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I media del carcere




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I media del carcere


Un interessante esempio di comunicazione mediatica all'interno degli istituti di pena - importante in questa sede, in quanto esempio di come il carcere sia sempre più i contatto con la società esterna - lo fornisce il carcere Due Palazzi di Padova, i cui detenuti hanno dato vita ad un telegiornale che una rete regionale manda settimanalmente in onda. Primo tg ad essere organizzato da detenuti, nasce nel 1998 ed è quasi totalmente girato in carcere - le esterne sono girate da detenuti in semilibertà - ; il telegiornale Due Palazzi è molto seguito, e testimonia la progressiva apertura del carcere alla società.

Analoga testimonianza è fornita dalle quasi settanta riviste realizzate negli istituti di pena: case di reclusione, a custodia attenuata, ospedali psichiatrici giudiziari e istituti minorili. Di diversa natura e complessità - alcuni sono dei semplici bollettini interni, altri sono disponibili on line, altri ancora si auto-finanziano con forme di abbonamento - , sono pubblicazioni in prevalenza mensili o trimestrali, con una tiratura media di dodicimila copie, in alcuni casi sono iniziative singole, in altri coordinate e finanziate da Regioni o Comuni[1].

A volte il direttore è un soggetto esterno o lo stesso direttore dell'istituto. Essi ospitano storie di vita, notizie da e per il carcere, inchieste, tematiche internazionali e sociali, forum, sondaggi e testimonianze, ma anche ricette, vignette, consigli pratici ad uso di chi è recluso, giochi[2], lettere, racconti ironici e paradossali e rubriche varie. Addirittura alcune funzionano anche come punto di vendita per i prodotti realizzati dentro il carcere .

I toni usati sono a volte anche confidenziali ma corretti, spesso ironici, il prodotto finale è comunque sempre professionale, lodevole se si pensa alle difficoltà tecniche che incontrano i detenuti che lavorano nelle redazioni, oltre alla scarsità di fondi[5].

Molto impegnati ma dunque anche molto creativi, i giornali realizzati in carcere assolvono anche la fondamentale funzione di dare voce ai detenuti, che possono così far anche conoscere la realtà che quotidianamente vivono. I titoli raccontano la personalità delle testate, il loro scopo e il loro messaggio: la più antica è La Grande Promessa, che nasce nel 1951 nel carcere di Porto Azzurro e trae il nome dalla grande promessa costituzionale dell'abolizione dell'ergastolo[6], e si prosegue con Ristretti Orizzonti del carcere Due Palazzi di Padova e del femminile della Giudecca di Venezia, Magazine 2 di San Vittore a Milano, che hanno una versione telematica, mentre Il Due nasce on line; poi c'è Ragazze fuori, redatto dalle detenute della casa a custodia attenuata di Empoli e Nonsolochiacchiere, scritto dai detenuti del carcere di Rebibbia, ma anche I cancelli scritto dai detenuti di Vicenza, Uomini liberi, mensile della casa circondariale di Lodi, Carte Bollate, Altre Prospettive, Altrove, Sosta Forzata, Comunicare, Spazio ristretto. Anche gli istituti minorili ne realizzano alcuni: Jonathan, il primo mensile realizzato dai detenuti minori del penitenziario di Lecce, e Garçon del carcere minorile Casal del Marmo di Roma, ne sono due esempi, mentre nel mese di luglio di questo anno ha fatto il suo ingresso tra le testate il giornalino Innocenti evasioni, redatto dai detenuti dell'istituto penale per minori di Treviso, il quale pubblica articoli rigorosamente in due lingue: l'italiano e la lingua di origine dell'autore dell'articolo. Anche gli ospedali psichiatrici giudiziari si impegnano in questa attività .

Tutte queste testate sono coordinate, dal dicembre 1999, dall'Associazione di volontariato Pantagruel e dal Coordinamento Informazione e Giornali del Carcere.

L'attività giornalistica dietro le sbarre è comunque una di quelle attività che concorre al trattamento risocializzativo: secondo il parere del direttore di un O.P.G.[8], essa rende "dignitosa la sofferenza rappresentandola senza fronzoli, dando spazio ad una voce che si accetta solo nelle barzellette o nella cronaca nera", costituendo già solo per questo "una scommessa vinta in partenza"; inoltre, oltre a impiegare il tempo dei detenuti in attività costruttive, getta un ponte tra carcere e società esterna, oltre a contribuire positivamente a dare una nuova identità al recluso.

L'attività divulgativa a volte si è fatta ancora più ambiziosa, come nel caso del progetto dei detenuti del carcere Due Palazzi di Padova, i quali hanno elaborato un utilissimo opuscolo informativo[9] ad uso di tutte le persone incarcerate, da distribuirsi all'Ufficio Matricola nel momento in cui al detenuto viene data in dotazione la fornitura. Tale iniziativa nasce, come si legge nell'opuscolo stesso, "dall'esigenza, molto sentita tra la popolazione detenuta, di una informazione semplice e corretta, sia per quanto riguarda gli aspetti giuridici, che per quelli organizzativi della vita carceraria" in quanto "i testi normalmente a disposizione sono estremamente complessi e quindi di difficile comprensione, soprattutto per gli stranieri che affollano le carceri italiane, e che rimangono di conseguenza esclusi da questo tipo di comunicazione, andando spesso incontro a inconvenienti e malintesi, determinati dalla ignoranza della legge e dalle difficoltà di comprensione della lingua".

L'opuscolo, compilato in un linguaggio informale ma corretto, contiene informazioni sull'Ordinamento Penitenziario e sul Codice di Procedura Penale, "oltre a molti consigli pratici sul comportamento più opportuno da tenere nelle varie situazioni che si presentano, dall'ingresso in carcere, fino all'ammissione alle misure alternative della detenzione". In esso ci sono dunque raccomandazioni per "non peggiorare la . situazione", come osservare ovviamente le regole che regolano la vita dell'istituto, avere "un comportamento rispettoso nei confronti di tutti", rivolgersi ad agenti ed operatori "usando il lei: loro sono tenuti a rispondere nello stesso modo e a indicarti con il tuo cognome"; inoltre "per regolamento non puoi conoscere i nomi del personale di Polizia Penitenziaria, quindi indicalo con il rispettivo grado", desumibile dalle indicazioni sull'uniforme.

Un altro progetto ambizioso è portato avanti da alcuni detenuti del carcere di Rebibbia, che nel 1990, dopo un corso di formazione professionale di impaginazione editoriale promosso dal C.I.D.S.I[10] e finanziato dalla Regione Lazio, hanno dato vita alla cooperativa Sinnos, volta al reinserimento dei detenuti, soprattutto stranieri. Tale cooperativa è diventata in seguito una vera e propria casa editrice che distribuisce in tutta Italia, tra le cui produzioni spicca la collana Mappamondi, una serie di libri scritti da autori immigrati in due lingue, "con alla fine le pagine gialle, una mappa di punti di riferimento, luoghi di incontro, associazioni, scuole ed altre notizie sulle comunità di provenienza dell'autore" .

Prosegue: "In tutti i nostri progetti, ad ogni modo, cerchiamo di inserire la figura del mediatore culturale. Nella collana Nomos uscirà presto un volume che spiega ai bambini la legge sull'immigrazione. Siamo convinti che i bambini siano buoni mediatori culturali: il bambino straniero insegna l'italiano ai suoi genitori, il bambino italiano insegna la tolleranza ai suoi".

Tra le altre attività della cooperativa, service editoriale ad altre case editrici, realizzazione di siti internet, Cd Rom, pagine web e un settore che si occupa di progettazione e di formazione professionale. Ha attivato inoltre uno Sportello nella quinta Circoscrizione di Roma, il quale "consente che gli stranieri non facciano più le solite file, anche per le più banali pratiche, come ottenere la carta d'identità, che per loro sono però molto complicate".

Promuove inoltre un corso per detenuti stranieri, con rilascio di un attestato finale, tra le cui materie compaiono l'editoria informatica, l'imprenditorialità, ma anche la mediazione culturale e la legislazione riguardante gli stranieri: la produzione finale sarà "un vademecum in cinque lingue. Esso spiegherà molte cose, dal modo di avere la carta d'identità, fino ai problemi legati alla detenzione ed alla maniera migliore per affrontarli. Speriamo che, con la diffusione di questi vademecum, il Comune si renda conto che c'è bisogno anche di qualcuno che li sappia usare".








R. ARZONE, "Notizie oltre i cancelli", ne Le due città, periodico mensile ufficiale dell'amministrazione penitenziaria, pubblicato su internet all'indirizzo https://www.leduecitta.com maggio .

Significativo e scherzoso è "Scopri il delinquente che c'è in te", test su Il Due, net magazine del carcere milanese di S. Vittore, pubblicato su internet all'indirizzo https:// www.ildue.it novembre 2004.

La rivista Uomini Liberi ospita tra le proprie rubriche i buffi racconti di "Gigi, professione ladro".

Il Due, cit., ad esempio, vende originali magliette della testata.

I fondi sono reperiti in genere dalle attività di volontariato, dalle attività ricreative, culturali e sportive, ed eventualmente dagli Enti locali delle Regioni, Province o Comuni.

R. ARZONE, op. cit., 2004.

Alcuni titoli: Spiragli di Montelupo Fiorentino, Effatà dell'Opg di Reggio Emilia, Surge et ambula di Castiglione delle Stiviere, 33,3 periodico dell'Opg di Napoli, Nabuc dell'O.p.g. di Aversa.

Adolfo Ferraro, direttore dell'istituto e del giornale dell'O.P.G. di Aversa, Nabuc, nell'introduzione della testata.

Denominato "Carcere: istruzioni per l'uso. Opuscolo informativo destinato a tutte le persone incarcerate", cit.

Un'associazione che si occupa dei detenuti stranieri.

Interviste a Antonio, Della e Lisa, a cura di Ornella Favero e Paola Soligon, Ristretti Orizzonti, n. speciale 2000 "Stranieri".

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