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Follia su tela: Jackson Pollock
"Dipingere è azione di auto scoperta. Ogni buon artista dipinge ciò che è."
Il divin furore non si manifesta solo nel campo della letteratura, ma investe tutto ciò che può manifestarsi attraverso la creatività artistica. Anche nel campo della pittura ci sono numerosi esempi di quanto affermato prima: Van Gogh, internato ripetute volte, Edvard Munch, il quale soffriva di depressione, ma anche Michelangelo Buonarroti, affetto da schizofrenia e depressione, o ancora Amedeo Modigliani, ottimo esempio di vita sregolata, dedita alla pittura e all'alcool, suoi unici amori assieme a Jeanne Hébuterne, grande amore della sua vita che si prese cura di lui nei periodi di depressione.
A questo elenco si aggiunge l'americano Jackson Pollock, esponente dell'action painting, tecnica di pittura sviluppata nel Novecento.
Nato a Cody, Wyoming, il 28 gennaio 1912, trascorre il primo periodo della vita tra California ed Arizona, terre che gli permettono di entrare in contatto con la cultura popolare pellerossa, cultura che rimarrà un riferimento importante nella propria ricerca artistica.
Si forma come artista all'Art Students League di New York, ma fu solo dopo la mostra sul surrealismo europeo allestita a New York, dove scopre Picasso e "Guernica" nel 1939 che il giovane artista inizia a svilupparsi con tecniche di espressione proprie. I semi della genialità erano già ben piantati, ma la fama era destinata ad essere ritardata dai continui problemi di alcolismo che lo tormentavano da sempre, e da cui si risollevava solo grazie alle lunghe cure a base di psicofarmaci, iniziate durante l'internamento in un ospedale psichiatrico dopo che per una notte intera non aveva fatto altro che colpire ripetutamente il tavolo con un coltello. In questa occasione viene a contatto con la psicologia jungiana e ne rimane affascinato (in particolare del concetto di inconscio collettivo [1]e l'importanza della mitologia primitiva).
Nel 1941, conosce la eccentrica regina della scena artistica newyorkese, la ricca ereditiera Peggy Guggenheim. Per niente colpita dalle opere di Pollock, la Guggenheim accettò con riluttanza di ammettere uno dei suoi quadri all'annuale concorso per artisti emergenti da lei organizzato. Si racconta che uno dei giudici, il grande Piet Mondrian, fosse particolarmente attratto dalla tela di Pollock. La Guggenheim gli si avvicinò e commentò: "Quest'uomo ha dei seri problemi, e la pittura è senza dubbio uno di questi". Successivamente però, fu proprio la Guggenheim organizza nel 1950 (anno in cui partecipa alla Biennale) una mostra personale al Museo Correr. Decide anche di inserirlo in una collettiva surrealista presso la sua galleria "Art of this century" per poi offrirgli un vero e proprio contratto.
Nel
Due anni più tardi dipinge Guardians of the Secrets, grande tela che costituisce una sintesi di tutte le sue fonti d'ispirazione.
'Guardians of the secrets' (1943) ,
122 x 191, olio su tela, Museo di Arte Moderna di San Francisco
Dal 1949 adotta la tecnica del 'dripping': l'utilizzo del colore gocciolato dal pennello o direttamente dai barattoli su superfici, cartone o tela disposte orizzontalmente e lavorate su tutti i lati, con la creazione di grovigli di segni, macchie, spruzzi, aloni; tutto il corpo dell'artista viene coinvolto e il segno è governato dalla gestualità del braccio.
Negli ultimi dipinti di questo periodo, per cui il critico Greenberg inventò il termine di 'Action painting', si aggiungono spesso sabbia, ciottoli, filo metallico, pezzi di vetro. Considerato 'il rantolo mortale del dadaismo', 'un atto di negazione totale''incapace di assolvere alla funzione di comunicare per l'assenza di immagini definite' (Pollock), questo nuovo stile venne inizialmente guardato con diffidenza dai critici americani ed europei.
Dal 1950 al 1952 Pollock dà vita a tele che si distaccano dalla produzione precedente: le tensioni interne vengono tradotte in quadri in quadri esclusivamente bianchi e neri. Riprende negli ultimi anni di vita lo stile iniziale caratterizzato da frenetiche forme circolari di colore in stratificazioni materiche sempre più intense. Nell'immagine che risulta non vi è un centro focale o una precisa direzione di osservazione: è pittura 'all over'.
L'artista muore il giorno 11 agosto
Lo stile di Pollock venne definito anche 'Espressionismo astratto', perché il dipingere nasce come emersione di una pulsione, carica di energia, anche violenta, manifestazione di uno stato d'animo che scavalca qualsiasi progetto per affidarsi a una 'automaticità' del gesto che nasce dal profondo.
La produzione dell'artista è dunque strettamente collegata alla sua condizione interiore. Non si tratta più di dare peso alla formazione accademica, ma di lasciare libero sfogo alle angosce interiori. L'instabilità psichica dell'artista è fondamentale nella creazione delle proprie opere, che diventano una valvola di sfogo. Attraverso queste è possibile far emergere i disagi che l'artista vive. Questa condizione diventa un mezzo per meglio esprimere l'interiorità: la follia (o la sregolatezza in generale) è come un ponte che permette di avere un contatto più stretto con l'immaginazione e la parte creativa del soggetto.
A questo proposito ricordiamo "Paradisi artificiali" di Charles Baudelaire, nel quale il vino è visto come uno spirito, quasi dotato di una personalità propria, la cui unione con l'uomo è capace di creare poesia.
Cosi nelle opere dell'artista statunitense i problemi legati all'alcolismo ed alla depressione che per anni lo accompagnarono fanno da tramite, ampliando la percezione dei sensi e la sfera artistica, dando libero sfogo ai tormenti della mente e trasformandoli in arte.
"Non ho paura di apportare modifiche al quadro, di rovinarlo, perché esso ha una sua propria vita
Inconscio collettivo: secondo la psicologia junghiana, indica il contenitore psichico universale, ovvero la parte dell'inconscio umano comune a quella di tutti gli altri esseri umani. Contiene gli archetipi, ossia le forme o i simboli che si manifestano in tutti i popoli di tutte le culture. Esso è dunque la struttura della psiche dell'intera umanità.
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