Il "trattamento" del
detenuto: le attività culturali e ricreative
Per "trattamento" si intendono tutte quelle attività
tendenti al recupero del detenuto: l'organizzazione quotidiana della vita
carceraria, i contatti con i familiari e con l'esterno, le condizioni generali
degli edifici penitenziari. Ma viene anche indicato come "trattamento" il
programma rieducativo individualizzato per ciascun internato che, partendo
dall'osservazione scientifica della sua personalità, dei suoi bisogni, dia
indicazioni sui trattamenti più idonei. Gli operatori preposti a questo compito
sono il direttore dell'istituto, coadiuvato dai suoi vice, il personale di
Polizia Penitenziaria, i centri di servizio sociale, l'educatore, lo psicologo
e il criminologo. Per le iniziative ricreative o culturali, i compiti e le
responsabilità sono affidati agli assistenti sociali o agli educatori: i primi svolgono la loro attività
prevalentemente all'esterno dell'istituto e si occupano del sostegno alla
famiglia, quando richiesto, e delle informazioni ambientali relative al
detenuto, assumendole dai congiunti, da fonti pubbliche, da altri Servizi
Sociali o da altri indirizzi, valutati caso per caso. L'inchiesta degli
assistenti si spinge, quando è necessario, anche all'osservazione della
famiglia del ristretto, dei gruppi abitualmente frequentati e delle sue
relazioni sociali e fa riferimento alle condizioni economiche, ai legami
affettivi, all'educazione ricevuta, al lavoro ed altro. Secondo l'articolo 82 dell'Ordinamento
Penitenziario, «Gli educatori partecipano all'attività di gruppo per
l'osservazione scientifica della personalità dei detenuti e degli internati e
attendono al trattamento rieducativo individuale o di gruppo, coordinando la
loro azione con quella di tutto il personale addetto alle attività concernenti
la rieducazione. Essi svolgono, quando consentito, attività educative anche nei
confronti degli imputati». L'educatore è una figura di riferimento chiave
dell'istituzione carceraria: sviluppa e coordina tutte le varie attività,
ricreative, culturali e sociali che si svolgono all'interno del carcere e che
tendono al recupero del detenuto. Egli valuta la personalità dell'internato, in
tutti i suoi aspetti, in base a colloqui e ad altre informazioni ottenute dai
Centri di Servizio Sociale, dagli psicologi (o criminologi), dalla cartella
personale, dagli atti processuali, da eventuali precedenti condanne o da altre
fonti (analisi del soggetto), che si concludono con una 'sintesi',
che verrà trasmessa al Tribunale di Sorveglianza e dalla quale potranno
dipendere eventuali benefici, elargiti dai magistrati (come l' affidamento in
prova ai Servizi Sociali o i permessi premio), o dal direttore dell' istituto. Nell'Ordinamento Penitenziario,
l'articolo che fa riferimento alle "attività culturali, ricreative e sportive"
è il n. 27 . Ovviamente, qualsiasi attività,
ricreativa, culturale o lavorativa deve essere scelta e approvata
dall'istituzione penitenziaria, e in particolare dal direttore del carcere.
Dunque, le opportunità per i detenuti di partecipare a corsi, laboratori o altre
attività, come quella redazionale, sono spesso affidate al giudizio personale
del direttore. Bisogna poi tenere conto,
fra i diversi fattori che ostacolano la diffusione e lo sviluppo di attività di
"svago" per i detenuti, della grave carenza di educatori e operatori sociali
che interessa quasi tutti gli istituti italiani. A San Vittore, ad esempio, per
una popolazione di circa 1600 unità, sono presenti solo 6 educatori. Nonostante
il riconoscimento dell'importantissima funzione che queste attività rivestono,
a livello psicologico e culturale, su persone già afflitte da gravi problemi e
disagi, i budget dei singoli istituti destinati alle attività trattamentali
sono assolutamente insufficienti. Questa carenza di fondi, e conseguentemente
di personale, non fa che gravare sui detenuti, la maggior parte dei quali non
ha mai potuto partecipare ad alcuna attività.