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LA MATERNITA' IN CARCERE
"Nessuno schiavo è più infelice
di quello che mette al mondo figli destinati ad essere schiavi"
Esopo
1 LA COSTITUZIONE
La Costituzione della Repubblica Italiana parlando di famiglia, afferma che il mantenimento, l'istruzione e l'educazione dei figli sono diritti/doveri dei genitori e statuisce l'impegno statale nella protezione della maternità e dell'infanzia attraverso la promozione di istituti necessari al raggiungimento di questo fine.
2 DONNA INCINTA E PERCORSO PENALE
La legge italiana, negli art. 146 e 147 del Codice di procedura penale, prevede la sospensione obbligatoria della pena dal settimo mese di gravidanza fino al compimento del sesto mese di vita del neonato per tutte quelle donne in gravidanza che abbiano subito una condanna (si parla tecnicamente di «rinvio obbligatorio dell'esecuzione della pena»: art. 146); dal sesto mese al primo anno di vita la sospensione è facoltativa (art. 147) e si applica se non c'è la possibilità di affidare il minore ad altri che alla madre. Entrambe le norme prescindono dall'entità della pena dando quindi maggiore rilievo all'unitarietà del rapporto madre-figlio. L'art. 275 del codice di procedura penale sottolinea ancora una volta l'importanza dell'applicazione dei precedenti articoli, salvo eccezionali esigenze cautelari .Tali norme possono essere anche applicate ai padri qualora la madre fosse deceduta o impossibilitata ad accudire alla prole.
Al termine del periodo di sospensione la donna deve necessariamente ritornare in carcere, con o senza il bambino. Inoltre, al compimento del terzo anno di età (il giorno dopo il compleanno) il bambino non può restare in carcere e viene obbligatoriamente allontanato dalla madre. Se, nel frattempo, non sono mutate le condizioni per cui le era stato affidato in carcere (assenza di supporti esterni o parenti all'estero, padre assente o detenuto), il bambino viene affidato a una famiglia affidataria o a un istituto assistenziale, il che rende particolarmente complessa la futura reintegrazione nel proprio nucleo familiare.[37]Una volta che madre e figlio sono in carcere, vengono alloggiati in spazi a loro riservati denominati «asili nido»; questi luoghi sono sottoposti all'ordinamento penitenziario.
Questi articoli tengono in considerazione l'importanza del rapporto madre-figlio tanto da essere applicabili indipendentemente dall'entità della pena da scontare, tuttavia possono essere considerati un mero "palliativo" alla frattura affettiva che dovrà necessariamente crearsi poiché, al termine del differimento, la pena dovrà essere comunque scontata.
Con l'articolo 47-quinquies, la legge 40/2001 ha introdotto nell'ordinamento penitenziario una nuova misura alternativa alla detenzione definita detenzione domiciliare speciale studiata appositamente per tutelare il rapporto tra madre e figli.[38]
I dubbi sulla possibilità di una reale applicazione di queste misure nei confronti delle madri nascono se si pensa che per poter accedere alle misure stesse è necessaria una pronuncia sull'assenza del pericolo di commissione di altri reati; come abbiamo potuto constatare in precedenza molte detenute hanno problemi di tossicodipendenza e molte altre fanno parte di etnie nomadi (che, paradossalmente, sono proprio quelle madri che si trovano in carcere con i figli piccoli). Entrambe queste categorie di detenute presentano un alto tasso di recidiva e, di conseguenza, sarà per loro difficile accedere alle misure sopra descritte.
Tenendo presenti le finalità punitive e preventive di ogni tipo di privazione della libertà personale, la prima conseguenza dell'attuale impianto normativo è quella di far perdere la centralità dell'innocenza del bambino e di sacrificarla a favore dell'espiazione della pena del genitore.
3 DETENUTE MADRI : ANALISI DELL'ENTITA' DEL FENOMENO
Per fornire un quadro di quanti figli minori possano essere toccati dalla carcerazione dei genitori utilizziamo i dati raccolti da Biondi in una ricerca di qualche hanno fa ( tabella 1 ) riguardanti le persone entrate in carcere che hanno dichiarato di avere figli.
Tabella Ingressi dei detenuti padri / madri e numero dei figli dichiarati ( classe d'età detenuti <45)
anni |
tot. ingressi padri |
tot. figli dichiarati |
tot. ingressi madri |
tot. figli dichiarati |
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( Fonte: ricerca G. Biondi)
L'osservazione dell'andamento del numero dei bambini prisonizzati negli anni tra il 1975 ed il 1999 ( tabella 2) evidenzia come, dopo un pressoché costante calo di presenze fino al 1990, si passa ad un nuovo aumento dalla fine del 1995 al 1999.
Tabella Bambini conviventi con la madre in carcere al 31 dicembre
anno |
numero bambini |
anno |
numero bambini |
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( Fonte : Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria)
Tale aumento può essere determinato dal generale aumento della popolazione carceraria e quindi dal possibile maggior coinvolgimento di donne con figli piccoli, tuttavia, sottolinea Biondi nel suo studio, "è difficoltoso avere dei dati sul numero complessivo dei bambini accanto alla madre detenuta in quanto il più delle volte ci si riferisce a rilevamenti effettuati su un campione e/o sulla presenza rilevata ad una certa data che non permettono di conoscere il numero dei bambini presenti nell'intero arco di un anno[40]".
4 BAMBINI IN CARCERE : ANALISI DELL'ENTITA' DEL FENOMENO
Anche se non può definirsi un fenomeno di ampie dimensioni statistiche, in quanto coinvolge oltre cinquanta bambini l'anno nel totale delle carceri italiane, esso è particolarmente rilevante dal punto di vista psico-sociale in quanto coinvolge l'unità sociale fondamentale, madre-figlio-padre, disgregandola o trasformandola negativamente.[41]
I dati forniti dal Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria del Ministero della Giustizia evidenziano che, alla data del 30 giugno 2000, in carcere vi erano 15 donne in stato di gravidanza, 56 donne madri detenute e altrettanti bambini al di sotto dei tre anni negli asili nido delle strutture carcerarie.
Dei 18 asili nido nelle carceri presenti sul territorio nazionale, alla fine del 1998 soltanto 14 risultavano funzionanti, 4 non erano funzionanti e nessuno era in allestimento. La scarsa importanza data al problema della tutela della salute psicofisica dei bambini in carcere è testimoniata dall'incremento praticamente nullo che hanno avuto nel corso degli anni queste strutture. Si è assistito anzi a una loro progressiva, anche se limitata, riduzione.
5 COMPLICANZE MEDICHE A CARICO DEL NUCLEO GESTANTE
DETENUTA-FIGLIO[42]
Rari e controversi, se non addirittura discutibili, appaiono gli studi che hanno indagato sull'effetto della carcerazione sui figli di madri detenute al momento del parto o che hanno comunque subito una carcerazione.
Il periodo pre e post-parto è caratterizzato da momenti di grande ansia per la maggior parte delle donne, ma per quelle che vivono in carcere i normali stress vengono ad essere moltiplicati, amplificando il vissuto di inadeguatezza e impotenza. Il retroterra sociale di deprivazione, i contatti familiari inconsistenti, l'isolamento, una instabile salute fisica e/o mentale e la coscienza che il bambino potrà essere affidato a un ente assistenziale, sono soltanto alcuni dei problemi che vivono queste donne, testimoniando un bisogno di tutela maggiore rispetto alle persone libere. Altri studi [43]arrivano a conclusioni palesemente contraddittorie che pur affermando un generico miglior esito dei parti tra le detenute rispetto alla popolazione libera, riportano una maggiore probabilità di parto prematuro e di rottura anticipata delle membrane.
La crescente popolazione di donne in gravidanza aumenta la necessità di personale specializzato che realizzi un'idea di programma specifico residenziale penitenziario per madri detenute con bambini. Riporta una percentuale di maggiore morbilità e mortalità tra le detenute madri, specie se portatrici di patologie diffusive tipicamente penitenziarie come la TBC ed auspica il diffondersi di programmi speciali. Riporta invece un chiaro miglioramento degli esiti di gravidanze di donne ad alto rischio, laddove sia assicurato un adeguato apporto nutrizionale e specifici programmi di disassuefazione dalle droghe, concludendo che alcuni aspetti dell'ambiente carcerario possono promuovere un buono stato di salute.
Anche altri studi affermano che bambini nati da donne che hanno trascorso la loro gravidanza in carcere risultano in migliori condizioni di salute e con un peso alla nascita maggiore rispetto a donne che sono state in carcere per periodi diversi dalla gravidanza. Tutto questo sarebbe dovuto ad una maggiore cura prenatale, una migliore alimentazione ed all'impossibilità di usare droghe e/o alcol. Il paradosso riportato da qualcuno che in carcere le donne riceverebbero migliori cure rispetto a quando erano libere, testimonia l'esigenza di impegnarsi maggiormente nello studio delle effettive cause dei problemi della giustizia sociale.
Anche se che appare estremamente improbabile che un detenuto che voglia usare droga in carcere non lo possa fare comunque - a nostro avviso - resta più di qualche serio dubbio circa il fatto che la carcerazione di una donna gravida o con bambini possa essere auspicabile per la sua salute .
Sandro Libianchi "Madri e bambini in carcere" Centro Studi del Centro di documentazione Due Palazzi. -www.ristretti.it-
Possono accedere a questa misura le donne incinta o madri con figli di età inferiore ai dieci anni con loro conviventi purché debbano scontare un periodo di reclusione non superiore ai quattro anni anche come pena residua di pena maggiore. Non solo, la legge 40/2001 ha introdotto nell'ordinamento penitenziario anche l'articolo 21-bis che riguarda l'assistenza all'esterno dei figli minori ovvero la possibilità che le condannate possano essere ammesse "alla cura e all'assistenza all'esterno dei figli di età non superiore agli anni dieci, alle condizioni previste dall'articolo 21" che descrive l' opportunità di lavorare all'esterno del carcere.
Campelli E. - Faccioli F. - Giordano V. - Pitch T., Donne in carcere. Ricerca sulla detenzione femminile in Italia, Feltrinelli, op. cit.
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