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I Promessi Sposi come innovazione del romanzo storico
Quando Manzoni, nel 1821, concepì il progetto del suo romanzo, in Italia ancora il genere del romanzo storico era pressoché sconosciuto: di ritorno da Parigi, Manzoni lesse con attenzione il romanzo di Scott e scrisse all'amico Claude Fauriel una lettera dove esprimeva le sue opinioni in proposito.
La passione per l'indagine storica, che nelle due tragedie manzoniane si era concentrata sui protagonisti della storia ufficiale successivamente si orientò verso gli 'umili', le persone anonime, i popolani. Questa scelta fu motivo di non poche critiche fra i contemporanei, ma costituì uno degli aspetti più innovativi del romanzo manzoniano all'interno del panorama letterario italiano dell'Ottocento.
I Promessi Sposi sono ambientati nel Seicento. Questo secolo si può considerare, più che lo sfondo, il vero protagonista del romanzo. Esso è presente nei suoi aspetti più caratteristici.
Il Ducato milanese era allora sotto il dominio della Spagna, ma i veri padroni erano i potenti, i signorotti piccoli e grandi che circondati di sgherri, i bravi, facevano quello che volevano, ridendosene della giustizia.
Gli umili vivevano nel timore e nella miseria, resa ancor più grave dai raccolti scarsi e dagli sperperi per la guerra.
Si giunse così alla carestia e a vere e proprie sommosse popolari, come quella di Milano, alla quale tenne dietro la peste che seminò strage e dolore.
A questi avvenimenti si mescolano e si intrecciano le vicende di Renzo e Lucia, e spesso la loro piccola storia privata sembra scomparire, sommersa nella grande storia di tutta l'epoca.
Il Manzoni ambienta la vicenda nella Lombardia del 17° secolo per far luce su una delle più buie e meno note della storia italiana. Infatti, questo secolo, che aveva fornito prova della nefandezza più crudele e svergognata e nel quale erano prosperati i pregiudizi più assurdi ma anche l'esercizio delle virtù più toccanti, si prestava all'ambientazione di un romanzo che doveva commuovere e far riflettere il lettore.
Manzoni sottolinea il ruolo storico della Chiesa nel Seicento, accanto ai personaggi deboli e
inetti come Don Abbondio, vengono presentate anche figure luminose come quella di Fra Cristoforo e del Cardinale Borromeo, le quali esprimono la forza morale della Chiesa, istituzione in grado di arginare o di combattere le prepotenze e l'arroganza dei potenti e di soccorrere gli oppressi.
Con I Promessi Sposi il genere subisce una trasformazione: nasce il romanzo moderno caratterizzato dal progressivo scomparire dell'elemento avventuroso, sostituito da una narrazione realistica su base documentaria.
Il capolavoro del Manzoni è un esempio di rigorosa ricostruzione storica, in cui anche i personaggi frutto di fantasia paiono veri e credibili e contribuiscono alla ricostruzione del passato.
Manzoni segue la via aperta da Scott (epoche passate), ma decisamente la supera nei profili dei suoi personaggi, nella capacità di costruire la vicenda.
Nuovi sono i protagonisti del romanzo: non i potenti, ma gli umili e gli oppressi, che per la prima volta fanno sentire la loro voce. Se i potenti compaiono, sono in funzione della vicenda, degli umili, che sono i veri protagonisti.
Nuova la lingua: più vicina all'uso vivo del parlare quotidiano dei fiorentini colti, e quindi, comprensibile, moderna, popolare, perché l'opera d'arte deve saper parlare alla gente comune, a un vasto pubblico di lettori.
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