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Giacomo Leopardi
Giacomo Leopardi nacque a Recanati, nelle Marche, il 29 giugno 1798 dai conti Monaldo e Adelaide. Il padre aveva raccolto in una biblioteca vastissima secondo i suoi interessi. Giacomo, precocemente si dedicò agli studi intensi, imparò il greco, il latino l'ebraico e compose saggi eruditi. Nel 1815, gravemente ammalato agli occhi, visse una crisi profonda che lo portò 'dall'erudizione alla poesia'. Leopardi riceve un'educazione cattolica, illuminista. Lui era molto solitario e triste. A 19 anni prova a fuggire. Tra il 1818-1821 scrive i primi idilli, tra cui 'L'infinito' (il poeta cerca di stabilire un rapporto con la Natura). Nel 1823 va a Roma e poi ritorna a Recanati e scrivere le operette morali. Lavorava come critico letterario a Milano. Nel 1828 va a Pisa dove scriverà altre poesie 'A Silvia'. Tra il 1828-1836 scrive i canti pisano-recanatesi. Tra un po' scriverà per la sua amata una serie di poesie chiamate 'il ciclo di Aspasia'. Nel ciondolando le latino 1837 a Napoli scrive la 'Ginestra'. Nel 1837 muore.
Opere principali:
-I CANTI-
idilli e canti pisano-recanatesi
-OPERETTE MORALI
-LO ZIBALDONE (il suo diario personale)
I principali temi della filosofia di Leopardi sono:
-INFELICITÀ UMANA
-PESSIMISMO STORICO (NATURA BENIGNA)
-1825 PESSIMISMO COSMICO (NATURA MATRIGNA) - canti pisano-recanatesi
La teoria del piacere - tramite l'immaginazione si diventa felice. Il poeta
afferma che l'implicita in un male comune a tutti gli esseri viventi.
Nell'ultimo canto paragona la Ginestra con l'uomo. La Ginestra vive nel
deserto, ma in ogni modo sopravvive.
La seconda fase riguarda il passaggio dall'infanzia alla maturità. Idillio
significa, in greco, piccolo quadro, piccola immagine. Ma nel Leopardi esso
diviene un quadro tutto interiore, evocativo dove le limpidissime immagini
naturali sono un pretesto per esprimere stati d'animo. I Grandi Idilli
contengono i racconti dell'adolescenza passata a Recanati, il paese verso cui
il poeta ha provato sentimenti d'amore e d'odio: la vita è per esempio come un
violento temporale che si abbatte sul paesino; in questi momenti tragici viene
ricordata soprattutto la voglia di vivere del popolo che, passata la tempesta,
si accende nei cuori di tutti più ardente che mai.
L'INFINITO
La lirica, composta nel 1819, comparve nel 1925, insieme ad altri 'piccoli idilli', su una rivista bolognese 'Il Nuovo Riccoglitore' e poi nei CANTI nel 1831. Questo idillio è scritto in endecasillabi sciolti.
L'infinito parte da due tematiche: 1) STORIA DEL PIACERE-sensazioni che nascono
dal passato
2) POETICA DEL VAGO E DEL INDEFINITO - teoria della visione che lavora sull'immaginazione.
L'infinito, come altri
idilli, parte da un senso di negazione, di esclusione. La nota paesaggistica,
rappresentata da una siepe, che gli preclude la vista dell'orizzonte lontano,
diviene spontaneamente simbolo della nostra vita circoscritta nello spazio e
nel tempo.
È diviso in due fasi: la prima fase visiva e la seconda uditiva. La prima fase
riguarda l'infinito spaziale, mentre la seconda fase riguarda l'infinito
temporale.
Nella prima parte il poeta dichiara di essere sul colle avendo davanti agli occhi la siepe che i chiude una gran parte dell'orizzonte. A causa della siepe inizia ad immaginare l'infinito visivo. Inizia a fantasticare con la mente, ad andare oltre la realtà, nel tempo e nello spazio.
Nella seconda parte il poeta sente il suono delle foglie ed inizia ad
immaginare un mondo irreale, un infinito temporale.
Alla fine il poeta dichiara di naufragare in un mare d'immaginazione piacevole.
La fantasia del poeta cresce in sentimento provocando una piacevole sensazione.
Quindi il poeta trova piacere nel suo mondo irreale, nella sua dolce
immaginazione del passato, nel suo infinito!
A SILVIA
Fa parte dei canti pisano-recanatesi. Silvia rappresenta la speranza della
giovinezza. Il momento chiave è, quando passi dall'infanzia alla maturità.
Questo passaggio provoca dispiacere e tristezza. Una volta passato alla
maturità la speranza muore e quindi inizia un periodo di tristezza, secondo
Leopardi. In quest'idillio l'autore alterna la sua descrizione ed i suoi
pensieri a quelli di Silvia. Lui prova un affetto per Silvia perché si ritrova
in lei.
Quando Silvia muore, muore anche la dolce speranza del poeta, perché passa alla maturità. Alla fine, Giacomo Leopardi si pone diverse domande che riguardano la natura, la crudele realtà.
IL SABATO DEL VILLAGGIO
Il sabato è considerato il giorno della speranza, della giovinezza. In questo giorno è in attesa la felicità.
La domenica e di non maturità, la tristezza, la noia, perché si pensa sempre al giorno di domani, quindi al lunedì che inizia una nuova settimana. Il poeta dice ad un bambino: gol di chi questo giorno perché domani sarai triste. (Goditi il sabato che la domenica e triste)
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