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L'ASIA
Asia, parte del mondo compresa nel Continente Antico e situata interamente nell'emisfero settentrionale, eccettuate le sue dipendenze insulari; si estente da 26° 4' di long. E in Turchia (capo Baba), fino a 169° 40' di long. O, nello stretto di Bering (capo Deznëv), e cioè per 143° 36' di longitudine; raggiunge a nord i 77° 45' di lat. (capo Celjuskin) e a sud 1° 16' di lat. N (capo Buru), mentre le sue dipendenze insulari settentrionali toccano gli 82° N (Severnaja Zemlja) e quelle meridionali gli 11° di lat. S (isola di Roti). Costituisce la più vasta massa continentale del mondo: la sua superficie è di oltre 44,3 milioni di km², pari a circa 1/3 delle terre emerse; la sua popolazione è di oltre 3.348 milioni di ab., con una densità media di 76 ab. per km². L'Asia è unita all'Africa da un istmo (Suez) lungo poco più di 100 km; il confine con l'Europa è convenzionalmente segnato dalla catena degli Urali, dal fiume Ural, dalla depressione dei Manyc e dalla catena del Caucaso, sebbene in realtà Europa e A. costituiscano un complesso geografico unico, indicato molte volte con il nome di Eurasia.
Geografia fisica
Il rilievo dell'Asia è costituito da due complessi di pianure e altipiani periferici, separati da una fascia montuosa che si estende dall'Asia Minore al Pamir; da questo nodo orografico si dipartono due complesse ramificazioni, una verso nord e l'altra verso sud. Il ramo settentrionale è formato da una serie di catene orientate da ovest a est nella parte centrale, e da SO a NE in quella orientale, fino allo stretto di Bering; il ramo meridionale, che ha direzione O-E nell'Himalaya, assume una direzione N-S nella penisola indocinese e di nuovo O-E nell'Indonesia orientale. La parte orientale dell'Asia è formata da archi peninsulari o insulari, che a sud si collegano, mediante l'arco delle Filippine e di Celebes, al ramo indonesiano. I settori in cui i fenomeni orogenetici sono molto antichi, precambriani, sono rari nell'Asia settentrionale; essi si ritrovano più largamente nella parte meridionale, soprattutto in Arabia e nel Deccan. La maggior parte delle catene asiatiche risalgono alla orogenesi caledoniana (per es. gli Urali). Si possono distinguere in Asia cinque grandi complessi geomorfologici: 1. Nella parte settentrionale dell'Asia si stende una zona formata da pianure, depressioni, altipiani e massicci antichi. 2. Nell'Asia sudoccidentale e meridionale, l'Arabia e il Deccan sono due lembi parzialmente ricoperti da una coltre sedimentaria leggermente ondulata. 3. Il rilievo dell'Asia orientale è più complesso. Vi si trovano altipiani, montagne medie allineate secondo direzioni diverse e vaste depressioni. 4. Il ramo alpino meridionale si estende dall'Asia Minore al mar della Sonda. In esso si trovano antichi massicci che si elevano a parecchie migliaia di metri di altitudine (Himalaya). 5. Nell'Estremo Oriente si osserva una successione di archi montuosi che formano isole o penisole allungate. L'estensione in latitudine dell'Asia dal bacino artico all'equatore è all'origine della grande varietà di condizioni termiche che vi si verificano: in Asia si trovano la zona polare più vasta dell'emisfero settentrionale, con il «polo del freddo» (a Oimekon), e una delle regioni più calde del mondo (deserto di Thar). La configurazione massiccia del continente determina, invece, una uniforme aridità e rigidità del clima (escursioni diurne e annuali molto forti) nella maggior parte dell'Asia Il rilievo, con la sua disposizione a conche o ad alte pianure circondate da montagne, accentua ancor più questo aspetto. Quando le perturbazioni cicloniche non sono esaurite da un lungo percorso continentale, le piogge cadono sui rilievi costieri: più di un terzo del continente, riparato da barriere montuose, è occupato da steppe o deserti. Il rilievo determina tuttavia notevoli contrasti regionali: le catene periferiche dell'Arabia, dell'Iran, dell'Asia Minore e della Siria sono umide, mentre le zone interne sono desertiche. A causa dell'estensione, della posizione centrale e dell'altitudine delle montagne, delle precipitazioni talvolta molto abbondanti (monsoni), l'Asia ha fiumi lunghi e imponenti. Ma nella parte centrale e sudorientale, a causa della forma massiccia del continente, della frequenza delle fosse o bacini, della siccità del clima, sono particolarmente estese le regioni areiche e soprattutto quelle endoreiche. Si trovano in Asia i maggiori fiumi del mondo che non raggiungono il mare: l'Amu Dar'ja e il Syr Dar'ja. Molto ricchi di materiali alluvionali, i fiumi asiatici hanno costruito vaste pianure e formato grandi delta.
Geografia umana ed economica
Con quasi 3 miliardi di abitanti, l'Asia, raccoglie quasi il 60% della popolazione mondiale ma le forti densità di popolazione dell'Asia si trovano soltanto in poche zone ben delimitate dell'Estremo Oriente e dell'Asia meridionale, mentre l'Asia occidentale, terra di deserti, steppe e altipiani, costituisce una terza immensa regione di basse densità. Nel suo insieme, l'Asia è uno spazio di povertà e di sottosviluppo: il reddito medio per ab. è poco più della metà di quello medio mondiale e circa un decimo di quello medio dell'Europa occidentale e dell'America del Nord. I grandi poli di sviluppo economico sono l'arcipelago giapponese e le regioni dell'Asia centrale e la Siberia, mentre il subcontinente indiano è il polo negativo della povertà.
Asia settentrionale
È formata dalle regioni economiche degli Urali, della Siberia occidentale e orientale e dell'Estremo Oriente: 13,5 milioni di km² con una popolazione di circa 45 milioni di ab. Il baricentro demografico ed economico si trova nelle regioni meno lontane dalla Russia europea. Quattro metropoli «milionarie» (Sverdlovsk, Celjabinsk, Perm', Ufa) animano la zona mineraria e industriale degli Urali.
Asia centrale
Regione di steppe aride, deserti freddi e altipiani, l'Asia centrale si estende su circa 9,5 milioni di km² ed è relativamente spopolata: grosso modo 82 milioni di ab., con una densità media che è un centesimo di quella dell'Asia orientale e meridionale. L'Asia centrale cinese comprende il Tibet, lo Xinjiang Ujgur, la Mongolia Interna; 4 milioni di km², circa 35 milioni di ab. Agricoltura nelle oasi, allevamento transumante, basi militari (nucleari e missilistiche) sono le attività prevalenti. Si stanno sviluppando miniere e industrie, ma la base economica moderna è ancora embrionale. Agricoltura meccanizzata, campi di estrazione di petrolio e di gas naturale, gigantesche centrali idroelettriche sono la base di un grande sviluppo industriale e urbano. In Mongolia la risorsa principale è ancora l'allevamento dei cavalli e degli ovini, tuttavia lo sfruttamento di minerali rari si è sviluppato con l'aiuto finanziario e tecnico dell'ex URSS.
Estremo Oriente
Dalla Manciuria al Vietnam si estende uno spazio di oltre 6,4 milioni di km², su cui un popolamento di oltre 1.250 milioni di uomini costituisce il più grande addensamento umano del pianeta. Su quasi 4,7 milioni di km² la Cina addensa una popolazione di oltre 1.100 milioni di ab., a cui si aggiungono poco meno di 100 milioni di ab. della Manciuria. L'immenso spazio cinese, a lungo rimasto chiuso su se stesso, con un prodotto nazionale il cui valore commerciale, misurato in dollari, equivaleva a circa un quarto di quello del Giappone, si sta sviluppando in modo notevole e l'integrazione della Cina nel sistema economico internazionale è in piena espansione. La regione di Pechino-Tianjin (28.100 km², oltre 20 milioni di ab.) è il polo della Cina del Nord, dove più sviluppate sono le attività minerarie e industriali. Sciangai (14 milioni circa di ab.) polarizza le province centrali irrigate dallo Yangtze, su cui sorge anche il grande centro industriale di Wuhan. La situazione più complessa è quella della Cina meridionale, dove la capitale storica Canton (oltre 3 milioni di ab.) è eclissata per importanza economica da Hong-Kong (5,6 milioni di ab). La Corea del Nord ha sviluppato il potenziale idroelettrico e la produzione siderurgica. La Corea del Sud è divenuta dal 1960 uno dei più dinamici fra i «nuovi paesi industriali», con una gamma sempre più diversificata di produzioni (tessili, meccaniche, elettroniche) orientate all'esportazione. Nella più popolosa Corea del Sud, la capitale Seul (oltre 10 milioni di ab.) e il porto di Pusan (3,4) sono ormai grandi metropoli economiche. Lo stesso modello di sviluppo è stato seguito dalla Cina nazionalista, Taiwan (oltre 20 milioni di ab.), il cui reddito per ab. è ormai superiore a quello di alcuni paesi europei. L'agglomerato urbano di Tai-pei conta circa 4 milioni di ab. Economia dominante dell'Estremo Oriente e «terzo grande» a scala mondiale, il Giappone (oltre 124,5 milioni di ab.) ha compensato il modesto potenziale agricolo e l'assenza di fonti di energia e risorse minerarie con la qualità del capitale umano e un tipo di gestione economica, coordinata fra strutture pubbliche e grandi imprese private. L'immensa megalopoli Tokyo-Yokohama riunisce il 30% delle industrie giapponesi e circa il 40% della manodopera. Il Vietnam (circa 71 milioni di ab.) vive ancora nel regime economico comunista, con problemi di integrazione fra nord e sud. Nonostante l'assenza di una base industriale moderna, le attività manifatturiere, amministrative e commerciali consentono a Hanoi (2,8 milioni di ab.), Saigon-Ho Chi Minh (3,4) e al porto di Haiphong (1,3) di essere città «milionarie».
Sud-Est asiatico
La Birmania (44,5 milioni di ab.) ha praticato l'isolamento economico sino al 1978 e ha tuttora uno dei redditi più bassi dell'Asia La Thailandia è assai più aperta all'economia internazionale, con un reddito per ab. di circa quattro volte tanto. Nell'arcipelago delle Filippine l'economia è colpita dal continuo ribasso dei prezzi dei prodotti d'esportazione (zucchero, copra, rame). Su Giava, poco meno del 7% del territorio dell'Indonesia, si concentra oltre il 60% della popolazione. Sumatra ha una popolazione di quasi 32 milioni di ab. Il Borneo e la Nuova Guinea presentano densità paragonabili a quelle dell'Amazzonia. A Giava vi è una grave sovrappopolazione. Un terzo della popolazione delle grandi città è alloggiato in «bidonvilles». Giacarta supera i 7,5 milioni di ab. Altre città «milionarie» sono Surabaja (3 milioni) e Bandung (1,6). La Malaysia, ha circa 19 milioni di ab. su 330.000 km². I Cinesi formano il 33,3% della popolazione e il loro reddito medio è relativamento alto. A Singapore (oltre 2,8 milioni di ab.) alcune multinazionali hanno impiantato numerose fabbriche che esportano verso il Giappone, gli Stati Uniti, l'Europa.
Subcontinente indiano
Nell'Unione Indiana (895,7 milioni di ab.) il 60% della popolazione attiva è ancora occupata nell'agricoltura di sussistenza. Se il livello di vita delle grandi masse è assai misero, il volume complessivo del reddito nazionale e la discreta infrastruttura ferroviaria e portuale fanno dell'India una media potenza economica, con un volume crescente di esportazione di prodotti industriali. Oltre il 75% degli Indiani vive nei villaggi, ma ciò non impedisce l'esistenza di alcuni grandi agglomerati urbani, alcuni dei quali sono metropoli economiche di peso internazionale. L'agglomerato di Delhi conta 7,1 milioni di ab. Le altre città dell'interno - Ahmedabad (2,5) nel Gujarat, Hyderabad (2,5) e Bangalore (2,9) nel Deccan - non raggiungono la dimensione delle metropoli costiere: Bombay (9,9), Madras (4,3) e Calcutta (9,2 milioni di ab.) nella regione delle foci del Gange. Nel Pakistan, Lahore (3 milioni di ab.) è superata per importanza dal porto di Karachi (5,2). Nel Bangla Desh la densità della popolazione è estremamente elevata (727 ab. per km²). Le risorse sono per lo più agricole (riso, iuta). Solo da pochi anni vengono sfruttati alcuni giacimenti di gas naturale.
Vicino e Medio Oriente
È un immenso insieme di regioni aride e semiaride, esteso su quasi 7 milioni di km² e con una popolazione di oltre 150 milioni di ab. Grazie al petrolio, questa regione è divenuta tuttavia uno dei punti focali delle tensioni economiche e geopolitiche mondiali. L'elevato reddito medio è un'astrazione statistica che occulta situazioni diversissime fra loro. La gamma dei redditi per abitante va da quello minimo dei due Yemen a quello di oltre 40 volte tanto degli Emirati Arabi Uniti. Stati popolosi sono la Turchia e l'Iran, mentre negli altri paesi la popolazione è di pochi milioni di abitanti. Le montagne, tra il mare e il deserto, sono da secoli il rifugio di numerose minoranze religiose (cristiani maroniti, drusi, alauiti della Siria settentrionale). L'islamismo sunnita predomina nelle pianure, tranne nell'Iran dove oltre la metà della popolazione è sciita. Questa complessa geografia culturale spiega i difficili problemi geopolitici della regione. Da qui la guerra scatenata nel 1980 dall'Iraq contro l'Iran di Khomeini, per prevenire il contagio della rivoluzione islamica sciita. La penisola arabica si estende su 3 milioni di km², con 23 milioni di ab. Dal 1975 l'Arabia Saudita, primo paese del mondo nell'esportazione di petrolio, si è impegnata in un ampio programma di industrializzazione in collaborazione con ditte americane, tedesche e giapponesi. Il Kuwait (1,7 milioni di ab.) dispone del 13% delle riserve mondiali di petrolio. La Turchia (49 milioni di ab.) ha realizzato negli ultimi anni uno spettacolare risanamento economico. L'industria edilizia ha ottenuto commesse per miliardi di dollari in Libia, in Arabia Saudita e nei paesi del Golfo, dove le imprese turche operano con contratti a lungo termine.
Antropologia
Per la sua posizione geografica, l'Asia risulta popolata da razze appartenenti al gruppo europoide, australoide e mongoloide, che costituisce il gruppo umano predominante. Le popolazioni occidentali mostrano una predominanza di individui di tipo europeo, cioè a pelle chiara; esse sono tuttavia largamente incrociate, in genere con gruppi etnici mongoloidi. L'Asia Minore presenta una popolazione essenzialmente costituita da individui di razza anatolico-pamiriana (cioè europoide); un'analoga popolazione è largamente diffusa anche a SE del lago d'Aral e sull'altipiano del Pamir. Egualmente di tipo europoide sono gli Indo-Iraniani che vivono intorno al Golfo Persico (Iraq e Iran), spingendosi fino a occupare ampie regioni dell'India. Di tipo australoide sono sicuramente le due razze, malide e veddide, viventi rispettivamente nel Deccan e nello Sri Lanka. Le regioni siberiane presentano una popolazione mista, con elementi europoidi e mongoloidi. Affini agli Europei sono da considerarsi gli Ostiachi e i Voguli e forse i Samoiedi, viventi nelle regioni più nordiche, mentre sono certamente di tipo mongolico i Tungusi, gli Jacuti, i Buriati, i Calmucchi. Difficilmente inquadrabili sono le numerose popolazioni (Kirghisi, Tartari, Turkmeni, Uzbeki e Cazaki) che occupano un'ampia regione a nord del lago d'Aral e a est del mar Caspio. Nella Cina settentrionale e nel Tibet vivono popoli di tipo mongolico. In Indocina convive un mosaico di popoli di tipo sud-mongolico, oltre a resti di popoli primitivi (Moi e Khmer). L'Indonesia è in massima parte popolata da individui di razza malese-polinesiana, che presentano affinità sia con gli Europei sia con i Mongoli. Sono da ricordare infine i resti di popolazioni pigmoidi nelle isole Andamane (Andamani), nella penisola malese (Semang) e nelle Filippine (Aeta o Eta). Ricordiamo ancora gli Ainu, antichi abitatori del Giappone, di razza preeuropoide.
Storia
L'Asia, dove probabilmente apparvero i primi esempi di civiltà umana, ebbe e ha ancor oggi un'importanza fondamentale nella storia del mondo. Per l'estensione del suo territorio e le catene montuose che la intersecano, l'Asia non forma un tutto unico; comprende infatti tre regioni che ebbero una storia eccezionale e immune da influssi limitrofi: l'Asia anteriore, l'India e la Cina.
Asia anteriore
In questa regione sin dai tempi più antichi si verificò una straordinaria fioritura di civiltà. Dal III millennio a.C. Sumer, Accad e Ur crearono istituzioni che vennero poi definitivamente elaborate dagli Imperi babilonese e assiro (II-I millennio a.C.), che furono i primi Stati con una solida struttura governativa e amministrativa basata su un testo di diritto (codice di Hammurabi), e con una rigida gerarchia sociale. I Persiani Achemenidi, che, provenendo dall'Iran, si stabilirono poi nella regione, non distrussero la civiltà del paese invaso, pur riunendo per la prima volta tutti i popoli del Medio Oriente in uno stesso complesso politico (amministrazione centralizzata, sistema monetario comune), sotto unico sovrano («re dei re») che aspirava a un dominio universale. A questo mosaico di civiltà la conquista di Alessandro (336-325 a.C.) sovrappose l'apporto greco, e dall'insieme di tali elementi nacque poi la civiltà ellenistica. I Romani continuarono e ampliarono il processo di urbanizzazione iniziato dai Greci, mentre nuove linfe vitali penetravano nell'Asia anteriore con le correnti commerciali terrestri e marittime che univano il mondo romano all'India, finché nel II sec. d.C. la monarchia iraniana degli Arsacidi creò una vera frattura fra i due mondi. Più che alla civiltà greco-romana, però, l'unificazione del Vicino Oriente va attribuita ai musulmani, anche se essi non eliminarono del tutto gli apporti delle civiltà anteriori; i califfi, infatti, imitarono i sovrani orientali, e gli studiosi arabi si valsero delle scoperte greche, mentre ovunque, malgrado i particolarismi locali, l'Islam, che riteneva il Corano unica fonte del diritto e della morale, lasciava la sua impronta nell'arte e nella società.
India
L'evoluzione indiana avvenne in modo assolutamente diverso da quello dell'Asia anteriore. Dal XIII sec. a.C. infatti, data dell'invasione arya, la civiltà indiana, con la letteratura vedica, raggiunse alcune precipue caratteristiche, che mantenne pressoché immutate per vari secoli. La civiltà indiana si sviluppò in seguito in un ambito chiuso, poiché il maggior fattore di evoluzione, negli ultimi tre secoli a.C., fu l'influenza vivificante esercitata sull'arte dalla spiritualità buddhista. E la civiltà indiana si diffuse in seguito anche in Birmania e in Cambogia, senza conquiste politiche, ma solo per la sua spinta religiosa. Sull'India agirono soltanto due influenze culturali: quella della Grecia, che proveniva dal regno di Battriana (250 circa a.C.) e che diede origine all'arte greco-buddhista, e quella, fondamentale, dei musulmani, che, giunti nel Sind nell'VIII sec., imposero il loro dominio sulla regione nei primi anni del XIV sec. La fusione fra civiltà indiana e culture arabo-persiane culminò sotto la dinastia dei gran mogol (1526-1707), che riuscirono a unificare per un certo periodo questa immensa regione la quale, a una fondamentale intima unità spirituale, associò spesso un multiforme frazionamento politico.
Cina
La Cina fu più spesso unita in unico organismo politico dal tempo della dinastia degli Han, che ebbe inizio nel 202 a.C. Grazie a una perfezionata organizzazione amministrativa, i Cinesi seppero mantenere la pace per vari secoli in tutta l'Asia orientale e centrale: ciò rese possibile il progressivo fiorire di una civiltà che raggiunse il suo massimo splendore sotto la dinastia dei T'ang (688-907) e continuò ad affermarsi nei secoli seguenti.
Asia, culla delle religioni
L'Asia occupa un posto importantissimo nella storia delle religioni, perché da essa si irradiarono le grandi religioni del mondo moderno, tanto che ancor oggi è in Asia che si trovano le sedi dei più celebri luoghi sacri dell'umanità (Gerusalemme, La Mecca, Medina, Benares). Fin dall'antichità, l'Asia fu un centro di originali fermenti religiosi, che poi si propagarono in tutto il bacino mediterraneo, animando di un nuovo misticismo le fredde credenze greco-romane e introducendovi un nuovo concetto di moralità e di purificazione, in funzione di una futura salvezza ultraterrena; sotto l'influsso di questi progressivi apporti delle religioni orientali, la concezione greco-romana andò radicalmente trasformandosi. In questo grande fermento religioso si affermarono idee nettamente monoteiste tanto nel Vicino che nell'Estremo Oriente. Nel Vicino Oriente emerse particolarmente l'antico popolo ebraico, il cui monoteismo resistette a tutte le attrattive del politeismo greco-romano. Quando sorse il cristianesimo, esso, prima che nell'Oriente mediterraneo e nell'Impero romano, trovò un facile terreno di penetrazione nell'Asia anteriore. Le comunità cristiane scomparvero (tranne che nelle regioni montuose del Libano e dell'Armenia e sulle coste dell'Asia Minore) con l'espansione musulmana. Il cristianesimo, che nella conquista dell'Europa ebbe come punto di partenza l'Asia, riuscì a ritornare in Asia solamente con le crociate (XI-XIII sec.) e soprattutto con la penetrazione dei commercianti e dei missionari europei del XVI sec. Tuttavia in tutto l'Oriente, anche mediterraneo, i cristiani sono in netta minoranza e sono spesso guardati con sospetto per i legami che il cristianesimo ha con l'Europa. Il cristianesimo non è più riuscito a riconquistare le posizioni sottrattegli dall'Islam che, grazie al suo dinamismo, si era rapidamente imposto. I musulmani costituiscono forse il gruppo religioso più imponente dell'Asia e sono presenti in ogni paese. L'islamismo, infatti, più di ogni altra religione ha avuto carattere espansionistico. Partito dall'Arabia, l'islamismo conquistò l'Iran e la Siria; a SE penetrò in India e in Indonesia, dove soppiantò completamente il buddhismo, e attraverso l'Asia centrale si spinse fino in Cina. L'induismo, al contrario, è limitato all'India; maggior carattere espansionistico ebbe il buddhismo. Quest'ultimo ebbe grande fioritura e raggiunse il suo apogeo in India nel V sec. d.C. Sotto l'attacco del brahmanesimo induista scomparve dall'India verso la fine del XII sec.
Gli Europei in Asia
Viaggiatori e missionari fino al XVIII sec.
Gli antichi popoli mediterranei conoscevano dell'Asia solo la parte occidentale e meridionale. L'espansione dei Greci verso est aveva dato notizia del territorio asiatico fino alla depressione caspica e ai rilievi dell'Iran e dell'India. Più vaste conoscenze derivarono dalle spedizioni di Alessandro Magno, al cui seguito si trovavano tecnici e topografi. In epoca romana furono avviati regolari scambi di merci fra l'Occidente e l'Oriente più lontano, sia per via di terra sia per via di mare. A partire dalla seconda metà del XIII sec., un grandioso apporto alle conoscenze sull'Asia venne dato dalle missioni religiose, inviate dagli stessi pontefici alla corte del gran khan dei Tartari, nel tentativo di arginare l'invasione dei Mongoli in Europa, convertendoli al cattolicesimo (fra essi si erano già diffuse le dottrine nestoriane). Con queste missioni si ebbero notizie geografiche ed etnografiche abbastanza particolareggiate sulle regioni dell'Asia centrale, fino ai confini della Cina. Sulle orme dei missionari si avviarono quindi i mercanti. I Veneziani avevano mantenuto legami commerciali con l'Estremo Oriente, ma il merito di aver iniziato rapporti con la Cina dei Mongoli spetta alla famiglia veneziana dei Polo, che si spinsero fino al regno del Catai: i primi viaggi furono effettuati da Niccolò e Matteo (1261-1269); poi si ripeterono con il giovane Marco (1271-1295) che giunse fin presso l'attuale Pechino e che col suo Milione ampliò notevolmente le conoscenze sull'Estremo Oriente. Continuava intanto l'opera dei missionari, soprattutto italiani e dei mercanti, sia italiani sia europei. Fra i viaggiatori arabi va ricordato Ibn Battuta, che lasciò un'interessante relazione del suo viaggio in Persia, Siberia, Cina e India (1325-1350). Nel XV sec., poiché con l'avvento della dinastia Ming la Cina si era fatta più ostile, i viaggiatori italiani visitarono soprattutto i paesi arabi e indiani. I contatti con l'Oriente, interrotti anche in seguito all'occupazione turca che aveva chiuso le vie terrestri dell'Asia, vennero ripresi alla fine del XV sec. per via marittima, dopo che per merito di Vasco de Gama, circumnavigando l'Africa (1498), divenne possibile aggirare l'ostacolo musulmano e raggiungere l'India direttamente. Da allora compì rapidi progressi la conoscenza delle zone costiere, cui portò un notevole contributo la circumnavigazione del globo compiuta da Ferdinando Magellano tra il 1519 e il 1521. Ma l'interno del continente continuava a rimanere chiuso alla penetrazione europea, e i progressi che si poterono realizzare furono dovuti all'opera di qualche missionario. Nel XVIII sec. l'italiano Ippolito Desideri percorse per primo la valle del Brahmaputra, e verso la metà del secolo ebbe inizio la penetrazione russa in Siberia.
Esplorazione scientifica [secc. XIX-XX]
All'inizio del XIX sec. l'interno dell'Asia era ancora poco conosciuto. Le cognizioni scientifiche sul continente erano ancora vaghe e confuse e solo le esplorazioni del XIX sec. consentirono una conoscenza di tutta l'Asia
Espansione politica e commerciale
Fin dal XV sec. i Portoghesi, mirando a convogliare in Europa le ricchezze dell'Asia, grazie alla loro imponente superiorità navale si assicurarono il predominio dei mari. Le altre nazioni europee seguirono presto l'esempio dei Portoghesi: soprattutto gli Spagnoli e gli Olandesi che si sostituirono ai Portoghesi. Nella seconda metà del XVII sec., gli Inglesi presero il posto degli Olandesi e, nella seconda metà del XVIII sec., realizzarono per primi la conquista dell'interno dell'Asia La Francia seguì pochi anni dopo l'esempio britannico, impadronendosi dell'Indocina, fra il 1862 e il 1885. Tale progressiva penetrazione dal mare verso l'interno si accompagnò a una lenta avanzata terrestre dei Russi che, fra il XVI e il XIX sec., colonizzarono la Siberia e occuparono il Turchestan. Solo il Giappone e la Cina riuscirono a conservare l'indipendenza politica, poiché la loro potenza numerica e la lontananza dalle basi europee resero pressoché impossibile l'occupazione militare. I loro mercati interni, tuttavia, dovettero sottostare alle pressioni del commercio europeo, cui la Cina (dal 1842) e poi il Giappone (dal 1854) s'indussero ad aprire alcuni dei loro porti. II Giappone, assimilati rapidamente gli insegnamenti politici, economici e militari dell'Occidente, seppe anche passare direttamente all'offensiva (guerra russo-giapponese, 1904-1905). Nella Cina, invece, costretta a cedere porzioni del suo territorio sotto forma di basi navali o di concessioni, si verificò una profonda penetrazione economica europea. Alla vigilia della seconda guerra mondiale, quindi, esistevano in Asia paesi politicamente indipendenti, che tuttavia dipendevano economicamente dall'Europa.
Rivolta dell'Asia
La dominazione europea in Asia, dovuta alla superiorità tecnica dell'Occidente, e la rivoluzione industriale dell'inizio del XIXsec. accrebbero ancor più l'arretratezza asiatica in questo campo; per lungo tempo perciò nulla riuscì a far vacillare la posizione degli Occidentali (tentativi di rivolta dei sepoys in India [1857-1859] e dei boxers in Cina [1900]). Le rivalità coloniali delle nazioni europee, accrebbero il risentimento delle élites asiatiche. Il Giappone aprì una via nuova agli Asiatici facendosi allievo dell'Occidente nel tentativo di creare uno Stato moderno: le vittorie spettacolari contro la Russia nel 1905 furono una rivelazione. L'esempio stimolò l'agitazione nazionalista nei paesi colonizzati (India e Indocina soprattutto). La prima guerra mondiale obbligò le potenze europee a fare concessioni al nazionalismo indiano e promesse alle popolazioni arabe per staccarle dall'Impero turco, e a far entrare il Giappone in guerra al fianco dell'Intesa. Alla fine della guerra, però, le speranze degli Orientali furono annullate dalle reticenze europee. Dopo la rivoluzione del 1917, essi trovarono inoltre nella Russia sovietica un alleato, che non esitò a sostenere i nazionalismi. La seconda guerra mondiale accentuò ancor più il processo di emancipazione asiatica. Le vittorie del Giappone distrussero il prestigio dell'Occidente, e la sua propaganda incoraggiò le reazioni antieuropee, nello stesso tempo in cui la Germania fomentava nel Medio Oriente rivolte antibritanniche (Iraq, 1941). La resistenza all'occupazione giapponese creò una nuova classe dirigente nutrita di idee nazionaliste, che gli Alleati in un primo tempo dovettero sostenere ma che, a guerra conclusa, finì per reclamare l'indipendenza. Nel 1945 in Indonesia venne proclamata la repubblica; l'Inghilterra dovette in seguito riconoscere l'indipendenza dell'India (15 agosto 1947), della Birmania (10 dicembre) e della Malesia, mentre la Francia fu a sua volta costretta a lasciare il Vietnam, il Nord del quale divenne una repubblica popolare (1954). La Cina, diventata comunista nel 1949, seguì l'esempio sovietico. Ottenuta l'indipendenza, le nazioni asiatiche, coscienti delle loro ricchezze, cercarono anche di realizzare l'emancipazione economica e, trovandosi di fronte ai medesimi problemi, cercarono di rafforzare la loro solidarietà (conferenza di Bandung, 18-24 aprile 1955). Tuttavia l'Asia non sfuggì alle lotte politiche che si svolgevano tra le grandi potenze: la Cina si separò dall'URSS, cercando di estendere sempre più la sua influenza ideologica, in particolare nel Vietnam del Nord. Gli Stati Uniti a loro volta, nel Vietnam del Sud, si impegnarono a sostenere una durissima lotta contro i partigiani comunisti e i loro alleati. Conquistata l'indipendenza politica, il continente continuò a essere campo di contesa delle grandi potenze. La Cina mirava a eliminare completamente dall'Asia sia gli Europei e gli Americani sia i governi a questi legati, ma era altrettanto impegnata a combattere la penetrazione russa nel continente. L'URSS a sua volta badava a stringere rapporti di amicizia con quegli Stati (Iran e Afghanistan) che la separavano dai mari caldi e avevano quindi per lei grande importanza strategica. I separatismi, gli odi razziali, l'esistenza di discriminazioni a danno delle minoranze, i problemi sociali interni di molte nazioni offrivano continui pretesti d'intervento, palese o no, alle potenze straniere. La lunga guerra vietnamita si concludeva il 27 gennaio 1973 con gli accordi di Parigi, dopo anni di trattative difficilissime, ma il ritiro delle forze militari statunitensi non significava la pace per i due Vietnam, che continuavano a combattersi fino all'occupazione di Saigon da parte delle forze nordvietnamite (1975) e alla riunificazione del paese. Nel frattempo la guerriglia infuriava anche in Thailandia, Laos, Filippine, Cambogia, Birmania, Iran, Pakistan, Iraq, India, Sri Lanka, Israele, Cipro. Nel 1971 il Pakistan Orientale si separava dal Pakistan Occidentale, dando vita a un nuovo Stato indipendente, il Bangla Desh, dopo una breve ma cruenta guerra civile e l'intervento dell'India a fianco dei separatisti. Nel 1967 i territori che facevano parte della Federazione dell'Arabia Meridionale e del Protettorato dell'Arabia Meridionale formarono la repubblica popolare dello Yemen Meridionale che nel 1970 assunse il nome di repubblica democratica popolare dello Yemen. Nel 1971 nacque l'Unione degli Emirati Arabi comprendente gli Stati della Tregua ex protettorati inglesi. Divennero pure indipendenti gli sceiccati di Bahrein e Qatar. Oltre alla riunificazione del Vietnam, ulteriori importanti eventi nella seconda metà degli anni '70 mutarono la geopolitica del continente, con ripercussioni a livello mondiale: la morte di Chou En-lai e di Mao Tse-tung che ha determinato la salita al potere in Cina di una nuova classe dirigente (1976), il trattato di pace tra Egitto e Israele (marzo 1979), la vittoria della rivoluzione islamica in Iran (febbraio 1979), l'invasione sovietica dell'Afghanistan (dicembre 1979). Inoltre gli enormi introiti dovuti al petrolio provocarono profondi contraccolpi nella struttura socio-politica degli Stati petroliferi. L'esempio più clamoroso fu rappresentato dall'Iran, dove il regime dello scià Riza Pahlavi venne abbattuto con manifestazioni popolari guidate dal clero sciita. Si trattava, in verità, di una rivoluzione con una profonda matrice religiosa e che preoccupò i paesi islamici per le possibili ripercussioni interne, e le superpotenze per la politica di neutralità attiva e di opposizione sia all'Unione Sovietica sia agli Stati Uniti. La «sfida islamica» provocò vari momenti di estrema tensione con l'occupazione dell'ambasciata statunitense a Teheran (novembre 1979) e la detenzione degli ostaggi americani, che furono rilasciati solo nel gennaio 1981. Peggiorarono rapidamente i rapporti tra Iran e Iraq fino a determinare lo scoppio (settembre 1979) di una cruenta e lunghissima guerra. Il mondo arabo fu profondamente lacerato dalla guerra civile in Libano (1975) dove intervennero le truppe siriane (giugno 1976). Gli accordi israelo-egiziani di Camp David segnarono la defezione dell'Egitto nella lotta del mondo arabo contro Israele. In Afghanistan il regime del generale Daud venne abbattuto con un colpo di Stato (aprile 1978) dai militari di sinistra che proclamarono la Repubblica democratica dell'Afghanistan. La loro gestione del potere e l'attuazione di un piano di riforme si scontrarono con una vasta opposizione popolare. Truppe sovietiche, occuparono l'Afghanistan (dicembre 1979) nel tentativo di debellare la guerriglia islamica. L'area indocinese dove, oltre al Vietnam, anche la Cambogia e il Laos videro l'ascesa delle forze comuniste al potere, divenne teatro del conflitto tra Cina e Unione Sovietica. La Repubblica Popolare Cinese fu sconvolta da catastrofi naturali e dalla morte dei due massimi dirigenti: il primo ministro Chou En-lai (gennaio 1976) e il presidente Mao Tse-tung (settembre 1976). Nel periodo compreso tra le due morti si svolse la lotta ai vertici della leadership cinese tra radicali e moderati, che si concluse con il successo di questi ultimi. Sotto l'impulso del vice primo ministro Teng Hsiao-ping (Deng Xiaoping), venne dato il via a una nuova politica economica ed estera della Cina basata sulle «quattro modernizzazioni» (agricoltura, industria, difesa e tecnologia) e sull'apertura all'Occidente. In Iraq, Iran e in misura minore in Turchia assunse vaste proporzioni la guerriglia del popolo curdo sempre in lotta per l'autonomia del Kurdistan. La prima metà degli anni '80 ha visto aggravarsi le situazioni di tensione. In Medio Oriente la guerra tra Iran e Iraq si è trascinata distruggendo l'economia dei due paesi e compromettendo quella degli altri Stati del Golfo. In Libano l'intervento israeliano del giugno 1982 ha acutizzato ancor più i contrasti tra le diverse fazioni. Nell'Afghanistan la guerriglia si è protratta in mezzo a scontri quotidiani tra il corpo d'occupazione sovietico e le molte formazioni della resistenza. Motivi etnici e volontà d'autonomia sono stati alla base anche della difficile crisi interna dell'India, dove Indira Gandhi nell'ottobre 1984 è caduta vittima di un attentato della minoranza sikh e il figlio Rajiv, che le è succeduto al potere, nel 1986 è miracolosamente sfuggito a un ennesimo attentato; non uguale fortuna l'ha protetto nell'attentato del 1991 ad opera di guerriglieri Tamil. Il Bangla Desh è stato tormentato da una cronica instabilità politica (sei colpi di Stato tra il 1980 e il 1984) e colpito da continue inondazioni. Nello Sri Lanka, infine, è divampata la guerriglia della minoranza Tamil. Nelle Filippine è caduta la dittatura di F. Marcos (1985). Al potere è andata, con il sostegno popolare, Corazón (Cory) Aquino, la vedova del leader democratico B. Aquino, fatto assassinare da seguaci di Marcos nel 1983. Tuttavia il paese non ha trovato una stabilità politica. In Estremo Oriente, la politica di apertura della Cina popolare al commercio internazionale, l'aggressività industriale e commerciale del Giappone e l'emergere di potenze industriali di secondo piano, come la Corea, hanno fatto ipotizzare l'affermazione di un nuovo equilibrio dell'economia mondiale. Permane, però, nella regione la tensione tra le due Coree. Nel dicembre 1983 ha ottenuto l'indipendenza il Brunei. Possedimento portoghese resta ancora Macao, che tornerà sotto sovranità cinese nel 1989, e possedimento britannico Hong Kong, che sarà cinese dal 1997. Due sono gli avvenimenti che hanno caratterizzato la vita del continente asiatico tra gli anni '80-'90: la dissoluzione dell'Unione Sovietica con la nascita di otto nuovi Stati in Asia centrale e nella regione caucasica (Armenia, Azarbaigian, Georgia, Kazachistan, Kirghisistan, Tagichistan, Turkmenistan, Uzbechistan) e l'evolversi della situazione in Medio Oriente. Quest'ultima ha visto, oltre alla guerra interna allo Yemen, la crisi del Golfo per l'invasione irachena del Kuwait con il successivo intervento di una forza multinazionale, autorizzata dall'ONU, che ha sconfitto l'Iraq, costretto così a restituire le terre invase e sottoposto a embargo. Ma la vera svolta è avvenuta con la sottoscrizione degli accordi di pace, nel 1993, tra OLP e Israele che ha aperto una nuova era nei conflitti mediorientrali con la costituzione di un'area autonoma, sotto giurisdizione palestinese, destinata a formare lo Stato di Palestina. Il processo di pace è stato duramente ostacolato sia dagli estremismi (di destra per Israele e dei fondamentalisti islamici per la Palestina) di entrambi i paesi coinvolti sia da quelli degli Stati "vicini" (ad es. la Siria).
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