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Le opere filosofiche di Cicerone
Le scrisse tra il 46 e il 44, permettendo la divulgazione delle conoscenze greca in lingua latina.
v Academia: dialoghi in cui viene trattato il problema della conoscenza, sulla scorta delle tesi probabilistiche sostenute dalla nuova accademia.
v Definibus bonorum et maiorum: dialogo sul tema del sommo bene e del sommo male. Cicerone espone le varie proposte esposte dalle scuole filosofiche ellenistiche.
v Trasculanae disputationes: dialogo sul problema della felicità e sugli ostacoli che impediscono all'uomo di raggiungerla.
v Cato maio desenectute e Laelius de amicitia: brevi dialoghi sulla vecchiaia e sull'amicizia, che secondo Cicerone nascono da un rapporto di stima reciproca.
v De natura deorum: dialogo in cui vengono esposte le tesi epicuree, stoiche, accademiche sulla natura degli dei. Cicerone è più propenso ad accettare la dottrina stoica che afferma sia l'esistenza degli dei, sia la loro azione provvidenziale nel mondo.
v De officis: Trattato dedicato al tema dei doveri e rapporto tra honestum e utile. Si divide in tre libri ed è presentato come una lunga lettera al figlio Marco, che si trovava ad Atene per completare i suoi studi di filosofia. Quest'opera costituì un importante punto di riferimento per tutta la cultura occidentale, che individuò l'ideale codice di comportamento della persona colta che, consapevole della grandezza e della dignità dell'uomo, ispira ogni sua azione al decorum, un ideale etico-estetico che è insieme espressione di cultura e di saggezza, di equilibrio e d'eleganza, di misura e di buon gusto. Nel primo libro viene trattato il concetto di honestus e quindi definite le quattro virtù cardinali:
L'HONESTUS
Cicerone si rivolge al figlio Marco dicendogli che, se avesse trovato l'onesto, come diceva Platone, si sarebbe innamorato del sapere. L'onesto si trova in una di queste quattro fonti:
nella diligente ricerca del vero (sapienza)
nel proteggere la società umana (giustizia)
nella grandezza di un animo sublime (fortezza)
nell'ordine e nella grandezza di tutte le cose che si fanno(temperanza)
Queste sono legate tra di loro, ma da ognuna di esse nascono precisi doveri; quando uno riesce a scorgere il vero delle cose e ne riesce a dare prontamente una spiegazione, deve essere considerato sapiente. Le virtù non si raggiungono soltanto attraverso un'attività mentale, ma anche attraverso la condotta della vita si può conservare l'onestà e il decoro.
LA SAPIENZA
Nelle quattro parti che si rifanno all'onesto, la più vicina alla natura umana è la ricerca del vero. A tutti infatti piace sapere di più degli altri, mentre non piace sbagliare e illudersi.
Ma per evitare ciò non bisogna cadere in due difetti:
credere di sapere ciò che non sappiamo;
dedicare troppo tempo alle cose oscure e difficili.
Per evitare il primo bisognerà usare tempo e diligenza nel considerare le cose; una volta evitati questi difetti se si studieranno le cose oneste si verrà lodati.
LA GIUSTIZIA
Dovere della giustizia è quello di non offendere nessuno se non si è stati provocati da ingiuria; di usare le cose comuni come comuni e le private come proprie.
Non vi sono cose private per natura, ma per antico possesso. Chi ha preso ciò che gli spetta se lo può tenere, ma chi si approprierà dell'altrui violerà l'umana società. Noi non siamo nati solo per noi stessi, ma per la patria e gli amici e che ciò che la natura crea lo crea per tutti.
Bisogna mettere a beneficio comune ciò che è utile a tutti, col dare e col ricevere, stringere fra gli uomini legami sociali. La giustizia è anche fede e osservanza della parola data e del mantenimento dei propri impegni.
LA FORTEZZA
L'uomo migliore è quello in grado di disprezzare i beni terreni, questo avrà l'animo più grande ed elegante. Ma se quest'animo non combatte per la giustizia, cioè per il bene comune, è da ritenere colpevole e non può essere considerato virtuoso, ma anzi contrario ad ogni sentimento umano.
Fortezza è la virtù che lotta per l'equità. Chi si fosse guadagnato la fama con malizie e insidie non riceverà mai lode, poiché ciò che è contrario alla giustizia non è onesto.
LA TEMPERAMZA
Ultima parte dell'onesta, cioè il rispetto, la moderazione, la temperanza, la padronanza dell'animo e la giusta misura nelle cose. C'è anche il decorum, forma in cui si manifesta l'honestum. Perché ciò che è onesto è decoroso e ciò che è decoroso è onesto.
L'UMANITAS
L'uomo è visto come una totalità armoniosa di corpo e di spirito, privilegiato sopra tutti gli altri esseri viventi, perché possiede la parola e la ragione, ma impegnato dalla consapevolezza della comune natura umana a rispettare i propri simili e a porre la loro opera al proprio servizio.
La cultura è elemento essenziale della formazione dell'uomo e il suo sviluppo si accompagna al progresso del genere umano.
Umanitas e cultura comportano infatti benevolenza, libertà, moderazione, equilibrio e cortesia nei modi.
Attraverso lo studio della cultura si arriva all'umanitas.
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