TIBULLO
Tibullo, Albio (? 54 ca. - 18 ca. a.C.), poeta latino Pare appartenesse a una ricca
famiglia equestre, le cui terre si trovavano fra Tivoli e Palestrina, a Pedo,
dove infatti egli mantenne il possesso di una villa. Quando Marco Antonio e
Ottaviano confiscarono proprietà da assegnare ai loro soldati, egli perse gran
parte del latifondo appartenente alla famiglia. Fu amico di Valerio Messalla
Corvino, che coltivava un circolo letterario e che lo protesse sempre. Proprio
il circolo di Messalla, per il suo disimpegno politico,
rispondeva molto bene alle aspirazioni del poeta, che mirava a una vita
tranquilla, fra la quiete dei campi e della famiglia. Messalla, inoltre lo volle nel proprio seguito durante una spedizione in
Aquitania (31 a.C.) e poi in un'altra campagna compiuta in Oriente. Nel viaggio
di ritorno, Tibullo si ammalò e dovette fermarsi per qualche tempo a Corcira,
l'attuale Corfù. Visse gli ultimi anni della sua breve vita fra la prediletta
residenza di campagna e Roma.
Tibullo scrisse nella
forma esclusiva dell'elegia che con lui assunse il carattere di una poesia
nostalgica, di una confessione sognante, di uno sfogo amoroso, priva spesso di
vigore ma fortemente lirica e musicale. Dei tre libri di elegie tramandati
sotto il nome di T., i primi due sono dedicati rispettivamente a una Delia e a
una Nemesi, pseudonimi sotto i quali il poeta cantò le donne amate. L'amore per Delia ha momenti alterni di
felicità è, perciò, delicato e sognante, quello per Nemesi ha accenti di intensa
passione sensuale. Quanto al terzo libro del cosiddetto Corpus Tibullianum, esso contiene poesie di
minor conto e di vari autori, tutti appartenenti circolo di Messalla. Temi
fondamentali della poesia di T. l'amore e la pace. La pace di cui parla
Tibullo, però, non è la pax Augustea, punto di arrivo di un doloroso
periodo di guerre, bensì la candida pax, sogno di evasione ambientato in
un luogo incontaminato (Eden).