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Autoinganno




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AUTOINGANNO


Il romanzo "Il Deserto dei Tartari" di Dino Buzzati, narrando la vita di Giovanni Drogo affronta un tema molto importante: l'autoinganno. Esso consiste in un'autosuggestione diretta ad eliminare i particolari sgradevoli della realtà e a sostituirvi una visone confortante anche se falsa. Quest'atteggiamento è tipico delle persone, che prive di autonomia psicologica, non riuscendo ad accettarsi, per poter superare momenti di solitudine e di angoscia, si rifugiano in una condizione diversa da quella reale, autoconvincendosi della sua veridicità. Alla Fortezza Bastiani, dove la vita scorre lenta ed inutile, ogni soldato, pur rendendosi conto della difficoltà di poter avere un destino eroico, cerca di autoilludersi che prima o poi quest'evenienza accadrà.

- pag. 21"Una volta la Fortezza Bastiani era un grande onore. Adesso dicono che è una frontiera morta, non pensano che la frontiera è sempre frontiera e non si sa mai".

- pag. 61"Non si erano adattati alla esistenza comune, alle gioie della solita gente, al medio destino; fianco a fianco vivevano con la uguale speranza, senza mai fare una parola, perché non se ne rendevano conto o semplicemente perché erano soldati, col geloso pudore della. propria anima.Tronk inseguiva gli articoli del regolamento. e

si illudeva che ciò gli bastasse. Pure se gli avessero detto: sempre così fino che vivi,

tutto uguale fino in fondo, anche lui si sarebbe svegliato. Impossibile, avrebbe detto. Qualche cosa di diverso dovrà pur avvenire, qualche cosa di veramente degno, da poter dire: adesso anche se è finita pazienza".

- pag. 62"Perché Drogo sentiva il desiderio di fischiettare un poco, di bere vino, di uscire all'aperto? Forse per dimostrare a se stesso di essere veramente tranquillo?".

- pag. 80"Un presentimento, o era solo una speranza? Di cose nobili e grandi lo aveva fatto rimanere lassù, ma poteva anche essere soltanto un rinvio, nulla in fondo restava pregiudicato".

Il tema dell'autoinganno è presente in tutto il romanzo in quanto i suoi personaggi e in modo particolare il protagonista, Giovanni Drogo, per trovare la forza di andare avanti devono illudersi continuamente.

- pag. 92"Era l'ora delle speranze. E lui ritornava a meditare le eroiche fantasie tante volte costruite nei lunghi turni di guardia e ogni giorno perfezionate con nuovi particolari. In genere pensava a una disperata battaglia impegnata da lui, con pochi uomini, contro innumerevoli forze nemiche; come se quella notte la ridotta nuova fosse stata assediata da migliaia di tartari. Per giorni e giorni lui resisteva, quasi tutti i compagni erano morti o feriti; un proiettile aveva colpito anche lui, una ferita grave ma non tanto, che gli permetteva di sostenere ancora il comandoe allora finalmente arrivare i rinforzi, il nemico sbandarsi e volgere in fuga, lui cadere sfinito stringendo la sciabola insanguinata. Qualcuno però lo chiama.E lui Drogo apre lentamente gli

occhi: il Re, il Re in persona è chinato su di lui e gli dice bravo. Era l'ora delle speranze, e lui meditava le eroiche storie che probabilmente non si sarebbero verificate mai, ma che pure servivano a incoraggiare la vita.".

Anche quando, per la prima volta, da quando presta servizio alla Fortezza, Drogo intravede qualcosa, non riesce ad accettare la realtà e, preso dalla paura, cerca di autoconvincersi che quello che sta vedendo è solo un'allucinazione e cerca conferma nel compagno.

- pagg. 93/94"Drogo si sentì rimescolare il sangue. Adesso ci siamo, pensò, dimenticando completamente le sue fantasie guerriere, proprio a me doveva capitare, adesso succede qualche pasticcio - Ah, l'ha vista anche lei? - domandò ancora, nell'assurda speranza che l'altro negasse.".

Nel momento in cui il pericolo svanisce, Drogo, dimentico delle paure notturne, cerca di autoconvincersi nuovamente di avere la possibilità di un destino glorioso.

- pag. 99"Le fantasie dei tartari persero consistenza.Allora, dimenticando le paure notturne, egli si sentì improvvisamente disposto a qualsiasi avventura e lo riempiva di gioia il presentimento che il suo destino era alle porte, una sorte felice che lo avrebbe messo al di sopra degli altri uomini.".

La vita alla Fortezza continua in una perenne, illogica attesa di gloria e più il tempo passa e più è difficile sperare, per cui il nostro protagonista ha sempre più bisogno, per sopravvivere, di autoconvincersi che prima o poi la sua esistenza sarà gratificata.


- pagg. 208/209"La fiducia cominciava a stancarsi e l'impazienza cresceva, sentendo Drogo come i colpi dell'orologio si facessero sempre più fitti. Già gli capitava di lasciar passare intere giornate senza dare neppure un occhiata al nord (benché talora amasse ingannare se stesso e persuadersi che era una dimenticanza, mentre in verità lo faceva apposta, per avere un'ombra di probabilità in più la volta ventura".

Anche di fronte alla malattia, Giovanni cerca di reagire, non accettandola e illudendosi che prima o poi riacquisterà le proprie forze.

- pag.226"Si lasciò prendere dalla speranza che al bel tempo corrispondesse in lui una simile ripresa di forzeTutto sembra ricominciare da capo, un fiotto di salute e di gioia si riversa sul mondo. Questo pensava con intensità Drogo, richiamandosi alla mente scritti d'illustri autori sull'argomento, allo scopo di persuadersi.".

- pag. 230"Ora le ondate di vertigini ritornavano a sbalzi, ogni volta Drogo doveva fermarsi, appoggiarsi al muro. Mi agito troppo, il solito nervosismo, pensò, nel complesso mi sento meglio.".

L'ultimo, definitivo autoinganno, Drogo lo prova di fronte alla morte, illudendosi che almeno questa si trasformi in una solitaria vittoria.

- pag. 250"Forse è invece lei che entrata, con passo silenzioso, e adesso sta avvicinandosi alla poltrona di Drogo..dà ancora uno sguardo fuori della finestra, una brevissima occhiata, per l'ultima sua porzione di stelle. Poi nel buio, benché nessuno lo veda sorride.



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