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AVERE UN' IDEA: LA SOTTILE ARTE DELLA GESTAZIONE MENTALE
Per quanto
possa sembrare strano, c'è ancora molta gente che crede alla favoletta delle
idee nate sotto i cavoli o piovute giù dal cielo, magari avvolte in un lenzuolo
bianco legato intorno al becco di una cicogna proveniente da un paese nordico.
Qualcuno, addirittura, è convinto che a mettere al mondo le idee sia il Caso,
entità assimilabile per astrattezza allo Spirito Santo della tradizione
cristiana, e ricorda, a sostegno di questa tesi, la storiella della mela caduta
sulla testa di Newton.
In un campo delicato come questo, riteniamo ci si debba muovere con
estremo rigore, senza ingannare nessuno, poiché non c'è nulla d'imponderabile
né tanto meno di peccaminoso nel modo in cui adempie il concepimento di
un'idea.
D'altra parte, la stessa pedagogia insegna che nascondere la verità sulla nascita delle idee è pericoloso in quanto può causare la formazione di tabù ideologici o semiologici e provocare, in soggetti che da grandi facciano uso di attività artistiche, cattive abitudini come una debilitante pratica solipsistica, manìe di grandezza e tendenze schizofreniche.
Per la verità, il mistero che una volta circondava il problema dell'ideazione si è ormai dissolto. Oggi sappiamo che un'idea nuova scaturisce dall'accoppiamento di due idee fisiologicamente diverse. La dinamica di questo coito idealistico è molto semplice: l'idea-femmina viene fecondata da un'idea-maschio attraverso gli organi preposti alla riproduzione delle idee, scientificamente chiamati artificium (abilità artistica) e portentum (invenzione fantastica). È dal concorso e dall'interazione naturale di entrambi questi organi che si realizza il processo creativo: il gamete dell'idea-maschio incontra quello dell'idea-femmina; essi si fondono insieme e danno vita, dopo un periodo più o meno lungo di gestazione, a una nuova idea.
È necessario aggiungere che, di fronte a fenomeni di sterilità inventiva, per altro sempre più diffusi in epoca recente, la fecondazione delle idee può avvenire anche in provetta. In questo caso, che richiede una tecnica di elaborazione molto sofisticata, si avrà la nascita di un'idea comunemente definita sperimentale.
Se poi non si vuole ricorrere all'inseminazione artificiale, si potrà scegliere un'altra strada: l'adozione di un'idea già esistente, visto che le idee disconosciute e/o abbandonate in tenera età sono in continuo aumento.
Purtroppo bisogna dire che il mercato delle idee non sempre ha una struttura limpida come si crede. Un alto numero di idee viene, infatti, creato su commissione, al solo scopo di essere venduto a soggetti infelici che non possono averne. Il commercio clandestino delle idee rappresenta la piaga più aberrante della nostra società artistico-letteraria, insieme a quella, altrettanto crudele e dannosa, del plagio.
Dal punto di
vista statistico c'è poi da registrare un notevole incremento delle idee
abortite, o come si dice delle interruzioni volontarie del normale svolgimento
di un'idea. Oggi poi, in conseguenza della disgregazione del nucleo della
famiglia ideale, assistiamo al preoccupante fenomeno della crisi demografica
delle idee nuove. Malgrado ciò, pensiamo sia ancora valida la proposta di
effettuare un controllo scrupoloso sulle nascite delle idee, così da evitare la
sovrappopolazione di quelle banali e scongiurare nel lungo periodo
l'indebolimento della specie in seguito alla diffusione di idee vaghe e pallide
dal punto di vista organico oltre che fragili per contenuto.
Naturalmente occorrerà studiare bene le modalità d'attuazione di questo
controllo affinché non si trasformi in un escamotage per riaffermare
anacronistiche dominanze culturali o serva da velata copertura allo
sfruttamento libresco, non ancora estirpato, delle idee cosiddette «deboli» da
parte di quelle «forti».
Il vero problema sul piano strettamente sanitario-linguistico resta tuttavia, quello di una lotta a fondo contro i pericoli di un'esagerata idealizzazione dell'agire comunicante. Prima di concepire un'idea nuova, è sempre consigliabile che il tessuto storico-culturale dell'idea-madre e quello dell'idea-padre siano sottoposti ad un esame clinico attento in modo da scongiurare, o quanto meno limitare, la nascita di idee decisamente brutte, deliranti, insostenibili, superficiali
Purtroppo la
casistica degli ultimi anni è piena di simili malformazioni nelle idee appena
nate.
Un'azione preventiva contro la piaga delle malattie delle idee infantili costituisce un'efficace terapia per migliorare l'aspetto qualitativo del corpo delle idee e per mantenere ad un ritmo ragionevole la loro crescita smisurata.
Sebbene favorevoli alla più ampia libertà di progettazione e di circolazione delle idee, crediamo sia giusto mettere in guardia i futuri ideatori contro l'abuso di sostanze che potrebbero danneggiare in modo irreparabile l'embrione dell'idea nascente come, ad esempio, la fumosità, l'assuefazione alle mode, il parassitismo linguistico, l'eccessivo ricorso a soluzioni tranquillizzanti e a prolungate cure di seriosità.
Avere una buona idea, dicono, è un po' come avere un figlio. E' un processo che ha bisogno di un "seme" per iniziare. Ha bisogno di crescere in un "utero" che lo conservi al sicuro, lontra e sia inaccessibile. La madre ospita il figlio e gli fornisce le condizioni adatte alla crescita, ma non è lei a produrre ciò che verrà fuori.
Si "ha" , non si "produce" il bambino, e altrettanto vale per l'insight e l'ispirazione.
La gestazione ha la propria tabella di marcia: sia psicologicamente, sia biologicamente è il processo meno accelerato che esista. E non si può controllare: una volta che è stato avviato si svolge da solo e, salvo gravi incidenti o interventi, viene portato a termine.
La personalità e l'ambiente fisico ed emozionale della madre influenzano la natura e la qualità del sacrario in cui cresce la nuova forma di vita. Lo stesso discorso sembra valere per l'intuizione: ci sono condizioni che rendono "l'utero mentale" più o meno accogliente per la nascita e lo sviluppo delle idee, e ci sono modi e misure diversi in cui persone diverse riescono, volontariamente o involontariamente, a produrre le condizioni che favoriscono quella nascita e quello sviluppo.
Innanzi tutto occorre trovare il "seme" e per trovarlo il creatore dovrà essere curioso, aperto a tutte le cose nuove o strane. Bisogna lasciarsi "impegnare". Se non siamo stimolati da un particolare che rifiuta con ostinazione di adattarsi ai modelli convenzionali o da un commento casuale nel quale cogliamo echi di nostre idee o sensazioni inspiegati, il processo creativo non avrà materiale sul quale lavorare.
Per gli scienziati lo stimolo è spesso rappresentato da un particolareo da un'incongruenza inspiegati. Sotto il profilo immaginativo, il seme germogliato nella teoria della Relatività di Einstein era il tentativo che lo scienziato fece nell'adolescenza di figurarsi come sarebbe stato cavalcare un raggio di luce.
Pare che i semi si impiantino solo in chi a livello inconscio è già preparato a riceverli. Anche quando la verità da cogliere è teorica anziché artistica, riconoscerla ha connotazioni personali, affettive, persino estetiche.
Il seme, dunque, non germoglia se non entra in contatto col "giusto corpo di conoscenze" nella giusta condizione mentale.
Ma quando si può dire che questo "utero" sia giusto?
Dalle prove raccolte da autorevoli psicologi risulta che il corpo preesistente di conoscenze è fecondo soprattutto quando è carico di stimolanti esperienze, ma non così carico da diventare troppo familiare al soggetto e da assumere, quindi, connotazioni fisse ed automatiche. Bisogna avere prove a cui attingere, e sapere abbastanza cose da poter riconoscere una buona idea quando questa viene in mente. Non si può essere creativi in vacuo, ma se si è troppo immersi nel problema, i binari del pensiero diventano così usurati che non permettono alle nuove percezioni di emergere e alle diverse correnti di idee di mescolarsi.
In genere le ricerche sugli individui creativi evidenziano un rapporto a U rovesciata tra creatività ed età. Nel campo della matematica e delle scienze fisiche, per esempio, la massima creatività si registra fra i venticinque ed i trentacinque anni.
L'intuizione tende a lavorare meglio in situazioni complesse o nebulose, situazioni in cui i dati disponibili possono essere approssimativi o incompleti e in cui può compiere un progresso solo chi è in grado di andare oltre l'informazione esistente e di attingere alle proprie conoscenze per maturare intuizioni ed ipotesi fruttuose.
Spesso sia i romanzieri, sia gli scienziati cercano di raccogliere più dati, ma l'idea creativa nasce quando si portano a stretto contatto i dati e l'esperienza che rappresentano la specifica del problema, cioè quando si lascia che le informazioni correnti e l'esperienza passata convergano nella maniera più intima e flessibile e trasmettano la più ricca gamma di significati e potenzialità. Il vero intuitivo è la persona pronta, disposta d atta a trarre molto da poco.
Se si pretende di avere informazioni eccellenti da fonti impeccabili prima di formulare un giudizio, si ridurranno le probabilità di avere chiaramente torto, ma si commetteranno errori di omissione sovente meno visibili. Adottando un atteggiamento così conservatore, si tenderà a non usare le risposte più incerte ed solistiche autorizzate dall'inconscio. Se invece si è indiscriminatamente intuitivi, si finirà per dare retta ad impressioni dettate da fronti troppo deboli e mutevoli.
Per quanto riguarda l'intuizione, quindi, l'importante è rapportarsi all'inconscio in maniera che entrambi i tipi di errore siano ridotti al minimo, e che si sia pronti ad udire e riconoscere i suggerimenti della sottomente senza però considerarli con troppa deferenza o mancanza di discernimento.
Il primo ventennio del Novecento fu un terreno molto fertile per la nascita di nuove e stravolgenti idee sia in campo scientifico sia in campo letterario, ma in particolare nel primo.
Basti pensare alla teoria della Relatività di Einstein, alle idee riguardo la struttura dell'atomo, ai quesiti posti e in parte risolti da grandi matematici, ai modi per rendere più semplice la classificazione dei climi terrestri o alle equazioni per lo studio delle popolazioni; senza dimenticare le grandi rivoluzioni nella concezione del tempo e della durata in ambito filosofico che influenzarono e rinnovarono il modo di concepire e scrivere il romanzo.
Sotto il profilo della nascita delle idee il primo ventennio del Novecento è stato, dunque, un periodo molto fiorente, nonostante lo sfondo storico vide protagonista il primo conflitto mondiale.
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