Il villaggio globale
L'espressione
"villaggio globale" comparve negli anni Sessanta per indicare il progressivo
avvicinamento e quindi la contaminazione reciproca delle culture presenti in
varie zone del pianeta attraverso i nuovi mezzi di comunicazione (telefono,
radio, televisione) e di trasporto. Ma fu tra gli anni Ottanta e Novanta che il
termine divenne di uso comune, quando strumenti come il telefax e il telefono
cellulare, le trasmissioni televisive via cavo e satellitari, il
videoregistratore e il lettore di compact disc, il modem e il computer, la
posta elettronica e Internet si diffusero enormemente e divennero oggetti
familiari per milioni di individui. La percezione del mondo e delle sue
distanze si modificò, mentre gli stessi attori, cantanti, personaggi di serial
televisivi penetrarono nelle case di tutti i ceti sociali, nel Nord come nel
Sud del mondo.
Col tempo, dunque,
l'uso dei mezzi elettronici si modificò. All'ascolto collettivo della radio o
della televisione - con le famiglie riunite in casa, o con i capannelli di
spettatori nei locali pubblici, sempre pronti a commentare e magari criticare
-, si sostituì il collegamento individuale col "villaggio globale", attraverso
radiomobili, walkman, lettori di cd portatili, personal computer, ecc. Ma fu
soprattutto la possibilità del fruitore di divenire un soggetto direttamente
attivo col media che modificò il sistema delle comunicazioni, segmentandolo e
dando un senso tangibile a termini come "interattività" e "globalizzazione".