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La poetica di Ungaretti
Conformemente alla poetica decadente e simbolista, Ungaretti concepisce la poesia come strumento di conoscenza della realtà, che si raggiunge non per via nazionale, ma per via analogica. Egli si serve di un linguaggio allusivo, dove la parola singola, liberata da ogni falsificazione indotta dal convenzionalismo o dall'abitudine diventa espressione di una condizione elementare della persona. In altri termini Ungaretti intende la poesia come ricerca dell'autenticità dell'essere e usa la parola nuda scabra essenziale per esprimerla. L'intenzione spirituale del poeta parte dall'analogia esistenziale derivata dal senso del mistero e della solitudine e approda alla fede in Dio.
Dalla condizione di "Uomo di pena" passa a quella di "Uomo di Fede". Per esprimere le sue impressioni sulla guerra, innanzitutto, egli rinuncia alla retorica, ai metri e ai versi tradizionali e si avvale di versi liberi di parole semplici, essenziali. Scavata, ricondotta cioè alla loro primitiva purezza, Ricorre ai mezzi tecnici già escogitati dai simbolisti e dai futuristi, l'abolizione della punteggiatura; l'uso di spazi bianchi e di pause; l'uso dell'analogia e della sinestesia.
Terminata la guerra, Ungaretti riprende l'uso dell'endecasillabo e del settenario perché avverte l'esigenza di comunicare ali uomini le sue arcane scoperte di essere insomma il poeta "Veggente" teorizzato dai simbolisti.
Ungaretti ha il merito di aver dissolto il linguaggio poetico tradizionale e di aver creato un linguaggio nuovo, meglio aderente al sentimento del poeta e alla disincantata vita moderna.
Montale si sente incapace di essere in armonia con il mondo e, anzi, si sente soggetto al mondo in modo terribile e crudele. La poesia è cupa e pessimistica visione di questo mondo; non può dare la direzione della strada da percorrere, ma può solo rappresentare la condizione di negatività, del non-essere dell'uomo, è il cercare una positività che si rivelerà poi inarrivabile perché inesistente. L'esempio di questa situazione si ha negli Ossi di Seppia. Il titolo di questa prima opera di Montale ci fa intendere come il poeta considera l'esistenza dell'uomo; le spiagge liguri, della sua terra natale, si riempiono di queste ossa, rifiuti di una natura che li abbandona sulla sabbia. Allo stesso modo Montale vede la situazione dell'uomo, essere che non si fonde con la natura e il mondo, rifiuto del mondo, che non trova una sintonia con quest'ultimo. Gli "ossi di seppia" trovano l'unico barlume di salvezza nella loro condizione di leggerezza; la leggerezza permette a questi di fluttuare sulle onde del mare in una sorta di fusione con la natura. Anche l'uomo potrebbe trovare in questa condizione una possibilità di salvarsi da questa situazione e cercare di fondersi panicamente con la natura. La leggerezza dell'uomo è data dal ritorno al mondo infantile e adolescenziale.
Il tentativo di ritornare a questi periodi della vita è però un atteggiamento vile, è un fuggire dalla realtà, dalla vita reale. La condizione di non-essere e il fallimento dell'uomo nel suo rapporto con la natura, sono la condizione fallimentare che lo attanaglia ma sono anche il punto di partenza per un possibile riscatto, per la ricerca della salvezza. È fino all'età adolescenziale che l'uomo vive in condizione di fusione con la natura per poi passare all'età adulta dove uomo e natura divengono due entità differenti, senza punti di fusione. È a questo punto che l'uomo deve aggrapparsi alla memoria per rievocare il tempo passato; ma la memoria è crudele. La memoria ci mostra i ricordi in modo fulmineo e questi sono distanti, sempre più distanti fino a quando tendono ad allontanarsi e a svanire. La memoria è fragile, inadeguate e arbitraria, è lei che decide che ricordi rievocare e sono spesso ricordi indesiderati e mai ciò che noi vorremmo vedere.
Viene così ad avere un ruolo importante l'oggetto, utilizzato anche da molti altri poeti, oggetto che ha una grande carica significativa utilizzato nei momenti di sconforto come amuleto, oggetto colmo di significato e memoria. C'è quindi un'attenzione significativa nei confronti dell'oggetto inorganico. Gli oggetti montaliani sono più familiarmente carichi di ricordo e di affetto, come i limoni. Montale cerca anche in questo modo di raggiungere un equilibrio con la natura, un'armonia, il senso profondo, sperando di riuscire a raggiungere questa situazione. Si deve considerare anche come causa di questo male di vivere la nuova situazione storica dove la religione tecnica sta sempre più prendendo piede. Se consideriamo il momento storico-culturale in cui si è avuta la rivalutazione della tecnologia e dove sempre più sta prendendo piede in ogni campo, non si può non dedurre che anche questo fattore ha influenzato la poesia montaliana e esiste una rilevante motivazione al male di vivere sotto questo aspetto.
E anche oggi l'uomo è inserito in un contesto che gli provoca una sensazione di, più o meno consapevole, disagio e disarmonia con il mondo. È un disagio interiore e fisico causato da una società che ci ordina in modo artificiale, senza rendersi conto che in realtà viviamo in un mondo frantumato, caotico e disordinato. Questa situazione può essere, però, il terreno fertile per il fiorire nel deserto di una ginestra gialla che, malgrado tutto, possa diffondere ovunque la sua fragranza.
foscolo
LA POETICA
Foscolo assegnava alla poesia il compito di eternare e tramandare nei secoli il ricordo dei più alti valori umani. La poesia è creatrice di valori, di nuovi ideali e di civiltà; si ispira alla realtà e tende ad intensificare la vita.
Nell'orazione sul tema 'Dell'origine e dell'ufficio della letteratura' Foscolo si preoccupa di scoprire la funzione etico-politica che spetta ai letterati. Dal discorso emerge una funzione dell'arte piuttosto contemplativa che non combattiva.Foscolo sostiene perciò:
'Ufficio dunque delle arti letterarie dev'essere e di rianimare il sentimento e l'uso delle passioni, e di abbellire le opinioni giovevoli alla civile concordia, e di snudare con generoso coraggio l'abuso e la deformità di tante altre che, adulando l'arbitrio de' pochi o la licenza della moltitudine, roderebbero i nodi sociali e abbandonerebbero gli Stati al terror del carnefice, alla congiura degli arditi, alle gare cruente degli ambiziosi e alla invasione degli stranieri'.
Il letterato deve quindi smorzare le passioni al fine di raggiungere l'equilibrio tra potenti e deboli.
Il poeta parte da premesse sensistiche e materialistiche, che culminano nella constatazione del nulla eterno e dell'impossibilità per l'uomo di conoscere la realtà delle cose, il perché dell'esistenza. Assume importanza il ruolo delle illusioni, di quei valori (patria, bellezza, amore, gloria, affetti familiari) che hanno una funzione consolatrice.
Foscolo attribuisce alla poesia la facoltà di 'creare' miti: in virtù della poesia l'uomo 'tenta di mirare oltre il velo che ravvolge il creato(.) crea le deità del bello, del vero, del giusto e le adora'.
L'autore si inserisce in un'atmosfera densa di cambiamenti politici e culturali. Registra in se stesso la crisi dell'illuminismo, dovuta alla delusione storica e al fallimento della ragione, e anticipa le tematiche romantiche.
Foscolo, a differenza degli illuministi, non concepisce il ruolo dell'intellettuale come quello dello 'scienziato' che mette al servizio della società il proprio bagaglio culturale. Egli ritiene infatti che compito dell'intellettuale è quello di rappresentare la coscienza collettiva in quanto il pensiero scientifico e razionale non rispecchia l'animo umano.
La poesia può solamente esaltare i grandi valori della civiltà, ma non può riscattarla: Foscolo ha una visione negativa della storia in cui prevalgono le iniquità dei rapporti sociali e con la poesia tenta di sovrapporsi a questi valori.
Rappresenta il nuovo modello di intellettuale che concepisce il lavoro letterario come impegno politico ed analizza la realtà con l'illusione di poterla cambiare.
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