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Autore: Andrea De Carlo (Milano, 1952)
Libro: "Due di due" (1989 ed. Arnoldo Mondatori, Milano)
Genere: romanzo di formazione
Argomento: due ragazzi diventano compagni di banco in un liceo classico e da allora nasce un rapporto di amicizia altalenante: infatti, vivono momenti magici e meno lieti ma talvolta sentono il bisogno di allontanarsi per cercare la propria strada. Se Mario la trova nonostante grosse difficoltà, Guido non accetterà la propria esistenza e non troverà mai una risposta alla sua ricerca.
Tempo: la storia ha inizio nel novembre del 1966, quando i due ragazzi si
"scontrano" per caso e termina nell'autunno del
Struttura: la struttura del romanzo è caratterizzata da una pressoché totale linearità, raramente alterata dal ricordo del passato nella mente dei due protagonisti ("abbiamo parlato della vecchia Dratti e di Ablondi e Farvo e del piccolo gruppo anarchico e del viaggio in Grecia, dei vestiti che ci mettevamo e le musiche che sentivamo, i discorsi e i programmi e le immagini che avevamo in testa"), ma non si tratta che di sommari di vicende comunque trattate nel romanzo in precedenza. Non sono presenti prolessi per la configurazione interna del narratore; l'ellissi, invece, è parte integrante della narrazione per dare spazio alle vicende più salienti dell'intero arco di tempo (la presenza è segnalata dalla doppia "riga bianca", che evidenzia anche la successione degli avvenimenti).
Luogo: l'intreccio delle vicende dei due protagonisti fa in qualche modo differire le diverse ambientazioni. Si parte da Milano, (".un incubo vecchissimo ma ancora vivo.lungo un viale percorso da fiumi di mezzi meccanici che grattavano e laceravano e centrifugavano l'aria, se la vomitavano alle spalle ancora più difficile da respirare. Il marciapiede era sporco di chiazze d'olio e polvere nerastra ed escrementi di cane e catarro umano; ingombro di macchine parcheggiate a cavallo e di sghembo e di muso fino ai muri degli edifici, in modo da costringermi a scendere nel viale dopo pochi passi. Faceva un freddo viscido e malato; i pochi alberi visibili erano stati capitozzati nella maniera più barbara, lasciati come pali viventi a separare due corsie di traffico") in cui si verifica quasi tutta la prima parte, e dove i protagonisti ritornano saltuariamente per motivi diversi; l'isola di Lesvos (o Lesbo) nel Mar Egeo, e principalmente la cittadina di Mithymna ("era un posto molto diverso dagli assembramenti caotici di brutti edifici.ogni angolo sembrava rivelare un'ombra diversa, un orientamento diverso rispetto al sole e al mare"), dove i protagonisti trascorrono un'estate indimenticabile; le "Due Case" immerse nelle colline che circondano Gubbio ("su un pianoro circondato da boschi di querce e carpini che si alternavano a campi abbandonati c'erano due vecchie case di pietra. Erano divise da forse cinquanta metri di prato, tutte e due orientate a ponente; una ampia e squadrata, l'altra più stretta e alta") che, dopo una lenta restaurazione, diventano la residenza fissa per Mario e tutta la sua "famiglia estesa"; l'Australia che diventa per qualche anno la patria di Guido, benchè rappresenti il luogo del suo esilio da una società che rifiuta: anche qui, in ogni caso, Guido ritrova una situazione da cui pensava di essersi allontanato, anzi disprezza Sydney per il suo "finto cosmopolitismo" e Melbourne per la sua "britannicità artificiale", finchè non intraprende un viaggio con Laurie alla ricerca di qualcosa che non sa cosa sia e che non riesce a trovare (come un'"emozione interrotta"); la villa sul mare a Lerici ("c'era una vista bellissima sul mare e una discesa privata a una spiaggetta di sassi, un vero giardino mediterraneo con ulivi e lecci e allori e corbezzoli e aranci e limoni") dove Guido e Chiara vivono il loro matrimonio; a Roma ("aveva la sensazione di essere in Italia, per tutta la mollezza ambigua e dolciastra del luogo"), Guido trova un rifugio per le sue frustrazioni con Chiara e con la vita.
Personaggi principali: il protagonista del romanzo è senza dubbio Guido Laremi, sempre magro e pallido, che colpisce sin dall'inizio per il suo sguardo estraneo e riflettente la condizione di disagio interiore che lo caratterizza: la sua psicologia è imprevedibile e difficile da interpretare persino per il suo migliore amico, manterrà questa forma di disequilibrio anche in età ormai adulta, quando non riuscirà a dare sbocco alla sua creativa e fallimentare ricerca del proprio habitat. Il narratore e co-protagonista del romanzo è Mario, il migliore amico di Guido, dal quale si sente sempre condizionato finchè una serie di condizioni non lo porta a scegliere la strada giusta per la sua vita; è interessante la sua evoluzione psicologica, dapprima così vulnerabile e privo di scopi, in seguito trova slancio con l'intervento di Guido, poi una nuova crisi lo riporta "nell'abisso" e da questa esce fuori più forte e determinato che mai.
Personaggi
secondari: Ablondi e Farvo
sono il prototipo dei capoclasse, primo passo verso la "carriera" di dominatori
politici e non (un altro esempio è dato dagli appartenenti al "Movimento degli
Studenti"); i vari insegnanti, tra cui
Istituzioni politiche e sociali: lo Stato e la sua burocrazia sono visti dai protagonisti come qualcosa che intrappola il cittadino e che rende ancora più lontana la libertà collettiva; perciò, il sindaco che sposa Guido e Chiara, il Comune che approva il progetto per il mulino, sono solo particolari di una vicenda che non li prende neanche in considerazione se non per il fatto che la vita dipende inevitabilmente dalla loro presenza. Il giudizio sui politici e sulla condotta di governo è altrettanto impietoso, mentre la società è vista su due piani: sotto sta la massa manipolata e uniformata, mentre al di sopra stanno i ricchi e potenti che tuttavia rimordono le loro scelte passate e sono spaventati dalla situazione che devono fronteggiare.
Rapporto narratore-personaggi: la focalizzazione è interna, impersonata da Mario, che narra in prima persona e ci espone i fatti in ordine cronologico senza alcuna anticipazione. Gli interventi dell'autore sono pressoché inesistenti, così come mutamenti del punto di vista.
Lingua e stile: la sintassi è semplice e poco elaborata, adatta a un pubblico vasto che viene presto coinvolto dalla prevalente paratassi usata nel periodare: questa scelta può essere motivata sia dalla quantità d'informazioni che l'autore deve fornirci della vicenda, sia dalla volontà di accentuare il significato d'ogni singola frase. Non sono presenti termini gergali, né termini difficili o parole straniere di una certa rilevanza, mentre è riscontrabile un'aggettivazione non troppo abbondante ma ricercata e piuttosto ricorrente (l'aggettivo "estraneo" è tra i più utilizzati ed è tra quelli che più rendono la situazione psicologica vissuta da Guido). Il registro linguistico è medio, talvolta si trovano spunti di registro informale nei dialoghi tra Guido e Mario, talvolta formale nelle lettere professionali o nelle citazioni da articoli di giornale, ma il fine di questo libro è quello di rendere la vicenda molto vicina ai canoni tradizionali.
Giudizio: devo affermare che il mio giudizio di questo libro è molto positivo in quanto ho ritrovato spunti di riflessione molto interessante: per esempio, perché rimanere sempre "dietro al vetro" invece che cercare di "romperlo"? Oppure, sono appagato dalle mie scelte o queste sono solo un rifugio per non affrontare qualcosa di nuovo, qualcosa che magari comporterebbe maggiori soddisfazioni per me stesso? Sento che i miei ideali e i valori su cui conto sono giusti o frutto soltanto di una mentalità comune pressantemente forgiata dai mass media? Per quanto riguarda lo stile, l'ho trovato efficace e scorrevole nella sua rigorosa paratassi e nel suo limitato vocabolario che fissa i concetti principali e talvolta li ripete per dargli ancor più rilievo; ho notato che nell'enumerazione di oggetti di qualunque ambito, l'autore fa ricorrente uso della coordinazione per asindeto ("Io e Martina e Werner e Chiara", "la disperazione e l'orrore e la violenza di ritorno") che pongono tutti i termini elencati sullo stesso piano, nel caso in cui non voglia esprimere alcuna prevalenza del precedente sugli altri. In ogni caso, sono rimasto molto affascinato dal personaggio di Mario, nel quale in qualche modo mi sono impersonato perché molto vicino a quanto talvolta sento di provare interiormente; lo considero anche un modello perché la sua determinazione gli ha fornito una vita stabile ma mai monotona, di cui essere orgoglioso perché egli stesso ne è stato l'artefice. Chissà se la mia vita sarà ancora più felice e imprevedibile della sua.!
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