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UNA PANORAMICA SULLA CASA DI RECLUSIONE "DUE PALAZZI" DI PADOVA
Inizierò ora la seconda parte del mio lavoro di ricerca che consiste nella descrizione dell'esperienza pratica che ho vissuto in qualità di osservatrice partecipante nelle riunioni del gruppo della redazione di 'Ristretti Orizzonti', periodico di informazioni da e sul carcere.
I capitoli che scriverò sono in realtà direttamente collegati con i precedenti perché mi soffermerò sulle analisi di alcune delle soluzioni adottate all'interno del "Due Palazzi" per cercare di ridurre gli effetti devastanti che la detenzione provoca sull'individuo e che ho descritto nel capitolo precedente.
Prima vorrei però specificare brevemente la natura di questo istituto di pena e la sua organizzazione interna.
1. La popolazione interna
Il "Due Palazzi" è la casa di reclusione di Padova. Le case di reclusione detengono al loro interno i reclusi che devono scontare una pena di durata superiore ai cinque anni di detenzione e che hanno già una condanna definitiva.
L'ultimo aggiornamento contenente sia i dati statistici sia la qualità della vita all'interno dell'istituto risale al 30 novembre 1999; non è purtroppo così semplice monitorare con frequenza le condizioni della vita in un carcere.
La popolazione del 'Due Palazzi' è maschile e, sebbene fosse stato costruito sulla base di una popolazione stimata di 380 ristretti, ammonta a 664 detenuti di cui 611 che risiedono nelle sezioni normali e 53 nella sezione per semiliberi.
Sono presenti sia italiani che stranieri: i primi sono 399, i secondi 265.
Pur essendo una casa di reclusione, destinata quindi ai detenuti con sentenze definitive e superiori ai cinque anni, al 'Due Palazzi' si trovano anche 41 ristretti giudicabili. La ragione di ciò è da attribuirsi al sovraffollamento della case circondariali
Il restante numero è composto da:
623 definitivi
24 semiliberi
29 ammessi a lavoro esterno
39 ammessi all'affidamento nell'ultimo anno
All'interno del carcere esiste una sezione per semiliberi, una di alta sicurezza ed infine una sezione apposita per "protetti".
Caratteristiche edilizie dell'istituto
Il "Due Palazzi" è stato costruito negli anni 1980-90. Al suo interno sono state costruite celle singole, ora abitate da due persone, e delle dimensioni di metri 4x2. Le celle sono dotate di:
bagno separato
televisore a colori
canali televisivi regolamentati
armadietti chiusi da sportello
riscaldamento efficiente
Condizioni di trattamento
Condizioni igieniche generali
L'amministrazione carceraria fornisce prodotti per la pulizia personale e della cella solamente a chi non ha le risorse economiche per acquistarli.
E' possibile farsi la doccia tutti i giorni ed esiste un lavatoio a rotazione per i panni.
Nell'ultimo anno (1999) si sono verificati casi di scabbia.
Le pulizie di corridoi e locali comuni vengono effettuate con regolarità.
Servizio sanitario
Il "Due Palazzi" possiede un dispensario farmaceutico sufficientemente fornito; si verificano frequenti abusi di psicofarmaci e numerosi episodi di autolesionismo. Nell'anno 1999 questi ultimi sono stati 60, mentre il numero dei tentati suicidi è stato di 10.
Sempre nell'anno 1999 si è verificato 1 suicidio.
I detenuti tossicodipendenti dichiarati sono 250.
Sono in cura presso il Ser.T. che realizza interventi di sostegno psicologico e pianificazione delle uscite in affidamento.
Impianti sportivi
All'interno del "Due Palazzi" sono presenti vari impianti sportivi e "passeggi". Essi sono:
Una palestra attrezzata
Un campo di calcio
Un campo da tennis
Un campo da basket/pallavolo
E' possibile praticare altri sport: calcetto
Vengono organizzati corsi di educazione fisica con gli insegnanti esterni
Vengono organizzati tornei o altre manifestazioni sportive
È sempre possibile fare la doccia dopo aver fatto attività sportiva
Agli impianti sportivi si può accedere una volta alla settimana per sezione.
Sono concesse 4 ore d'aria al giorno durante le quali i detenuti, divisi per sezioni, si possono recare ai "passeggi" .
Lavoro
Al "Due Palazzi" le possibilità d'inserimento lavorativo sono di due tipi: il lavoro interno al carcere ed il lavoro esterno al quale è possibile accedere con le misure alternative.
All'interno i posti di lavoro sono 78, di cui 44 fissi e 34 a rotazione. Di seguito riporterò l'elenco delle varie attività lavorative ed il numero di detenuti che le svolgono.
Numero addetti ai servizi domestici in cucina |
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Sopravvitto |
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Lavanderia |
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Scopini |
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M.O.F. |
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Magazzino |
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Portavitto |
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Barbieri |
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Sono inoltre attivate delle lavorazioni artigianali ed industriali gestite da cooperative sociali in appositi padiglioni interni all'istituto. Uno di questi è quello della cooperativa sociale 'Giotto' che impiega un tot di detenuti nella fabbricazione artigianale di manichini.
I detenuti ammessi al lavoro esterno (art.21 O.P.) sono in tutto 29, quelli affidati ai servizi sociali nel 1999 sono 39, quelli ammessi agli arresti domiciliari sempre nel 1999 sono 12 ed i semiliberi sono 24.
Colloqui con i famigliari
I colloqui con i famigliari possono avvenire tre volte alla settimana in giorni stabiliti.
Nella sala colloqui del carcere "Due Palazzi" non ci sono banchi divisori che impediscano la stretta vicinanza fisica tra il detenuto e la sua famiglia.
I parenti di una persona "ristretta" possono portargli dei pacchi durante il colloqui: il loro contenuto, però, può essere composto solamente da alcuni tipi di cibi e da vestiario, per un totale di 20 Kg al mese, suddivisi in un pacco alla settimana.
Telefonate con i famigliari
Per telefonare alla famiglia si può utilizzare l'apparecchio sito in corridoio avendo inoltrato la "domandina" entro le ventiquattr'ore precedenti l'orario della chiamata.
Operatori penitenziari
Gli operatori professionali dell'area educativa sono: la responsabile dell'area pedagogica, due educatrici full-time, un'educatrice part-time che lavorano con una popolazione carceraria che si è già detto essere di circa 664 detenuti.
Questa sproporzione tra operatori e detenuti rende estremamente difficile il compito rieducativi dei primi: infatti gli operatori riescono a vedere ogni singolo detenuto solamente alcune volte all'anno. L'equipe pedagogica è tenuta a redigere la cosiddetta "sintesi" per ciascun ristretto. La "sintesi" è una relazione relativa alla condotta del singolo durante il suo periodo di detenzione ed è molto utile ai Magistrati di Sorveglianza che la utilizzano come strumento di supporto su cui basarsi per decidere se approvare l'eventuale richiesta di poter accedere alle misure alternative da parte del detenuto.
Nel carcere "Due Palazzi" il tempo di cui necessitano gli operatori per poter chiudere una sintesi oscilla tra i sei mesi e l'anno.
Nel caso in cui un detenuto richieda, tramite "domandina", un colloquio per parlare con un assistente sociale, uno psicologo, un operatore del Ser.T., il cappellano o il direttore del carcere, l'attesa può variare da pochi giorni ad alcuni mesi a seconda dei casi.
I volontari
Le persone che entrano al 'Due Palazzi" come volontarie sono piuttosto numerose.
I volontari sono costituiti in associazione e prestano le seguenti attività:
sostegno psicologico e materiale
fanno da tramite tra detenuti e famiglie
organizzazione di attività culturali e sportive
accompagnamento durante i permessi premio e accoglienza esterna
La Magistratura di Sorveglianza
A Padova ci sono due magistrati di sorveglianza. Essi hanno il compito di vigilare "con particolare riguardo alla attuazione del trattamento rieducativo" (art. 69 Ordinamento Penitenziario).
L'attesa prevista prima di ottenere un colloquio con il magistrato di sorveglianza è di circa due mesi, quella per la fissazione dell'udienza per la liberazione anticipata oscilla tra i sei ed i dodici mesi, mentre il periodo di tempo necessario per la fissazione dell'udienza per l'affidamento ai servizi sociali è di circa sei mesi.
Le attività culturali
Sempre dalle statistiche dell'anno 1999, i partecipanti alle attività culturali interne al "Due Palazzi" sono 385.
Le attività culturali si dividono in corsi scolastici ed iniziative di altro genere.
I corsi scolastici attivati sono:
corso di alfabetizzazione
scuola media inferiore
scuola media superiore con corsi di ragioneria e geometri
corsi professionali
incontri culturali extrascolastici
Esiste inoltre una biblioteca fornita di 5.500 libri.
Oltre alla scuola, i detenuti possono frequentare altre attività o luoghi di natura culturale. Esse sono:
un laboratorio teatrale
un gruppo musicale
un gruppo vocale
uno spazio dove i musulmani possono praticare il loro culto
una chiesa che ha 100 posti
un auditorio per gli spettacoli musicali e teatrali
in cella sono consentite attività di hobbistica, o artistiche
c'è il gruppo della redazione di "Ristretti Orizzonti", periodico di informazione da e sul carcere. È con tale gruppo che io ho avuto la possibilità di lavorare e di cui parlerò diffusamente.
Il mio primo impatto con il "Due Palazzi" e con i giornalisti detenuti della redazione di "Ristretti Orizzonti"
4.1 L'incontro
Incomincia qui la descrizione della mia esperienza. Come già anticipato nell'introduzione sono entrata per la prima volta nel carcere "Due Palazzi" il 2 luglio 2002 allo scopo di assistere alle riunioni del gruppo della redazione di "Ristretti Orizzonti" in qualità di osservatrice partecipante. Insieme a me ha partecipato alle riunioni anche una studentessa della Facoltà di Lettere che mi aiutava a prendere appunti nel corso delle riunione e che ha assistito a parte dei successivi colloqui individuali con i membri della redazione.
Ho frequentato il gruppo per circa undici mesi con una frequenza bi-settimanale.
Non è facile trovare le parole giuste per descrivere il primo impatto con una realtà così "anomala" come può essere quella di un penitenziario: è sicuramente un'esperienza che suscita delle sensazioni difficilmente esplicitabili con parole.
Ciò che a prima vista mi ha colpita è stato il freddo grigiore dell'edificio, circondato da alte inferriate che mi ricordavano la nota frase di Dante: "Lasciate ogni speranza o voi ch'entrate"[1].
È difficile immaginare, da fuori, la quantità di cancelli che separano la stanza dove si riunisce il gruppo della redazione dall'esterno: ben sette, in corrispondenza di ciascuno dei quali c'è un posto di blocco presidiato da agenti penitenziari che controllano sia i movimenti dei detenuti sia le generalità delle persone esterne che entrano in carcere.
Appena entrata mi sono subito accorta dell'abbassamento di temperatura rispetto all'esterno: così come il colore dell'edificio mi incuteva un senso di freddezza, ora avvertivo proprio la differenza tra la temperatura interna e l'ambiente fuori.
Finalmente, oltrepassati tutti i cancelli io e la mia accompagnatrice siamo entrate nella sede della redazione di "Ristretti".
Il primo incontro con loro è stato emozionante perché era la prima volta che entravo in contatto con una realtà, quella carceraria, che non conoscevo affatto ma che mi interessava ed incuriosiva molto.
Nello stesso tempo nutrivo anche il timore che, reso noto lo scopo della mia presenza lì, cioè una ricerca finalizzata alla compilazione della mia tesi di laurea, potessi riscontrare atteggiamenti di diffidenza o sfiducia da parte del gruppo.
Ritenevo infatti plausibile aspettarmi un approccio guardingo da parte di persone che, seppur nella maggior parte dei casi abbiano commesso realmente dei reati, hanno subito un pesante giudizio negativo da parte della società, giudizio con cui non deve essere facile convivere.
Quel giorno ho notato subito da parte loro una certa curiosità nei confronti miei e della mia accompagnatrice, unita ad un po' di diffidenza, esplicitata solo da alcuni, una volta saputo che avrei partecipato alle loro riunioni per poter ricavare informazioni utili alla stesura della mia tesi di laurea in psicologia.
Ciò che mi interessava maggiormente far capire loro, era che lo scopo della mia esperienza nel gruppo non era affatto quello di esprimere un giudizio sulla personalità dei suoi componenti né tantomeno sui reati a causa dei quali erano stati incarcerati bensì il mio era solo un tentativo di capire com'era la qualità della vita in carcere e di conoscere più approfonditamente l'attività di "Ristretti Orizzonti".
Il trascorrere del tempo e l'aumento della conoscenza reciproca hanno reso possibile un graduale aumento della loro fiducia nei miei riguardi e la completa accettazione sia della mia figura che di quella della mia accompagnatrice.
In questo paragrafo introduttivo, prima di descrivere la mia esperienza nel gruppo e le mie considerazioni sulla sua attività, mi occuperò della storia del gruppo, delle sue finalità, dei suoi partecipanti e dell'ambiente in cui il gruppo si riunisce.
4.2 Una curiosità: perché il nome "Ristretti Orizzonti"?
La spiegazione della scelta del nome dato al loro gruppo ce l'hanno fornita gli stessi componenti della redazione e si può trovare scritta sulla penultima pagina della copertina:
"A chi sta in carcere il termine è tristemente noto. Per chi sta fuori invece una spiegazione: "ristretto", nel linguaggio burocratico carcerario, significa "detenuto".
Abbiamo scelto di chiamare così il giornale perché è certo che "dentro" si sta davvero stretti, ma in queste "ristrettezze" fisiche e spirituali vogliamo cercare di parlare mantenendo viva più che mai l'ironia".
Un'ultima aggiunta che specifica ancora meglio questa scelta:
"Fin dall'inizio ci siamo resi conto che i toni lamentosi non facevano per noi e abbiamo preferito usare quelli ironici: da questa scelta è nato anche il titolo del giornale: niente nomi altisonanti, ma una parola un po' assurda come "Ristretti", che nel linguaggio burocratico-carcerario significa detenuti, a cui abbiamo aggiunto "Orizzonti", perché con il giornale intendevamo contribuire ad aprire gli orizzonti troppo ristretti della detenzione."
4.3 La storia, la finalità e la formazione teorica del gruppo
L'idea di scrivere un giornale che si occupasse di fornire informazione sul carcere e dal carcere è nata nell'anno 1997 nell'ambito di un'attività di rassegna stampa anche se il primo numero del giornale è uscito nel mese di giugno 1998.
"Ristretti Orizzonti" è un periodico scritto interamente dai detenuti del "Due Palazzi", dalle detenute della "Giudecca" e dalle volontarie che fanno parte di entrambe le redazioni.
Questo mio approfondimento riguarderà esclusivamente la redazione maschile di Padova.
La redazione di Padova, nata precedentemente a quella di Venezia che si è costituita nell'estate 1999, è stata fondata da dieci detenuti e da un'operatrice volontaria.
Il motivo principale che ha spinto i fondatori del giornale a creare insieme quest'attività è stata la consapevolezza di quanto sia difficile trovare un'informazione sul mondo carcerario che rispecchi effettivamente la realtà.
Intuendo come non sia possibile risolvere le problematiche carcerarie solamente "dall'interno" anche perché le difficoltà incontrate da un detenuto non terminano con la fine della sua pena ma sono presenti lungo tutto il suo percorso di reinserimento sociale, i primi redattori di "Ristretti" si sono resi conto della necessità di far conoscere la loro vita alla società esterna nel tentativo di costruire un primo ponte che collegasse il carcere con "il resto del mondo".
Per poter realizzare questo scopo hanno scelto di utilizzare un linguaggio semplice e comprensibile a tutti, evitando di adoperare una terminologia troppo tecnica e burocratica che, essendo troppo distante dal linguaggio comune, contribuisce a mantenere il carcere in un isolamento sociale e culturale.
"Ristretti Orizzonti", quindi, è un periodico che possiede sia le caratteristiche di un notiziario sia gli approfondimenti caratteristici di una rivista settoriale.
Inoltre, questo giornale, offre un ampio spazio alle esperienze vissute e raccontate dagli stessi detenuti che hanno la possibilità di "far sentire la loro voce" sui temi più scottanti legati alla vita in carcere.
All'inizio della loro attività i giornalisti di "Ristretti" hanno individuato le aree tematiche più urgenti nell'ambito carcerario e, una volta individuati i problemi, cercato di proporre delle soluzioni realizzabili.
Per rendere possibile ciò hanno iniziato una vasta ricerca, compiuta su tutto il territorio italiano, dei progetti di recupero e di reinserimento sociale meglio funzionanti sia che fossero iniziative promosse dall'Unione Europea, sia che fossero state avviate dalle istituzioni nazionali o dagli enti locali ed anche dal volontariato, dalle associazioni o dalle cooperative.
Approfondendo l'esame dei differenti progetti ed attività si sono resi conto della necessità di conoscere meglio anche le norme che regolano i rapporti tra i cittadini, le istituzioni e gli altri soggetti sociali.
Si sono perciò interessati delle leggi riguardanti il mondo della detenzione, seguendone l'iter parlamentare ed esaminandone le successive modifiche, fino alla definitiva approvazione.
Una volta chiara la finalità ed i contenuti del giornale, i detenuti della redazione hanno sentito la necessità di un po' di formazione professionale.
Pur non frequentando delle vere e proprie lezioni, hanno organizzato una serie di incontri con scrittori e professionisti della carta stampata tra cui il giornalista Enrico Deaglio, direttore della rivista "Diario", che ha fornito loro delle spiegazioni su come svolgere un'inchiesta e come scrivere un articolo usando concretezza e concisione; Vittorio Pierobon, caporedattore de "Il Gazzettino di Venezia" ha descritto loro come è organizzato il lavoro in una redazione; Pino Corrias, giornalista del quotidiano "La Stampa" ha raccontato al gruppo la sua esperienza di inviato nelle carceri americane, fornendo loro importanti suggerimenti su come fare un'inchiesta.
Altri scrittori o giornalisti da cui il gruppo della redazione ha ricevuto preziosi aiuti sono: Gianni Barbaccetto, inviato del settimanale "Diario" ed autore di inchieste sulla mafia che ha approfondito la spiegazione di quali devono essere le caratteristiche di un periodico; Oreste Pivetta, autore, insieme al senegalese, Pap Khouma, del libro "Io, venditore di elefanti" che ha suggerito loro di occuparsi dei problemi dei detenuti stranieri facendo raccontare a loro stessi le loro esperienze vissute.
Con la collaborazione di autori come Andrea Carraro ed Eraldo Affinati i redattori di "Ristretti Orizzonti" hanno approfondito temi legati alla qualità della scrittura e con lo scrittore Gianfranco Bettin hanno appreso le tecniche del romanzo-verità.
Pino Cacucci, autore di romanzi come 'Puerto Escondido' e "In ogni caso nessun rimorso" ha illustrato ai membri della redazione, come la scrittura sia un importante strumento per l'autoanalisi e ne sottolinea la rilevanza soprattutto per chi è detenuto (anche lui è stato, per alcuni mesi, detenuto nel carcere di San Vittore). Afferma infatti come la scrittura permetta alle persone di sfogarsi, di mantenere relazioni con l'esterno, di affermare la propria esistenza, etc.
Altri incontri importanti per il gruppo della redazione sono stati quelli con Antonio Franchini, editor alla Mondadori, e quello con lo scrittore di racconti gialli Carlo Lucarelli, che successivamente è diventato un collaboratore del giornale e che invia al gruppo racconti accompagnati da consigli di scrittura, racconti suoi e di altri scrittori suoi amici, per pubblicarli su "Ristretti Orizzonti".
Edoardo Albinati, insegnante nel carcere romano di Rebibbia, ha presentato, nella sede della redazione, il suo libro-diario "Maggio selvaggio" in cui descrive con obiettività il mondo carcerario.
Oltre a questi incontri, i giornalisti di "Ristretti" hanno partecipato ad un corso vero e proprio di scrittura, tenuto dal prof. Stefano Brugnolo, autore di un "Ricettario di Scrittura Creativa". Lo scrittore ha insegnato loro le varie tecniche di analisi di un racconto, un articolo ed un'intervista ed ha migliorato la loro conoscenza della lingua italiana, degli stili, della struttura del discorso e delle tecniche di comunicazione.
4.4 La procedura di ammissione
L'ammissione a quest'attività avviene tramite una "domandina" scritta al direttore in cui si chiede di poter partecipare al gruppo, successivamente il detenuto che ha inoltrato la richiesta sostiene un colloquio individuale con la coordinatrice della redazione.
In questa occasione gli viene sottoposto un questionario contenente domande inerenti sia alle motivazioni che lo hanno spinto a richiedere di partecipare all'attività, sia alla lunghezza della sua pena, sia al suo interesse per la lettura, in particolare di genere giornalistico.
Tenuto conto che, a causa di esigenze spaziali, la redazione può essere composta da un massimo di 20-25 persone, non possono essere accolte tutte le domande inoltrate ma deve essere operata una selezione sulla base sia delle motivazioni sia della lunghezza della pena dell'individuo.
Si accetta preferibilmente chi ha una pena lunga perché per poter svolgere con professionalità l'attività di giornalismo è necessario frequentare un corso di scrittura giornalistica ed imparare ad utilizzare il computer e questo,ovviamente, richiede che trascorra un certo periodo di tempo prima che un nuovo partecipante sia in grado di dare il suo contributo al gruppo e all'attività.
Infatti, poiché a partire dal numero quattro del 1999 anche l'elaborazione grafica del giornale è realizzata all'interno dei 'Due Palazzi', i detenuti vengono formati "sul campo" all'uso di programmi di impaginazione e grafica.
Inoltre, considerando la complessità di gestire un'attività giornalistica di un certo livello, è necessario che i nuovi partecipanti osservino i loro compagni mentre svolgono la loro attività.
Non avrebbe quindi molto senso selezionare persone prossime al fine pena o alla possibilità di accedere alle misure alternative.
Anche l'interesse e l'abitudine a letture di genere giornalistico hanno una certa rilevanza per la selezione.
4.5 La composizione della redazione oggi e la divisione dei ruoli interni
Attualmente la redazione della sede interna al "Due Palazzi" è formata da 20 giornalisti, di cui 6 stranieri e 14 italiani e quattro operatrici volontarie.
Devo tuttavia specificare che durante il corso dell'anno il gruppo ha subito alcune perdite dovute a scarcerazione e trasferimenti, ed anche nuove entrate, sette persone nel mese di novembre e tre persone nel mese di marzo.
Al suo interno i compiti relativi alla gestione del giornale sono stati ripartiti tra i vari componenti del gruppo allo scopo di garantire una maggior organizzazione dell'attività stessa.
Una parte del lavoro, ad esempio la battitura dei testi, l'effettuazione delle interviste e delle ricerche dei materiali di documentazione è svolta in comune.
Molti redattori hanno scelto di dedicarsi ad attività meno appariscenti, ma ugualmente fondamentali per il funzionamento del giornale e che illustrerò successivamente.
Per facilitare l'organizzazione interna è stato costituito un archivio in cui sono raccolti e catalogati materiali di diversa provenienza, dai testi e disegni di legge, alle rassegne stampa, ai progetti di inserimento sociale, alle pubblicazioni realizzate in alte carceri italiane ecc.
Un altro contributo importante per il lavoro della redazione e per la sua organizzazione è la corrispondenza con i lettori e i promotori di iniziative a favore del reinserimento sociale dei detenuti o ex detenuti, visto che i redattori, per ovvie ragioni, hanno limitate possibilità di movimento.
Il coordinamento redazionale è affidato ad Ornella Favero, una delle quattro operatrici volontarie; la segreteria redazionale è gestita da un detenuto e due volontarie. Assunti da detenuti sono il ruolo di responsabile della redazione interna, di responsabile dell'ufficio stampa e del centro studi, di responsabile per la grafica, di responsabile del servizio abbonamenti, di responsabile della qualità ed il ruolo di vignettista.
La responsabile per cinema e spettacolo è un'educatrice.
Le figure di direttore editoriale e direttore responsabile sono rispettivamente quelle di Giovanni Vianello, volontario appartenente all'associazione di volontariato penitenziario "Il Granello di Senape" e di Ivano Spano, docente universitario di sociologia presso l'Università degli Studi di Padova.
4.6 I finanziamenti del giornale e la sua produzione
"Ristretti Orizzonti" è scritto ed elaborato graficamente all'interno del carcere; la sua stampa invece è affidata ad una tipografia esterna. Infine le copie destinate alla spedizione ritornano nella redazione per essere imbustate e successivamente spedite agli abbonati.
I giornalisti e i collaboratori di "Ristretti" svolgono la loro attività a pieno titolo di volontariato, e fino ad oggi i finanziamenti che ricevono per il giornale coprono solo i costi di stampa e di spedizione.
Le risorse economiche necessarie alla continuazione dell'attività provengono per la maggior parte dagli abbonamenti e dalle vendite dirette al pubblico ed effettuate in occasione di feste e manifestazioni culturali.
Un'altra modalità di finanziamento, sfruttata notevolmente soprattutto in passato, è stata l'organizzazione di cene multiculturali preparate da alcuni componenti della redazione, con uscite in permesso premio.
Infine altri fondi destinati alla produzione del giornale, provengono da specifici progetti realizzati dalla redazione di "Ristretti Orizzonti", tra cui ad esempio l'apertura di una "Vetrina della Solidarietà", a Padova, per la vendita dei prodotti artistici ed artigianali realizzati all'interno del "Due Palazzi", e di un'Agenzia per il lavoro dei detenuti, ex detenuti e tossicodipendenti. L'attuazione di questi progetti è stata resa possibile dalla partecipazione a bandi emessi dagli enti locali.
Gli enti locali infatti hanno elargito alla redazione dei contributi finanziari e hanno collaborato nella creazione di progetti di informazione e produzione culturale.
Attualmente la redazione di "Ristretti Orizzonti" si sta impegnando nell'organizzazione di un Ufficio Stampa all'interno del carcere e nella fondazione di una sede esterna del giornale, nella città di Padova.
4.7 La sede della redazione e la ripartizione temporale delle attività
La sede della redazione di "Ristretti Orizzonti", si trova in un apposito locale all'interno del 'Due Palazzi'. Al suo interno è dotata di venti postazioni computer, una fotocopiatrice ed un archivio storico.
C'è inoltre un tavolo che diventa il centro di discussione durante le riunioni pomeridiane.
L'attività della redazione si ripartisce in due momenti: al mattino, dalle ore 8.30 alle ore 11, durante lo spazio dedicato alla socialità, i giornalisti detenuti si occupano della stesura degli articoli e delle altre attività descritte precedentemente. In questo momento della giornata non sono presenti né le volontarie che partecipano alle riunioni né la coordinatrice del gruppo.
Il secondo momento che si svolge sempre nelle ore dedicate alla socialità, dalle 130 alle 15 è dedicato alle riunioni del gruppo durante le quali si affrontano gli argomenti relativi alle problematiche carcerarie e si discute in gruppo sulle possibili soluzioni per risolvere le situazioni analizzate.
Durante le riunioni a volte vengono invitate persone esterne, generalmente soci o presidenti di cooperative che lavorano nell'ambito carcerario, deputati o parlamentari, membri delle istituzioni o volontari con i quali aprire un dibattito sulle tematiche affrontate.
Successivamente le informazioni o gli scambi di idee che emergono da questi incontri, vengono "tradotti" in articoli e pubblicati sulla rivista.
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