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L'ITALIA: ELEMENTI FISICI, ECONOMICI E POLITICI
ASPETTI FISICO - ECONOMICI
Il nostro paese è in prevalenza montuoso: montagne e colline coprono quasi l'80% del territorio, mentre le zone pianeggianti sono poche e in genere non hanno una vasta estensione, a eccezione della Pianura Padana.
Questo grande complesso, geologicamente giovane, si divide in due sistemi, Alpi e Appennini, che racchiudono nella parte più continentale del Paese la grande Pianura Padana.
La distribuzione della popolazione è piuttosto squilibrata, sia a causa della diversa morfologia del territorio, sia per il differente sviluppo economico. La densità demografica è elevata nella Pianura Padana e lungo le coste tirreniche e adriatiche, mentre registra valori bassi nell'interno della parte peninsulare, nella zona appenninica e nelle aree alpine. In media l'Italia ha una densità di 190 abitanti per chilometro quadrato.
Le Alpi, emerse dall'antico mare Mediterraneo, occupano la parte settentrionale dell'Italia e si estendono a forma di arco del Colle di Cadibona, a occidente, fino al Passo di Vrata, a oriente. All'Italia appartiene il versante alpino interno, mentre quello esterno si estende nel territorio delle quattro nazioni confinanti: Francia, Svizzera, Austria e Slovenia. A questo imponente sistema montuoso appartengono le vette più alte d'Europa ( il Monte Bianco, il Gran Paradiso, il Cervino, il Monte Rosa, il Bernina) e alle quote più alte si estendono vasti ghiacciai, che costituiscono ricchi serbatoi di acqua per i numerosi corsi fluviali che nascono da queste montagne.
Nelle conche e nelle valli si distendono numerosi laghi di origine glaciale che, con le loro limpide acque, contribuiscono ed abbellire il paesaggio alpino.
Gli Appennini costituiscono il secondo sistema montuoso dell'Italia. Definiti la "spina dorsale" della penisola, si estendono dal Colle di Cadibona, in Liguria, fino alle Madonie, in Sicilia. Questo sistema montuoso è meno complesso di quello alpino, ha cime meno elevate (la massima altezza è rappresentata dal Gran Sasso), ma ha sempre reso piuttosto difficili le comunicazioni all'interno della penisola, da una costa all'altra. Il paesaggio è caratterizzato da un'agricoltura poco sviluppata, costituita da seminativi e colture legnose, e da pascoli per ovini.
La nostra penisola presenta anche una fascia collinare con una grande varietà di aspetti: esistono colline prevalentemente rocciose, con i fianchi erosi dalle acque e scavati da frane e smottamenti, e colline che si presentano come dolci ondulazioni intensamente coltivate. Le colline occupano il 40% del territorio e una buona parte di esse si estende ai margini delle Alpi e degli Appennini. Ne sono un esempio le colline moreniche, poco elevate, del Piemonte e della Lombardia.
L'Italia presenta anche rilievi di origine vulcanica: milioni di anni or sono, i vulcani hanno eruttato lava, ceneri e lapilli formando monti e colli, come il Monte Amiata in Toscana, i Colli Eugenei nel Veneto, i Monti Cimini, Sabatini e Albani nel Lazio, i Campi Flegrei in Campania. I vulcani tutt'ora attivi sono il Vesuvio (Campania), la cui ultima eruzione risale al 1944 e fu molto violenta, di tipo esplosivo, anche se non paragonabile a quella del 79 d. C. che seppellì la città di Pompei ed Ercolano; l'Etna (Sicilia), il maggiore vulcano d'Europa, che si distingue dal Vesuvio per le frequenti colate laviche; Stromboli e Vulcano, sulle isole omonime, nell'arcipelago delle Eolie.
Le pianure occupano meno di un quarto della superficie territoriale; la più estesa è quella Padano - Veneta, che ha una superficie pari al 70% circa di tute le pianure italiane. Si tratta di una pianura alluvionale, formatasi nell'era quaternaria dai detriti trasportati dai fiumi alpini e appenninici nel luogo in cui vi era un golfo marino. La sua superficie è nel complesso pianeggiante, anche se non mancano modesti rilievi collinari verso est. Il paesaggio padano è caratterizzato da un'agricoltura altamente produttiva e da grandi aziende. Diffusi sono anche i prati artificiali.
Oltre alla Pianura Padana, troviamo, seppur con modeste dimensioni, altre aree pianeggianti: la Maremma, in Toscana, l'Agro Pontino, nel Lazio e il Tavoliere delle Puglie. Sono tutte pianure bonificate, in quanto un tempo ricoperte da paludi, con caratteristiche abbastanza uniformi: campi aperti adibiti all'agricoltura, canali e strade rettilinee, villaggi e insediamenti urbani.
Per quanto concerne l'idrografia, i fiumi più lunghi, tra cui il Po, si trovano nella parte settentrionale dell'Italia, mentre scendendo verso il Sud i corsi d'acqua sono molto più brevi. La causa di ciò dipende dalla diversa vicinanza delle montagne al mare: più i rilievi sono vicini al mare, più i corsi d'acqua sono brevi. Unica eccezione è rappresentata dai fiumi che scendono dalle Alpi: essi hanno in genere una portata più abbondante e costante poiché in autunno e in primavera sono alimentati da piogge che cadono sull'Italia settentrionale, mentre in estate dallo scioglimento dei ghiacciai alpini. I fiumi che scendono dagli Appennini alternano, invece, periodi di magra, durante la siccità estiva, a periodi di piena, quando le piogge cadono in abbondanza. I fiumi dell'Italia settentrionale sono quasi tutti affluenti del Po, tranne quelli della parte nord - orientale, tra cui l'Adige, il Brenta, il Piave, il Tagliamento e l'Isonzo.
L'Italia è una grande penisola bagnata dal Mar Mediterraneo, che comunica con l'Oceano Atlantico attraverso lo Stretto di Gibilterra. Il Mediterraneo è un mare poco profondo, caldo e particolarmente salato a causa della forte evaporazione delle sue acque, dalle scarse piogge e dalla scarsa quantità d'acqua dolce portata dai fiumi. La porzione italiana del Mar Mediterraneo si articola in quattro mari diversi.
Il Mare Adriatico a est, poco profondo rispetto agli altri mari italiani e con un inquinamento
piuttosto notevole.
Il Mar Ionio a sud - est, più profondo e comunicante attraverso lo Stretto di Messina con il Mar
Tirreno.
Il Mar Tirreno a ovest, punteggiato da numerose isole e arcipelaghi.
Il Mar Ligure a nord - ovest, abbastanza profondo.
I nostri mari sono punteggiati da isole, di cui la Sicilia e la Sardegna sono le più grandi. Le isole minori sono piccoli territori, spesso raggruppati in arcipelaghi.
Partendo da nord - ovest, e seguendo le coste tirreniche in direzione sud, troviamo l'Arcipelago Toscano intorno all'isola d'Elba, al più estesa delle isole minori, e quindi le isole Ponziane (Pontine), le isole del Golfo di Napoli (Ischia, Procida e Capri).
Di fronte alla costa settentrionale della Sicilia si trovano le isole Eolie, più a ovest emerge l'isola di Ustica. Sempre verso ovest incontriamo l'Arcipelago delle Egadi e più a sud, nell'estremo meridione del Paese, l'isola di Pantelleria e più oltre le Pelagie.
La crosta terrestre su cui sorge il nostro paese è geologicamente giovane, quindi in fase di sollevamento e non ancora stabilizzata. Ciò spiega la frequenza di terremoti. L'origine geologica abbastanza recente, unitamente all'intenso sfruttamento attuato in passato spiega inoltre la scarsa presenza di minerali metalliferi e combustibili. Anche là dove sono presenti risorse minerarie, quali zinco, piombo e bauxite, la quantità estratta non è sufficiente al fabbisogno industriale, e comunque l'importazione dei prodotti minerari da altri Paesi risulta più conveniente per i costi i costi inferiori. Anche i giacimenti di idrocarburi (metano e petrolio), presenti sul litorale adriatico e in Sicilia, non sono in grado di soddisfare le esigenze interne dell'Italia. Di maggiore importanza e invece l'estrazione di materiali di cava (marmo, granito), di cui il nostro Paese è il maggior produttore a livello mondiale.
Per quanto riguarda il settore economico, quasi il 50% della superficie nazionale è utilizzato a scopo agricolo, se poi aggiungiamo a pascoli permanenti e le foreste raggiungiamo l'87% della superficie totale adibita all'attività primaria. Di questo 87%, il 22% è occupato da foreste e boschi, il 16% da pascoli e prati permanenti, il 29% da seminativi, il 10% da coltivazioni arboree, il 10% da altre coltivazioni. La maggior parte della superficie agraria è quindi destinata ai seminativi.
Anche le coltivazioni arboree (alberi da frutta, vite e olivo) trovano favorevoli condizioni di sviluppo nei climi italiani e nelle vaste aree collinari.
La frutticoltura diffusa in tutte le regioni, ottiene prodotti qualitativamente e quantitativamente elevati al punto di consentire una buona esportazione de mele, pere, pesche e albicocche.
Legata al settore agricolo è pure l'attività forestale e la maggior parte dei boschi si estende nelle aree montane e collinari, mentre in pianura le aree a bosco sono ridotte.
Sempre più diffusa è la silvicoltura, ovvero l'attività che si occupa della conservazione, utilizzazione e costruzione delle foreste.
Il pascolo, un tempo molto diffuso, oggi è in forte diminuzione sia per le difficoltà di reperire mano d'opera, sia per la riduzione di terra da adibire a questa attività.
L'industria ha visto il sorgere delle prime e importanti fabbriche dopo la seconda metà del 1800. Esse erano concentrate nella parte nord- occidentale della penisola, e hanno rappresentato la base del successivo sviluppo industriale. Alla fine del XIX secolo, l'Italia era, quindi, un Paese in cui le attività del settore primario, soprattutto agricoltura e allevamento erano quelle principali; in esse era occupata la maggior parte della popolazione attiva. Il cambiamento, da Paese agricolo a industriale, avvenne negli anni successivi alla seconda guerra mondiale (in particolare fra il 1955 e il 1963), ma la distribuzione delle fabbriche non fu però equilibrata su tutto il territorio italiano, infatti solo in alcune regioni, come Lombardia, Piemonte e Liguria, si concentrarono gli impianti industriali mentre nelle altre, soprattutto nel Sud Italia, lo sviluppo industriale fu molto limitato se non del tutto assente. Questo fatto determinò un importante spostamento di popolazione dalle aree meridionali verso il Nord.
In tempi più recenti, la distribuzione geografica dell'apparato produttivo si è in parte modificata grazie all'intervento dello Stato, che ha promosso la nascita di impianti industriali nel Sud, e allo sviluppo di nuove industri nel Nord - Est e Centro Italia, soprattutto in Veneto, Friuli - Venezia - Giulia, Emilia - Romagna e Marche.
I principali settori industriali presenti in Italia sono:
Attualmente in Italia il settore terziario è quello in cui lavora la maggior parte della popolazione attiva, più del 60%.
Nel nostro paese le componenti del terziario più sviluppate sono:
Pubblica Amministrazione
Credito e Assicurazione
Commercio
Turismo
L'ITALIA POLITICA
Lo stato italiano nasce, come monarchia, nel 1861 grazie all'unificazione degli Stati che occupavano il territorio corrispondente alla Regione Italiana.
Dopo la seconda guerra mondiale, nel 1946, con un referendum gli italiani decisero di modificare l'ordinamento dello Stato da monarchia a repubblica. Per organizzare la nascente repubblica fu necessario scrivere una nuova Costituzione, al posto dello Statuto Albertino del 1848. La nuova costituzione entrò in vigore nel 1948 e, secondo quanto stabilito, il nostro Stato si configurò come una Repubblica Parlamentare, unitaria.
I poteri fondamentali, legislativo, esecutivo e giudiziario, sono oggi assegnati rispettivamente, al Parlamento, al Governo e alla Magistratura.
La prima divisione è quella in Regioni. Ve ne sono 20, di cui 15 a Statuto Ordinario e 5 a Statuto Speciale (Sicilia, Sardegna, Valle d'Aosta, Trentino - Alto Adige e Friuli - Venezia - Giulia).
Ogni Regione ha un proprio ordinamento, lo statuto, stabilito e approvato dal Consiglio Regionale. Il Governo regionale è costituito dal Presidente della Regione e dai componenti della Giunta Regionale scelti dal Consiglio Regionale.
Le Regioni sono a loro volta divise in Province, all'interno delle quali c'è una città di una certa importanza che svolge le funzioni di Capoluogo di Provincia. Attualmente le province sono 103.
La più piccola unità amministrativa è il Comune, a capo di esso c'è il Sindaco eletto direttamente dai cittadini. Il sindaco stesso sceglie i componenti della Giunta comunale con la quale costituisce il Governo del Comune.
IL PAESAGGIO ALPINO
Elementi di riferimento morfologico
Le alpi costituiscono un grandioso insieme di montagne e valli, di foreste e di cime innevate, di torrenti turbinosi e di maestosi ghiacciai. Le Alpi sono nate, tra 40 e 25 milioni di anni fa, dallo scontro della zolla africana ed euroasiatica. Il processo di orogenesi ha elevato materiali di diversa origine che per secoli hanno reagito in modo differente agli agenti erosivi esogeni. Nelle porzioni del sistema alpino poste a elevate altitudini sono presenti numerosi ghiacciai. L'intero sistema si sviluppa dal Colle di Cadibona a occidente, alle Alpi Giulie a oriente.
Riguardo alla composizione rocciosa si suole dividere le Alpi cristalline, a nord, da quelle sedimentarie, della zona sud - alpina; la linea di divisione è rappresentata dallo spartiacque che va da Ivrea alla Val di Sole e la Valtellina. Tipica roccia della sezione orientale delle Alpi è la dolomia. Frequente è pure la presenza di roccia calcarea.
E' tradizione riconoscere nelle Alpi tre grandi suddivisioni: Occidentali, a loro volta suddivise in Liguri, Marittime, Cozie, Graie, Pennine; Centrali, suddivise in Lepontine e Retiche; Orientali, suddivise in Atesine, Carniche e Giulie.
A questo imponente sistema montuoso appartengono le vette più alte d'Europa (il Monte Bianco, il Gran Paradiso, il Cervino, il Rosa, il Bernina); i massicci più elevati si trovano nelle Alpi Occidentali.
Il clima alpino
Il clima alpino in generale può essere definito come un clima di montagna con marcate escursioni termiche. Per la particolare morfologia dell'area si possono però identificare diversi microclimi caratterizzati da differenti livelli di precipitazioni, di temperature medie e di umidità.
VALLE D'AOSTA: MONTAGNE, CLIMA E NATURA ALPINA
La Valle d'Aosta, regione di confine a Statuto Speciale, è percorsa da numerose direttrici di traffico che conducono ai vari passi e valichi: ne sono esempio il trafori del Monte Bianco, verso la Francia, o il traforo del Gran San Bernardo, verso la Svizzera.
Territorio
E' una grande valle di origine glaciale attraversata dalla Dora Baltea, che nasce dal Monte Bianco. Alla Valle d'Aosta spetta il primato delle vette più alte e più importanti d'Europa: troviamo il Monte Bianco, è la vetta più alta d'Europa; poco distanti verso est, il Cervino e il Monte Rosa; verso sud invece il rilievo del Gran Paradiso al centro del Parco Nazionale omonimo.
Si tratta in genere di rilievi aspri, costituiti da imponenti massicci e da possenti piramidi di roccia granitica. Non si può comunque parlare di morfologia delle valli senza rifarsi alla potente azione erosiva dei ghiacciai quaternari, i quali rimodellarono completamente il rilievo e allargarono i solchi vallivi, rendendo i versanti assai più ripidi e correggendo l'antico profilo a V, prodotto dalla escavazione dei corsi d'acqua, in quello a U caratteristico delle valli glacializzate.
Origine e sviluppo del turismo
L'origine di quest'attività è per la Valle d'Aosta assai antica: essa cominciò fin dal secolo XVII nei centri termali di Courmayeur, di Pré-Saint-Didier e Saint-Vincent. Al turismo di cura seguì, a partire dalla metà dell'Ottocento, l'alpinismo.
La fondazione del Club Alpino Italiano (Torino, 1863), il sorgere delle prime "Società guide" e lo sviluppo dei mezzi e delle vie di trasporto incrementarono ancor più la corrente di alpinisti e turisti.
LE DOLOMITI: Localizzazione geografica
La regione dolomitica è compresa tra la Valle del Piave a oriente, la Val Pusteria a settentrione, le valli dell'Isarco e dell'Adige a occidente. Il limite meridionale è segnato nel tratto occidentale della Valsugana e in quello orientale dalle depressioni che dalla valle suddetta si susseguono fino alla valle del Piave, nei dintorni di Longarone. Le dolomiti si collocano quindi a cavallo tra Veneto, Trentino e Alto Adige, nelle tre province di Belluno, Trento e Bolzano.
Il paesaggio dolomitico
Le Dolomiti rappresentano una specie di laboratorio geologico; infatti, nelle rocce che ne formano l'ossatura sono spesso contenuti fossili di organismi marini.
Questi rivelano che le rocce costituite di dolomia si sono formate in fondo al mare a opera di un'intensa attività animale e vegetale, spesso però contrastata e compromessa dai fenomeni vulcanici. Si ricordi che circa 200 milioni di anni fa tutta l'Italia era sommersa da un vasto bacino marino chiamato Tetide, che si estendeva verso sud fino al continente africano e a nord era delimitato da un ampio tratto della catena alpina non ancora completamente emersa.
In questo mondo dolomitico, fatto di slanciati rilievi e torrioni di roccia, non mancano le impronte glaciali: laghi a circo, alle quote più elevate, mentre alle quote più basse si incontrano laghi morenici formatisi per lo sbarramento di corsi d'acqua da parte di detriti trasportati a valle dai ghiacciai.
IL PAESAGGIO PREALPINO - LACUSTRE
Elementi del territorio
Le Prealpi costituiscono la fascia intermedia, molto ampia in Lombardia, posta tra la catena alpina e la Pianura Padana; da nord a sud presentano montagne via via più basse, fino a diventare colline e poi ondulazioni, che preludono alla zona pianeggiante. Hanno una struttura geologica prevalentemente calcarea e raramente raggiungono il limite delle nevi perenni.
La sezione occidentale, con rilievo aspro, è per lo più occupata dalle Prealpi Lombarde e dai grandi laghi prealpini; nella sezione orientale, composta dalle Prealpi Venete e Carniche, il rilievo è caratterizzato da altipiani ondulati dalla morfologia carsica costituita da doline, polje, grotte e voragini. Le cime più elevate nelle Prealpi Lombarde sono le Grigne e la Presolana, mentre in quelle Venete è da ricordare il Monte Baldo.
Nelle Prealpi il rimodellamento glaciale si riscontra nelle parti più elevate, pertanto i circhi e le valli a U non sono così diffusi come nelle Alpi, o lungo la fascia dei grandi laghi (Orta, Maggiore, Como, Iseo e Garda).
Si tratta infatti di laghi glaciali o terminali, con forma allungata in direzione nord-sud, formatisi nella valle scavata dalla parte terminale del ghiacciaio e chiusa a sud da anfiteatri morenici.
Vegetazione, clima e insediamento umano
Le Prealpi si estendono fino a quote massime di 2000-2500 m, in cui si notano escavazioni glaciali, clima montano, rocce con arbusti e prati utilizzati, dove i suoli lo permettono, per i pascoli. Nelle zone carsiche, infatti, i suoli poco fertili, a causa delle rocce affioranti e dei massi erratici, non favoriscono l'allevamento. Tra i 400 e i 900 m di quota si estendono le valli principali e laterali, con gli interposti pianori, i cui pendii più ripidi sono ricoperti da superfici boschive formate da latifoglie e da castagni.
Le coltivazioni, praticate su proprietà molto frazionate, sono particolarmente difficili nelle zone carsiche. In genere questa fascia, a eccezione di alcuni centri termali come San Pellegrino (in provincia di Bergamo), Boario (in provincia di Brescia) e Recoaro (in provincia di Vicenza), è la più povera e la meno coinvolta nello sviluppo economico e urbanistico.
Un paesaggio tipico delle Prealpi è rappresentato dai laghi glaciali, i cui versanti sono per lo più ripidi, quindi poco adatti alle coltivazioni, e ciò spiega il motivo per cui la popolazione in passato abbia sempre integrato l'agricoltura con la pesca.
Il clima è sicuramente uno dei principali fattori che ha permesso da un lato lo sviluppo del turismo, dall'altro il fiorire di una particolare vegetazione mediterranea e subtropicale. Il clima è infatti particolarmente mite, sia per la presenza di monti a nord che bloccano i venti freddi, sia per la grande massa d'acqua che agisce come moderatore climatico.
Il paesaggio prealpino è costituito da una fascia collinare: si tratta delle colline della Brianza, del Bergamasco e del Bresciano, dei colli della pianura trevigiana e delle propaggini dei monti Lessini. Qui il clima è asciutto, con precipitazioni scarse e la vegetazione è costituita da boschi, ormai poco estesi, di querce e robinie.
I fondovalle e la fascia predemontana saldano, infine, la regione prealpina alla Pianura Padana. Il paesaggio, grazie alla maggior estensione di territorio possibile, è caratterizzato da una fitta rete di infrastrutture viarie, di insediamenti industriali e di quartieri abitativi. Nel fondovalle sono sorte città come Bergamo e Brescia, che sul piano economico hanno svolto, fin dall'antichità, il ruolo di importanti centri di scambio tra pianura e Prealpi.
I laghi prealpini: il Garda
I laghi prealpini storicamente sono oggetto di attrazione turistica. Già nell'Ottocento erano stati scelti come luoghi elettivi da numerosi poeti che resero i nostri laghi meta di un turismo letterario e artistico, contribuendo così alla costruzione di ville per le vacanze delle famiglie nobili. Le ville si moltiplicarono, all'inizio del Novecento, con l'affermarsi della classe imprenditoriale borghese, la quale diede il via a un flusso turistico di élite.
Nacquero così lussuosissimi alberghi in stile liberty, arricchiti da splendidi giardini all'italiana e in stile inglese, veri e propri parchi dove le numerose specie esotiche si mescolano ai cipressi, agli oleandri e perfino ai limoni. Ancora oggi i laghi prealpini, grazie alla mitezza del loro clima, offrono ai turisti un ambiente mediterraneo-subtropicale.
Posizione geografica del Garda e sue caratteristiche
Il Garda è il maggiore bacino lacustre italiano per estensione. Geograficamente appartiene alle Prealpi Lombarde, con l'estremo nord nelle Alpi Retiche. Scavato entro un territorio che confina a Ovest con la Lombardia, a est col Veneto, a nord col Trentino, occupa prevalentemente la regione subalpina e fa parte del bacino idrografico Sarca-Mincio.
Quanto all'orografia della regione del Garda, essa ha caratteri nettamente distinti sulle due opposte sponde. A Ovest è costituita da una serie di monti dai profili accidentati, che vanno, da sud verso nord, elevandosi e scoprendo alte pareti dolomitiche. A est si innalza una lunghissima e quasi uniforme catena, quella del Monte Baldo. A sud invece il sistema di colline moreniche, con altezze massime di circa 350m, separa il bacino lacustre dalla Pianura Padana.
Il lago è facilmente raggiungibile dall'autostrada del Brennero e dalla Milano - Venezia.
Il fenomeno turistico ha origini lontane: nei secoli XVIII e XIX, il lago di Garda è stato interessato da un turismo aristocratico e culturale, valorizzato dai primi centri curativi e termali. Si trattava comunque di un turismo d'élite destinato a perdurare fino ai primi decenni del Novecento. Solo a partire dalla seconda metà del nostro secolo si comincia a evidenziare una forma di turismo di massa, fatto questo economicamente significativo, in quanto buona parte della popolazione rivierasca ha lasciato il settore primario per immettersi nel terziario.
Il turismo è certamente il settore economico trainante per moltissime località gardesane (Desenzano, Sirmione, Garda, Gardone, Riva del Garda) nei quali si sovrappongono diverse tipologie di turismo (congressuale, scolastico, di fine settimana, terapeutico, di svago).
IL PAESAGGIO PADANO
Elementi geografici e caratteri morfologici
La pianura pi estesa è quella Padano - veneta, con una superficie pari al 70% di tutte le pianure italiane. Si tratta di una pianura alluvionale, formatasi nell'era quaternaria nel luogo in cui vi era un golfo marino dai detriti trasportati dai fiumi alpini e appenninici.
La Pianura Padana è infatti chiusa a nord e a ovest dalle Alpi, a sud dagli Appennini, mentre a est si apre sul Mar Adriatico. La sua superficie è nel complesso pianeggiante, anche se non mancano modesti rilievi collinari verso est (Colli Euganei, Monti Bernici) e terrazzi fluviali in prossimità dei rilievi, dove l'erosione dei corsi d'acqua ha prodotto scarpate che possono raggiungere decine di metri di dislivello rispetto all'alveo dei fiumi.
La Pianura Padana viene abitualmente distinta in due zone: l'alta pianura asciutta e la bassa pianura irrigua. Questa distinzione si basa sulla condizione idrologica dei suoli dovuta alla diversa distribuzione dei detriti alluvionali. Infatti, le antiche fiumane che scendevano dalle montagne, al diminuire della pendenza e quindi della forza di trasporto, hanno depositato dapprima materiali pesanti, ghiaie e sabbie grossolane, poi detriti minuti, sabbie fini, argille e limo. L'alta pianura è quindi prevalentemente ciottolosa, permeabile, arida, con scarsa idrografia superficiale perché le acque filtrano in profondità anche decine di metri, mentre la bassa pianura ha un suolo più compatto, impermeabile e ricco di acqua. Al limite delle due unità morfologiche si trova la linea delle risorgive, dette anche fontanili. Si tratta delle acque sprofondate nei terreni permeabili dell'alta pianura che, incontrando i compatti strati impermeabili, affiorano in copiose sorgenti nella fascia di contatto fra alta e bassa pianura.
L'acqua delle risorgive ha una temperatura mite e costante durante l'anno, in quanto scorrendo nel sottosuolo non risente dei cambiamenti stagionali; detto fenomeno si chiama omeotermia.
Alla diversa morfologia del territorio padano si associano differenti caratteristiche paesaggistiche, nonché socio - economiche. L'altopiano asciutto, infatti, è la sede di localizzazione delle attività industriali e delle relative infrastrutture e presenta pertanto un paesaggio fortemente urbanizzato, dove i caratteri della città prevalgono su quelli della campagna.
La pianura irrigua, invece, si configura come area a vocazione agricola, orientata alla commercializzazione dei prodotti; i prati e i campi coltivati sono più frequenti che non nell'alta pianura, come pure le case rurali isolate nella campagna.
Clima e vegetazione
Diversi elementi conferiscono al clima caratteri di continentalità, solo in parte mitigata a ridosso delle coste del Mar Adriatico, dove il clima è più temperato. Questi elementi sono: l'estensione della Pianura Padana; la dorsale alpina, che protegge, eccetto nella parte orientale dove le Alpi sono meno elevate, dall'entrata di aria nordica; la dorsale appenninica, che ostacola l'influenza del Mar Tirreno.
Elevata è l'escursione termica annuale, come pure l'umidità, soprattutto nella bassa pianura irrigua, che rende le estati particolarmente afose e gli inverni caratterizzati da nebbie persistenti.
L'antica copertura vegetale, costituita soprattutto da querce, faggi, frassini, olmi e tigli, è oggi quasi del tutto scomparsa a opera di un continuo disboscamento attuato dall'uomo per ricavare terreni su cui coltivare ed edificare.
Il fenomeno del disboscamento ha comunque investito l'intero territorio italiano causando una drastica diminuzione di aree boschive. Nell'antichità, molto diffusa era pure la vegetazione arbustiva dei terreni aridi dell'alta pianura. Anche questo tipo di vegetazione, conosciuta con il nome di brughiera, è quasi inesistente, in quanto i terreni impermeabili dell'alta pianura sono stati interessati dal processo di urbanizzazione. Un altro elemento che caratterizzava la Padania era la presenza delle paludi. La parte interna al litorale veneto - friulano - romagnolo, fino a comprendere, verso ovest, la bassa pianura padovana, la regione del Polesine, la provincia di Ferrara, e parte di quella di Ravenna, ha risentito della più intensa opera di bonifica. È questa infatti un'area dove il deflusso dell'acqua verso il mare è ostacolato dalla presenza di dune litoranee e di detriti depositati dai fiumi nelle zone deltizie; pertanto si è provveduto artificialmente al deflusso dell'acqua verso il mare, o con la costruzione di canali scolmatori, dove il terreno presenta una certa pendenza, o con pompe idrovore, che asportano rapidamente grosse quantità d'acqua che riversano in canali o fiumi.
Il passaggio delle bonifica è oggi abbastanza uniforme.
Il corso del Po e gli altri fiumi della Pianura Padana
La Pianura Padana è attraversata dal Po, il maggior fiume italiano per lunghezza (652km) e per estensione del bacino idrografico (74 970 km ) che interessa le regioni Valle d'Aosta, Piemonte, la sezione settentrionale della Liguria, Emilia - Romagna, Veneto e parte del Canton Ticino in Svizzera. Il Po nasce dal Pian del Re, nel versante nord - occidentale del Monviso, e si getta nel Mar Adriatico con un'ampia foce a delta, dopo aver raccolto le acque di molti affluenti. Entra in pianura all'altezza di Casale Monferrato, arricchito dalle acque degli affluenti piemontesi di sinistra (Pellice, Dora Riparia, Stura di Lanzo, Orco, Dora Baltea, Sesia) e di destra (Varaita, Maira, Tanaro - Bormida). I fiumi piemontesi hanno un corso ripido e un regime caratterizzato da piene autunnali e primaverili e da magre invernali. Entrato in pianura, il Po prende il suo carattere torrentizio a causa della diminuzione della pendenza e inizia il suo lento corso, formando anse di varia grandezza chiamate meandri ( ampia sinuosità del corso di un fiume che ne caratterizza la parte pianeggiante. Quando il corso d'acqua rettifica il suo alveo incidendo il collo del meandro, si hanno i meandri morti). Uscito dal Piemonte, il Po fa da confine tra la Lombardia e l'Emilia, quindi lombardi sono gli affluenti di sinistra (Ticino, Olona, Lambro, Adda, Oglio e Mincio) ed emiliani quelli di destra (Trebbia, Taro, Enza, Secchia e Panaro). Abbandonato il territorio lombardo, il Po fa da confine tra Emilia e Veneto e a quest'ultima regione appartiene per intero la sua foce.
Gli affluenti di sinistra, esclusi i fiumi piemontesi, hanno portata abbondante e regolare grazie ai laghi alpini, di cui alcuni fiumi sono immissari ed emissari; gli affluenti di destra, appenninici, hanno invece un regime torrentizio con periodi di magra in estate e piene in occasione delle piogge primaverili e autunnali. Sono pertanto frequenti le inondazioni nelle campagne circostanti a questi corsi d'acqua. Questo fenomeno si intensifica nel tratto finale del Po, quando il fiume scorre sopraelevato rispetto al livello del suolo. In questo caso il fiume si dice pensile, perché i materiali solidi si sono depositati sul fondo rialzandone progressivamente il letto.
Non fanno parte del bacino idrografico del Po, ma attraversano la parte nord - orientale della pianura, diversi fiumi, fra cui l'Adige, il Brenta, il Piave, il Tagliamento e l'Isonzo. A sud del Po ricordiamo il Reno, che nasce nell'Appennino Tosco - Emiliano.
La pianura è stata nel corso dei millenni teatro continuo di occupazione da parte di numerosi popoli, primi fra tutti i Liguri, gli Etruschi e i Veneti.
Col trascorrere dei millenni, le condizioni della "primitiva landa" si fecero meno selvagge e desolanti. La pianura accresceva così i suoi motivi di richiamo e attirava nuovi popoli.
Ai Galli, scesi dai valichi alpini verso la metà dell'ultimo millennio a. C., si deve la nascita di nuovi villaggi, tra i quali Mediolanum, sul luogo della futura Milano. I Galli non si resero protagonisti di grandi trasformazioni del territorio, ma i Romani al loro sopraggiungere, intorno agli ultimi decenni del III secolo a. C., ebbero già modo di constatare quanto promettente fosse la pianura posta tra le Alpi e l'Appennino. I Romani effettuarono la prima grande colonizzazione, dissodando le terre incolte, tagliando boschi e prosciugando paludi. La colonizzazione agraria si espresse anche con la centuriazione, ossia con la divisione delle terre da assegnare ai veterani. Nelle aree centuriate si procedette anche a disciplinare le acque, elevando argini lungo il corso dei torrenti e impostando opere di irrigazione. Nel III secolo la pianura presentava un paesaggio notevolmente elaborato e che rivelava l'impronta dell'uomo.
Con la decadenza dell'impero romano e con l'arrivo delle prime orde di barbari, all'alba del V secolo, la solida economia agricola della pianura cominciò a sfaldarsi.
Questa situazione cominciò a cambiare dopo l'anno Mille, specialmente a partire dal XII secolo, quando in Europa ci fu una notevole espansione demografica a un risveglio economico che coinvolse anche la Pianura Padana.
Durante la ripresa economica un notevole contributo venne dato dai monaci, i quali introdussero la coltura a marcita, e l'area nelle quale si espresse con maggiore vigore l'azione trasformatrice dell'uomo fu quella della bassa pianura.
Nei secoli XV - XVIII l'espansione dell'attività artigianale e manifatturiera, soprattutto tessile, favorì l'introduzione su larga scala della canapa, del lino, del gelso e del baco da seta, introdotto forse per opera di mercanti veneziani; tutti prodotti destinati a scomparire nel Novecento per la concorrenza della lana, del cotone e delle fibre sintetiche. Da non dimenticare l'introduzione di specie vegetali come il riso. L'introduzione della piantata padana, che consisteva nel piantare lungo i fossi, le strade, i confini di proprietà, filari di alberi con viti appoggiate, in aggiunta alla riduzione sempre più consistente delle aree boschive, avvicinò il paesaggio padano a quello attuale. Nella "bassa" lombarda cominciarono a sorgere o comunque a diffondersi le tipiche cascine, ossia i grandi complessi costituiti da vasti cortili racchiusi sui quattro lati da edifici con varia funzione. Così solo pochi lembi dell'ampia Pianura Padana rimasero allo stato di natura; l'area più sviluppata, e quindi presa a modello dagli agronomi d'oltralpe, era la bassa pianura; mentre altrove permanevano zone di agricoltura di sussistenza. Nell'area della "bassa" irrigua emergeva per sviluppo la fascia compresa tra la Dora Baltea e l'Oglio, dove si era venuta affermando la grande azienda capitalistica, orientata, a est del Lambro, verso la produzione di cereali e foraggio; a ovest del Lambro, verso il binomio riso - foraggio.
Nell'alta pianura, invece, l'assenza di irrigazione non poteva ovviamente consentire uno sviluppo agricolo pari a quello della "bassa"; vi dominano quindi la policoltura e la piccola proprietà fondiaria, mentre quasi inesistente risultava la grande azienda agricola.
Nell'Ottocento la Pianura Padana continuò a essere investita da grandi cambiamenti; si selezionarono e si specializzarono ulteriormente le colture, le città s'accrebbero progressivamente di abitanti e l'edilizia le dilatò oltre le cinta murarie.
L'Ottocento fu un secolo di grande sviluppo per la Padania, in quanto vide la costruzione della rete ferroviaria, preliminare fondamentale per lo sviluppo commerciale e industriale, l'inizio della bonifica del basso Po, l'apertura del Canale Cavour(1866), la scavo dei Canali Villoresi e Marzano.
Il decollo dell'industria italiana si ebbe nel periodo compreso tra l'inizio del Novecento e lo scoppio della prima guerra mondiale, e si avviò nella pianura asciutta lombarda e piemontese. Qui diverse circostanze favorevoli, quali la capacità imprenditoriale, la propensione all'iniziativa, l'arrivo del capitale straniero d'oltralpe, la presenza di energia idroelettrica ricavata dai fiumi alpini, l'agevole posizione di collegamento con il porto di Genova, permisero a città come Torino e Milano di diventare due importanti poli economico - industriali.
Durante gli anni Cinquanta si registrò un forte spostamento di persone. Dalle campagne e dall'Italia meridionale grandi masse di popolazione immigrarono nelle città padane, dove le grandi industrie necessitavano di manodopera.
Oggi siamo di fronte a un paesaggio profondamente umanizzato e la parte più abitata è l'alta pianura, dove si localizzano le grandi aree metropolitane di Torino e Milano, in cui l'industria e il terziario costituiscono le attività economiche prevalenti. Ne è derivato un paesaggio caratterizzato da cemento, strade, autostrade, ferrovie, complessi industriali e centri urbani più o meno estesi; nell'alta pianura i caratteri della città prevalgono su quelli della campagna, gli aspetti rurali sono quasi del tutto scomparsi e un'enorme duplice fascia urbana si estende da Torino - attraverso Novara, Milano, Bergamo, Brescia, Verona, Vicenza, Padova, Venezia, Treviso, Udine - fino a Trieste; e da Torino - attraverso Asti, Alessandria, Piacenza, Parma, Modena, Bologna - raggiunge Forlì e Ravenna. Si tratta di città importanti non solo dal punto di vista economico - industriale ma anche storico - artistico: sono veri e propri centri nevralgici della vita politica, economica e culturale, che racchiudono in sé inestimabili risorse storiche, religiose e naturali e che pertanto integrano le loro attività principali con il turismo. In questi, come altri centri minori della Padania, il flusso turistico si mescola con quello degli affari.
Il delta del Po
Il delta è il tipico ambiente formatosi dall'accumulo di materiali trasportati dal fiume. La sua forma e la sua estensione dipendono dalla quantità e dalla dimensione dei detriti trasportati.
Il delta padano occupa un'area che si estende dall'estremo Sud della laguna veneta alla costa romagnola, nel punto in cui l'esigua pendenza della Pianura Padana tende ad annullarsi avvicinandosi al mare, favorendo la nascita di stagni e paludi.
Nel paesaggio si alternano canali naturali, paludi, valli di pesca, stagni e barene; predomina una vegetazione costituita da canneti e ninfee, in cui vivono uccelli acquatici. Si tratta di una tipica area umida. Caratterizzano inoltre il paesaggio le molteplici opere di bonifica attuate nel corso dei secoli dall'uomo, la fitta rete di canali artificiali, i possenti argini costruiti a salvaguardia delle inondazioni e le case in mattoni che hanno sostituito i casoni.
Le bonifiche fatte per trasformare il terreno paludoso del delta hanno una storia millenaria: i monaci benedettini furono i primi a prosciugare le paludi per ricavare suoli da coltivare; si trattava comunque di bonifiche su esigue estensioni di terreno. Le grandi bonifiche iniziarono nel XVI secolo a opera della famiglia degli Estensi di Ferrara, mentre nel XVII secolo la Repubblica di Venezia intervenne in quest'area a deviare, verso sud, il corso del Po per evitare l'interramento della laguna. L'opera di bonifica si è intensificata nel secolo scorso con l'utilizzo delle idrovore, che hanno prosciugato e reso coltivabili vaste estensioni di terreno. Alle opere di prosciugamento è seguita la colonizzazione agricola dei terreni incolti, il frazionamento dei poderi e, in tempi abbastanza recenti, la pioppicoltura intensiva, che ha sostituito la boschina.
Il paesaggio deltizio ha subito trasformazioni anche a opera del turismo, in quanto negli ultimi decenni questa zona è stata rivalutata turisticamente.
In generale, il turismo nelle aree umide ha acquistato grande importanza grazie alla maggior sensibilizzazione ai problemi ambientali e allo sviluppo delle scienze ecologiche.
L'ecoturismo è infatti una forma di turismo alternativo che si sta imponendo in questi anni e le aree umide sono oggi al centro di iniziative di conservazione e valorizzazione turistica.
Nel delta del Po, una tra le poche zone umide rimaste in Italia insieme alla Maremma toscana, sono stati avviati programmi di sviluppo turistico che hanno visto il ripristino della vecchia Via Romea, così chiamata perché percorsa nel Medioevo da pellegrini diretti a Roma. La Via Romea, collegata con l'autostrada Bologna - Venezia e con la superstrada Ferrara - Lidi Ferraresi, ha contribuito allo sviluppo di diverse località costiere, oggi importanti centri balneari, e inoltre offre la possibilità di raggiungere zone del delta di grande interesse ambientale, come per esempio il Bosco della Mesola, dal 1972 Riserva Naturale, posto a sud del Po Volano.
Il delta padano offre una tipologia di risorse e attrattive naturali che permettono di attuare ancora oggi un autentico turismo naturalistico.
IL PAESAGGIO APPENNINICO
Elementi geografici e caratteri morfologici
Gli Appennini costituiscono il secondo sistema montuoso dell'Italia. Definiti la "spina dorsale" della penisola, disposti da nord - ovest a sud - est, si estendono dal Colle di Cadibona, in Liguria, fino alle Madonie, in Sicilia.
Gli appennini vengono generalmente divisi in: Appennino Settentrionale, suddiviso a sua volta in Appennino Ligure e Tosco - Emiliano; Appennino Centrale, comprendente l'Appennino Umbro - Marchigiano e quello Abruzzese; l'Appennino Meridionale, formato da Appennino Campano, Lucano, Calabro e Siciliano. Il sistema è inoltre affiancato dall'Antiappennino tirrenico e adriatico, costituiti da rilievi di varia origine.
Le maggiori vette si trovano nell'Appennino Abruzzese e sono il Gran Sasso d'Italia (2912 m) e la Maiella (2795 m). nel complesso l'altitudine media di questo sistema montuoso è minore di quella delle Alpi e quasi inesistente è la presenza di nevi perenni: oggi l'unico ghiacciaio esistente è quello del Calderone, nel gruppo del Gran Sasso, in Abruzzo.
La presenza di vette più basse rispetto alle Alpi e di cime arrotondate dipende dalla struttura geologica delle rocce. La catena appenninica, infatti, pur essendo un sistema giovane come le Alpi, ha subito una forte erosione a opera di agenti atmosferici che hanno modellato le rocce di origine sedimentaria. La presenza quindi di argille, calcari, marne e arenarie facilmente erodibili ha caratterizzato la morfologia appenninica, che appare costituita da cime arrotondate, intersecate da valli e inframmezzate da conche interne pianeggianti.
Tipici inoltre di questo sistema sono i calanchi, profonde incisioni sui fianchi delle colline provocate dall'azione erosiva dell'acqua sui terreni argillosi. I terreni sono anche esposti a fenomeni di dissesto idrogeologico, quali frane e smottamenti; fenomeni che peraltro si sono intensificati a seguito dell'azione dell'uomo che, nel tempo, ha attuato ampi disboscamenti e sbancamenti per creare strade e insediamenti.
I paesaggi appenninici
L'Appennino Settentrionale è formato da rocce sedimentarie e quindi da pendici dolci e arrotondate. L'argilla ha quindi determinato il caratteristico paesaggio dei calanchi, privo di vegetazione e predisposto a frane e smottamenti. Profonde valli a V, incise da brevi torrenti, contrafforti (catene secondarie disposte perpendicolarmente rispetto alla catena principale), valli longitudinali (a differenza delle Alpi, negli Appennini, queste valli seguono il senso delle valli) e conche, un tempo ricoperte da laghi e oggi interamente prosciugate, grazie all'opera di bonifica o in seguito a fenomeni naturali.
Lungo l'Appennino Centrale i rilievi si fanno più aspri ed elevati e il carsismo e l'erosione ne modellano il territorio. Qui le acque penetrano nei terreni calcarei e scorrono sotterranee, formando così abbondanti falde freatiche. Tutto ciò si riflette sul paesaggio, che sulle alture appare arido e brullo, mentre nei fondovalle e in pianura e ricco di vegetazione. Inoltre il paesaggio della Maiella e del Gran Sasso, quest'ultimo con colori e forme che ricordano le Dolomiti, rende particolarmente impervio l'ambiente. In questo tratto dell'Appennini, come nella maggior parte della sua estensione, la viabilità risulta difficile a causa della disposizione delle catene e dei massicci; sono assenti infatti le profonde valli transitabili, tipiche invece della Alpi.
Montagne, pianure e colline disposte in modo disordinato, sono invece presenti nell'Appennino Meridionale. Una serie di massicci isolati sostituisce le catene montuose e i suoli, generalmente argillosi, sono aridi d'estate, mentre in inverno sono soggetti a frequenti frane, anche a causa della distruzione del manto forestale per incrementare i pascoli e i seminativi. Si registra inoltre la presenza del carsismo. Vette appuntite e fianchi scoscesi si trovano nel primo tratto dell'Appennino Siculo (Monti Peloritani).
Caratteristici di questa sezione sono anche gli altipiani tra cui spicca quello della Sila dove, alternate ai prati e alle coltivazioni, si estendono le più vaste pinete d'Italia e le ampie terrazze, come le pendici dell'Aspromonte, in parte coltivate e talora interrotte da gole.
L'Antiappennino
Ai due lati della catena appenninica si sviluppa una serie di rilievi che sul versante tirrenico hanno prevalentemente origine vulcanica, mentre lungo l'Adriatico, più precisamente nel tratto pugliese, sono di natura carsica.
L'Antiappennino tirrenico in genere presenta rilievi con forme arrotondate e poco pronunciate; le uniche eccezioni sono rappresentate dal Monte Amiata, antico vulcano spento, e del Vesuvio. Gli altri rilievi, quali le colline Metallifere in Toscana, i Monti Sabatini e Volsini nel Lazio, fanno coincidere l'ambiente dell'Antiappennino con quello delle colline.
Particolarmente suggestivo, nel Lazio, è il paesaggio dei laghi vulcanici di Bolsena, di Vico, di Bracciano, di Nemi e di Albano. Questi laghi, di forma circolare e poco estesi, occupano antichi crateri, e data la loro vicinanza alla capitale oggi sono interessati da consistenti flussi turistici.
L'Antiappennino adriatico è costituito da una serie di colline argillose affacciate sul mare, mentre Puglia si incontrano gli altipiani del Salento e delle Murge, dove è diffuso il fenomeno del carsismo, e il massiccio del Gargano.
I rilievi della Sicilia e della Sardegna
In Sicilia, a sud della catena appenninica formata dai Peloritani, dai Nebrodi e dalle Madonie, si trovano i Monti Iblei e il massiccio vulcanico dell'Etna, il principale vulcano attivo d'Europa, caratterizzato da numerosi coni che circondano il cratere principale, il Gran Corno. La parte occidentale dell'isola è invece costituita da un'ampia area collinare in cui spiccano isolati pendii ripidi. Le pianure sono per lo più costiere e la più estesa è la piana di Catania.
In Sardegna troviamo i rilievi più antichi della penisola italica; sono in prevalenza massicci, come per esempio il Gennargentu, disposti in modo irregolare e separati da altipiani, che occupano la maggior parte dell'isola.
Fiumi e laghi appenninici
I fiumi hanno un regime prevalentemente pluviale, con notevoli differenze di portata durante l'anno, e una conformazione che dipende essenzialmente da fattori naturali specifici di ogni versante, dalla assenza di ghiacciai, dalla irregolarità delle precipitazioni, dalla prevalenza di terreni impermeabili.
I fiumi del versante tirrenico sono i più lunghi dell'Appennino, hanno un corso tortuoso, in quanto scorrono tra valli parallele e massicci isolati; tra i più importanti ricordiamo in Toscana il Serchio, l'Arno che attraversa il Casentino e bagna Firenze e Pisa, il Cecina e l'Ombrone, che attraversano la Maremma toscana. Da non dimenticare il Tevere, il terzo fiume d'Italia per lunghezza dopo il Po e l'Adige, che dopo aver attraversato le valli della Toscana e dell'Umbria entra nel Lazio, bagna Roma e poi si getta nel tratto di mare compreso tra Ostia e Fiumicino.
Il Liri - Garigliano, il Volturno e il Sele, in Campania, chiudono l'elenco dei principali fiumi del versante tirrenico.
Il fiume più ricco di acque del versante peninsulare adriatico è l'Aterno - Pescara, alimentato dalle acque del Gran Sasso e della Maiella; scorre in un territorio carsico.
Fatta eccezione per gli affluenti di destra del Po (Bormida, Taro, Enza, Secchia e Panaro) e per il Reno, i restanti corsi d'acqua, inclusi quelli del versante ionico, hanno regimi molto irregolari, una portata d'acqua scarsa e possono assumere il carattere di fiumare, con un letto arido e pietroso nel periodo di secca, talora usato come strada o come pascolo per pecore e capre, che brucano la magra vegetazione tra i sassi.
I laghi appenninici sono pochi e irrilevanti per estensione, e ciò è dovuto all'assenza del modellamento glaciale, al regime torrentizio dei fiumi e all'opera di bonifica praticata in passato dall'uomo. Tra i laghi principali ricordiamo il lago Trasimeno, di origine tettonica, molto rimpicciolito e destinato a scomparire a causa dell'apporto di detriti fluviali. Gli altri principali laghi appenninici sono di origine vulcanica: laghi di Bolsena, Vico, Bracciano, Albano, Nemi, Flegrei e Monticchio. Esistono anche laghi di sbarramento naturali, originati da frane ed esposti al pericolo dell'interramento, e artificiali, presenti soprattutto in Sicilia e Sardegna, dove l'irregolarità dei corsi d'acqua e il clima arido rendono difficoltosi il rifornimento d'acqua all'agricoltura e l'alimentazioni delle centrali idroelettriche. Esiste anche un caso di lago carsico, il lago Matese nell'omonimo massiccio (Appennino Campano).
I laghi di Lesina e Varano in Puglia sono viceversa un esempio di lago costiero.
Il clima
Il clima della regione appenninica sinteticamente può essere definito continentale temperato nei rilievi più elevati e di transizione in quelli più bassi. A causa dell'estensione di questo ambiente vi sono molte variazioni tra zona e zona e quindi e possibile che aree dell'Appennino Meridionale ad altitudine elevata presentino temperature più miti rispetto ad aree, anche più basse, dell'Appennino Settentrionale.
Le precipitazioni sono più abbondanti sul versante tirrenico a causa dei venti occidentali caldi e umidi che lo investono. Sono invece povere di pioggia alcune valli longitudinali interne (conca del Fucino, l'Aquila) perché le montagne circostanti ostacolano la circolazione dei venti umidi provenienti dal mare. Questo contribuisce a determinare delle differenze climatiche tra le diverse regioni dell'Appennino: l'Adriatico, poco profondo e con le acque più fredde, ha una funzione mitigatrice inferiore rispetto al Tirreno, più profondo e caldo, e di conseguenza a parità di latitudine il versante orientale della catena appenninica ha temperature più basse di quelle del versante occidentale.
La regione appenninica è interessata anche da masse d'aria quali la tramontana, che nei mesi invernali soffia da nord e porta aria secca e sereno, mentre durante l'estate l'area centrale e meridionale dell'Appennino è interessata da venti caldi e secchi di provenienza tropicale, che portano lunghi periodi di bel tempo e di siccità.
Il paesaggio antropico
All'interno dell'ambiente appenninico si possono ancora oggi individuare realtà geografiche distinte.
Il paesaggio dell'Appennino Centro - Settentrionale è stato interessato da fenomeni erosivi e di degrado dovuti all'eccessivo disboscamento iniziato già in età romana.
L'aumento della popolazione del Cinquecento e del Settecento interessò anche l'Appennino; le coltivazioni vennero così estese anche sui pendii più ripidi, con effetti spesso disastrosi per la stabilità dei versanti. Il degrado idrogeologico, ancora oggi visibile, non toccò solo le aree di alta montagna ma anche le colline. Infatti, già nell'ultima parte del Medioevo da queste proveniva una significativa quantità di prodotti agricoli coltivati col metodo del ritocchino, che favoriva lo scolo delle acque ma aumentava il potere di erosione. Fortunatamente, l'introduzione del terrazzamento dei versanti bloccò la tendenza al degrado, in quanto la trasformazione del pendio in gradoni impediva lo scolo dell'acqua.
Nel XVI secolo si diffuse la mezzadria, patto agrario tipico delle colline tosco - umbro - marchigiane. I proprietari dei terreni, infatti, per mettere a coltura le proprie terre, le affidavano a mezzadria a famiglie numerose, assegnando a ciascuna di essa un podere d'ampiezza variabile. Ogni famiglia aveva l'obbligo di risiedere sul proprio podere, ragione per cui venne a crearsi un insediamento sparso, e poteva coltivare tutto ciò di cui aveva bisogno: cereali, legumi, viti, ulivi, alberi da frutta.
Il paesaggio, tra il Seicento e il Settecento, assunse le forme dell'alberata: lungo il confine dei campi, delle strade e dei fossati si allinearono filari di alberi e viti.
Nel corso del Novecento l'alta e la media montagna, con la scomparsa delle attività tradizionali, sono state interessate da un forte spopolamento, soprattutto di manodopera giovane.
Sono sorti centri sciistici ben attrezzati: ricordiamo le note stazioni invernali dell'Abetone, del Terminillo, del Gran Sasso. Risorse climatiche e termali hanno inoltre favorito lo sviluppo di un turismo di villeggiatura estiva in diversi centri, per esempio, Salsomaggiore, Montecatini, Fiuggi. Oltre a ciò va ricordata la presenza di grandi parchi nazionali, come quello del Monte Falterona, dei Monti Sibillini, del Gran Sasso - Monti della Laga, d'Abruzzo, della Maiella, che, oltre a consentire la salvaguardia di ambienti ancora selvaggi, offrono un turismo alternativo allo sci.
Lungo le colline, ambiente più favorevole all'insediamento e alla pratica dell'agricoltura, il paesaggio è fortemente umanizzato: le campagne sono densamente popolate; filari di viti e olivi caratterizzano in paesaggio agrario; le case sono arroccate sulle sommità dei colli e qua e là si scorgono fattorie contornate da cipressi, oggi rivalutate per la pratica del turismo rurale.
Il paesaggio dell'Appennino Meridionale presenta sul piano fisico caratteristiche quali: la frammentarietà del rilievo, da sempre ostacolato alle comunicazioni, la presenza di suoli calcarei e argillosi, un clima estivo caldo e secco. Per queste ragioni lo sviluppo dell'agricoltura è stato limitato, anche a causa di un inadeguata opera di irrigazione. In questa situazione ambientale, fin dai tempi antichi, si affermò nella gestione della terra il latifondo che, unitamente a un'intensa opera di disboscamento, contribuì al degrado dell'intera regione.
L'Appennino Umbro - Marchigiano
L'Appennino Umbro - Marchigiano, insieme a quello Abruzzese, appartiene alla sezione centrale del gruppo montuoso appenninico. Presenta un paesaggio di montagna con vette che diventano sempre più elevate e compatte procedendo verso sud, dove si innalza l'imponente gruppo dei Sibillini, dalle forme aspre, in gran parte disabitato e dal 1993 incluso nel Parco Nazionale omonimo. La massima altezza si raggiunge col Monte Vettore (2476 m).
Questa parte di catena appenninica ha costituito fin dal passato una barriera all'insediamento umano; la montagna infatti appare spesso deserta e gli insediamenti si trovano raramente al di sopra dei 1000 m. A caratterizzare i tratti umanizzati dell'alta montagna è il pascolo o meglio la pastorizia transumante, attività di antica tradizione divenuta ormai poco redditizia e in progressiva crisi. Sui prati delle ampie dorsali e dei bacini carsici si scorgono ancora oggi gli stazzi, ossia recinti mobili entro i quali si raccoglie il gregge, e le temporanee dimore dei pastori, veri e propri ricoveri in muratura.
Anche in questa parte di montagna non mancano iniziative di valorizzazione turistica, soprattutto concentrate lungo i tratturi.
La costruzione di nuove strade, alberghi e impianti di risalita ha rivitalizzato aree un tempo quasi disabitate. Tra le stazioni sciistiche ricordiamo Bolognola, Frontignano, l'area di collegamento tra l'Umbria e le Marche, attrezzata con numerosi impianti sciistici.
Nelle depressioni, invece, la presenza umana è più diffusa e la vita agricola si fa più fiorente.
L'Appennino Umbro - Marchigiano è interessato da un consistente sviluppo agrituristico.
IL PAESAGGIO COSTIERO, INSULARE
Elementi del territorio
Poiché gran parte dell'Italia si affaccia sul mare, le coste rappresentano un aspetto fondamentale del paesaggio. Esse hanno caratteri estremamente vari: tratti alti e rocciosi si susseguono a lagune a e coste pianeggianti sabbiose.
La morfologia del suolo condiziona il percorso dei fiumi che, a loro volta, modificano le coste per accumulo di detriti. In due punti dell'Italia, per esempio, l'azione costruttiva dei fiumi è molto chiara: alla foce del Tevere, nel Tirreno centrale, a alle bocche del Po, nell'Adriatico settentrionale. In entrambi i casi abbiamo coste di deposito.
La conformazione delle coste è determinata anche dalla vicinanza dei rilievi, perciò dove le montagne corrono vicino al mare le coste sono alte e rocciose, spesso incise da insenature profonde; dove i rilievi si allontanano dal mare, lasciando il posto a pianure costiere, si hanno litorali bassi e sabbiosi.
Dalla Toscana alla Campania si susseguono lunghi tratti di costa sabbiosa, corrispondenti ad altrettante pianure costiere, inframmezzati da promontori rocciosi un (Piombino, Argentario, Circeo) un tempo antiche isole unite al continente dei depositi alluvionali trasportati dai fiumi appenninici. Le attuali pianure costiere erano, in passato, paludi infestate dalla malaria e il loro impaludamento era dovuto all'apporto di detriti dei fiumi appenninici che ostruivano la foce dei corsi d'acqua, facendoli straripare nelle campagna circostante. Le opere di bonifica hanno liberato dalle paludi le pianure della Maremma in Toscana e dell'Agro Pontino nel Lazio.
In Sardegna le cui coste, per la maggior parte alte e rocciose con piccole insenature dalla sabbia bianchissima, oppure basse e un tempo paludose (golfo di Oristano), si aprono a tratti in ampi golfi, di cui ricordiamo quelli di Cagliari, di Sassari, di Porto Torres. In questa regione, gli insediamenti costieri sono nati, per lo più, per soddisfare le esigenze dei turisti, se ci accentuano alcune città come Cagliari, Olbia, Porto Torres, Alghero. Un altro caratteristico paesaggio costiero sardo è quello degli stagni, ricchi di uccelli di molte specie come aironi, fenicotteri, cormorani. Gli stagni sono frequentati in gran parte per la pesca.
La pianura costiera della Campania, situata tra i rilievi dell'Appennino e quelli vulcanici del Vesuvio e dei Campi Flegrei. Essa infatti, già in passato, è stata densamente popolata e coltivata. Oggi è una pianura fittamente urbanizzata, la cui crescita, enorme e disordinata, ha sconvolto il paesaggio naturale.
A sud del golfo di Salerno la costa diventa nuovamente alta e rocciosa, con limitate insenature, dalle pareti strapiombanti, che lasciano appena lo spazio a piccole piane costiere dal clima mite e dal terreno fertile.
In Sicilia le coste sono la parte più abitata dell'isola; su di esse sorgono infatti impostanti città come Messina, Palermo, Trapani, Siracusa, Catania. In alcuni tratti le pareti rocciose dei monti cadono a picco sul mare, creando baie, cale e calette. Una caratteristica presenza lungo le coste siciliane sono, inoltre, le saline, che rendono suggestivo il paesaggio nelle lunghe giornate di sole estivo.
Il litorale ionico della Calabria e Basilicata, orlato da una lunga spiaggia sabbiosa, inframmezzata, in corrispondenza di Sibari (Calabria) e Metaponto (Basilicata), da pianure bonificate e coltivate. Esse costituiscono, peraltro, una delle zone ad agricoltura più progredita del Mezzogiorno.
Assai diverse sono le coste pugliesi, sia ioniche sia adriatiche, basse ma rocciose per il digradare al mare degli altipiani calcarei. L'unica pianura, irrigua e intensamente coltivata, che si affaccia al mare è il Tavoliere delle Puglie, situato tra il promontorio calcareo del Gargano e le Murge.
A nord del Gargano inizia la distesa delle lunghe pianure adriatiche, spesso alluvionali, le cui poche zone lasciate libere dagli impianti turistici sono attualmente coltivate a orti.
Lungo la costa adriatica, all'altezza di Venezia, si estende una fascia costiera formata da cordoni di sabbia, i lidi, che racchiudono ampie lagune. La più vasta è la Laguna Veneta, che si estende tra la foce del fiume Piave e quella del Brenta. Bordata da lidi lungo tutta la sua lunghezza, essa ha tre soli sbocchi aperti sul Mar Adriatico, a Chioggia, Malamocco e Lido, e contiene al suo interno numerosi gruppi di isole: su uno di esse sorge Venezia.
La presenza di spiagge sabbiose fa sì che i siti adriatici siano tra i più sfruttati turisticamente: le coste veneta, romagnola, marchigiana e in parte quella abruzzese sono, infatti, sedi di un turismo di massa, cresciuto a dismisura negli ultimi vent'anni. Due conurbazioni lineari parallele alla spiaggia, separate tra di loro dal delta del Po, creano un paesaggio monotono e ripetitivo, che ha quasi cancellato i caratteri specifici dei centri originari.
Clima e vegetazione
Ben tre lati dell'Italia si affacciano sul Mar Mediterraneo, situato nella zona temperata tra i 30° e i 45° di latitudine. Le sue acque sono relativamente calde, in quanto scarsa è la comunicazione con l'Oceano attraverso lo stretto di Gibilterra e il canale di Suez, e quindi influiscono beneficamente sul clima delle terre circostanti.
Il clima costiero italiano è di tipo mediterraneo, con estati lunghe e calde e inverni corti e miti con lievi differenze tra la costa tirrenica e quella adriatica.
Boschi e foreste di faggi, lecci, pini marittimi sono quasi del tutto scomparsi dai nostri siti litoranei, in quanto, in epoche passate, vi era l'esigenza di recuperare legname e terreni su cui pascolare e coltivare. Al posto dei boschi si è sviluppata l'agricoltura e la macchia mediterranea, formata quest'ultima da cespugli sempreverdi di olivo selvatico, ginestra, mirto, rosmarino e acacia. Lungo i pendii, per poter praticare l'agricoltura è stato necessario un lungo lavoro di terrazzamento.
Paesaggi costieri
La conformazione dei litorali e la struttura geografica ed economica dell'entroterra hanno influenzato in modo determinante la localizzazione delle industrie e dei porti. In genere, le coste italiane non si sono mostrate favorevoli all'impianto dei porti moderni, in quanto le numerose insenature, ottime per l'attracco di piccole imbarcazioni da pesca, non sono invece adatte per le navi che richiedono grandi spazi.
I porti italiani sono in gran parte artificiali; né è un esempio quello di Genova, il maggiore d'Italia. Anche le coste basse e sabbiose della Toscana non sono mai state favorevoli all'attracco delle navi e quindi l'uomo è intervenuto con la costruzione del porto di Livorno.
L'unico porto di una certa consistenza veramente naturale del Tirreno è quello di Napoli, situato in un'insenatura profonda e con un entroterra pianeggiante alle spalle.
Risalendo la costiera adriatica, vanno segnalati i porti pugliesi di Brindisi, Bari, Ancona, San Benedetto del Tronto e Ravenna. Ravenna ospita oggi un porto canale.
Importanti sono, infine, il porto artificiale di Venezia - Marghera e quello di Trieste.
Le aree e città portuali sono anche caratterizzate dagli insediamenti industriali, che spesso finiscono per contendere lo spazio ad altre attività economiche come l'agricoltura e il turismo.
Diversi esempi lo dimostrano: la zona industriale di Genova e Savona si colloca nel bel mezzo di una delle aree turistiche più importanti d'Italia, come anche l'area industriale di Marghera si scontra con Venezia, una delle città artistiche più famose del mondo. Oltre a sottrarre spazi, l'industria costiera contribuisce pesantemente al degrado ambientale. A questo proposito è esemplare il caso dei golfi di Catania e di Augusta, in Sicilia, dove uno dei paesaggi costieri tra i più belli d'Italia è stato sommerso dal cemento degli stabilimenti industriali.
Le coste accolgono, infine, numerosi insediamenti turistici: la varietà costiera, i paesaggi mediterranei e il clima mite sono un richiamo turistico notevole.
Il Cilento
L'area costiera che si estende ai confini settentrionali della Campania fino al fiume Sele presenta la più esasperata congestione urbana e demografica del Mezzogiorno d'Italia, e in essa sorgono le città di Caserta, Napoli e Salerno.
A sud della concentrazione napoletana e salernitana si innesta la zona del Cilento, che si estende da Agropoli a Sapri (provincia di Salerno) fino al confine meridionale della Regione Campania. Limitato a nord dai Monti Alburni e a est dal Vallo di Diano, il Cilento è un'area appenninica depressa, il cui sviluppo sociale ed economico è ancora stagnante a causa:
- del secolare isolamento e dalla carenza di comunicazioni;
- dalla disgregazione sociale e demografica per il fenomeno dell'emigrazione verso i mercati dell'Italia settentrionale e del Nord Europa;
- dal continuo spopolamento della zona interna e collinare;
- dalla scarsa organizzazione delle strutture agricole e dalla polverizzazione della proprietà contadina.
Un certo sviluppo è stato raggiunto lungo le coste del Cilento, ma esso è in gran parte legato a episodi di disordinata urbanizzazione che hanno ulteriormente accelerato il processo di disgregazione dei centri collinari e alterato il delicato ecosistema costiero.
Nell'interno del Cilento, lo spopolamento, il degrado idrogeologico e la distruzione per incuria e abbandono hanno trasformato l'ambiente; dal canto suo, anche la costa ha subito gravi episodi di congestione, di distruzione della natura attraverso l'urbanizzazione sregolata e caotica.
Il turismo beneficia dal 1991 della presenza del Parco Nazionale del Cilento e del Vallo di Diano.
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