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Il primo periodo da esaminare va dal 1903 al 1925. Da un punto di vista economico e politico la Grande Guerra divide il periodo in due fasi. La prima fase, sino al 1913, è quella dell'imperialismo trionfante, della "seconda rivoluzione industriale" e della nascita di una nuova classe sociale: la piccola borghesia. La seconda fase, successiva alla guerra, è caratterizzata da una situazione di forte instabilità economica, sociale e politica. In Italia con la marcia su Roma del 28/10/1922 Mussolini va al potere: è il cosiddetto primo colpo di stato. Con il secondo del 3/1/1925 il fascismo diventa regime. In questo periodo assistiamo ad una radicale trasformazione degli intellettuali, i quali diventano dei semplici salariati. Nasce l'industria culturale che coinvolge il giornalismo e l'editoria, il teatro e il cinema. All'inizio del novecento si affianca la concezione nuova della scienza, quindi del tempo, dello spazio, della materia e dell'energia. Emergono le teorie di Einstein e di Plank ponendo in crisi la fisica di Newtoon e distruggendo la concezione unitaria e oggettiva dell'universo. Nello stesso tempo la psicologia, la filosofia cambiano sottolineando la relatività nella conoscenza(Freud). Si impongono nuovi temi letterari e artistici: quello del conflitto padre-figlio, l'estraneità e l'insensatezza della vita. In campo artistico ci sono le prime avanguardie e quindi nascono il Futurismo, l'Espressionismo, il Dadaismo, il Surrealismo, nonché l'affermazione del cinema. L'arte viene vista come un elemento di provocazione, diventa un prodotto, un lavoro di gruppo. In campo letterario c'è la riforma delle strutture tipiche del romanzo, ci sono temi nuovi e tecniche come quella del flusso di coscienza di James Joice e Virginia Wolf. Virginia scrive seguendo l'andirivieni dei sentimenti, delle sensazioni e dei pensieri. Questo porta alla disgregazione dell'io, non c'è più una forte personalità, l'esistenza non è altro che un puzzle di momenti. Questa concezione viene portata all'estremo da Joice, con l'abolizione della punteggiatura e la mescolanza dei linguaggi.
Nasce intorno agli anni '20 e si sviluppa nel periodo tra le due guerre. Dopo un stasi della letteratura che visse un periodo brutto a causa della guerra, rifiorisce con questa nuova corrente chiamata ermetismo perché prende il nome da Ermete ( Mercurio). Come spunto prende la poetica del simbolismo francese, quindi le poetiche come quelle di Baudelaire con le corrispondenze delle cose. Riprende inoltre la concezione di Croce riguardo la concezione della poesia come un'intuizione pura. La poesia quindi diventa pura, ossia libera da forme metriche e retoriche tradizionali, da finalità pratiche, celebrative, didascaliche, descrittive. In questo periodo l'uomo avverte una solitudine disperata, questo infatti non ha più certezze. Di conseguenza la vita è sfiduciata, priva di illusioni, questo scaturisce l'incomunicabilità tra gli uomini, l'alienazione, in quanto c'è la disgregazione dell'io, e infine una grande frustrazione derivante dal continuo contrasto tra la quotidianità e i desideri irraggiungibili. Il linguaggio subisce delle enormi modifiche, infatti nascono nuove forme dove compaiono parole essenziali, scabre, secche adatte ad esprimere il ripiegamento su se stessi e l'angoscia esistenziale. Vengono usate in modo frequente l'analogia e la sinestesia.
GIUSEPPE UNGARETTI
Nacque ad Alessandria d'Egitto nel 1888 e morì a Milano nel 1970. La poesia è come uno strumento di conoscenza della realtà, rappresenta l'itinerario che parte dall'angoscia esistenziale fino ad arrivare alla fede rasseneratrice in Dio, in questo modo l'"uomo di pena" si trasforma in "uomo di fede". L'opera più grande di Ungaretti è Allegria di Naufragi scritta nel 1919. Già nel titolo troviamo degli elementi della sua poetica, viene usato un ossimoro per sottolineare il contrasto tra il tema della guerra angoscioso, dove però è possibile scoprire un elemento positivo, l'allegria. Il tema dominante di quest'opera è appunto la guerra, viene però arricchito da altri elementi come lo sradicamento, l'anonimato da cui deriva la coscienza della soggettività collettiva. E' basato su fatti veri, infatti narra di una vicenda autobiografica del poeta. Un altro tema è quello della natura travolta dagli eventi bellici, viene usata per trovare il perché delle cose. Per quanto riguarda lo stile e la metrica, i versi sono liberi, brevi e brevissimi; vengono aboliti i nessi grammaticali e sintattici, la punteggiatura che verrà ripresa solo nel 1933. Molto frequente l'uso della paratassi, quindi vengono accostate frasi nominali e frasi verbali, di conseguenza si abolisce la rima. Infine c'è l'uso preponderante del presente indicativo, l'unico tempo certo, e la prima persona singolare. Le altre poesie importanti sono: Fiumi, San Martino del Carso, Natale, Fratelli, La Madre, Mattina, Veglia, Soldati. Infine ci fu la raccolta di poesie "Il Dolore" dove compaiono 2 elementi importanti: l'esperienza personale e individuale; l'esperienza universale, con un senso di solidarietà fra gli uomini.
UMERTO SABA
Nasce a Trieste nel 1883 e muore a Gorizia nel 1957. La sua poetica consiste nell'elaborazione di poesie semplici e chiare, chiamate poesie oneste, in cui ritrae gli aspetti della vita di ogni giorno. Il lessico è appunto quotidiano, adatto a instaurare un colloquio aperto e cordiale con il lettore. La metrica è quella tradizionale, vi è inoltre un'alternanza tra momenti oggettivi e momenti speculativi. Le poesie sono Amai, A mia moglie.
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