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Strutturazione psichica




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STRUTTURAZIONE PSICHICA Fairbairn immagina un io unitario, integrato, con
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STRUTTURAZIONE PSICHICA


Fairbairn immagina un io unitario, integrato, con una propria energia libidica, che cerca relazioni con oggetti esterni reali; se questi contatti sono soddisfacenti l'io rimane integrato e intero.

Relazioni insoddisfacenti con oggetti esterni naturali rendono necessario che l'io costruisca oggetti interni compensatori.

L'io di Fairbairn è il sé psichico primario, nella sua originaria globalità, un tutto che, dopo la nascita si differenzia in paradigmi strutturali organizzati sotto l'impatto di un'esperienza di relazioni oggettuali.

Nella visione di Fairbairn la relazione con la madre ha due caratteristiche fondamentali: una componente gratificante e una componente non gratificante.

L'aspetto non gratificante è ulteriormente divisibile perché non consiste semplicemente in un rifiuto ma in un rifiuto successivo a un senso di speranza  o promessa.

Così, il bambino nei confronti della madre ha tre diverse esperienze: madre gratificante, madre allettante, madre deprivante.

Quando la relazione originale con la madre reale, esterna, diventa insoddisfacente, viene internalizzata.

Il risultato quindi non è una singola relazione interna ma tre, che corrispondono alle tre caratteristiche della relazione esterna con la madre.

I tre distinti oggetti interni vengono chiamati da Fairbairn l'oggetto ideale,l'oggetto eccitante,l'oggetto rifiutante.

Mano a mano che ciascuna di queste caratteristiche della madre viene internalizzata e stabilita come oggetto interno, una parte dell'io integrato, diretto all'esterno, è scissa dalla sua unità originaria, per essere legato ad essa in una relazione oggettuale interna.

La parte dell'io che viene legata ed identificata con l'oggetto eccitante e che, di conseguenza, è in perpetua ed avida ricerca dell'allettante promessa di relazioni, viene chiamata da Fairbairn " io libidico".

L' "io libidico" è quella parte dell'io originale del bambino, che non ha rinunciato ai desideri e alle richieste insoddisfatte di dipendenza infantile.

Esso brama un'unione con l'oggetto eccitante, in forma di relazione oggettuale interna, poiché il desiderio inappagato e nostalgico di gratificazione reale con la madre è diventato troppo doloroso.

Quindi rimane in relazione perpetua, deprivata, con l'oggetto eccitante.

La promessa viene tenuta viva ma il soddisfacimento è impossibile.

La parte dell' io che è legata all'oggetto "rifiutante" e si identifica con esso, ed è quindi ostile ed ironico nei confronti di qualsiasi contatto o gratificazione viene chiamata " io anti-libidico".

Questo è la parte dell'io che diventa il ricettacolo di tutto l'odio e l'aggressività che si accumulano in conseguenza della frustrazione del desiderio libidico.

Rappresenta la parte dell'io che non essendo stata gratificata dagli allettamenti della madre,  si identifica con le sue caratteristiche deprivanti e rifiutanti.

Odia l'io libidico per la sua speranza perché continua a perpetuare la fiducia che le promesse della madre possano essere mantenute e attacca di continuo l'oggetto eccitante a causa delle sue false promesse.

Questi attacchi interni da parte dell'io anti-libidico sono responsabili degli aspetti autodistruttivi, autopunitivi, della psicopatologia.

Esso odia e punisce l'io libidico per qualsiasi tentativo di ottenere qualcosa dagli altri, e odia l'altra persona che offre la possibilità di relazioni.

Così, nella situazione psicoanalitica, un periodo di accresciuto contatto tra un paziente gravemente disturbato e il suo analista è spesso seguito da una velenosa avversione, da parte del paziente, verso se stesso e verso l'analista.

Quel che resta dell'io originale che viene chiamato "io centrale", è collegato e identificato con l'oggetto "ideale", ossia con gli aspetti gratificanti  e confortanti delle relazioni con la madre.

L'io centrale è anche quella parte dell'io ancora utilizzabile per relazioni con persone reali del mondo esterno.

Un principio essenziale nel sistema strutturale di Fairbairn è l'inseparabilità di io e oggetto.

Per essere importante un oggetto deve avere una parte di io legata a sé; un oggetto privo di una corrispondente porzione di io è emotivamente irrilevante.

L'io è pensabile solamente in quanto legato ad oggetti.

Un io senza oggetti è una contraddizione in termini.

Queste porzioni separate dell'io ( io libidico e l'io anti-libidico ), che Fairbairn chiama " io sussidiario", sono inutilizzabili per la relazioni con oggetti reali e restano collegate agli oggetti interni compensatori.

L'oggetto eccitante e l'oggetto rifiutante sono oggetti "cattivi", nel senso fairbairniano del termine,

in quanto non sono gratificanti.

L'io mantiene relazioni con questi cattivi oggetti interni, in uno sforzo di controllarli e di conservare incontaminate da frustrazioni, rabbia e desideri insoddisfatti, le sue relazioni con la madre reale.

Come abbiamo già detto,il bambino internalizza anche un oggetto "buono", l'"oggetto ideale",che è composto di quelle caratteristiche della madre,che rimangono dopo  che le parti troppo eccitanti e troppo rifiutanti sono state separate.

L'internalizzazione di questo oggetto è il risultato di uno sviluppo secondario , che Fairbairn chiama la "difesa morale".

La teoria strutturale di Fairbairn,una teoria strutturale delle relazioni,si differisce in parecchi aspetti distintivi e innovativi,dalla teoria strutturale freudiana classica,una teoria strutturale delle pulsioni.

Per la teoria classica, il conflitto si verifica tra le funzioni rappresentate da es,io e superio.

Il super-io è alimentato da impulsi istintuali,organizzati intorno a immagini interiorizzate di figure parentali,mentre l'es è visto come la fonte di impulsi derivati da tensioni pulsionali.

L'io funge da negoziatore tra le richieste di gratificazione pulsionale dell'es,l'impatto che dirige e guida degli aspetti dei genitori interiorizzati nel superio ,e le esigenze del mondo esterno.

Così,all'interno del modello classico,il modulo di base per la comprensione dei conflitti umani è la lotta tra impulsi e impersonali o tensioni corporee,da un lato,ed oggetti interni,pure alimentati da tensioni istintuali,dall'altro.

L'io funge da arbitro,senza personali interessi chiaramente definiti,tranne il conseguimento di una relativa armonia interna e di una buona posizione rispetto al mondo esterno.

Nel modello di Fairbairn,tutti i principali protagonisti della lotta interna sono essenzialmente unità relazionali,composte di una porzione di io e una porzione delle relazioni del bambino con i genitori,sperimentate come oggetto interno.

Il conflitto si verifica tra le tre componenti io-oggetto(io libidico/oggetto eccitante, io anti-libidico/oggetto rifiutante, io centrale/oggetto ideale).

La lotta essenziale,nel modello freudiano classico,implica conflitti che derivano dagli impulsi istintuali di ciascuna persona,alcuni dei quali sono mediati attraverso una rappresentazione interna delle prime relazioni di questa con i suoi genitori.

Per Fairbairn, il problema è che la persona non può mantenere l'integrità e la completezza della sua esperienza di sé, all'interno delle necessarie relazioni con gli altri, ed è costretta a frammentare se stessa, per mantenere contatto e devozione alle caratteristiche inconciliabili di tali relazioni.

In conseguenza di tali diversità, nei presupposti fondamentali, a proposito dell'esperienza umana, ogni tentativo di correlare le strutture principali del modello strutturale di Fairbairn, con le tre istanze del modello classico, è fuorviante.

Benché l'io libidico e l'es si  manifestino entrambi nella forma di brame inappagate e di desideri,il primo è intrinsecamente legato a oggetti e a caratteristiche specifiche e personali delle prime relazioni con i genitori,mentre l'es è, per definizione, privo di direzione e di struttura.

L'io di Freud, senza una propria energia,si sviluppa dalla superficie dell'es,privo di struttura.

Tutti gli "io" di Fairbrain, compreso l'io centrale , hanno un'energia propria, sono diretti verso oggetti, e ad oggetti legati.

Il superio di Freud e l'io anti-libidico di Fairbain si riferiscono ambedue ad oggetti interni che si manifestano attraverso aspetti autopunitivi del funzionamento mentale.

Gli attacchi del superio sono essenzialmente morali, mentre quelli dell'io anti-libidico sono premorali e derivano dall'identificazione del bambino con gli aspetti rifiutanti delle sue prime relazioni con i genitori.

Il bambino si identifica con questi aspetti dei genitori attraverso l'io anti-libidico, perché non può averli, e diventa il nemico autopunitivo di ogni speranza di gratificazione.

Altre importanti differenze tra l'approccio di Fairbrain alla struttura psichica e quello di Freud, riguardano l'interpretazione delle dinamiche edipiche e il momento dello sviluppo in cui sono stabilite le componenti di base delle esperienze interne.

Nella teoria di Freud le caratteristiche principali della strutturazione psichica sono completate solamente con la dissoluzione del conflitto edipico,con l'interiorizzazione del superio.

Per Fairbairn invece,la "situazione endopsichica universale" si stabilisce, in tutti i suoi aspetti essenziali, nelle prime relazioni con la madre.

La triplice scissione dell'io ,con i suoi oggetti corrispondenti, è il risultato delle lotte del bambino per mantenere buone relazioni con la madre, e persiste durante tutta la vita.

Per Fairbairn, il rapporto col padre ricapitola semplicemente la relazione iniziale con la madre.

Il bambino cerca relazioni oggettuali con il padre, basate anch'esse sulla dipendenza infantile.

Come nella sua relazione con la madre, sperimenta il padre sia come gratificante, sia come non gratificante.

E dunque, poiché la relazione con il padre si dimostra meno che totalmente soddisfacente, varie caratteristiche del padre vengono internalizzate.

Come con la madre, il bambino costruisce un oggetto eccitante, un oggetto rifiutante, un oggetto ideale.

Ci sono quindi due serie di ciascuno di questi oggetti: una che deriva dalle relazioni con la madre,l'altra derivante dalla relazione col padre.

L'io del bambino combina queste due serie di oggetti attraverso processi di stratificazione e fusione, per formare un singolo oggetto ideale.

Il bambino proietta dunque sui genitori le immagini degli oggetti eccitanti e rifiutanti.

Il più delle volte il genitore del sesso opposto diventa l'oggetto eccitante , visto come seducente e allettante;l'altro genitore è l'oggetto rifiutante, ed è visto come un rivale malevolo, interferente.

Secondo Fairbairn, la scelta di quale genitore rappresenta l'oggetto eccitante e quale l'oggetto rifiutante, è determinata in parte dal sesso biologico del bambino, in parte dalle sue relazioni emotive con i rispettivi genitori.

A volte,suggerisce Fairbairn, i forti desideri inappagati concernenti la dipendenza infantile,sono sperimentati come di natura sessuale.

In realtà comunque,quello che il bambino desidera non è la gratificazione sessuale in quanto tale,ma il contatto e il nutrimento.

Per Fairbairn la situazione edipica non è niente di nuovo, ma semplicemente una serie di ulteriori elaborazioni della ricerca di relazioni e contatti di base.

La strutturazione dell'io nelle sue tre componenti principali è stabilita nella relazione orale dipendente con la madre,persiste nel corso di tutta la vita e sta alla base di ogni psicopatologia.


Gli scritti di Fairbairn contengono due differenti approcci alla psicopatologia che rimasero sempre inconciliabili.

Nei primi lavori (1940 e 1941) vede la psicopatologia come dicotomica,derivante da due punti fondamentali di fissazione,prima fase orale e seconda fase orale.

Il fattore determinante cruciale di una futura psicopatologia è la fase dell'infanzia in cui il bambino fallisce nei suoi sforzi per stabilire buone relazioni oggettuali.

Tale fallimento fa sì che il bambino senta di non essere amato dalla madre,o che il suo amore per la madre non viene percepito e apprezzato da lei.

Se tale fallimento viene sperimentato nella prima fase orale sente il suo amore come colpevole.

Una fissazione del genere nel primo periodo orale sfocia in dinamiche essenzialmente schizoidi: il bambino fugge il rapporto, perché sente che il suo amore,la sua avidità orale, sono cattivi.

Quel che distingue la seconda fase orale è lo sviluppo della attitudine a mordere e del potenziale aggressivo.

Se il fallimento delle prime relazioni oggettuali viene sperimentato in questa fase,il bambino sente che il suo odio è da biasimare;sente di aver respinto il genitore a causa della sua distruttività.

Una fissazione del genere nel secondo periodo orale sfocia in dinamiche depressive.

Così, nella prima teoria della psicopatologia, Fairbairn suggerisce che tutte le forme di psicopatologia siano difese contro conflitti e angosce orali,di natura o schizoide o depressiva,e siano rispettivamente imperniate sulla paura che ha un individuo del suo stesso amore, o sulla paura della sua stessa collera.

È nella descrizione della prima fase orale che introduce le sue innovazioni.

Per lui, il problema centrale non sono l'aggressività e l'odio,ma la dipendenza profonda e l'amore frustato.

Il problema dell'aggressività si presenta più tardi come reazione alla frustrazione.

Questa accentuazione dei prima sforzi libidici di contatto con la madre diventa il problema che sta alla base di ogni psicopatologia.

Nel 1943,Fairbairn cominciò a vedere la psicopatologia da un punto di vista differente.

L'iniziale internalizzazione dell'oggetto,suggerisce Fairbairn, deriva dall'intensità del bisogno di relazione del bambino e dal conseguente dilemma posto da genitori che sono emotivamente assenti,intrusivi o caotici.

Il bambino non può fare a meno dei genitori,eppure vivere in un mondo in cui essi,che costituiscono il suo intero universo interpersonale,sono disponibili o arbitrari.

E dunque si verifica la prima di una serie di internalizzazioni,rimozioni e scissioni basate sulla necessità di preservare l'illusione della bontà dei genitori,come figure reali del mondo esterno.

Il bambino separa e internalizza gli aspetti cattivi dei genitori.

La cattiveria è dentro di lui:se fosse diverso, il loro amore arriverebbe.

Ogni bambino ha bisogno di sentire che i suoi genitori capiscono il mondo,sono giusti e fidati.

Se non li sperimenta così,trasferisce il problema dentro di sé,e si assume tutto il "fardello della cattiveria".

La "cattiveria", le qualità indesiderabili dei genitori,ossia la depressione,l a disorganizzazione,il sadismo,sono ora dentro di lui.

Queste caratteristiche "cattive" diventano oggetti cattivi, in cui l'io si identifica (attraverso l'identificazione primaria).

Il bambino ha acquistato sicurezza esterna a prezzo del sacrificio della sicurezza interna e di speranze illusorie.

Quando sperimenta la cattiveria come qualcosa di esterno, che sta nei genitori reali,il bambino si sente dolorosamente e totalmente incapace di avere una qualche influenza.

Se la cattiveria è dentro di lui, gli resta la speranza di un onnipotente controllo su di essa.

Queste relazioni oggettuali interne sono il nucleo del rimosso.

Anche i ricordi vengono rimossi, perché sono legati agli aspetti "iper-eccitanti" e "iper-rifiutanti" dei genitori.

I ricordi sono pericolosi perché portano vicino al livello di consapevolezza la potente relazione interna con l'oggetto "eccitante" e con l'oggetto "rifiutante", i continui desideri nostalgici e inappagati del paziente di identificarsi con tali oggetti.

Impulsi e fantasie vengono pure rimosse, non per qualche rischio inerente ad essi in quanto tali, ma perché sono diretti verso aspetti eccitanti e rifiutanti dei genitori, e minacciamo di far emergere l'intera costellazione delle relazioni oggettuali interne.

Così,al centro del rimosso e al centro di ogni psicopatologia troviamo la rimozione degli oggetti cattivi.

Nel 1943 Fairbairn distinse differenze qualitative e quantitative tra i tipi di psicopatologia, sulla base di: l'estensione degli oggetti cattivi e il grado di cattiveria dei medesimi; la misura dell'identificazione dell'io con gli oggetti cattivi;la natura e la forza delle difese che proteggono l'io degli oggetti.

Dal 1944 ,arricchì la sua teoria della rimozione degli oggetti cattivi con l'idea che parti dell'io seguano questi oggetti nella rimozione,portando ad una scissione dell'io.

Di conseguenza riteneva che la gravità della psicopatologia fosse legata all'estensione di tale scissione, ossia che le relative porzioni dell'io centrale si scindessero tra io libidico e io anti-libidico.

Il grado do patologia dipende da quanto io è ancora utilizzabile per relazioni reali e potenzialmente appaganti con altri, e da quanto io è legato invece ad aspetti non gratificanti,irraggiungibili, dei genitori, che sono stati custoditi internamente.

Il senso di colpa è qualcosa che subentra secondariamente attraverso la "difesa morale".

Il bambino sperimenta se stesso come moralmente cattivo,per poter avere la possibilità di diventare moralmente buono,e riguadagnare buone relazioni con l'oggetto.

Nella sua teoria del 1941, le fissazioni della prima e della seconda fase orale portano rispettivamente al carattere schizoide e al carattere depressivo.

Le dinamiche schizoidi sono imperniate su una scissione dello stesso io, mentre le dinamiche depressive sono legate all'ambivalenza e al senso di colpa.

In un secondo tempo,Fairbairn ipotizza che la scissione dell'io sia universale,e risulti nella "situazione endopsichica di base".

La scissione dell'io in io libidico, io anti-libidico e io centrale,sta alla base di tutte le psicopatologie.

La prima divisione tra fissazioni schizoidi e fissazioni depressive è stata sostituita da una teoria più unitaria della psicopatologia ,basata sulla scissione dell'io e sulle dinamiche schizoidi.

La seconda teoria della psicopatologia è più puramente relazionale ed esperienziale della prima, in cui la distinzione tra prima e seconda fase orale è basata sulle difese contro specifici impulsi.

Mentre la prima teoria ha ancora qualche legame con il modello strutturale delle pulsioni,la seconda teoria della psicopatologia opera interamente all'interno del modello della teoria strutturale delle relazioni.

In questa seconda teoria, in cui gli attaccamenti agli oggetti cattivi sono visti come il nucleo del rimosso e la base di tutte le psicopatologie, ha vaste applicazioni in molte aree della pratica clinica e della tecnica analitica.

La caratteristica forse più diffusa di ogni psicopatologia è la sua qualità di auto-frustrazione.

Dolore,sofferenza e senso di fallimento sono costitutivi della vita del paziente e sperimentati più e più volte.

Questo aspetto caratterizza la psicopatologia in tutte le sue manifestazioni: dal carattere nevrotico, che sceglie sempre oggetti d'amore insensibili e sadici, al depresso che sembra soffrire di continuo per le privazioni delle prime cure materne, allo schizofrenico,perseguitato, nella vita adulta, dai suoi primitivi terrori infantili.

I nevrotici come dice Fairbairn "si aggrappano ostinatamente alle esperienze dolorose".

Fairbairn era convinto che la sua ipotesi della libido come ricerca oggettuale fornisse una spiegazione più economica di questa caratteristica della psicopatologia.

Gli sforzi essenziali del bambino non sono diretti verso il piacere, ma verso il contatto.

Il bambino ha bisogno dell'altro.

Se l'altro è disponibile per uno scambio piacevole,gratificante,il bambino intraprenderà attività piacevoli.

Se il genitore offre solo contatti dolorosi,insoddisfacenti,il bambino non abbandona il genitore,per cercare opportunità più piacevoli; ha bisogno del genitore,così integra le sue relazioni con lui su una base di sofferenza masochista.

Secondo Fairbairn il bambino cerca di proteggere quanto c'è di gratificante e di controllare quanto non lo è,nei rapporti con il genitore,stabilendo relazioni oggettuali interne compensatorie.

È proprio in questo "ostinato attaccamento" dell'io libidico all'oggetto eccitante,che il bambino preserva le sue speranze di un contatto più pieno,più soddisfacente,con il genitore.

Tanto più vuota è l'esperienza reale,tanto più forte è il suo attaccamento alle caratteristiche promettenti,anche se deprivanti dei genitori,che ha internalizzato,e cerca dentro di se.

Inoltre,conserva il terrore infantile di trovarsi interamente solo se si libererà di questi oggetti interni.

L'esperienza di queste relazioni oggettuali interne e la loro proiezione sul mondo esterno producono una sofferenza patologica all'interno dell'esperienza umana.

Gli oggetti d'amore sono scelti rifiutanti o deprivanti così da personificare l'oggetto eccitante,promettente,ma mai appagante.

La sconfitta è di continuo orchestrata per perpetuare la brama nostalgica e inappagata e il bisogno,dell'io libidico,del soddisfacimento delle promesse dell'oggetto eccitante.

Il successo è identificato con un tradimento di tale promessa,come se l'io lipidico non ne avesse affatto bisogno,e quindi minaccia la rottura di quei legami interni.

Depressione,terrore,senso di inutilità,rappresentano le identificazioni dell'io con gli aspetti "cattivi" dei genitori,che non potevano essere raggiunti attraverso uno scambio reale con i genitori del mondo esterno,e che quindi sono stati portati dentro.





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