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LUCIO ANNEO SENECA
VITA
Lucio Anneo Seneca nacque a Cordova nel 4 a.C. dal retore Anneo Seneca e da Elvia, spagnola di rara bellezza, pudicizia e intelligenza: fratelli di Seneca erano Anneo Novato (poi Gallione, proconsole d'Acaia) e Anneo Mela (padre del poeta Lucano). Portato a Roma da fanciullo, vi seguì gli studi di grammatica e retorica: poi rafforzò lo spirito e il corpo, che aveva assai cagionevole, ascoltando avidamente l'insegnamento di alcuni famosi filosofi del tempo: lo storico Attalo, arcigno maestro di castità ed ascetismo, e il neopitagorico Sozione, vegetariano convinto.
Negli anni successivi, Seneca, superata una grave crisi fisica e morale che lo portò a meditare il suicidio, e compiuto un soggiorno in Egitto, cominciò a Roma ad acquistarsi fama di oratore sino ad eccitare la gelosia di Caligola: si era anche sposato ed aveva avuto un figlio che morì nel 41 d.C.
Le prime opere cominciavano a diffondere il nome di Seneca anche nel mondo dei letterati quando, morto Caligola il 24 gennaio del 41 e successogli da pochi mesi Claudio, egli fu colpito da un improvviso decreto di esilio in Corsica. L'accusa era quella di segrete intese con la giovane Giulia Livella, sorella di Caligola, inviata parimenti in esilio (e poi messa a morte) per le trame della gelosa Messalina.
L'esilio fu per Seneca una dura esperienza, ma servì indubbiamente ad affinare le sue tendenze alla riflessione e alla contemplazione in chiave filosofico - mistica dei fenomeni della natura. Né, in quel tempo, trascurò la sua produzione letteraria ma trovò modo di scrivere nobili parole di consolazione alla madre, meno nobili suppliche e adulazioni ad un funzionario di Claudio (il liberto Polibio) e, pare, anche alcuni epigrammi.
A Roma poté rientrare nel 49, dopo la morte di Messalina e per desiderio della nuova moglie di Claudio, Agrippina, che volle Seneca precettore del giovane Nerone.
Morto Claudio (avvelenato, come si pensava da Agrippina), Seneca compose un'acerba satira contro il principe sciocco e crudele. Successivamente in collaborazione col prefetto del pretorio Burro, curò l'educazione del nuovo imperatore Nerone per il primo e promettente quinquennio. Fu per Seneca un periodo di prosperità, di ottimismo (i filosofi guidavano lo stato, come Platone aveva consigliato!) e di feconda attività letteraria. Il giovane Nerone sembrava dare ascolto ai consigli di clemenza che il filosofo gli rivolgeva. Ma ogni illusione cadde alquanto quando, nel marzo del 59, Nerone fece barbaramente assassinare la madre ed esiliare la moglie Ottavia. L'autorità di Seneca andava perdendo ogni peso a corte cosicché nel 62, morto o assassinato anche Burro, egli si ritirò a vita privata, dedicandosi ai sommi problemi filosofici. Lo consolava l'affetto della seconda moglie, Paolina, e quello non meno grato del più giovane amico Lucilio. Nell'aprile del 65, il giorno stesso in cui veniva svelata la congiura antineroniana di Pisone, un centurione raggiunse nella notte la villa di Seneca e comunicò al filosofo l'ordine di uccidersi: era stato incolpato di accordi segreti con Pisone. Senza esitare, dette nobili parole di conforto agli amici, Seneca si tagliò le vene e si lasciò morire.
Della copiosa produzione di Seneca ci è arrivato molto, ma non tutto; oltre agli scritti pervenutici, egli aveva composto fra l'altro: un trattatello geografico sull'India (de situ Indiae) ed uno geografico - religioso sull'Egitto (de situ et sacris Aegyptiorum); un'operetta polemica sul fondamento naturale e la dignità del matrimonio (de matrimonio), una biografia del padre (Vita patris) e dei libri di filosofia morale (libri moralis philosophiae).
I DIALOGI (12 libri)
L'autore parla sempre in prima persona avendo come interlocutore unico il destinatario dell'opera. Hanno un'impostazione diatribica.
T CONSOLATIO AD MARCIAM, scritta prima dell'esilio. Si propone di consolare Marcia, figlia dello storico Cremuzio Cordo, alla quale era morto da tre anni il figlio Metellio.
Si impegna a dimostrare che la morte non è un male, proponendo una duplice analisi della morte che vede sia come fine di tutto che come passaggio ad una vita migliore.
L'opera ha carattere retorico.
T DE IRA, posteriore alla morte di Caligola, in tre libri. Si propone di combattere l'ira, passione tra le più odiose, pericolose e funeste.
La vede come conseguenza di un impulso che offusca la ragione, molto simile alla follia e ne indica poi eventuali rimedi.
T CONSOLATIO AD ELVIAM MATREM, risalente al periodo dell'esilio. Seneca si propone di dimostrare, al fine di consolare la propria madre sofferente per la sua lontananza, che l'esilio non è un male. Si tratta di un semplice cambiamento di luogo che non comporta la perdita della virtù; del resto, il sapiente ha come patria il mondo intero. Alla parte di carattere generale segue lo sviluppo di una serie di temi più specifici.
T CONSOLATIO AD POLYBIUM, in occasione della morte del fratello del potente liberto dell'imperatore Claudio. Riprende i temi della "Consolatio ad Marciam", aggiungendo quello dell'inutilità di compiangere chi non è più in vita perché "aut beatus aut nullus est". Nell'opera, l'elemento encomiastico assume un rilievo preponderante.
T DE BREVITATE VITAE, risalente all'anno in cui tornò dall'esilio, dedicato all'amico Paolino. Spreca il suo tempo chiunque non si dedichi alla ricerca della verità e della saggezza. Vita, si uti scias, longa est.
T DE VITA BEATA, risalente al periodo in cui Seneca è al potere al fianco di Nerone. L'opera è divisa in due pari: la prima di valore teoretico, la seconda con carattere polemico ed evidenti implicazioni personali. In essa tratta il tema delle ricchezze.
T DE TRANQUILLITATE ANIMI, dedicata all'amico Anneo Sereno. Immagina di rispondere alle incertezze del suo amico, indicando alcune strade da seguire al fine di raggiungere la completa tranquillità dell'animo. Tra queste l'impegno nella vita attiva per il bene comune, l'amicizia dei buoni, la parsimonia e la frugalità, la serena accettazione delle avversità e della morte.
T DE PROVIDENTIA, dove risponde a Lucilio dicendogli che ciò che sembra essere male per i buoni altro non è che una prova a cui gli dei sottopongono loro al fine di temprarli e per aiutarli a perfezionarsi moralmente.
T DE COSTANTIA SAPIENTIS, dedicata ad Anneo sereno. Il sapiente non può essere colpito da alcun oltraggio e da alcuna offesa, perché la sua superiorità morale lo rende invulnerabile: l'unico bene per lui consiste nella virtù, che nessuno può togliergli.
I TRATTATI
T DE CLEMENTIA, in cui Seneca teorizza sulla monarchia illuminata (migliore forma di governo purché il re sia realmente sapiente) e la esalta.
Seneca elogia Nerone perché, pur disponendo di un potere illimitato, possiede la clemenza (la virtù più grande del sovrano; moderazione e indulgenza che chi ha il potere di punire adotta spontaneamente nell'affliggere le pene). La presenza di clemenza contraddistingue il re buono e giusto (che ha con i suoi sudditi un rapporto paterno e punisce solo quando è indispensabile e per il bene dei sudditi) dal tiranno.
Il trattato viene ad istituirsi come una sorta di programma politico utopistico, un elogio di Nerone.
T DE BENEFICIIS, in sette libri, dedicato all'amico Ebuzio Liberale. I benefici sono il fondamento della vita sociale e della convivenza civile. Seneca dà precetti sul giusto modo di fare e di ricevere i benefici. Temi: aiuto reciproco, doveri del superiore verso gli inferiori, liberalità, riconoscenza, ingratitudine.
T NATURALES QUAESTIONES, in sette libri, dedicato a Lucilio. Seneca mira a liberare l'uomo dalle paure conseguenti all'ignoranza e ad insegnargli come sfruttare al meglio i beni messi a disposizione dalla natura. ( Libro I fuochi celesti; libro II lampi, tuoni, fulmini; libro III acque terrestri; libro IV piene del Nilo, piogge, neve; libro V venti; libro VI terremoti; libro VII comete)
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