Ariòsto (Ludovico), poeta italiano
(Reggio nell'Emilia 1474 - Ferrara 1533). Di nobile famiglia, dopo aver
studiato con vari precettori, nel 1489 fu avviato dal padre agli studi
giuridici, ma ben presto li abbandonò per seguire la vocazione letteraria. Fece
le prime prove poetiche dedicandosi dapprima alla lirica latina (agli anni
1494-1503 risalgono i Carmina) e
quindi a quella in volgare cui le Rime risalgono
e dove l'A. sperimentò le diverse forme della tradizione petrarchesca. La morte
del padre (1500) pose fine alla spensieratezza dei primi anni: l'A., che era il
primogenito, dovette provvedere all'amministrazione familiare e alla
sistemazione dei fratelli e delle sorelle, oltre che alla propria. Nell'intento
di conciliare gli interessi letterari con le necessità pratiche, cercò dapprima
di inserirsi, sull'esempio del padre, nella struttura laica dello Stato
ferrarese, e fu capitano, dal 1501 al 1503, della rocca di Canossa.
Nel 1503
tornò a Ferrara e iniziò una diversa carriera: prese gli ordini minori e nel
1504 entrò al servizio del cardinale Ippolito, fratello di Alfonso d'Este, che
nel 1505 sarebbe diventato duca. Nell'insieme, il servizio presso il cardinale
non era molto gradito al poeta, e tuttavia gli permise di ottenere alcuni
benefici ecclesiastici e di accudire agli interessi propri e familiari e di
comporre le prime commedie, destinate alle rappresentazioni di corte, La Cassaria in prosa (1508) e I Suppositi in prosa (1509), e di
attendere inoltre, con cura paziente, alla prima stesura (1504-1516) del suo
capolavoro, l'Orlando furioso.
Lasciato il mondo un po'angusto della corte di Ippolito, il poeta entrò al
servizio del duca Alfonso, che stava cercando con ogni sforzo di salvare, sullo
scacchiere politico di quegli anni, in un gioco ormai ampio ed europeo,
l'esistenza del suo Stato. L'A. gli fu stimato collaboratore, e ricevette da
lui incombenze e onori ragguardevoli, anche se gli incarichi non furono sempre
tranquilli, come quando fu inviato (1522-1525) a governare la turbolenta
provincia della Garfagnana; e anche se non mancarono dissapori e tensioni,
dovuti a una disputa patrimoniale, fra lui e il duca. Incontrata prima a
Ferrara, poi a Firenze una gentildonna fiorentina, Alessandra Benucci, si
innamorò di lei, prima ancora che le morisse, nel 1515, il marito Tito Strozzi.
La Benucci si trasferì quindi a Ferrara e la relazione con il poeta prese
l'aspetto di un amore calmo e costante e si regolarizzò in un matrimonio
celebrato in segreto nel 1526. Dopo la seconda stesura dell'Orlando furioso, preparata nel 1521, il
poeta ne preparò una terza, con ampie aggiunte e correzioni, pubblicata nel
1532.
Per le
rappresentazioni di corte egli preparò inoltre il rifacimento delle vecchie
commedie e ne compose di nuove: La Lena (1528-1529),
Il Negromante (1528), I Suppositi in versi (1529-1531), La Cassaria in versi (1531). La morte lo
colse nell'intimità della famiglia quando la sua fama di poeta era ormai vasta
in Italia e in Europa e gli erano giunti autorevoli riconoscimenti, anche da
parte dell'imperatore Carlo V. Fra le opere minori vanno ricordate anche le Satire (1517-1525).