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Carducci e Ungaretti di fronte alla morte dei figli: confronto




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Carducci e Ungaretti di fronte alla morte dei figli: confronto




Carducci in Pianto Antico ed Ungaretti in Giorno per giorno evocano la morte dei rispettivi figli, scomparsi in tenera età. Nella poesia del Carducci e nei frammenti di Ungaretti si possono individuare dei temi comuni, primo fra tutti quello del dolore paterno, inevitabile visto l'argomento trattato. Nel testo del Carducci il dolore paterno emerge in particolare nelle ultime due quartine: ivi il poeta si definisce una pianta inutile, "percossa e inaridita", perché ha perso il suo "estremo unico fior", l'unica gioia della sua vita; da ciò affiora anche il tema della mancanza del figlioletto, che ora è "ne la terra fredda", "ne la terra negra" ed ora non fa più risuonare delle sue grida festose l'orto, diventato oramai "muto" e "solingo", dando così origine ad un senso di incolmabile vuoto.

Nei frammenti di Ungaretti il dolore paterno è strettamente associato ad una mancanza indescrivibile, avvertita come una privazione: il ricordo e la nostalgia del "volto già scomparso / ma gli occhi ancora vivi", de "l'ingenua voce / che in corsa risuonando per le stanze / sollevava dai crucci un uomo stanco" e del "felice volto" producono nel poeta una sofferenza che nessun altro sentimento può lenire. "Come si può ch'io regga a tanta notte?" e "t'amo, t'amo, ed è un continuo schianto!" sono due versi fondamentali all'interno dei frammenti: essi evocano tutto il dolore che il poeta prova per la mancanza dell'adorato figlioletto, che con la sua scomparsa ha prodotto un vuoto incolmabile nella sua vita.

Fra i due componimenti, però, esistono anche dei contrasti: mentre in Pianto Antico le prime due strofe sono dominate dalla luce e dal calore, con vigorosi segni coloristici, contrapponendosi alle ultime due quartine, dominate dall'aridità e dall'assenza di allegria, nelle liriche di Ungaretti l'elemento solare è assente, a parte uno sprazzo di tenerezza nel quarto componimento, in cui il poeta avverte nei momenti di sconforto l'ombra del figlioletto che gli si pone accanto come sostegno.

Per quel che riguarda il lessico, nel componimento del Carducci è abbastanza sostenuto, corredato da termini elevati accanto ad altri utilizzati nella quotidia-nità; Ungaretti utilizza essenzialmente un lessico colloquiale che la forma del dialo-go, presente anche nel Carducci, implica; la tonalità, triste e pregna di sofferenza, segue l'andamento del lessico, risultando, quindi, più colloquiale in Giorno per Giorno che in Pianto Antico.

La metrica, molto regolare nel Carducci e piuttosto varia nei frammenti di Ungaretti, è piuttosto diversa: Carducci, nella sua odicina anacreontica, utilizza quartine di settenari, di cui l'ultimo tronco; le rime seguono per tutte le quattro strofe lo schema abbc, mettendo in rima, così, anche tutti i versi tronchi conclusivi le quartine. Ungaretti, invece, non ha uno schema fisso: i frammenti sono composti da un numero svariato di versi, da uno a sette, e non sono presenti rime.

Anche per quel che riguarda le figure retoriche, l'ode carducciana risulta più elaborata: sono presenti, infatti, svariate metafore ("fior de la mia pianta", "estremo unico fior"), numerose anafore ("Tu.Tu.", "Sei. Sei.", "Né. Né."), dei chiasmi ("Tu fior de la mia pianta / . de l'inutil vita / estremo unico fior" e "Né il sol più ti rallegra / Né ti risveglia amor") ed un'epifora ("fior / . fior"). In Ungaretti abbiamo un'analogia fra il bambino e i passeri nel primo frammento e l'enumerazione di verbi che si succedono rapidamente nel secondo.


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