"DECADENTISMO"

Questo termine, indica appunto, le tendenze letterarie e artistiche che si sono diffuse nelle letterature europee dal 1870 all'inizio del XX secolo.

Inizialmente usato con connotazioni negative (si intendevano cioè, indicare con esso le manifestazioni letterarie di un periodo di decadenza), ha finito col significare l'insieme assai complesso di fenomeni culturali, letterari e artistici di un'epoca ricca di contraddizioni politiche e sociali, e soprattutto il decadentismo comporta dei profondi mutamenti che avvengono nel clima culturale complessivo. 

L'arte di questo periodo, se per un verso subisce l'influsso dei miti della società borghese, per un altro verso se ne sottrae e li respinge.

Entro questo quadro i suoi aspetti caratterizzanti si dispongono su linee spesso divergenti.

Così, in primo luogo, è propria di questa stagione la coscienza esasperata di una frattura profonda tra la nuova arte e quell'ottocentesca; rottura che non esclude, ogni elemento di continuità tra l'Ottocento e il Novecento, ma che, rispetto alla continuità, la esalta, la rileva e ne mostra la novità.

Un altro tratto caratterizzante è l'atteggiamento anticonformista diffuso tra gli artisti, il rifiuto cioè delle abitudini, delle leggi, dei gusti e dei valori della società costituita, così che, i grandi ideali del secolo precedente, l'impegno sociale e politico dello scrittore, la fiducia nella trasformazione profonda della società e nella creazione di un mondo più giusto e umano, appaiono, da questo punto di vista, definitivamente tramontati.

Si affaccia, in alcune tendenze di questi anni, il culto della violenza, sia collettiva, (la guerra, con la quale una nazione affronta i suoi problemi con le altre, per affermare il suo predominio) sia politica, (la dittatura, che agli occhi di molti deve porre fine al regime parlamentare) sia individuale ( il Superuomo, che si pone al di sopra della morale e delle leggi comuni).

Per conto, in molti altri scrittori si afferma una reazione opposta: l'evasione della società in cui vive - e che si sente estranea -, evasione che non conduce soltanto alla solitudine come condizione esistenziale, ma anche al desiderio dei luoghi, dei costumi, e delle condizioni di vita ai margini della civiltà, (la campagna o le zone inesplorate della Terra, l'infanzia o i popoli primitivi con le loro usanze); oppure induce alla fuga nell'eccentrico e nel patologico, nella nevrosi e nell'ossessione sessuale.

Si diffonde, si è detto, la sfiducia nella scienza e nella ragione, e, quindi, nella capacità dell'uomo di comprendere la realtà.

Il mondo esterno di conseguenza appare senza nessun'organicità, senza alcuna legge che lo governi e può essere rappresentato solo da un punto di vista soggettivo, come lo vede l'occhio dell'artista.

Il termine Decadentismo, venne assumendo col tempo un significato positivo, indicando quel vasto movimento culturale e spirituale che, improntato ad una visione pessimistica della vita, investì ogni aspetto della vita europea.

Il Decadentismo celebra l'individuo nella sua solitudine e sulla sua angoscia del vivere, fuori della storia.

Se, i romantici conoscevano in Dio, un approdo sicuro della loro ansia umana, i decadenti hanno smarrito ogni meta, hanno perduto il loro Dio,

Pertanto, perduto, con la fede in Dio, ogni altro ideale non resta che la fede nella poesia, unico mezzo che ci permette di superare la nostra solitudine e la nostra pena del vivere.

L'arte diventa un culto, che pur non riuscendo a spiegare il mistero del vivere, rileva a noi stessi la sensazione dell'esistere e del soffrire.

La poesia non è più fondata quindi, sulla parola, che esprima un concetto, ma sulla metafora musicale, in cui lo stesso concetto diviene sensazione.

L'equilibrio tra uomo e natura, è infranto, siccome fuori dell'uomo non esiste cosmo, non esiste nulla.

Tutto è mistero, perfino la sensazione stessa del poeta, è una musica che intende solo lui.

Questa crisi, è indubbiamente conseguenza diretta con la discesa del Positivismo.

Per i decadenti, la poesia è estetismo del sentimento, è coscienza musicale di un'interiorità così profonda da confondersi col mistero.

Pascoli e D'Annunzio, ne sono i più autorevoli esponenti.

Secondo questa tecnica il poeta ottiene attraverso risonanze multiformi, sensazioni indefinite e vaghe, esigendo da parte del lettore, una partecipazione attiva ad intendere quelle sensazioni analogiche, che egli stesso, non ha definito pienamente.

In Italia il decadentismo è inteso come una reazione spiritualistica ed estetica, contro una cultura troppo provinciale, diventando esaltazione del Superuomo in D'Annunzio e il Mito del Fanciullino in Pascoli, ed infine, denuncia dell'uomo alienato della moderna città, in Svevo e Pirandello.