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Come si colloca in riguardo, la letteratura
In ambito filosofico si segnalò una progressiva crisi dei modelli ottocenteschi di rappresentazione della realtà. Significativa fu la riflessione di Henri Bergson (1859-1947), il quale, in opere come Saggio sui dati immediati della coscienza del 1889, proponeva l'idea di una profonda frattura fra l'interiorità dell'uomo e la realtà esterna, sia sul piano della rappresentazione del mondo, sia su quello della coscienza di sé. Egli, accanto ad un tempo "spazializzato" (quello cioè della fisica e della quotidianità), enunciava l'esistenza di un tempo interiore, che faceva riferimento ai liberi flussi della coscienza e non era vincolato allo sviluppo rettilineo e uniforme dell'altro. Analogamente, gli studi di Sigmund Freud (1856-1939) sull'inconscio e la messa a punto del metodo psicoanalitico per la cura delle nevrosi, sconvolsero le certezze tradizionali in relazione alla mente umana. L'inconscio è una parte della psiche che sfugge alla nostra consapevolezza; esso è costituito da pulsioni istintive e da ricordi, sentimenti di paura e di colpa, che la coscienza allontana da sé rimuovendoli (perché troppo dolorosi). Ma proprio quando viene a rompersi l'equilibrio tra questi, allora si diventa pazzi, folli, irrazionali. Il primo romanzo ispirato a Freud è La coscienza di Zeno di Svevo: dissoluzione dell'unità della personalità, disgregazione intima, conflitto con l'io.
ITALO SVEVO L'opera di Italo Svevo (Trieste 1861 - Motta di Livenza, Treviso 1928), pseudonimo di Ettore Schmitz, costituì un momento di passaggio tra le esperienze del decadentismo italiano e la grande narrativa europea dei primi decenni del Novecento. La coscienza di Zeno, in particolare, ha influenzato la narrativa italiana degli anni Trenta e del dopoguerra. Di famiglia ebraica, Svevo riuscì, grazie alle caratteristiche culturali di una città come Trieste, allora parte dell'Impero Austroungarico, ad acquisire uno spessore intellettuale raro nei nostri scrittori del tempo. Al centro di questa sua formazione stanno la conoscenza della filosofia tedesca (soprattutto di Nietzsche e Schopenhauer) e della psicoanalisi di Freud. Come scrittore Svevo rimase però a lungo sconosciuto e l'insuccesso dei suoi primi due romanzi, Una vita (1892) e Senilità (1898), fu anzi tale da indurlo per circa venti anni al silenzio letterario. Mentre viveva una tranquilla vita di impiegato e poi di dirigente nella ditta di vernici del suocero, non aveva affatto smesso, tuttavia, di coltivare la letteratura, come testimoniano i suoi racconti (in gran parte pubblicati postumi) e i numerosi scritti minori. Nel 1907 prese lezioni di inglese dal grande scrittore irlandese James Joyce, il quale lo incoraggiò a scrivere un nuovo romanzo. Ma solo poco dopo la fine della prima guerra mondiale Svevo cominciò a elaborare La coscienza di Zeno (1923), unanimemente considerato il suo capolavoro. In questo romanzo lo scrittore triestino, anche grazie alla conoscenza della psicoanalisi, sviluppa un'analisi psicologica di straordinaria profondità e costruisce tecniche narrative modernissime, soprattutto per la tradizione italiana. Attraverso la rappresentazione interiore della nevrosi del protagonista e narratore, l'autore riesce infatti a rendere la soggettività del pensiero e dei ricordi, in una narrazione che appare ormai quasi completamente svincolata dalle convenzioni realistiche ottocentesche. Ma la novità di Svevo sta anche nella sua ironia, nella costruzione di un personaggio 'inetto', radicalmente antitragico e antieroico.
Il protagonista del libro è Zeno Cosini, un ricco commerciante triestino che vive di malavoglia con i proventi di un'azienda commerciale, per volere del padre. Arrivato all'età di 57 anni, Zeno decide di intraprendere una terapia psicoanalitica per liberarsi da vari problemi e complessi che lo affliggono, per uscire dal vizio del fumo e dalla 'malattia' che lo tormenta. Lo psicanalista, chiamato nel libro Dottor S., gli consiglia di scrivere un diario sulla sua vita, ripercorrendone gli episodi salienti. Attraverso essi si disegna la figura di un uomo inetto alla vita, 'malato' di una malattia morale che spegne ogni impulso all'azione e qualsiasi slancio vitale o ideale. Zeno Cosini è un uomo che vive in un'indifferenza totale: invece di vivere la sua vita, è quest'ultima che lo travolge decidendo per lui il destino.
La struttura dell'opera è
fondamentale per capire le tematiche affrontate e per avere una chiara visione
del romanzo.
La vita attuale è inquinata alle radici. L'uomo s'è messo al posto degli alberi e delle bestie ed ha inquinata l'aria, ha impedito il libero spazio. Può avvenire di peggio. Il triste e attivo animale potrebbe scoprire e mettere a proprio servizio delle altre forze. V'è una minaccia di questo genere in aria [.]. Qualunque sforzo di darci la salute è vano. Questa non può appartenere alla bestia che conosce un solo progresso, quello del proprio organismo[.]. Ma l'occhialuto uomo, invece, inventa gli ordigni fuori del suo corpo e se c'è stata salute e nobiltà in chi li inventò, quasi sempre manca in chi li usa[.]. Ed è l'ordigno che crea la malattia con l'abbandono della legge che fu su tutta la terra la creatrice
Soltanto la fine del mondo potrebbe liberarci dalla malattia che noi, uomini moderni portiamo dentro; l'uomo moderno, vittima della sua alienazione, non può produrre che catastrofi; l'unica possibilità che ha l'uomo di rendersi possibile la vita è quella di riaccettare la propria precarietà e il condizionamento cui l'esistere lo costringe; tolleranza, autocoscienza e ironia sono le vie possibili, a portata di mano, della salvezza. Con il personaggio di Zeno Cosini, Svevo approfondisce la sua analisi della crisi dell'uomo contemporaneo: ne emerge la condizione di alienazione dell'uomo. L'inetto di Svevo è pertanto il rovescio di una società dominata dall'aggressività economica e tecnologica, egli è l'escluso, il disadatto, lo scarto.
Questo romanzo viene considerato il più rappresentativo della tendenza novecentesca dei romanzi d'analisi: il contesto storico, la cultura e le scoperte scientifiche influenzano l'opera in tutto e per tutto, la psicanalisi diventa la base stessa su cui è costruito tutto il racconto, e l'analisi dei mali, delle vere o false malattie di Zeno, anticipano molte tematiche che saranno riprese e sviluppate in seguito da altri autori. Si può dire quindi che quest'opera costituisce la prima di una serie di scritti che interpreteranno lo spirito europeo del dopoguerra, e allo stesso tempo il frutto più alto e compiuto della cultura letteraria romanzesca italiana che si confronta con i fatti tragici della guerra mondiale.
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