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Giovani e politica: mondi paralleli???
Disinformati, distaccati e lontani. Questo è il profilo che caratterizza il rapporto tra il mondo giovanile e la politica. Un rapporto fatto di sofferenza.
Oggi addirittura è diventato difficile parlare di politica con i ragazzi. Negli ultimi anni cresce sempre più un senso di sfiducia nei confronti di quest'importante istituzione. Capita spesso ascoltare giovani adolescenti dire: "I politici sono tutti ladri", oppure "la politica è una cosa sporca".
Vedono tutto nero e senza speranza. A causa di questa sfiducia nell'ultimo decennio abbiamo assistito ad una progressiva crisi di partecipazione alle strutture politiche tradizionali.
Da alcuni recenti sondaggi emerge questo diffuso disinteresse alla vita politica: il 69% dei 1000 giovani intervisti ha un'opinione negativa del mondo politico italiano c'è una percentuale altissima d'indifferenza, diffidenza, rabbia e addirittura noiaqu7ando si pensa alla politica e sono poco intendi a seguirne le vicende. Il 37% dei giovani intervistati si ritiene interessato alle informazioni che arrivano dalla politica, ma, una percentuale superiore al 5% non si informa affatto.
Ma perché c'è tutta questa diffidenza da parte dei giovani nei confronti della politica?
I giovani non hanno più fiducia nella politica e nelle istituzioni perché negli ultimi anni hanno ricevuto da chi hanno governato solo incertezze e precariato. Hanno rinunciato a credere negli ideali che hanno accompagnato le generazioni precedenti che hanno portato ad avere fiducia in se stessi. I giovani d'oggi vedono invece la politica come una cosa che non gli appartiene e che non va vissuta attivamente. Inoltre i giovani sono molto più sensibili ai difetti della società. Si rendono conto che non c'è nulla di certo nel loro futuro e sembra che la società spesso non sia lì pronta ad attenderli. Proprio questa è una delle ragioni per cui i giovani non cercano più nei partiti risposte ideologiche e non guardano più come i loro padri ai leader della politica come bandiere dietro la quale militare ma, chiedono una visione nella quale credere, un modello ne quale identificarsi e si spettano risposte concrete insieme a proposte che parlino di certezze.
Le promesse non mantenute, gli scandali, l'opportunismo, i giochi di potere, queste sono le ragioni per le quali regna lo scetticismo tra le nuove generazioni che sono diventate l'oggetto escluso da una politica e una cultura nate e cresciute in un mondo parallelo all'universo giovanile.
Si può dire in pratica che, la politica giovanile è inesistente. I giovani che hanno degli ideali politici sono pochi e non vengo spronati affatto. La politica non si preoccupa di quello che pensano e la distanza che li divide continua a crescere. Inoltre sembra che chi è interessato a fare politica è fortemente condizionato da due fattori: la disponibilità di tempo e le condizioni economiche. Infatti, sembra proprio che la politica a grossi livelli venga fatta da chi se lo può permettere e da chi ha un posto occupazionale ben definito, non a caso è grande il numero di imprenditori e liberi professionisti che si convertono alla politica e il partito forza Italia ne è un esempio lampante. In questo contesto il modello di personaggio politico in voga è il cosiddetto kennediano: giovane maschio, di razza bianca, con istruzione superiore, con posto di lavoro fisso e proveniente da una famiglia in cui si è sempre fatta politica.
Cosa si potrebbe fare per invertire la rotta?
La strada da percorrere non è facile, ma questo non vuol dire che si debba gettare la spugna. Gli strumenti per offrire iniezioni di fiducia alle nuove generazioni ci sono. Basta utilizzarli.
Il primo argomento da proporre ai giovani è quello del recupero del senso della collettività. Se si comprende l'importanza del proprio rapporto con gli altri e del proprio contributo all'interno della società, si può trovare ottimismo anche nell'approccio con il mondo della politica, considerandola uno strumento di aiuto alla società.
Una seconda strada è quella della lotta. Per lotta ovviamente s'intende quella tra il bene e il male. Dicendo che la politica è una cosa irrimediabilmente perversa e disonesta non cambierà niente. Bisogna invece reagire e fare uno sforzo per penetrare in certi ambienti senza mai lasciare a casa i propri valori e ideali. I giovani devono interessarsi alla polita per cambiarla. L'importante è non scoraggiarsi, dopotutto la sconfitta di oggi potrebbe essere la vittoria di domani.
Ma che dire di quei pochi giovani che cercano di interessarsi di politica?
Circa 500 ragazzi con un età compresa tra i 16 e 18 anni sono stati intervistati. Circa l'88% appartenenti a questo campione si informa della politica attraverso il tubo catodico. Un medium freddo o caldo che si voglia definire a seconda delle categorie, ma che lascia poco spazio per la riflessione e l'elaborazione. La velocità dei tg, l'arena rissosa dei programmi d'approfondimento, caratterizza la politica in televisione degli ultimi anni non permette ai giovani di conoscere le dinamiche, il portato e il significato di scelte, posizioni o comportamenti degli attori politici che si muovono nella scelta pubblica del Paese. Segue, poi, in seconda battuta, come canale di conoscenza, indicato dal 31% dei giovani, un media classico: il quotidiano. Anche i giornali oggi, però, offrono una visione anomala della politica. Il gusto per il retroscena e lo scoop gossipparo delle chiacchiere di palazzo, che mira a far conoscere i giochi di potere e dipinge una politica fatta di accordi segreti nelle stanze dei bottoni, non disegna un prodotto editoriale in grado di far comprendere i giovani il reale peso e ruolo della politica.
In terza
posizione staziona
In sintesi: la soluzione per riaprire in modo permanente il dialogo tra giovani e politica sembra proprio quello di moltiplicare il più possibile i luoghi e le occasioni di confronto, garantire processi decisionali democratici e il più partecipati possibile, specialmente nei partiti che rappresentiamo.
È importante cercare di coinvolgere le generazioni moderne nella politica. Dopotutto saranno loro la società del futuro. Un giorno le redini della politica giungeranno nelle loro mani.
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