La
vita all'interno del carcere
Per comprendere le difficoltà nelle quali i detenuti devono imbattersi per
poter partecipare alle attività ricreative previste dall'Ordinamento
Penitenziario (fra le quali, anche l'esperienza giornalistica), si ritiene
utile descrivere alcune norme che regolano la vita di un detenuto all'interno
di un penitenziario.
E' consentito, se non detenuti in regime di
alta sorveglianza, avere quattro ore d'aria al giorno, dalle 9.00 alle 10.30
del mattino e dalle 13.00 alle 15.30 del pomeriggio. Non è obbligatorio recarsi
all'aperto e, solo in queste ore, è possibile usufruire di alcuni servizi, come
l'utilizzo delle docce o del telefono. A questo proposito: il detenuto ha
diritto a una telefonata alla settimana, della durata massima di dieci minuti.
Per ottenere l'autorizzazione alle chiamate, si deve fare richiesta alla autorità
competente compilando la "domandina" (così viene chiamata l'autorizzazione
in gergo carcerario) apposita, alla quale va allegato lo stato di famiglia,
nella quale è necessario indicare il nome del familiare con il quale si
desidera comunicare telefonicamente. E' possibile telefonare solo a numeri
privati intestati ad un familiare e le conversazioni non devono essere né
ascoltate, né registrate, salvo casi particolari.
Se non si è detenuti in regime speciale, si
ha diritto a sei ore di colloqui al mese nei giorni e negli orari stabiliti
dalla direzione del carcere, durante i quali si possono incontrare al massimo
tre familiari per volta. Il
colloquio ha la durata di un' ora, ma si può fare richiesta, sempre attraverso
la "domandina", di più ore, per un massimo di quattro ore nello stesso giorno e
fino a raggiungere le sei ore al mese previste per legge. I colloqui avvengono
in apposite sale, dove contemporaneamente entrano più nuclei familiari. Tutti i
visitatori, prima del colloquio con il detenuto vengono perquisiti. Ai
carcerati che hanno dei figli fino a quattro anni è possibile richiedere la
disponibilità di una saletta singola, una volta al mese
Come alternativa alla "sbobba", distribuita
nelle celle tre volte al giorno, i detenuti che ne hanno la possibilità possono
ricevere dall'esterno quattro "pacchi" al mese, per un peso complessivo di
venti chilogrammi in tutto. Il pacco, prima della consegna ai detenuti, viene
aperto e controllato; sono ammessi cibi cucinati, non superiori a cinque chili
per volta, mentre non sono consentite bevande alcoliche, frutta e verdura
cruda, cibi confezionati o salumi. Sono anche concessi vestiti, scarpe e
asciugamani. Inoltre si possono ricevere giornali, riviste e libri (senza
copertina rigida), tutti oggetti che non rientrano nel peso totale del pacco.
In occasione dei colloqui si possono restituire ai familiari vestiti e
biancheria da lavare. In ogni caso, all'interno degli istituti è prevista la
possibilità di fare, settimanalmente, una spesa personale nella quale è
possibile acquistare, ad esempio, generi alimentari, sigarette, giornali,
generi per la cura della persona e un forno da campeggio con le relative
bombolette da utilizzare come scalda vivande. Per chiedere di acquistare quanto
elencato, ci si deve rivolgere ad un detenuto che lavora, chiamato "spesino". Per
poter acquistare altri generi che non sono nell'elenco della spesa si deve
compilare una domandina specificando in dettaglio quello che si desidera.
E' possibile spendere 105,70 euro alla settimana per un massimo di 422,80 euro
al mese: in questo conteggio sono comprese la spesa, le domandine, le
telefonate, i telegrammi e i fax. In carcere comunque non si possono tenere
direttamente i soldi: quando si è arrestati, il denaro viene depositato in
matricola, viene aperto un conto corrente nominativo e viene consegnato un
libretto, sul quale sono segnati i carichi e scarichi relativi al denaro che si
riceve o si spende.