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RISCHI DERIVATI DALLA CRISI ECONOMICA E DALLA RECESSIONE
ANALISI PERSONALE
L'attuale grave crisi economica e finanziaria destinata ad aggravarsi nei prossimi mesi, fa ritenere al Procuratore Nazionale Antimafia Piero Grasso, che possa rappresentare "una ghiotta occasione per l'arricchimento ulteriore delle mafie" oltre ad altri fattori che permetteranno alla criminalità organizzata di sfruttare la bufera finanziaria che sta mettendo in ginocchio i mercati mondiali ed i relativi Stati.
Infatti il primo vantaggio della mafia rispetto all'economia legale è costituito dalla permanente, enorme, illimitata liquidità finanziaria, in particolare di quelle organizzazioni che traggono i maggiori profitti dal traffico internazionale di stupefacenti, un mercato che non andrà in crisi dal momento che è in aumento sia la domanda che l'offerta di droghe di ogni genere.
Sul versante legale vi è al contrario, una contrazione vistosa delle risorse: le banche anche quelle più grandi sono in deficit di liquidità e anche quando ne dispongono non sono disponibili a concedere finanziamenti ad imprese e privati, così nelle acque burrascose della crisi finanziaria, trae vantaggio chi approfitta della sfortuna altrui. E' questo l'obiettivo dell'usura mafiosa come di quella tradizionale: prendere possesso della proprietà dello sfortunato debitore, che si vede costretto a cederla all'usuraio. Secondo il Ministro degli Interni "la nuova frontiera dell'usura delle mafie utilizza questi metodi per riciclare denaro ed estendere il controllo sul tessuto economico". Secondo la Procura Antimafia la 'Ndrangheta ha fatto dell'usura la sua seconda attività dopo il traffico di cocaina. Se parlare di mafia e di usura può sembrare normale pensando al Sud d'Italia, non dobbiamo dimenticare che da molti anni gli appetiti mafiosi si sono concentrati nelle regioni del nord Italia ed in Europa, investendo in immobili, case pizzerie, imprese edili negozi di abbigliamento. Per restare nella nostra regione si pensi che le imprese edili dei casalesi sono collocate per lo più nel modenese, meta preferita dai campani mentre la 'ndrangheta è più presente a Reggio Emilia. Raffaele Diana, arrestato nel maggio 2009, considerato capozona a Modena per il clan dei casalesi, risiedeva nella nostra provincia, era tra i trenta ricercati più pericolosi. In ogni caso la 'ndrangheta non è sparita è, come al solito, solo più nascosta. Le due organizzazioni collaborano tra loro.
La crisi inoltre colpirà soprattutto i ceti deboli, i lavoratori, la manodopera precaria e gli ammortizzatori sociali non riusciranno a coprire tutte le situazioni di crisi, in particolare quelle del lavoro nero e del precariato. Ecco così a disposizione delle mafie tanta manodopera per la microcriminalità, rapine, truffe, spaccio di droghe.
La paventata chiusura della Fiat di Pomigliano d'Arco, unico grande distretto industriale campano, fornirà alla mafia un'abbondante manodopera, oltretutto a basso prezzo vista la grande disponibilità. Difficile far comprendere a questi disperati quali disfunzioni provocano le mafie all'intero sistema: minori possibilità lavorative, di libertà imprenditoriale, creazione di un circuito clientelare che taglia fuori il merito. La scorciatoia dell'illegalità mafiosa non porta a nulla se non a sofferenze e solitudine.
Altro fattore che avvantaggerà le mafie è l'intervento massiccio dello Stato nell'economia. Ciò avviene a livello mondiale dagli USA alla Cina all'Europa al nostro paese.
La mano pubblica dovrà aiutare la ripresa economica, attraverso politiche di sostegno alle imprese, di finanziamenti ai settori deboli, di promozione degli investimenti.
La possibilità delle imprese mafiose e paramafiose di captare parte delle risorse pubbliche a proprio profitto non mancheranno, rafforzando la tendenza già in atto, come dimostrano le vicende calabresi dei fondi previsti dalla legge 488/92 e di quelli comunitari. Ciò porterebbe l'inserimento delle mafie nel sistema di potere economico e politico dominante.
E se tutto ciò portasse alla dipendenza politica ed economica dello Stato verso "l'altro stato"? Ad esempio con l'ingente acquisto da parte delle mafie di titoli di stato e quindi del debito pubblico (la Cina possiede il 50% del debito pubblico USA e come si sa le detta condizioni!), che renderebbe lo Stato, che ha le casse sempre più vuote e quindi un grande fabbisogno di denaro, debole e soprattutto condizionabile rispetto alle legislazioni antimafia? La fantapolitica e la fantafinanza hanno creato il paradigma dell'attacco mirato (Paesi arabi? mafie?) alle grosse banche italiane, al fine di portarle sull'orlo del crollo, con il conseguente crollo dello "stato Italia", visto che si è impegnato, con un provvedimento del Governo, ad evitare che le banche falliscano, senza peraltro averne le risorse. Il rating dell'Italia è molto più basso rispetto agli altri paesi europei come Germania Francia ed Inghilterra ed il crack dello stato, paragonato a quello argentino, è stato sottilmente ipotizzato anche da sprovveduti membri del governo.(Ministro Maurizio Sacconi dicembre 2008)
Senza aspettare di vedere se la fantascienza possa invece essere verosimiglianza, visto che con i Paesi Arabi non abbiamo mezzi di contrasto se non l'affrancamento dal petrolio, vera utopia nella nostra società, verso le mafie bisogna mettere in atto il più massiccio attacco ai loro patrimoni diretti o partecipati confiscandoli, perché è solo indebolendo il potere economico delle mafie che le si può contrastare veramente
Per concludere questa mia analisi, riporto le parole lungimiranti di Giovanni Falcone in un articolo pubblicato il 31 maggio 1992, otto giorni dopo la sua morte, a proposito del sottovalutato pericolo della compartecipazione forzata in imprese non mafiose di imprese mafiose, allo scopo di eludere le investigazioni patrimoniali rese obbligatorie dalle normative antimafia. "..Mi rendo conto che la fisiologica stanchezza seguente ad una fase di tensione morale eccezionale e protratta nel tempo, ha determinato un generale clima, se non di smobilitazione, certamente di disimpegno e, per quanto mi riguarda, non ritengo di aver alcun titolo di legittimazione per censurare chicchessia e per suggerire rimedi. Ma ritengo mio preciso dovere morale sottolineare, anche a costo di passare per profeta di sventure, che continuando a percorrere questa strada, nel futuro prossimo, saremo costretti a confrontarci con una realtà sempre più difficile".
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