Il corpo e Io spirito
Cogito
mecum, quam multi corpora exerceant, ingenia quam pauci; quantus ad
spectaculum non fidele et lusorium fiat concursus, quanta sit circa artes bonas
solitudo; quam imbecilli animo sint, quorum lacertos umerosque miramur. Illud
maxime revolvo mecum: si corpus perduci exercitatione ad hanc patientiam
potest, qua et pugnos pariter et calces non unius hominis ferat, qua solem
ardentissimum in ferventissimo pulvere sustinens aliquìs et sanguine suo
madens diem ducat: quanto facilius animus conroborari possit, ut fortunae
ictus invictus excipiat, ut proìectus, ut conculcatus èiàfgat. Corpus enim multis
eget rebus, ut valeat: animus ex se crescìt, se ipse alit, se exercet. Illis
multo cibo, multa potione opus est, multo oleo, longa denique operat tibi
continget virtus sine apparatu, sine impensa. Quicquid facere te potest bonum,
tecum est.
SENECA
Penso tra
me quanto numerosi esercitino il corpo e quanto pochi lo spirito; quale
concorso di gente si fermi per uno spettacolo di poca durata e vano, e quale
deserto ci sia intorno alle discipline morali; e quanto deboli di animo siano
coloro di cui ammiriamo i muscoli e le spalle. Soprattutto poi rifletto su
ciò: se il corpo con l'esercizio può essere portato alla resistenza di
sopportare parimenti pugni e calci di più persone, e di trascorrere il giorno
sotto un sole cocente (stando) sopra la sabbia bollente, bagnato del proprio
sangue: quanto dovrebbe riuscire più facile rinvigorire lo spirito a parare i
colpi invincibili della fortuna e a risollevarsi, pur essendo prostrato e calpestato.
Il corpo, difatti, perché sia forte abbisogna di molte cose: lo spirito invece
cresce da sé, si alimenta da sé, si esercita da sé. Quegli (atleti) hanno
bisogno di mangiar molto, di bere molto e di molto olio (per ungersi) e
finalmente di un lungo esercizio:
la virtù invece te l'acquisterai
senza preparativi e senza spese. Ciò che ti può rendere buono, è con te.