Alcune fatiche di
Ercole
Hercules leonem Nemeaeum, quem Luna
nutriverat in antro amphistomio atrotum, necavit, cuius pellem pro tegumento
habuit. Hydram
Lernaeam Typhonis filiam cum capitibus novem ad fontem Lernaeum interfecit.
Haec tantam vim veneni habebat ut afflatu homines necaret et, si quis eam dormientem transiverat vestigia
eius afflabat et maiori cruciatu moriebatur. Hanc Minerva monstrante interfecit
et exenteravit et eius felle sagittas suas tinxit itaque quicquid postea
sagittis fixerat mortem non effugiebat, unde postea et ipse periit in Phrygia.
Aprum Erymanthium occidit. Cervum ferocem in Arcadia cum cornibus aureis vivum
in conspectu Eurysthei regis adduxit.
(Igino. Fabuiae
Ercole uccise il leone
Neméo, che la Luna aveva allevato invulnerabile in un antro dalle due aperture,
e la cui pelle egli usò come rivestimento. Uccise presso il lago di Lerna l'Idra
di Lerna dalle nove teste, figlia di Tifone. Questa aveva un veleno tanto
potente che uccideva gli uomini (solamente) con il soffio e, se qualcuno
l'aveva superata mentre dormiva, soffiava sul-.le sue orme e quello moriva con
maggiore tormento. Su ordine di Minerva la uccise e le tolse le interiora e
intinse le sue frecce nella bile di quella; pertanto tutto ciò che in seguito
aveva trafitto con le frecce non scampava alla morte, per cui dopo anche lui
morì in Frigia. Uccise il cinghiale dell'Erimanto. Consegnò vivo alla presenza
del re Euristeo il feroce cervo dalle corna d'oro (catturato) in Arcadia.