Radio Carcere

Radio Carcere

Lo scambio informale di informazioni come mezzo di sopravvivenza è anche la base del verificarsi di un altro interessante fenomeno all'interno degli istituti: Radio Carcere.

Questo è la trasposizione del braccio di ferro tra detenuti e istituzione: "un'intenzione, un accordo o un fatto criminale che avvengono all'interno di una sezione o di un padiglione del carcere, giungono dall'altra parte dell'istituto o fuori: per esempio dal Circondariale al Reclusione, dal Maschile al Femminile, oppure dalla società all'interno, sottraendosi alla sorveglianza degli agenti"[1].

I canali di informazione sono un campionario di adattamenti secondari: "gesti o parole apparentemente insignificanti, una particolare disposizione del cibo trasportato dal portantino, o quest'ultimo stesso portavoce dei messaggi, il cantare particolari canzoni o spedire la sfoglia, che è un bigliettino piegato più volte facilmente trasmissibile"[2].

Questa pratica è diffusa come mutuo soccorso tra detenuti, ma anche come mezzo di controllo e passaggio delle informazioni tra i criminali reclusi e quelli a piede libero; dunque è un potenziale mezzo di cui i boss malavitosi si servono "per impartire comandi, instaurare un certo ordine gerarchico, annunciare affiliazioni o aggregazioni, avvertire dell'arrivo di droga o del pentimento di qualcuno in modo da isolarlo, sventare un blitz delle forze dell'ordine"[3].

Questo è anche uno dei motivi per il quale l'amministrazione penitenziaria cerchi di non far entrare i contatto i nuovi detenuti con i vecchi, affinché non imparino i trucchi del mestiere attraverso l'amicizia o lo scambio economico[4]. Nelle parole di un detenuto, la prassi infatti è che i nuovi giunti si rivolgano ai vecchi una volta entrati, li "travolgono con fiumi di domande per sapere quale sarà il loro destino, il loro cammino processuale", ma anche per sapere come funziona il carcere.

Radio Carcere fu fondamentale, ad esempio, per diffondere la notizia della rivolta dei detenuti del carcere di Regina Coeli di Roma, avvenuta la notte del 17 agosto 2004, via via in vari istituti: a Poggioreale di Napoli, al Coroneo di Trieste, al supercarcere di Lanciano a Chieti. Così mentre a nell'istituto romano si spaccavano lavandini, si facevano esplodere le bombolette dei fornelletti a gas nelle celle e si strappavano impianti elettrici, negli altri penitenziari i detenuti manifestavano rifiutando il pasto e battendo con cucchiai e pentole le sbarre delle celle[5].

A volte Radio Carcere è utilizzato dalla polizia penitenziaria nella sua attività di intelligence: è infatti prevista la collaborazione interna al carcere, che concede benefici al detenuto collaboratore, una volta verificata la dichiarazione. "E loro fanno 'e pomiciate[6] . E quindi uno magari se sta a fa' 'na canna in cella, ce sta questo, fai fuma' pure lui, e quello . Hai capito come? E' un attimo", conclude un recluso .