Lorenzo De Medici
Canzona di Bacco
"Il trionfo del
pastore", meglio conosciuto come "Canzona di Bacco", è un componimento scritto
nel 1490 da Lorenzo de Medici (1449 - 1492). I trionfi erano opere di tipo
agreste solitamente cantate durante le festività popolari, prima tra tutte il
Carnevale. Si tratta di una tradizione antica (fescennini) in cui i contadini impersonificavano le divinità attraverso l'uso delle
maschere: le tematiche riguardano i festeggiamenti oppure si collegano a
episodi di vita quotidiana attraverso l'uso di miti conosciuti da tutti.
Inserendo, però, il componimento all'interno del contesto storico, politico e
civile, ci accorgiamo che i versi non sono altro che un modo indiretto per
denunciare l'imminente crisi politica della Signoria e la morte di Lorenzo il
Magnifico. In questa opera i protagonisti sono gli sposi Bacco e Arianna
accompagnati da ninfe e satiri e Sileno e il re Mida.
Il tema principale è il "carpe diem", la capacità di
saper cogliere l'attimo fuggente, inteso come ultimo intervallo di tempo prima
della crisi: i due versi "chi vuol esser
lieto, sia: di doman non c'è certezza" compongono
infatti il ritornello (ripetuto ben 8 volte). Questa esortazione sembra essere
talvolta rivolta ai propri concittadini, come un "semplice consiglio", talvolta
a sé stesso come a farsi forza per andare avanti. La seconda parte del
ritornello esprime il dubbio e il timore dello stesso autore riguardo ad un
prevedibile futuro. I temi dell'amore, della corruzione morale e
dell'accettazione del proprio destino, proposti rispettivamente al verso 23
"non può fare a Amor riparo", ai versi 41-42 "che dolcezza vuoi che senta chi
ha sete tuttavia" e al verso 58 "ciò c'ha a esser convien
sia" (riflessione dell'autore che conferma il suo stato d'animo), risultano in
secondo piano, quasi trascurabili. Tra un'Anafora (ovvero il ritornello
principale) e un'altra, si descrive il banchetto di nozze di Bacco e Arianna:
questi sono esortati a vivere quanto più a lungo possibile i presenti 'momenti'
di gioia e giovinezza, perché il tempo fugge; le ninfe e i satiretti,
innamorati, si stanno divertendo ballando, cantando, saltando, suonando;
Sileno, il maestro di Bacco, sta giungendo alla festa su di un asino (immagine
ironica), è ubriaco e nonostante sia 'vecchio e grasso',
tuttavia si diverte; dietro a tutti c'è
il re Mida che fa diventare oro tutto ciò che tocca. Nella parte finale
prevalgono dirette esortazioni: "ciascun apra ben gli orecchi, di doman nessun si paschi.ogni tristo pensier
caschi facciam festa tuttavia.viva Bacco e viva
Amore! Ciascun suoni, balli e canti! Non fatica non dolore!.". Come è possibile constatare le tematiche
affrontate sono tutte pagane [Ciò fa in modo che il "trattato sulla vita di San
Giovanni e di San Paolo" risulti 'improvviso' e distaccato dagli altri
componimenti di Lorenzo il Magnifico.] e
si rifanno a due autori latini: Orazio, per quanto riguarda il concetto di
carpe diem; Ovidio , per ciò che è relativo al
concetto di tempo troppo veloce. La metrica "la canzona di Bacco" è una
frottola di ottonari, la rima è varia (rima incrociata ABBA e alternata ABAB).
Il linguaggio è semplice.