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La cartografia dei notai
I notai e i loro documenti
Gran parte delle notizie utilizzate dagli studiosi per la ricostruzione della città medioevale sono state ricavate dalle carte dei notai, contenute all'interno dei vari archivi pisani.
Storicamente le prime scritture ad apparire furono quelle su pergamena, che nella maggior parte dei casi erano il risultato di tre diverse stesure del testo da parte del rogatore: la prima rappresentava una brutta copia, che veniva poi trascritta e rielaborata all'interno di minute con testo abbreviato, ed infine trasferita definitivamente in bella copia nelle pergamene.
Dopo il XIII secolo a Pisa i notai, a causa dell'enorme mole di contratti che dovevano rogare, non riuscivano più a trascrivere l'atto in bella copia nelle pergamene. Per cui la minuta, a cui veniva dato un carattere di fede pubblica", bastava come prova dell'esistenza del contratto. Di conseguenza per la maggior parte delle transazioni, che venivano fatte ed estinte senza lite, l'operazione di trascrizione su pergamena non era più necessaria. Solo nel caso in cui il contratto contenuto in un atto fosse divenuto oggetto di lite, si continuava a copiare su pergamena, per produrlo in giudizio davanti al giudice.
Tutte queste minute, che oggi prendono il nome di "atti notarili , venivano raccolte in fascicoli all'interno di cartulari appartenenti ai vari notai. Intorno al 12 0, a causa dell'espansione dei traffici pisani, la quantità di documenti notarili era tale da scavalcare la capacità di lavoro dei notai. Gli uomini d'affari iniziarono a fare a meno del professionista ed a scrivere essi stessi direttamente i propri documenti, dopodiché andavano dal notaio, il quale attestava la veridicità della scrittura e la ricopiava nel cartulario. Nella maggior parte dei casi il notaio non dichiarava più una transazione attuale, ovvero un'azione svolta in sua presenza, bensì attestava semplicemente che la transazione aveva avuto luogo: il cliente dichiarava cioè davanti al notaio che l'azione era avvenuta191.
Nei documenti più antichi vi erano tracce palesi di interventi di mani diverse nella compilazione dell'atto, in cui oltre al notaio potevano intervenire anche le parti e i testimoni.
Tutti i documenti costituiti da contratti, testamenti o dichiarazioni venivano stesi in presenza o a cura di un notaio, che interveniva in qualità di rappresentante della società cristiana universale e di pubblico ufficiale. Il suo incarico derivava dal papa, dall'imperatore e dai loro rappresentanti. Egli aveva il compito di conferire agli atti un carattere di pubblica fede", per dimostrare la prova della loro legalità e validità anche dopo la morte dei testimoni o addirittura del notaio stesso
Durante l'età medievale era presente a Pisa un elevatissimo numero di notai, che svolgevano il proprio servizio all'interno di numerose sedi differenziate, i quali figurano nelle carte anche con nomi diversi: il notaio Ugo ad esempio, compare anche come Hugo e Ugonis
Questa categoria per molto tempo è stata sminuita, dal momento che i notai venivano considerati poco preparati per le mansioni che andavano a svolgere. Solo in tempi relativamente recenti questa figura professionale è stata rivalutata da un punto di vista culturale. Oggi è possibile affermare che i notai medievali erano molto competenti professionalmente e avevano un'ottima conoscenza della legislazione e
del diritto
Le prime scritture giuridiche tardo antiche a noi pervenute non sono numerose, ma già in epoca altomedioevale è possibile disporre di un buon numero di documenti, grazie anche all'incremento dell'attività notarile. Più tardi, verso la fine del 120 , a Pisa vennero stesi circa 55.000 atti all'anno, un materiale cospicuo del quale purtroppo è rimasto molto poco
Queste scritture compongono documenti sia pubblici che privati, destinati a creare, modificare o estinguere un rapporto giuridico, ovvero a darne prova
I documenti pubblici, costituiti dal breve o notitia, venivano redatti in forma oggettiva ed in terza persona, per cui l'atto tende ad acquisire un formato impersonale . La quantità di documenti pubblici è di gran lunga inferiore rispetto a quelli privati.
La Cartula o Carta al contrario è un documento privato redatto in prima persona da un autore rappresentato da uno dei contraenti stessi, oppure fatto scrivere da un rogatario, sempre in forma soggettiva.
La stragrande maggioranza dei documenti analizzati sono privati e si suddividono in differenti tipologie. Il primo gruppo è rappresentato dai contratti di alienazione di un bene: si tratta di atti di compravendita che hanno per oggetto il trasferimento della proprietà di un oggetto generalmente una terra o un immobile . Questi a loro volta si ripartiscono in differenti forme di contratto: la cartula donationis , la cartula offersionis , la cartula venditionis , la repromissionis pagina e la cartula commutationis
Un altro gruppo di documenti presenti in grande quantità in archivio è costituito dai contratti di conduzione, di cui fa parte la cartula livelli La cartula morgengabe rappresenta tutti quegli atti in cui vengono regolati i rapporti patrimoniali tra coniugi204.
Una tipologia utilizzata in maniera minore è rappresentata dagli atti di successione, costituiti dalla cartula iudicati
Vi è inoltre tra i documenti analizzati un esiguo numero di carte contenenti un testamentum
I clienti dei notai
Il tipo di clientela che compare all'interno dei documenti si differenzia prima di tutto a seconda della natura pubblica o privata del documento e secondariamente in base alla sua stessa tipologia.
Nella stragrande maggioranza degli atti la stipulazione viene definita tra due o più privati cittadini, oppure tra un privato ed un ecclesiastico rappresentante della chiesa di cui si faceva portavoce
Da quanto emerge nelle scritture giuridiche, per risolvere le proprie questioni, differenti classi sociali ricorrevano ai pubblici arbitri: dagli esponenti più abbienti della società al ceto medio.
Le classi più elevate erano costituite dalle famiglie aristocratiche, che nella maggior parte dei casi rivestivano un ruolo di rilievo politico per la città, occupando le maggiori cariche pubbliche. Nei vari documenti analizzati compaiono spesso i membri delle nobili casate pisane, i Gualandi, i Visconti, i Sismondi, i Dodi, i Gaetani e i Gusmani
All'interno degli scritti è possibile individuare anche la presenza di soggetti appartenenti ad un ambito legale e medico, come giudici, notai e medici.
Anche il ceto medio era solito rivolgersi ai notai per regolare i propri rapporti giuridici. Troviamo infatti nei documenti una larga schiera di mercanti ed artigiani: speronai, orefici, fornai, scalpellini, calderai, fabbri, cuoiai, vinai, tessitori, calzolai, tintori, venditori di grano, tavernieri e pescatori.
Non compaiono invece le classi sociali più basse: i servi per esempio risultano inseriti nelle carte dei notai solo come oggetto di scambio tra padroni.
La clientela più numerosa risulta costituita dagli uomini di chiesa, detentori di patrimoni di fondazioni ecclesiastiche. Negli atti sono presenti i membri appartenenti alle varie parrocchie, situate nell'arcidiocesi pisana o in una delle diocesi finitime, rappresentanti di chiese, monasteri o ospedali, che si facevano portavoce nelle operazioni di compra vendita. Tra questi si distinguono rettori, sindaci, abati, priori, diaconi, monaci, conversi e badesse.
Anche la diocesi, rappresentata dalla chiesa arcivescovile di Santa Maria Maggiore, figura all'interno di gran parte di documenti. In questi l'arcivescovo di Pisa stesso compare direttamente, oppure sostituito da uno o più esponenti appartenenti all'arcivescovado, come il camerario, il castaldo, i vari procuratori, ed il resto dei canonici, incaricati di fare le sue veci. Molto spesso l'arcivescovo ricorreva alla figura del visdomino, ovvero il portavoce e destinatario delle diverse azioni giuridiche della chiesa; egli era il funzionario vescovile preposto all amministrazione del patrimonio della chiesa, chiamato a dirimere le controversie nel campo patrimoniale.
Troviamo infine coinvolti all'interno un esiguo numero di documenti esponenti al vertice del potere politico, come l'imperatore stesso 9 o il pontefice , oppure ancora dei funzionari statali.
E' curioso riscontrare come donne di differente estrazione sociale prendessero parte alle operazioni legali: il loro nome infatti compare in un elevato numero di contratti, accanto a quello del marito, oppure come protagoniste in prima persona delle vicende legali211.
I soggetti giuridici erano quasi sempre inseriti nei documenti per nome, accompagnato anche dall'eventuale titolo nobiliare o dalla qualifica ecclesiastica, oppure ancora dalla professione da loro svolta. Inoltre accanto al nome del protagonista della stipula, compare spesso anche il nome del genitore.
Il motivo della stipula
Gli oggetti dei contratti erano perlopiù immobili: terreni coltivabili o edificabili, oppure abitazioni.
Col cambiamento d'epoca il suolo antico, rimasto abbandonato a causa della contrazione della popolazione e del restringimento della città, era divenuto di proprietà statale. In un primo momento, quando i funzionari pubblici misero le mani sui terreni abbandonati, erano soprattutto le famiglie appartenenti al ceto dirigente cittadino ad accaparrarsi le terre. Il visconte, massimo rappresentante dell'autorità imperiale a Pisa, acquisì numerosissimi terreni demaniali, appartenenti al suolo pubblico, per destinarli ai funzionari politici, talvolta assegnandone ampie porzioni
alla propria famiglia
In età Altomedievale ci fu una corsa da parte di ecclesiastici e privati per l'accaparramento dei vari terreni collocati soprattutto tra il muro antico e quello precomunale Molti contratti di alienazione e di conduzione trattano la compra- venditita di queste terre, situate principalmente sulla fascia orientale, che parte da Nord nei pressi di San Zeno, fino all'Arno.
Successivamente, durante i primi decenni dell'XI secolo, quando il suolo della Civitas Vetera era ormai stato quasi totalmente occupato, l'interesse degli acquirenti fu rivolto alla fascia posta sulla riva settentrionale dell'Arno, ad Est della città.
Nel corso del secolo il fenomeno coinvolse anche la parte Ovest della civitas. In queste zone i terreni vennero accaparrati soprattutto dai privati ed in maniera minore da parte di ecclesiastici. Al contrario a Nord Ovest, nell'area del Duomo e nelle zone limitrofe, dove nello stesso periodo il suolo venne occupato quasi interamente, il monopolio per l'acquisto avvenne da parte della chiesa, anche se continuavano a
sopravvivere pochissime proprietà di privati
In età comunale l'ampliamento della città creò nuovi scambi di terreni, nei confronti dei quali sia gli enti ecclesiastici, che i laici proprietari adottarono la politica della concessione dei lotti edificabili. I vari terreni venivano suddivisi dai proprietari ed assegnati a livello, per un dato periodo, generalmente a privati, con l'impegno da parte dei concessionari di costruire sopra a proprie spese nuovi edifici. In questo modo i proprietari della terra divenivano in possesso anche delle case edificate sopra di essa
4. Descrizione e analisi di una pergamena
La struttura di una pergamena si compone di più parti, corrispondenti al protocollo,
all arrenga e all' escatollo; in ultimo poi vengono le sottoscrizioni.
Il protocollo è collocato nella prima parte del testo ed in diplomatica rappresenta l insieme delle formule di apertura di un documento. Queste formule vengono espresse tramite l invocatio, ovvero l'invocazione di Gesù Cristo, quale forma di devozione nei confronti della chiesa
All'invocatio segue la data, inserita secondo il formato anno, mese e giorno. Secondo le consuetudini del tempo, la datazione generalmente veniva espressa tramite il computo pisano , più raramente secondo l anno di regno o d impero , e solo in casi sporadici potevano essere inserite entrambe le datazioni insieme.
La seconda parte del documento è costituita dall arrenga e si compone della dispositivo. In questo determinato punto vengono trattati i motivi per i quali viene compiuta l'azione giuridica e la descrizione delle circostanze che l'hanno provocata: l'alienazione di un bene, uno scambio, una regolazione di rapporti patrimoniali, una lite ecc. All'interno del testo si trovano notizie dettagliate sui nomi di tutti i personaggi giuridici coinvolti. Talvolta emergono anche indicazioni sul loro stato sociale: il titolo nobiliare, le famiglie da cui provenivano, la loro professione, le rispettive proprietà ed i possedimenti situati all'interno oppure all'esterno della
città
Nell'ultima parte del testo, detta escatollo è riportata la formula di chiusura del documento, nella quale sono enunciate in primis le clausole penali, che servono a far rispettare i termini contrattuali, talvolta con sanzioni. Alla fine dell escatollo viene inserita la rogatio, ovvero il sistema di rogazione da parte di uno o più autori giuridici, in cui vengono fornite notizie su colui che ha scritto il documento, seguito dal luogo di compilazione
Alla fine dell'atto si trova la completio notarile, costituita dalle sottoscrizioni, con le
quali si elencano e si attestano l'autore, i testimoni e i notai e giudici coinvolti. Non di rado in un documento figura più di un notaio, che può svolgere il ruolo di rogatore, quello di scrittore e quello di sottoscrittore
La pergamena, essendo l'ultima delle tre stesure del documento, rappresenta il contratto formale steso in bella copia dal notaio e per questo è caratterizzata dall'uso di una calligrafia leggibile. Inoltre il testo viene riportato per esteso, limitando l'uso delle abbreviazioni.
La struttura dell'atto notarile rimane pressoché uguale a quella della pergamena, ma si differenzia da questa per l'uso di una calligrafia meno decifrabile, essendo comunque un atto nato come brutta copia. Inoltre la costruzione del testo è caratterizzata da frasi abbreviate ed il ricorrente uso di et cetera , al fine di velocizzare l'operazione di scrittura
Prendendo come esempio una pergamena appartenente al fondo arcivescovile dell'Archivio Arcivescovile di Pisa (AAP), in particolare un Libellus rogato dal giudice e notaio Terminando, l'11 luglio del 1964, a Pisa, è possibile individuare la struttura descritta nel paragrafo precedente:
S) In nomine domini nostri Iesu Christi Dei eterni. | Regnante domno nostro Hotto gra tja Dei inperator agusto anno inperii eius | in Italia tertjo, quinto idus iulii, indic tjone) septima. | Manifesti sumus nos Ioh annes) archidiaconus et Stefano seu Teudibertus germani, filii Marie, quia tu Grimaldus gratjia Dei | uius Sancte Pisane heclesieumilis episcopus per cartula livellario nomine | ad censum perexolvendum dedisti nobis id est duo petjis de terris illis qui sunt pertenentes iamdicte eclesie episcopati sancte Marie, quas tibi per | comutationis cartula obvenerunt ad pars suprascripte eclesie episcopatui Sancte Marie a Dominico | arhipresbitero filio bone memorie Teuperti, qui unam ex ipse petja de terra esse videtur in loco et finibus ubi dicitur | Vinea Regi prope locus que vocatur Pratussella, qui uno caput tenet in terra qui fuit quondam Iohanni presbitero | et Ursi germani de loco Miliano et alio caput tenet in terra Rodolfi de filio quondam Arnolfi, lato uno tenet in terra comitorum et alio lato tenet in via carraricia; et ille alja petia de terra est posita in loco prope fluvio Arno et prope loco que dicitur Palude Autjuli et non longe da civitate ista pisense, qui uno caput | tenet in via pubblica recto fluvio arno et alio caput tenet in terra suprascripte eclesie episcopatui Sancte Mari, lato uno tenet in terra comitorum et alio lato tenet in terra Leoni de filio quondam Ellerami. Has suprascripti duas petjis de terris in predicti locis qualiter ab parte circumdate sunt onnis per desingnatas locas in integrum nobis eas li|vellario nomine dedisti tali ordinem, ut da admodum in nostra qui supra germani vel de nostris eredibus aut de illis personis omnibus | cui nos eas livellario nomine dederimus vel abere constituerimus et de eorunque eredi bus sint potestatem predictis petji de terris, quas nobis livellario nomine dedisti, eas abendi, tenendi, inperandi, gubernandi, la borare faciendi, meliorandi et nobis eas privaqto nomine usufructuandi. Et exinde tibi vel ad posterisque | successori bus tuis ad pars suprascripte eclesie episcopatui Sancte Marie per singulos annos per omnes mense novembre censum vobis | reddere debeamus ic Pisa ad curte vestra illa ad eclesia Sancti Georgii vobis vel ad ministerialem illum quas pre tempore | ibidem fuerint aut ad misso vestro per nos aut per misso nostro argentum denarius boni expendibilis numero viginti et octo tantum. Et si ad nos vobis et omnia qualiter superius legitur per singulos annos taliter non adinpleverimus et non conservaverimus aut si suprascriptis petjis de terris quas nobis libellario nomine dedisti, | relaxaverimus vel si per nos pegiorata fuerit, spondimus nos qui supra Iohannes arhidiaconus et Stefano seo Teodiberto | subdiaconus germani una cum nostri eredibus conponere tibi qui supra Grimaldus episcopus vel ad posterisque successoribus tuis | penam argentum solido rum ducentos, quia taliter inter nos conveni. Et duas inter nos libelli Terminandus notarius et iudex domni ! Imperatoris scrivere rogavimus. Actum Pisa.
+ Ego Ioannes arhidiaconus in unc libello a nos facto subscripsi.
+ Ego Stefano in unc libello a nos facto subscripsi.
+ ego teudiberto subdiaconus in unc libello a nos facto subscripsi. S) Benedictus iudex dominii inperatoris subscripsi.
S) Petrus notarius domini inperatoris rogatus testis subscripsi. S) Ego Teupertus rogatus testis subscripsi.
S) Iohannes notarius domini inperatoris rogatus testis subscripsi.
S) Terminandus notartius et iudex domini inperatoris post tradita complevi et dedi
I fratelli Giovanni arcidiacono, Stefano e Teuperto suddiacono, figli di Maria ricevono a livello dal vescovo pisano Grimaldo due pezzi di terra, acquisiti dall'episcopato, grazie ad una permuta con l'arciprete Domenico del fu Teuperto, posti a Vigna del Re e Palude Ozzeri. Ogni anno i fratelli dovranno versare 28 denari d'argento al vescovo nel mese di novembre.
Nel documento è quindi possibile visualizzare le diverse parti della stesura:
Il protocollo "In nomine domini nostri Iesu Christi Dei eterni . ); l'arrenga ("Manifesti sumus nos Ioh annes) archidiaconus et Stefano seu Teudibertus germani, filii Marie, quia tu Grimaldus gratjia Dei | uius Sancte Pisane heclesieumilis episcopus per cartula livellario nomine | ad censum perexolvendum dedisti nobis id est duo petjis de terris illis qui sunt pertenentes iamdicte eclesie episcopati sancte Marie . ); l'escatollo ( Has suprascripti duas petjis de terris in predicti locis qualiter ab parte circumdate sunt onnis per desingnatas locas in integrum nobis eas li|vellario nomine dedisti tali ordinem, . ); ed infine le sottoscrizioni nella parte finale.
Nella pergamena e precisamente all'interno dell'arrenga, sono ricavabili elementi topografici utili per la ricostruzione del territorio. Oltre alla descrizione fisica, viene fornita la giusta collocazione del bene da alienare, in questo caso in loco et finibus ubi dicitur | Vinea Regi prope locus que vocatur Pratussella , in loco prope fluvio Arno et prope loco que dicitur Palude Autjuli et non longe da civitate ista pisense ) .
Inoltre l'oggetto della stipulazione è un terreno, e come nella maggior parte dei documenti, viene spesso descritto nei propri limiti e confini, costituiti da due capi e due lati ( uno caput tenet in terra qui fuit quondam Iohanni presbitero | et Ursi germani de loco Miliano et alio caput tenet in terra Rodolfi de filio quondam Arnolfi, lato uno tenet in terra comitorum et alio lato tenet in via carraricia ; uno caput | tenet in via pubblica recto fluvio Arno et alio caput tenet in terra suprascripte eclesie episcopatui Sancte Mari, lato uno tenet in terra comitorum et alio lato tenet in terra Leoni de filio quondam Ellerami"228).
Nella rogatio sono infine contenute notizie sul luogo di compilazione del documento, da cui è possibile ricavare ulteriori informazioni topografiche; in questo caso l'autore giuridico si limita a dire semplicemente che il documento è stato redatto a Pisa e niente di più.
Nelle carte analizzate tra la fine dell'VIII secolo e l'XI secolo, non viene quasi mai specificata la redazione dell'atto e nella maggior parte dei casi è inserita la formula finale Actum Pisa , che indicava la stesura all'interno della città, senza precisare l'esatta posizione.
Nel corso del Mille all'interno della rogatio, iniziarono ad essere inserite notizie più precise, e più tardi intorno al XII secolo il luogo di redazione venne riportato costantemente in maniera ancora più dettagliata e specifica nel documento, per cui da un'ubicazione indifferenziata si passa a descrivere nel dettaglio l'area in cui avveniva tale operazione.
Nel prossimo capitolo sarà analizzata direttamente la metodologia utilizzata all'interno dei diversi documenti per la descrizione dello spazio circostante, in epoche differenti.
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