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La maternità in carcere: una scelta difficile
A questo proposito è molto interessante una ricerca svolta da Gianni Biondi sulla condizione dei figli di detenuti, nella quale ha rilevato i motivi per i quali le donne detenute avevano scelto di avere o non avere i bambini accanto.28
Prima di andare a vedere i risultati della ricerca, ci domandiamo se la detenuta sia in grado o meno di fare la scelta giusta.
La scelta della donna di poter tenere il figlio in carcere con lei appare più complessa di quanto possa sembrare ad una prima superficiale osservazione e non è riconducibile alle sole situazioni sociali e/o affettive. In realtà, in una situazione così carente di punti di riferimento affettivi non è facile per una donna scegliere se tenere con lei il figlio in carcere durante la sua detenzione o se affidarlo a terzi. Non sempre tale decisione infatti appare la scelta più idonea per lei e per il figlio. Le variabili caratteriali, relazionali e ambientali sono così numerose e complesse che la ricerca di una soluzione più idonea appare alla detenuta come una 'falsa scelta'. Biondi riporta il commento di una detenuta che si sente 'in trappola' per la scelta che è costretta a fare: '.sei chiusa dai due lati, come scegli hai la sensazione di sbagliare per te, per lui, per loro. Sinceramente non so cosa sia veramente più egoistico, se tenerlo accanto, proteggerlo o affidarlo ad altri con il timore che quando esci non ti riconosca, ti rimproveri, sia difficile riprendere il contatto con lui; e questo non solo per quanto puoi soffrire tu, ed è tanto, ma per quanto comunque soffrirà lui'. 29
Motivi per avere il figlio accanto |
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Motivi per non avere il figlio accanto |
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Impossibilità di affidamento all'esterno |
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Non coinvolgimento nell'ambiente carcerario |
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Migliore sviluppo affettivo |
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Possibilità di affidamento all'esterno |
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Crescita fisica/allattamento |
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Migliore sviluppo affettivo |
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Altro |
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Mancanza di strutture idonee per il bambino nell'i.p. |
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Altro |
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Fonte: ricerca Gianni Biondi
Come si può osservare, il motivo più frequente per cui le donne detenute hanno scelto di tenere accanto a sé il bambino è rappresentato dall'impossibilità di affidare esternamente il figlio a terzi (38%); il motivo successivo riguarda lo sviluppo affettivo del bambino ed il suo bisogno di avere accanto la madre (32%). Da quest'ultimo motivo, Biondi desume che strettamente correlato ad esso è il bisogno della madre stessa di avere il figlio accanto durante il periodo di detenzione. Altro motivo riguarda la crescita fisica del bambino e i problemi legati all'allattamento dello stesso (27%). Per quanto riguarda invece i motivi che hanno determinato la scelta delle madri detenute a non avere accanto il bambino in carcere, osserviamo che il motivo che ha rappresentato una percentuale più alta (32%) riguarda il non coinvolgere il figlio nella situazione carceraria. Non a caso il motivo che segue si riferisce alla concreta possibilità di poter affidare il proprio figlio a terzi, così come testimonia una detenuta del carcere di Venezia "Sono rientrata in carcere, da definitiva, l'anno scorso a gennaio, lasciando fuori quattro figli di dieci, nove, due e un anno. Ero molto combattuta sulla scelta se portarmi appresso i due più piccoli, mi dicevo: "Li tengo vicini, li proteggo, l'ultimo lo allatto ancora, come faccio a separarmi da loro?". Mia madre me lo ha proibito, per fortuna, a parte che non sapevo che ero tra l'altro destinata all'Alta Sicurezza (questa è stata un'ulteriore sorpresa). Ma credo che, anche se li avesse portati con me, li avrei subito fatti uscire: io ho la fortuna, che ad esempio non hanno le straniere, di poter contare su una famiglia vicina."30
Come terzo motivo è stato fornito lo stesso descritto dal gruppo di donne che hanno scelto di tenere con sé il bambino, e cioè per facilitarne lo sviluppo affettivo (14%).
Non meno rilevante (12%), infine, è la mancanza di strutture idonee per il bambino all'interno dell'istituto penitenziario: come abbiamo già accennato, infatti, uno dei più importanti problemi per i bambini che fino ad ora hanno vissuto i primi anni della loro vita in un carcere, è stata la mancanza, la scarsità e la poca organizzazione di strutture come gli asili nido.
Situazione degli asili nido e delle detenute madri con figli di età inferiore a tre anni
Serie storica 1993-2003
Anno |
Asili nido funz. |
Asili nido non funz. |
Asili nido in allestimento |
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Dati forniti dal Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria presenti sul sito internet www.giustizia.it
Dal 1993 al 2003 gli asili funzionanti sono diminuiti così come sono diminuiti quelli in allestimento. Come possiamo vedere nella tabella successiva, "Bambini conviventi con madre in carcere", i bambini in carcere sono effettivamente diminuiti dal 1980 ad oggi, tuttavia il calo di asili nido funzionanti si era verificato in un periodo nel quale la diminuzione dei bambini in carcere si è già arrestata e, anzi, si è assistito ad un lieve incremento.
Oltre alla evidente scarsità di strutture di questo tipo, anche la loro distribuzione appare oltre che inadeguata anche disomogenea: ben otto
Regioni italiane ne risultano attualmente sprovviste: Abruzzo, Basilicata, Emilia-Romagna, Friuli, Marche, Molise,Trentino e Val d'Aosta31.
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