto di sintonizzarsi sui sentimenti consueti e semplici dell'esperienza umana . Le sue liriche hanno un andamento discorsivo , colloquiale , ma dignitoso e aristocratico , secondo la lezione dei classici e soprattutto di Leopardi , applicata ora alle tematiche esistenzialiste del novecento . Il ritmo diventa più sciolto e disteso , fino a giungere alla libertà musicale e al canto . Le liriche giovanili ricorrono spesso a metriche classiche , mentre con gli anni tende a predominare il verso libero ; anche la rima e l'assonanza , sempre presenti , diventano più disarmoniche . Questa evoluzione coincide con il progressivo passaggio a un verso più sintetico e dolente .








ERMETISMO

L'ermetismo ha creato negli anni '30 un vero e proprio codice , una sorta di koiné (lingua comune) linguistica gli ermetisti  trattarono di scottanti problemi come la perdita dei valori, evidenziando la solitudine e l'infelicità dell'uomo, espressero il mondo moderno con una tendenza vagamente realistica, ma il loro stile era chiuso, oltre che essere uno stile difficile (ecco perché furono chiamati ermetici) . Portarono a una riduzione della comunicazione , in alternativa se non in opposizione diretta , alla lingua della cultura ufficiale e quindi anche al fascismo . I tre aspetti centrali dell'ermetismo sono : la creazione di una koiné linguistico - espressiva ; l'adesione da parte dei poeti ermetici a un codice chiuso , oscuro ed elitario ; i discussi e complessi rapporti del movimento con il fascismo . Le prime raccolte dei maggiori esponenti ermetici , come Quasimodo , Gatto ecc. , furono orientate verso l'adesione a schemi proposti ad esempio da Ungaretti . Nell'opera il " sentimento del tempo '', Ungaretti propone un linguaggio poetico iperletterario , alimentato da una sintassi complessa e difficile e da uno straniante ( una realtà nota viene dall'autore presentata sotto un profilo nuovo e irriconoscibile ) trascinamento analogico della parola . La lezione di Ungaretti viene enfatizzata e superata dall'esasperazione di tali aspetti . Lo stesso Saba , se pur per una brevissima stagione e senza mai tradire la sua vocazione alla poesia onesta , si apre a queste nuove istanze espressive .

Non c'è dubbio che l'atmosfera opprimente del regime , possa aver favorito l'atteggiamento di aristocratico distacco da una realtà deludente e autoritaria da parte di un'élite culturale , ma tale condizionamento va inteso non come un rapporto di causa ‑ effetto , ma da un'esigenza , già maturata precedentemente , di autonomia degli ambienti letterari rispetto ai contesti storico - politico .




QUASIMODO

Quasimodo nasce a Modica nel 1901 , si trasferirà prima a Roma , dove interruppe gli studi universitari , poi a Reggio Calabria e infine a Firenze . è proprio in questa città che conoscerà , grazie al cognato Vittoriani , la rivista solaria . è innegabile il rapporto con l'ermetismo , infatti nelle sue liriche si trovano sovente forme ellittiche , analogie , rapide sintesi e si lascia tentare dall'oscurità ermetica . La seconda fase poetica , invece ,  è orientata sull'impegno politico , espresso nel discorso " il poeta e il politico '' , pronunciato in occasione del nobel e concretizzato con l'iscrizione al partito comunista italiano . è in questa fase , a partire dal dopoguerra , che si formerà il mito di Quasimodo ; anche se in questa fase , almeno in modo generale , la sua aspirazione viene spesso appesantita da un'eccessiva carica retorica .





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