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Il teatro latino, il teatro romano




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IL TEATRO LATINO

LA STORIA

Un passo dello storico Tito Livio sembra conservarci la testimonianza di un'origine etrusca nelle prime rappresentazioni teatrali latine.In settembre,in occasione dei Ludi romani,si teneva una processione in onore di Giove,seguita da una corsa di carri e da esibizioni equestri.Nel 363 a.C.(390 a.U.c.),però,ci sarebbe stato qualche cosa di più ,nel tentativo di ingraziarsi il favore degli dei:

"La pestilenza durò anche nel secondo anno,sotto il consolato di Gaio Sulpicio Petico e Gaio Licinio Stolone.Perciò non avvenne alcun fatto degno di menzione,se non che,per implorare la pace degli dei,per la terza volta dalla fondazione della città si tenne un lettisternio(banchetto in onore degli dei ,le cui immagini venivano collocate su letti).E poiché la violenza della malattia non diminuiva né per i rimedi umani,né per l'aiuto divino,essendo gli animi in balia di ogni superstizione,fra gli altri mezzi tentati per placare l'ira divina si dice che siano stati istituiti anche gli spettacoli teatrali, cosa nuova per quel popolo guerriero(fino ad allora,infatti,vi erano stati solo gli spettacoli del circo).Questi,però furono modesti,come generalmente accade per tutti gli inizi,e inoltre importati dall'estero.Senza alcun testo poetico,senza gesti che mimassero il testo,danzatori fatti venire dall'Etruria danzavano al suono di un flauto con movimenti armoniosi,secondo l'uso degli Etruschi. Cominciò poi ad imitarli la gioventù romana,lanciando reciproci frizzi in rozzi versi,con movimenti intonati alle parole.La cosa quindi entrò nell'uso,e con la pratica frequente progredì.Agli attori indigeni,poiché con parola etrusca l'attore era chiamato ister, fu dato il nome di istrioni;questi non si limitavano come prima a scambiarsi versi alterni simili ai Fescennini(canti mordaci e licenziosi originariamente eseguiti durante feste agresti,e in seguito anche in feste religiose e nuziali), improvvisati senz'arte e rozzi,ma rappresentavano delle satire(inizialmente la satira era una forma di teatro di origine etrusca,basata sulla musica e sulla danza mimica)ricche di vari metri,con un canto fissato in precedenza,accompagnato dal flauto,e con movimenti appropriati al canto."

Nasce così la commedia atellana,così chiamata dalla città campana di Atella.Molto familiare al punnlico romano,si basava su un nucleo fisso di personaggi di repertorio,caratterizzati da maschere grottesche. All'inizio i dialoghi erano improvvisati:su un canovaccio attori dilettanti sviluppavano situazioni comiche attraverso rozze battute.

Un altro tipo di rappresentazione teatrale è quella fliacica, sviluppatasi nel 4° sec. a.C. nell'ambiente dorico della Magna Grecia. Rappresentata in molte pitture vascolari,è caratteristica per la comicità greve,l'intento parodistico e il travestimento deformante degli attori.Gli argomenti portati in scena riguardavano in gran parte parodie mitologiche,ma non mancavano anche scorci di vita quotidiana.

3° sec.: viene portata in auge da Rintone di Taranto,creatore della cosiddetta ilarotragedia o fabula rinthonica,caratterizzata da parodie di tragedie classiche,soprattutto euripidee(delle sue 38 opere ne sono rimaste 9,tra cui "Anfitrione","Eracle","Meleagro","Medea").

245 a.C.: Gneo Nevio,prigioniero di guerra napoletano,produsse una commedia("Apella",dal nome dell'assemblea degli Spartiati sopra i 30 anni) che metteva in ridicolo gli abusi e le ipocrisie della società romana. Nonostante il divertimento del popolo,le famiglie influenti,sentitesi colpite, protestarono:erano troppo rozze e cafone per accettare la satira,che può trovare diritto di cittadinanza solo presso i popoli molto civili.Nevio venne arrestato,e fu costretto a ritrattare tutto ciò che aveva scritto.Scrisse un'altra commedia("Tarentilla"),ma siccome questa conteneva ancora alcune frecciatine venne condannato all'esilio.Roma perse quindi nello stesso tempo un commediografo che poteva dare l'avvio ad una produzione originale e non più ricalcata su modelli stranieri e un ottimo umorista.In esilio Nevio continuò a comporre,lasciandoci il "Bellum in Poenicum",poema drammatico in saturni sulla storia romana,che rivela il suo smodato patriottismo (vi sono anche degli spunti sul viaggio di Enea).

200 c.ca:salì alla ribalta Quinto Ennio,pugliese di padre italico e madre greca.Aveva studiato a Taranto,affezionandosi ai drammi di Euripide.Durante il servizio militare in Sardegna aveva attirato l'attenzione di Catone il censore("Ego censeo Carthago delenda esse"),all'epoca questore,per il suo coraggio,e al ritorno a Roma di quest'ultimo lo aveva seguito.Scrisse gli "Annales",una storia epica di Roma in 18 libri destinata a restare fino a Virgilio il poema nazionale dell'Urbe.La sua passione era però il teatro,per cui scrisse numerose coturnate ("Achilles","Aiax","Hecuba","Hectoris lutra","Thelephus","Thyestes")e praetexte("Ambracia", "Sabinae"),in cui prendeva di petto soprattutto lo zelo dei bigotti.Cicerone asserisce che questa frase,in cui trapelano le teorie epicuree,fu a lungo e fortemente applaudita dalla platea:

"Vi assicuro,amici,che gli dei ci sono,ma si infischiano di ciò che fanno i mortali.Come spieghereste altrimenti che il bene non sia sempre ripagato con il bene e il male con il male?"

Più tardi,però,avendo egli cominciato a scrivere drammi di pensiero,il popolo gli volse le spalle a favore di Plauto.

Tito Maccio Plauto,letteralmente "Tito il pagliaccio dai piedi piatti",era originario dell'Umbria,ed era giunto a scrivere commedie per pura necessità.Dapprima adattava commedie greche, interpolandovi battute su avvenimenti romani d'attualità,ma quando si accorse che il pubblico rideva soprattutto di questi ultimi si diede alla composizione di modelli originali,prendendo spunto dalle trame delle cronache cittadine e inaugurando così il teatro di costume.

184 c.ca:a Roma giunse come schiavo il cartaginese Publio Afro;capitato a servizio di Terenzio Lucano,senatore colto e affabile non insensibile al fascino della letteratura,fu da lui affrancato, e per riconoscenza assunse il suo nome.Scritta la prima commedia,"Andria",la lesse a Cecilio Stazio,commediografo già affermato che all'epoca doveva furoreggiare,ma di cui non ci è rimasto nulla.Svetonio racconta che Stazio rimase così colpito che lo invitò a colazione,nonostante Terenzio avesse un aspetto da mendicante.La sua seconda commedia,"Hecyra",cadde perché il pubblico abbandonò la platea non appena seppe che al circo era cominciato il combattimento di un gladiatore contro un orso.La fortuna gli sorrise con l'"Eunucus",che in due spettacoli dati lo stesso

giorno gli fruttò 8000 sesterzi,circa 4000000 £.Frequentò i salotti e diventò di moda nelle classi alte,ma non raggiunse mai la popolarità di Plauto.Si mormorò anzi che il vero autore delle sue commedie fosse Lelio,fratello di Scipione,suo grande amico e protettore.Terenzio non confermò mai il pettegolezzo,né lo smentì;forse per sottrarvisi partì per la Grecia,ma una malattia lo uccise in Arcadia,sulla strada del ritorno.Cicerone lo aveva definito "il più squisito poeta della repubblica".Cesare,che s'intendeva di letteratura ma era più schietto,lo considerò invece perfetto sul piano stilistico,ma un "dimidiatus Menander" sulla scena.Infatti le sue commedie non cadevano mai nella grossolanità di Plauto,i personaggi erano più complessi e sfumati e il dialogo era più raccolto e più ricco di sottintesi,ma era svolto in una lingua che non era più quella del popolo:il quale sentì l'artificio e lo fischiò.














IL TEATRO ROMANO

Nell'antica Roma si distinguevano diversi tipi di opere teatrali:

-PALLIATA,commedia di argomento greco,così denominata dal pallium usato dagli attori sulla

scena.Ne era ritenuto iniziatore Livio Andronico(240 a.C.);

-COTURNATA,definizione latina della tragedia di origine greca(dai coturni indossati dagli attori.

Erano dei sandali con un'alta suola di sughero e strisce di cuoio che arrivavano al polpaccio,

introdotti da Eschilo,la cui altezza e il cui colore variavano a seconda dell'importanza del

personaggio);

-TOGATA,commedia di ambiente romano(dalla toga,veste romana);

-TRABEATA,commedia di ambiente romano(equestre)inventata da Caio Melisso;

-PRAETEXTA,tragedia di ambiente romano (dalla praetexta,toga dei magistrati).

I locali,molto rudimentali,si approntavano solo in occasione di feste,dopodichè venivano rimossi. Erano costituiti da un'intravatura di legno che sosteneva il palcoscenico,davanti al quale c'era un'"orchestra" circolare per i balletti che accompagnavano lo spettacolo.Non si pagava il biglietto d'ingresso,e vi era dunque una grande affluenza.Gli spettatori stavano in parte in piedi,in parte sdraiati per terra,in parte seduti su trespoli portati da casa.

145 a.C.:viene costruito il primo teatro stabile,con sedili fissi disposti circolarmente.Tuttavia gli schivi non possono sedersi,e le donne sono relegate in fondo.

La commedia termina sempre con un "nunc plaudite omnes",poiché la platea era sempre tanto rumorosa da non accorgersi della fine(si ricordano,nei prologhi,inviti a riportare a casa i bambini che piangono).Gli attori sono tutti schiavi,tranne il protagonista,che può essere cittadino romano, ma che però perde i suoi diritti politici(come in Francia fino al 1600),e i maschi interpretano anche le parti femminili.

1° sec. a.C.:per distinguere i caratteri viene introdotto l'uso delle maschere,chiamate personae dall'etrusco phersu(dramatis personae=le maschere del dramma).

Se gli attori recitavano una tragedia,indossavano i coturni,altrimenti il soccus,un tipo di calzare a suola bassa.

Vi erano continui contrasti tra il pubblico e la censura:le 12 tavole(451-499) proibivano infatti la satira politica,per cui era prevista perfino la pena di morte.Di conseguenza,i successori di Nevio presero tutto in prestito dalla Grecia,anche i nomi delle monete.Infatti i criteri della censura, burocratici e ottusi,consentivano qualunque oscenità,purchè non vi fossero accenni di critiche al governo e ai cittadini in vista.Dalla parte dei commediografi vi erano comunque gli edili(pare infatti che Plauto ne avesse dalla sua uno particolarmente potente,poiché fu l'unico che potè permettersi di infrangere le 12 tavole impunemente).

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